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Disabilità a scuola, Ianes: no all’insegnante di sostegno “blindato”

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Disabilità a scuola, Ianes: no all’insegnante di sostegno “blindato”

Fonte www.redattoresociale.it Il responsabile delle Edizioni Erickson contrario alla figura dell’insegnante di sostegno “a vita” che piace al governo. “Creerebbe separazione, non inclusione”. E propone “tecnici specializzati che supportino tutti gli insegnanti. E possibilità di cattedra mista”

ROMA – “Il fine è giusto, ma i mezzi rischiano di essere controproducenti rispetto all’obiettivo dell’integrazione”: Dario Ianes, docente di Pedagogia e didattica speciale all’università di Bolzano e responsabile delle Edizioni Erickson, non vuole parlare di “controriforma del sostegno scolastico”, ma piuttosto di “modello alternativo all’impianto della riforma di Fish e Fand, su cui ‘La buona scuola’ si basa e che probabilmente ispirerà il decreto delegato”. Di ritorno da Messina, dove si è appena concluso il congresso nazionale della Sipes (Società italiana di pedagogia speciale), Ianes porta con sé una “posizione unitaria nel dire no al ruolo blindato dell’insegnante di sostegno”, destinata a riaccendere il dibattito – tutt’altro che concluso – intorno alla riforma del sostegno prevista nel ddl da poco approvato: dibattito tra quanti lo vorrebbero “a tempo” e quanti, invece, vorrebbero che diventasse “a vita”. La prima ipotesi è quella che Ianes condivide, seppur con riserva e con alcune indicazioni nel merito.

“L’impianto del ddl – spiega infatti a Redattore sociale – seppur in modo disorganico, ha dentro elementi interessanti che vale la pena valorizzare. Ma la parte della formazione universitaria specifica e del ruolo blindato sul sostegno sembrano a me e a tanti colleghi una cosa improponibile. Ed è un no unitario quello che è uscito dal congresso che si è appena concluso e che ribadiremo il 18 giugno a Bologna, durante l’incontro con le associazioni e con il ministero. Intanto, tutti i docenti di pedagogia e didattica speciale, ovvero quelli che dovrebbero fare praticamente i corsi di specializzazione previsti, sono unanimi nel sostenere un principio fondamentale: prima si diventa insegnanti e poi ci si specializza. Diversamente, c’è il fortissimo rischio che meccanismi di delega del tipo ‘pensaci tu che sei specializzato’ saranno ancora più probabili”.

Certo però che l’obiettivo di migliorare la qualità dell’inclusione, rivendicato da associazioni e famiglie, “è del tutto condivisibile, così come la richiesta di una formazione ben fatta. Tuttavia non si può raggiungere questo obiettivo specializzando solo alcuni insegnanti e blindandone il ruolo: occorre invece formare tutti gli insegnanti sull’inclusione e affiancare a questi delle figure di sistema specializzate”. E questo è il modello proposto più volte e oggi ribadito da Ianes, che lo sta sperimentando con successo in 17  classi del Trentino: “Da un lato, occorre lasciare la possibilità di passare dal sostegno alla cattedra e viceversa, dall’altro occorre creare figure di tecnici super specializzati, che non abbiano una cattedra ma svolgano un lavoro di supporto: siano, appunto, figure di sistema. Ed è questa la proposta che porteremo avanti”.

Sul rischio che il sostegno sia utilizzato come “scorciatoia per arrivare alla cattedra”, come attualmente spesso accade, Ianes ha in mente due soluzioni: “La prima, mettere a regime il sistema di reclutamento e quindi i concorsi; la seconda, valutare l’ipotesi di creare una cattedra mista, in cui l’insegnate sia impegnato per una parte delle ore sulla materia, per un’altra parte sul sostegno: una doppia specializzazione, insomma, che valorizzerebbe lo status dell’insegnante di sostegno e ridurrebbe il rischio della scorciatoia”. Quante possibilità ci sono, però, che queste indicazioni siano recepiti dalla “riforma del sostegno” che si farà nei prossimi 18 mesi? “Poche, temo – risponde Ianes – penso che il sottosegretario Faraone intenda accogliere tutto l’impianto della Fish e della Fand. Ma noi continueremo ad evidenziarne i rischi e a chiedere di aggiustarne alcuni passaggi”.

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