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Disabili dal dentista: la “sedazione” funziona, ma… costa troppo poco

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Disabili dal dentista: la “sedazione” funziona, ma… costa troppo poco

Fonte www.redattoresociale.it Il metodo evita di addormentare il paziente con anestesia totale, risparmiando in soldi e salute. Collaudato da tempo all’estero, in Italia fatica a prendere piede, anche per colpa della degli scarsi rimborsi ottenuti dagli ospedali. E a Milano la lista d’attesa arriva a luglio 2014

MILANO – In 30 anni, 70 mila visite e zero problemi. Anzi: riesce a rendere facile una visita da un odontoiatra o da un dentista anche ai ragazzi con disabilità di qualunque genere. Il protocollo di sedazione cosciente, una tecnica che permette di controllare il dolore e creare una sensazione di rilassatezza dopo l’iniezione del protossido di azoto, è molto efficace. Lo scrive in una lettera a Redattore sociale Maria Spallino, mamma di un ragazzo con disabilità e volontaria della Ledha. Eppure in Lombardia è una rarità. In un ospedale pubblico l’ha sempre praticata solo dall’odontoiatra Luigi Menozzi, prima all’Ospedale Corbieri di Limbiate poi, da luglio, all’Ospedale San Paolo di Milano.

“Dopo diversi tentativi con un discreto numero di odontoiatri privati – scrive Maria Spallino a Redattore sociale -, ho avuto la fortuna di conoscere Luigi Menozzi che, con la sua équipe, ha condotto per anni l’ambulatorio di odontoiatria speciale presso l’ospedale Corberi di Limbiate, in provincia di Monza, in regime di convenzione con il SSN. Non è stato l’ambiente colorato e accogliente ad aver fatto la differenza, ma un medico in grado di entrare in empatia con i pazienti, coadiuvato da uno staff professionale, stabile e motivato, che adotta un approccio particolare detto soft-heart-care e applica il protocollo di sedazione cosciente con protossido d’azoto/ossigeno (comunemente diffuso all’estero e praticato presso alcuni studi privati in Italia). La persona riceve, attraverso una mascherina, soltanto la dose necessaria a rilassarsi o comunque a consentire l’intervento. E andare dal dentista non è più un dramma. Con il protocollo che il Dott. Menozzi applica caso per caso ai pazienti, diventa così possibile effettuare i trattamenti necessari, anche i più banali interventi conservativi, senza ricorrere all’unica pratica comunemente prospettata per le persone con disabilità non collaboranti: la narcosi”.

La tecnica permette sia di essere meno invasiva nei confronti del paziente, evitando che l’anestesia sia generale, sia di risparmiare sui costi, comportando l’uso di molti meno farmaci. Da tempo è praticata in Canada, Australia e Stati Uniti. Ma allora perché Luigi Menozzi ha sempre avuto difficoltà, tanto da essere stato licenziato dall’ospedale Corberi? A giugno circa 40 associazioni di genitori hanno scritto alla Regione Lombardia per avere una risposta. Il mese seguente la professoressa Laura Strohmenger, responsabile del reparto di Odontoiatria, è riuscita a portarlo al San Paolo. L’ha voluto fortemente anche il direttore generale, Enzo Brusini. Il servizio funziona alla grande, peccato che abbiano i soldi necessari giusto per aprire il reparto ai pazienti disabili per due giorni alla settimana (grazie anche al volontariato di ex infermieri del dottor Menozzi). “Così se oggi una mamma mi chiama per fissare un appuntamento devo risponderle che non sono libera fino a luglio”, spiega Strohmenger. “Siamo pochissimi odontoiatri a lavorare nel pubblico – prosegue – e c’è poca disponibilità verso questo protocollo per problemi organizzativi. L’azienda per la quale lavoro è particolarmente illuminata e disponibile ho trovato sostegno e aiuto, ma è molto raro”.

 Secondo Luigi Menozzi, oltre al problema organizzativo, ce ne sono altri due, altrettanto difficili da sormontare. Il primo “è di tipo culturale – afferma -: nelle nostre università c’è una formazione carente, gli anestesisti che fanno i corsi sono i più scarsi e non sono aperti”. Il secondo di ordine economico: “La Regione Lombardia rifonda poco gli ospedali per questa pratica rispetto alla narcosi”, continua Menozzi. Quindi il protocollo è sì economico, ma l’ospedale così ottiene pochi rimborsi dalla regione.

Il Rotary San Babila ha donato 10 mila euro al reparto per aiutarlo nel lavoro di tutti i giorni, soldi che permettono di restare aperti i due giorni a settimana. “Ora servirebbe qualcuno che ci sostenesse con associazioni, per trovare sponsor”, continua Menozzi. “Per restare aperti di più e diffondere questo metodo ci servirebbe un interlocutore con Regione Lombardia”, annota Strohmenger. Ecco che allora la palla passa alle associazioni che vogliono dedicare la giusta attenzione al tema dell’odontoiatria tra le persone con disabilità.

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