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“NON CI RIGUARDA”

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“NON CI RIGUARDA”

Fonte www.personecondisabilita.it – Chi si dovrebbe occupare di attivare l’assistenza educativa e il trasporto per gli studenti con disabilità delle scuole superiori? Le Province, almeno così dice la legge e lo hanno confermato sentenze del TAR e del Consiglio di Stato negli ultimi due anni. Chi deve garantire l’assistenza alla comunicazione per tutti gli alunni con disabilità sensoriale in tutti gli ordini di istruzione? Anche in questo caso le Province. Non c’è mai stato conflitto di attribuzione: nessuno lo contesta, visto che dagli anni Trenta del Novecento lo ha previsto a chiare lettere la normativa.

Problema: con la legge Delrio (n.56/2014) tutte le Province, in attesa di scomparire con la riforma del testo costituzionale, sono diventate “Enti di area vasta”, svuotati di molte delle precedenti competenze, tra cui quelle in ordine al diritto allo studio delle persone con disabilità. Il 5 agosto 2014, in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni è stato approvato un Protocollo di intenti tra Governo, Regioni, Comuni e Province in cui “Stato e Regioni si impegnano ad avviare gli iter legislativi di rispettiva competenza, al fine di intraprendere tempestivamente il conseguente processo di riordino delle funzioni rientranti nelle materie di loro competenza, favorendo la piena applicazione dei principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione nell’allocazione delle funzioni, assicurando la continuità amministrativa, la semplificazione delle procedure, la razionalizzazione dei soggetti e la riduzione dei costi della pubblica amministrazione”.

L’11 settembre 2014, in una nuova riunione della Conferenza Unificata (che sulla base della legge Delrio avrebbe dovuto svolgersi due mesi prima, se si prescinde dall’attribuzione chiara dei compiti sulle minoranze linguistiche allo Stato) non si è sciolto il nodo sull’eventuale attribuzione da parte delle Regioni delle “altre” funzioni dismesse dalle nuove Province (v. art. 1 c.89 della Delrio) e si è affidato a ogni Regione il compito di decidere in merito, ovvero se lasciarle o meno alle nuove province o trasferirle ad altra competenza.

Cosa succede in Lombardia?

Massimo Sertori, presidente dell’Unione province lombarde (Upl) alla riunione del Direttivo convocata il 22 maggio 2014 aveva affermato, parlando della riforma Delrio: “Abbiamo osteggiato in tutti i modi questo provvedimento che non ha tenuto in alcun conto la specificità del sistema lombardo dove, a differenza di quanto accade in altre Regioni, le Province svolgono oltre 200 tra funzioni e attività. Anche adesso che nostro malgrado la frittata è fatta, non intendiamo comunque abbandonare i cittadini lombardi: per mero senso di responsabilità abbiamo dato a Regione Lombardia la nostra disponibilità ad istituire un Tavolo per vedere insieme quali sono le funzioni che rimangono in capo ai nuovi enti provinciali, quali andranno alla Regione e quali ai Comuni. Speriamo così di poter quantomeno limitare i danni e trovare soluzioni a tutela dei territori, arginando il comunque inevitabile caos istituzionale”.

Frasi pronunciate in presenza di Daniele Nava, sottosegretario della Regione Lombardia alle riforme istituzionali, enti locali e programmazione. Il 28 luglio 2014 in un successivo incontro congiunto tra lo stesso Daniele Nava, e i rappresentanti dei Comuni capoluogo, delle Province, di Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), Upi (Unione delle Province Italiane) e Upl (Unione delle Province Lombarde) sul tema dell’applicazione della riforma Delrio, Massimo Sertori ha dichiarato: “Una volta che sarà riconosciuta alle Regioni la facoltà di decidere autonomamente quali funzioni mantenere in capo alle Province – oltre alle quattro fondamentali fissate dalla legge Delrio – l’intenzione di Regione Lombardia, come condiviso con il presidente Maroni, è di lasciare in via sperimentale alle Province tutte le funzioni attuali, in base al principio di sussidiarietà, efficienza ed economicità, salvo eccezioni su singoli capitoli da valutare caso per caso”.

Sono passati due mesi e ancora non conosciamo le proposte condivise di modifica che Regione Lombardia, Anci e UPL, ovvero il “sistema lombardo delle autonomie” doveva presentare al Governo. Anzi, a giudicare dalle ultime esternazioni del Governatore, Roberto Maroni, sembra che la Regione non voglia assumersi alcuna responsabilità, rimbalzando la patata bollente allo Stato che non dà le risorse.

A proposito dell’argomento trasporto degli studenti con disabilità sollevato da una telespettatrice, il governatore della Lombardia Maroni, intervistato il 25 settembre da Telelombardia, ha osservato infatti come queste spese non siano “in capo alla Regione” e che “l’anno scorso, però, per evitare che ci potessero essere dei disagi agli utenti” la Regione è intervenuta erogando 12 milioni di euro alle Province per organizzare questo servizio. Non eravamo obbligati, ma abbiamo voluto farlo per evitare che certi problemi burocratici ricadessero sui ragazzi con disabilità”. Ha poi aggiunto: “Appena eletti i presidenti delle nuove Province, li convocherò per affrontare subito la situazione”. E ha concluso: “Con i cambiamenti imposti dalla riforma delle Province, temiamo ci sarà ulteriore caos e aspettiamo che, anche in questo caso, il Governo nazionale faccia chiarezza e dica chi si deve occupare della questione. Io non voglio che questa incertezza venga scaricata sugli utenti e non appena verranno eletti i nuovi presidenti delle Province, li convocherò per fare il punto della situazione”.

Dopo l’ultima tornata elettorale del 12 ottobre e l’insediamento delle nuove province lombarde, quanto tempo passerà perché ciò avvenga? Intanto gli alunni e gli studenti con disabilità, a un mese dall’inizio delle lezioni, saranno ancora completamente allo sbando, con tre ore di assistente educativo alla settimana, senza assistenti alla comunicazione, senza trasporto, senza nessun ente che dica: “Mi riguarda”. Stritolati da un rimpallo di competenze non degno di uno paese civile.

Lo ripetiamo: le risorse per educatori e trasporto non sono un costo da gestire con la spending review o da falcidiare con tagli lineari, né una competenza da rimbalzare vergognosamente da un Ente all’altro. Ma una spesa necessaria per soddisfare un diritto incomprimibile, che gli enti pubblici devono mettere in bilancio sulla base dei bisogni effettivi, largamente documentati, programmando in tempo utile gli interventi.

Le famiglie e le scuole devono finalmente sapere chi fa che cosa, chi si occupa dei loro figli e dei loro studenti più in difficoltà.

 

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