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Assistenti per l’autonomia e la comunicazione secondo TAR Calabria

Il TAR Calabria con la sentenza n° 438/2012 del 23 Maggio 2012, pubblicata il 21 Giugno 2012, ha fornito

chiarimenti importanti circa l’obbligo degli Enti Locali a fornire gli assistenti per l’autonomia e la

comunicazione di cui all’art. 13 comma 3 L. n° 104/92.

Il TAR argomenta come segue:

 

1– L’alunno con disabilità ha diritto ad avere, oltre che un certo numero di ore di sostegno didattico, anche un certo numero di ore di assistenza per l’autonomia e la comunicazione, essendo tale funzione differente da  quella del sostegno didattico. L’assistente deve essere formato a rispondere agli specifici bisogni assistenziali  dell’alunno e non può essere un qualunque assistente generico. Il comune ha l’obbligo di fornire tale assistente in forza dell’art. 139 del decreto legislativo n° 112/98, che assegna tale compito ai Comuni per la scuola del primo ciclo ed alle Province per la scuola del secondo ciclo.

2- A nulla vale l’obiezione del Comune o della Provincia che, a causa delle ristrettezze economiche, non è in grado di fornire assistenti formati; infatti, come affermato da sempre dalla Corte Costituzionale, in presenza di un diritto costituzionalmente garantito come quello allo studio, non ci sono vincoli di bilancio che possano giustificare la violazione o il restringimento di tale diritto.

 

Una sentenza , questa ,che è stata oggetto di numerosi commenti soprattuto focalizzando l’attenzione sulla precisazione che l’assistenza sia  affidata ad” un professionista a ciò abilitato, in possesso delle necessarie qualifiche ed esperienze”. Ciò a “conferma” di quanto già più volte sostenuto da parte dell’associazionismo familiare e degli esperti del settore.

Purtroppo, però, manca sufficiente chiarezza sull’argomento, manca una sorta di mansionario ed anche di normativa gius-lavoristica che garantisca, per un verso, gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, per altro verso, gli stessi alunni con disabilità e familiari.

La sentenza , dunque , non è rivoluzionara, ma fa chiarezza sull’obbligo degli enti locali . Si augura, quindi, che i chiarimenti giurisprudenziali consentano anche alla P.A. un’organizzazione dell’azione amministrativa e dei servizi adeguati alla normativa vigente ed ai bisogni dei destinatari , un servizio che metta al centro la persona così come esplicita anche la legge 328/00.  

 

 

                                                                                                                                        Marinella Alesina                                                                                         Presidente Anffas Onlus Corigliano

 

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Decreto Balduzzi: la non autosufficienza grande assente

Nella seduta di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto Decreto Balduzzi, un decreto legge che ora passa all’esame delle Camere.

Il testo, i cui intenti sono tutt’altro che disprezzabili, reca un titolo significativo: Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute. Si lascia intendere di aver compreso che la qualità della vita dei Cittadini incide sullo sviluppo del Paese.

In realtà, se tale è l’assunto, l’attenzione è notevole anche rispetto alla revisione e al contenimento della spesa pubblica in ambito sanitario.

“Non giudichiamo negativamente il testo approvato in Consiglio dei Ministri, anche se necessita di evidenti assestamenti. La revisione della spesa, se condotta con attenzione e nelle giuste direzioni, è un intervento che può giovare a tutti e può compensare alcune storture, sprechi, sperequazioni.” Così commenta Pietro Barbieri, Presidente della FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dopo la prima analisi del Decreto Balduzzi.

“Certo, proprio in tema di spending review, ci aspettavamo un intervento deciso anche nell’ambito degli iter di accertamento e controllo degli stati invalidanti. L’attuale sistema è dimostratamente fonte di sprechi enormi e di disagi per i Cittadini. Si pensi che un bambino con una grave disabilità congenita può essere visitato anche 8 o 9 volte prima di arrivare ai 18 anni.”

La FISH ha più volte denunciato l’eccesso di risorse immotivatamente sprecate per visite e controlli che producono ben poca qualità di vita.

“C’era anche un’altra aspettativa! – prosegue Barbieri – Un’aspettativa motivata da dichiarazioni di alcuni esponenti del Governo negli ultimi mesi: è il tema della politiche per la non autosufficienza e della disabilità più volte rilanciato come oggetto di nuove politiche e di nuovi servizi.”

Nel Decreto, contrariamente alle attese, non vi è cenno alla riorganizzazione dei servizi per la non autosufficienza e, più in generale, sulla disabilità che pur è stata considerata nelle analisi degli ultimi mesi un aspetto significativo per riqualificare la spesa pubblica e per garantire livelli essenziali di assistenza sociale in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

“È verosimile – conclude Barbieri – che, nel ridisegnare ipotesi di politiche future, qualche dicastero si sia reso conto di quanto limitate siano oggi le risorse impiegate e di come la spesa aumenterebbe se i diritti delle persone con disabilità dovessero essere effettivamente garantiti.”

Nelle prossime settimane la FISH intende riaprire un confronto con il Ministro della Salute e con quello delle Politiche sociali per rilanciare queste tematiche.

 

6 settembre 2012

 

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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CHIUSURA ESTIVA SEDE ANFFAS

Si comunica che la sede Anffas-Onlus di Corigliano, rimarrà chiusa dal 1  al 31 agosto. Rimarranno attivi per qualsiasi comunicazione indirizzi e-mail.

BUONE VACANZE A TUTTI.

DiAlgieri

PETIZIONE POPOLARE

«RACCOLTA FIRME PER RIDURRE GLI STIPENDI DEI MINISTRI!»

http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2011N11261

Io sono d’accordo con questa petizione e spero che anche tu lo sia.

Firma qui la petizione … e diffondila……

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Spending review: FISH incontra IdV

Una rappresentanza della FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ha incontrato al Senato una delegazione dell’Italia dei Valori: oltre al capogruppo IdV, Felice Belisario, il senatore Giuseppe Caforio e Mario De Luca, responsabile nazionale IdV per la disabilità.

Sul tavolo le urgenze delle norme in discussione in materia di revisione della spesa. Il decreto legge (95/2012) è all’esame alla Commissione Bilancio del Senato dove l’analisi del testo dovrebbe concludersi entro domani, per poi passare in aula per una approvazione che si prevede rapidissima. Gli interventi in aula sono contingentati e, quasi certamente, il Governo porrà la fiducia per poter contare su un rapido passaggio alla Camera. I margini di aggiustamento del testo sono, quindi, molto limitati.

La FISH ha presentato nel dettaglio i propri emendamenti al decreto sulla spending review, chiedendo in modo netto che vengano reperite le risorse e previsti stanziamenti significativi a favore delle famiglie, delle persone con disabilità, dei non autosufficienti.

“Se si legge con attenzione il testo del decreto – ha commentato Pietro Barbieri, presidente della FISH – si può notare come non vi siano solo restrizioni di spesa, sulle quali comunque si dovrebbe discutere, ma ci sono anche alcuni specifici finanziamenti o rifinanziamenti (ad esempio sul soccorso alpino) frutto di una specifica decisione politica e non di una scelta tecnica.”

Se vi sono i margini per una scelta politica, la FISH ritiene che debba essere innanzitutto rifinanziato il Fondo per le politiche sociali, ormai esangue, e il Fondo per la non autosufficienza. Analoga attenzione ci deve essere per la qualità della tutela della salute: gli sprechi sono evidenti anche alla FISH, ma vanno affrontati in modo raffinato ed incisivo, non certo con tagli lineari o con modalità rozze ed inefficaci.

La medesima considerazione vale per i tagli consistenti al no profit italiano, le cui attività di supporto e di affiancamento ai servizi pubblici rischiano di scomparire dal panorama nazionale con grave danno per tutti.

Il Senatore Belisario, condividendone i contenuti, si è reso disponibile a riproporre in Commissione Bilancio gli emendamenti della FISH, in particolare per l’obiettivo di garantire nuovi e necessari stanziamenti per le politiche sociali e per le persone con disabilità.

“Queste istanze, per essere accolte, – conclude Barbieri – hanno necessità di un supporto politico ampio e bipartisan per il quale ci appelliamo a tutti i gruppi parlamentari di Senato e Camera.”

 

26 luglio 2012

 

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Fornero: privatizzare la disabilità

“Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi’’. Lo ha dichiarato il Ministro del Lavoro Elsa Fornero durante il convegno Autonomia delle persone con disabilità: un nuovo contributo per assicurarla (Reatech, Milano, 25 maggio).Il Ministro ha poi aggiunto: “Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata”.I prodotti di cui si parla sarebbero quelli assicurativi. Infatti la Fornero prosegue: “Per evitare accuse di raggiro o frodi, il ruolo pubblico dovrebbe dare credibilità inserendosi nella relazione tra la persona e il mondo assicurativo. C’è bisogno di innovazione finanziaria e creatività”.Parole che lasciano sconcertate le organizzazioni delle persone con disabilità, per la loro crudezza e per l’evocazione di una “cultura” che non si pensava potesse penetrare nel nostro Paese risalendo fino ai vertici di un Governo che si appella ad ogni piè sospinto all’equità.

Con la prima affermazione la Fornero gela qualsiasi ipotesi e speranza di innovazione sociale, di garanzia dei diritti civili, di efficacia ed efficienza dei servizi sociali, di miglioramento delle prestazioni per i disabili gravissimi e per i non autosufficienti.Tradisce il retropensiero che gli stanziamenti per l’autonomia personale delle persone con disabilità siano una spesa morta, un sovraccarico insostenibile, un capriccio di pochi, e non già invece un investimento. Ricorda tragicamente alcune brutali dichiarazioni del Ministro Tremonti (“Come può un Paese con due milioni e mezzo di disabili essere davvero competitivo?”).“Lo Stato rinuncia ad attuare quanto previsto dall’articolo 38 della Carta costituzionale – annota Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – e quanto sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Getta la spugna invocando un intervento caritatevole (o interessato) dei privati. Un lesto e mesto ritorno alle opere pie… o a qualcosa di peggio”.

Ma la seconda parte delle affermazioni del Ministro ha risvolti non meno inquietanti.

Lo Stato, pur di liberarsi della spesa per la disabilità e la non autosufficienza, diventa procacciatore d’affari per le Assicurazioni e le eventuali risposte assistenziali sarebbero erogate in virtù di una polizza pagata in vita dai Cittadini. Una privatizzazione assicurativa del welfare che inizia dalle persone con disabilità per spingersi fin dove la “creatività” può consentire. A chi non giovi tutto ciò è presto detto: a chi non può permettersi di pagare una polizza assicurativa e a chi nasce con una grave menomazione o la contrae in tenera età. A chi giova invece questa prospettiva oltre che allo Stato? Sicuramente il giro d’affari per le Compagnie assicuratrici è notevolissimo e, in periodo di crisi, un vero toccasana. Nuovi introiti e nuove prospettive anche sul fronte immobiliare. Tradiscono l’attesa le stesse parole della Fornero: “Qualche volta le persone anziane si trovano intrappolate in una casa che costa troppo e hanno difficoltà ad ottenere aiuti”. Un patrimonio immobiliare che fa gola a molti.

“Sono dinamiche e logiche che, ovviamente, non ci appartengono – conclude Barbieri – ma che rischiano di stritolare ogni prospettiva di reale inclusione sociale o di condizionarla al censo, al patrimonio, all’età più che ad un diritto costituzionale e, prima ancora, umano”.

 25 maggio 2012

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Pedofili, in Grecia sono considerati disabili e percepiscono la pensione d’invalidità

E’ bufera in Grecia per la decisione del governo di inserire i pedofili nella lista delle persone disabili. L’opinione pubblica e le associazioni dei disabili del paese ellenico sono subito insorti chiedendosi il perchè di questa assurda decisione. Il ministero del Welfare greco ha spiegato che questa disposizione è stata presa in quanto l’inclusione dei pedofili in questa lista era necessaria per l’erogazione dei sussidi a queste persone. Ma un’altra domanda allora sorge spontanea. Perchè i pedofili dovrebbero avere diritto ad una pensione d’invalidità?
Accade qualcosa di incomprensibile‘, ha dichiarato il portavoce della principale associazione degli invalidi greci, Yiannis Vardakastanis. ‘Penso che ci sia stato un grosso, grosso errore. Il ministro dovrebbe avere un approccio ben diverso alla disabilità. La lista contiene cambiamenti non indifferenti ai quozienti di invalidità, che potrebbero effettivamente rimuovere molte persone dall’accesso a questi benefici‘.

Il governo, infatti, non si è limitato ad inserire la pedofilia nella lista delle invalidità, ma ha anche ritoccato al ribasso le percentuali di sussidio garantito e gli stanziamenti.

‘La nuova lista stabilisce per i piromani e i pedofili disabilità anche fino al 35%, paragonato all’80% dei trapiantati cardiaci. Davvero, non è serio garantire un’invalidità del 20/30% ai guardoni e del 10% ai diabetici, che devono sottoporsi al trattamento insulinico anche cinque volte al giorno‘, ha commentato Vardakastanis.

Come se non bastassero i pedofili, nella lista degli invalidi sono anche stati inseriti i cleptomani, gli esibizionisti, i piromani, i giocatori compulsivi, i feticisti e i sadomasochisti. Tutti questi soggetti avranno quindi diritto ad un sussidio statale. E meno male che la Grecia è in grave crisi economica e dovrebbe risparmiare un po’ di soldi!