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Azzerata l’indennità: i bidelli si rifiutano di pulire gli alunni disabili

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Azzerata l’indennità: i bidelli si rifiutano di pulire gli alunni disabili

Da www.superabile.it ROMA – Dal venerdì 21 febbraio gli alunni disabili potrebbero non trovare nessuno, a scuola, che si occupi della loro igiene e pulizia personale. Un problema serio, per loro, per le loro famiglie e per quell’integrazione scolastica che da tanti anni e con tanti sforzi si cerca ogni giorno di realizzare e rafforzare. Il personale Ata, sostenuto da Fish e Flc-Cgil, darà il via, quel giorno, a una mobilitazione, per protestare contro la revoca dell’indennità economica riconosciuta, finora, a chi fosse formalmente incaricato di provvedere a questo compito. A spiegare la questione è Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish.

“Il contratto collettivo del 2003 prevede che la pulizia e l’igiene personale degli alunni disabili spettino ai bidelli, ma solo quando siano espressamente incaricati dal preside, previo corso di 40 ore e a fronte di un’indennità di circa 1.000 euro l’anno. Ora, poiché tale indennità entra nella base pensionabile, il ministero l’ha interpretata come un aumento di stipendio e come tale, in base alla legge del 2011 che vietava tutti gli aumenti agli statali, ha ritenuto di eliminarla”. Cosa significa questo e che conseguenze avrà? “Innanzitutto, il ministero addirittura chiede che siano restituite le indennità percepite dal 2011 a oggi, ma questo è fuori discussione e, se pure lo Stato facesse causa ai bidelli che non restituiscano l’importo, la perderebbe. Ciò che preoccupa di più è però ciò che accadrà se il governo non farà un passo indietro: a partire da fine febbraio, i bidelli incaricati non riceveranno più quella indennità. E’ questo il motivo per cui, a partire dal 21, inizieranno la mobilitazione, rifiutandosi di provvedere a questa mansione. Il ministero dovrà decidere: o reintrodurrà l’indennità, o dovrà affidare la mansione a un’altra figura, spendendo sicuramente di più”.

Questo significa che i bambini resteranno a scuola sporchi, oppure che dovranno tornare a casa? “Noi confidiamo che il prossimo ministro dell’Economia riprenda in considerazione la norma e reintroduca l’indennità – spiega Nocera – E ci aspettiamo che i lavoratori, di fronte all’avvio di trattative tra il nuovo ministro e i sindacati, non facciano partire fin da subito la protesta”. D’altra parte, va detto che la gestione dell’igiene personale dei bambini disabile è sempre stata problematica, anche quando era prevista l’indennità: “Sappiamo di bidelli che, nonostante l’incarico formale, si rifiutano di provvedere a questa mansione. Questa sarà la prossima richiesta al ministero: fare in modo che il dirigente scolastico intervenga, anche con sanzioni disciplinari, nei confronti di chi non svolge il proprio dovere”. Ci sono poi casi in cui sono i comuni, con i loro assistenti sanitari, a risolvere il problema: “risolvere, per modi di dire – commenta Nocera – visto che inviano assistenti sanitari al posto degli Aec, con notevole risparmio economico!”.

Infine, ci sono le differenze tra una scuola e l’altra: ci sono insegnanti di sostegno che, in mancanza di alternative, provvedono loro stessi all’igiene degli alunni, così come ci sono scuole in cui i bambini disabili vengono rimandati a casa, nel momento in cui si sporcano. La frammentarietà e la problematicità della situazione emergono dalle testimonianze di alcune mamme, iscritte al gruppo Facebook “Cronache di integrazione scolastica: genitori, fiato alle trombe!“, fondato da Marina Cometto: “Ecco ci risiamo – racconta Lucia – ‘Non è compito mio!’: questo è quello che mi ha detto oggi la maestra di sostegno di mio figlio, al 2° anno di materna… Oggi infatti mancava la bidella che di solito si occupa di lui quando si fa pipì addosso. E purtroppo oggi è accaduto… Dopo un po’ mi ha chiamata la maestra: ‘Sai, la bidella manca e non è compito mio pulirlo e cambiarlo!’ Ma io dico, potrebbe anche essere così …. Ma, a livello umano, voi lascereste mai un bimbo di 4 anni sporco, in attesa che qualcuno si decida a cambiarlo? Per poi decidere di chiamare la mamma visto che nessuno si è deciso?”. Risponde Marina, che suggerisce “una bella segnalazione alla dirigente, con l’avviso che la prossima volta denuncerai la scuola per interruzione di pubblico servizio. Non devi chiedere umanità, non sempre c’è e non è un obbligo: la professionalità e responsabilità, invece sì che lo sono!“. Diversa l’esperienza di Tiziana, che riferisce: “Mio figlio va in una comunale e, se necessario, l’educatrice stessa lo porta al bagno e lo cambia”. Esperienze diverse, un unico problema che, spiega Nocera, “solo apparentemente è marginale, ma come un granellino di sabbia, è capace di bloccare un intero ingranaggio: quello dell’integrazione“. (cl)

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