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LEGGE SUL DOPO DI NOI, I PARERI E LE NOVITÀ

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LEGGE SUL DOPO DI NOI, I PARERI E LE NOVITÀ

E’ stata approvata alla Camera con 374 voti favorevoli, 75 contrari e 11 astenuti la Legge sul Dopo di Noi, che dovrebbe dare una risposta a tutte quelle persone che in famiglia hanno una persona con disabilità grave, e che intendono assicurarle un futuro certo, anche quando non ci saranno più genitori o congiunti a occuparsi di loro.

La legge (che dovrà essere approvata anche in Senato, probabilmente entro questa primavera) stabilisce come andranno spesi i primi 90 milioni di euro stanziati dalla Legge di Stabilità per il 2016 per il Fondo dedicato, e i 150 generali in tre anni per gestire la fase del Dopo di Noi delle persone con grave disabilità senza supporto familiare.

La legge giunge dopo un lungo iter (il suo è un testo unificato nel quale sono confluite sei Proposte di legge), e la sua approvazione alla Camera è stato il risultato di una discussione accesa, che ha visto in particolare il fronte compatto contrario del Movimento 5 Stelle, che ha votato contro. C’è quindi chi plaude alla approvazione di una legge attesa da anni per milioni di famiglie italiane, e chi invece ne denuncia le lacune e la possibile inefficacia.

I favorevoli sottolineano la volontà di questa legge di mettere finalmente in atto soluzioni alternative all’istituzionalizzazione, a favore di progetti il più possibile personalizzati, in forma di tipo comunitario o familiare, da realizzarsi con il concerto di enti locali, famiglie e stessi soggetti interessati. Insomma, un primo passo per la de-istituzionalizzazione della persona con disabilità grave priva di supporti familiari, in forme che potranno essere l’housing sociale, ma anche la permanenza in case famiglia.

Il Fondo di 90 milioni di euro servirà a finanziare questo tipo di programmi, attraverso le Regioni. Regioni che erogheranno i fondi sulla base dei progetti, coprendo su ciò che manca. Allo stesso tempo, si sottolinea la novità dei destinatari di questo tipo di interventi. Ad essere interessata dalla legge, infatti, è solo la disabilità non derivante da invecchiamento.

Cosa significa questo? Lo spiega Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali, a Vita.it: L’articolo che definisce il diritto del cittadino con disabilità grave a essere sostenuto nella sua disabilità anche dopo i 65 anni – fino ad ora a 65 anni si entrava nella categoria degli anziani non autosufficienti – è un grande passo in avanti, chiude con una società che ragiona per categorie (…). Se l’obiettivo sembra quello di una maggiore autonomia della gestione della persona disabile rispetto a istituti, la domanda è quindi se gli strumenti siano quelli giusti. E’ questo infatti il punto su cui si esprime, fortemente critico, il Movimento 5 Stelle, che in particolare critica le agevolazioni introdotte con la legge alle forme di “protezione privata” della persona con disabilità

In particolare alla maggiore detraibilità delle polizze assicurative e alla istituzione del Trust, che permette di destinare il proprio patrimonio alla cura del figlio disabile, una volta deceduti i genitori, attraverso un garante. Soluzioni alle quali non tutti potranno ricorrere, e che ancora una volta sopperisce alle mancanze del settore pubblico. Questa, in sostanza, la critica dei pentastellati. Chi invece analizza la questione nella sua globalità con scetticismo, si domanda se questi interventi non sfiorino solo di striscio la necessità forte e impellente di imporre la de-istituzionalizzazione definitiva di persone con disabilità, ma un semplice “spostamento” da strutture segreganti già esistenti a strutture nuove più “soft” ma pur sempre forzate.

E ci si chiede ancora se con l’istituzione del Fondo non si continui a ragionare a “comparti stagni”, perdendo l’occasione di prendere in carico la questione sulla sua totalità e ponendo al centro la persona: sostenendo i caregiver familiari e la vita indipendente, in primis. Insomma, i punti deboli non mancano, e potranno essere affrontati nella seconda lettura al Senato. Quello che però è innegabile è che finalmente la questione viene affrontata, con la volontà di intervenire. E non è poco.

Per approfondire leggi il comunicato di Anffas Onlus sul tema

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