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PERSONE CON DISABILITÀ, NON MALATI. IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE LE RAGIONI DI LEDHA

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PERSONE CON DISABILITÀ, NON MALATI. IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE LE RAGIONI DI LEDHA

Fonte – www.personecondisabilita.itSi è conclusa con una positiva e importante sentenza del Consiglio di Stato la lunga battaglia legale che ha visto coinvolto l’azienda consortile “Insieme per il sociale”, che gestisce i Centri Diurni Disabili (Cdd) nei Comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, e l’associazione “Senza limiti”. Oggetto del contendere: il bando di gara per l’affidamento dei servizi a carattere educativo, socio assistenziale e di supervisione nei Cdd dei due comuni milanesi. Il bando, infatti, era stato contestato dall’associazione “Senza limiti” che ha chiesto, come requisito essenziale per le figure del coordinatore e dell’educatore il possesso del titolo di “Educatore Professionale” rilasciato dalle facoltà di Medicina e chirurgia. Questa richiesta, oltre che dai Comuni, era stata criticata anche da LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità, che si è schierata a fianco dell’azienda consortile “Insieme per il sociale”, sostenendo l’azione del ricorso legale.

In un primo momento, il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso dell’associazione “Senza limiti” e annullato il bando di gara. Il consorzio dei Comuni ha successivamente impugnato questa decisione in appello davanti al Consiglio di Stato, che ha messo definitivamente la parola “fine” alla vicenda. I giudici affermano infatti che non può essere sostenuta la tesi dell’associazione “Senza limiti” “tesa ad assegnare ai centri diuni una prevalente e pressoché esclusiva funzione di cura e assistenza sul piano terapeutico ed infermieristico/medicale dei soggetti in condizione di disabilità” che frequentano i Cdd.

In altre parole, il Consiglio di Stato conferma quanto sostenuto dai legali di LEDHA: i Centri Diurni Disabili non sono servizi sanitari e le persone con disabilità non sono malati. “Per il Centro antidiscriminazione Franco Bomprezzi le persone che frequentano i Cdd hanno certamente in molti casi anche necessità di tipo sanitario. Ma che non possono, e non devono, essere confuse con quelle di tipo ospedaliero – commenta l’avvocato Laura Abet del Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi” -. Le persone con disabilità sono persone, secondo la definizione universale della Convenzione Onu dei diritti delle persone con disabilità (Legge n.18/2009), …e non dei malati. Tesi che invece il ricorrente era riuscito a far passare e che era stata accolta dal Tar”.

“Siamo soddisfatti per l’esito positivo di questa battaglia legale. Da un lato per la tutela dei diritti dei lavoratori, ma soprattutto perché le amministrazioni comunali del nostro ambito hanno sempre sostenuto le necessità di pensare ai centri diurni come luoghi educativi e di socializzazione – commenta Gianfranca Duca, assessore alle politiche sociali del Comune di Cinisello Balsamo -. LEDHA ci ha supportato in questa battaglia culturale, fornendoci una preziosa consulenza e supporto nella definizione della linea difensiva”.

La pronuncia del Consiglio di Stato ha espressamente ribaltato la sentenza del Tar, che si inseriva all’interno di una consolidata interpretazione del Tar Lombardia, sezione di Milano. Confermando anche l’impostazione che Regione Lombardia dà, nei propri atti, dei Cdd: sia dal punto di vista della natura della prestazione, certamente socio-sanitaria, sia dal punto di vista organizzativo-funzionale”, spiega l’avvocato Massimiliano Gioncada, che ha patrocinato l’appello presso il Supremo Consesso Amministrativo.

Il fine di questi servizi è quello di favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità, di individuare i bisogni assistenziali ed educativi, valorizzando le risorse della comunità e tutti gli interventi di carattere realmente abilitativo. “Abbiamo intrapreso questa battaglia legale, schierandoci fin da subito a fianco dei Comuni, perché siamo profondamente convinti che il fine ultimo di questi servizi sia quello di favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità”, commenta Alberto Fontana, presidente LEDHA. “Non si tratta di negare o sottovalutare le esigenze di cura delle persone con disabilità – aggiunge -. Ma ridurre il tutto di una persona ai suoi problemi di salute, più o meno connessi alla sua menomazione, è per noi sbagliato”.

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