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DOPO DI NOI E CASI DI MALTRATTAMENTO: L’IMPEGNO COMUNE PER DIRE BASTA

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DOPO DI NOI E CASI DI MALTRATTAMENTO: L’IMPEGNO COMUNE PER DIRE BASTA

Fonte www.disabili.comSono storie che fanno male. Ai protagonisti che le vivono sulla propria pelle, innanzitutto. Poi ai loro familiari, e di riflesso alle varie persone che si trovano ad affrontare il momento del “Dopo di noi”, con le valutazioni che comporta. La scia si allunga e tocca tutta la società, che di fronte a queste vicende si domanda dove sia finito il senso del rispetto per la persona, principio di una convivenza civile.

Sono storie di persone con disabilità e anziani maltrattati e umiliati, avvenute in alcune Rsa, ovvero residenze sanitarie assistenziali. Casi circoscritti, certo, ma non per questo meno rilevanti, anzi. Le istituzioni lo comprendono, e infatti assicurano: il monitoraggio di questi episodi di violenza è costante, e c’è tutto l’impegno per contrastarli.

La conferma arriva dalla Fish, Federazione Italiana per il superamento dell’handicap: «È un problema che sentiamo molto – conferma il presidente Vincenzo Falabella – In giunta è cominciato un dibattito sui temi relativi al comportamento che gli operatori sociosanitari devono tenere, soprattutto alla luce dei recenti fatti avvenuti. Con le associazioni impegnate nell’ambito della disabilità intellettiva, poi, stiamo cercando di instaurare un percorso per avviare un meccanismo, anche di controllo, che eviti il ripetersi di questi fatti aberranti».

Vicende che, precisa il presidente, sono da intendere non come sintomo di un problema generalizzato, di sistema, ma di alcune persone. O meglio, di alcuni operatori, che appaiono distanti dalla funzione di assistenza richiesta loro. Invece, «Chi lavora nelle strutture deve avere doti spiccate nei rapporti interpersonali, e nel gestire diversi gradi di disabilità», sottolinea Falabella.

Un’importanza, quella dell’approccio umano con il paziente, che assume ancor più significato alla luce di alcuni dati di uno studio europeo che il presidente cita. In Italia, nell’ambito dei servizi residenziali per adulti con disabilità, l’alloggio in strutture come le Rsa rappresenta l’86% dei casi. Le soluzioni alternative, come le case famiglia, o le piccole comunità alloggio, rappresentano invece il 3,7% del totale. In questa “forbice” di valori, Fish riafferma la sua posizione a favore dei progetti di vita indipendente, che permettono alle persone con disabilità una piena integrazione e partecipazione nella società. Principi, questi, sostenuti in particolare nell’articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Progetti per l’autonomia della persona disabile sono possibili con adeguati fondi. Per questo Fish tiene sotto controllo le politiche di welfare. Lo fa consultando altri organi istituzionali, tra cui rappresentanti del governo. Un confronto che, in particolare, negli ultimi tempi ha per tema il rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze: solo con un adeguato stanziamento, infatti, è possibile ampliare i progetti di vita indipendente. Come rassicurare, intanto, chi si deve rivolgere a una Rsa per il suo “Dopo di noi”, o per quello di un suo caro?

Falabella è chiaro: «Bisogna avere fiducia nelle istituzioni, e nelle strutture a cui ci rivolgiamo».

Perché gli spiacevoli episodi accaduti fanno sì male, ma sono tante le figure che, con il loro costante operato, danno vita a storie migliori.

*Cui Anffas Onlus aderisce

 

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