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Vorrebbe riabbracciare dopo sei anni la madre e il fratello paralizzato, colpito da una malattia rara, a Firenze. Ma l’ambasciata italiana nega il visto al padre-tutore che dovrebbe accompagnarlo. “Senza aiuti non può lasciare l’Iraq”. Appello a Gentiloni e a Papa Francesco

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Vorrebbe riabbracciare dopo sei anni la madre e il fratello paralizzato, colpito da una malattia rara, a Firenze. Ma l’ambasciata italiana nega il visto al padre-tutore che dovrebbe accompagnarlo. “Senza aiuti non può lasciare l’Iraq”. Appello a Gentiloni e a Papa Francesco

Fonte www.superabile.it FIRENZE – Vive nell’Iraq martoriato dalla guerra, è disabile e non può raggiungere la madre e il fratello che vivono regolarmente in Italia. E’ la drammatica storia di Hussein, invalido al 100%. Lui ha ottenuto dall’ambasciata italiana il nulla osta per l’ingresso nel nostro paese per ricongiungersi alla madre, ma questo beneficio non spetta al padre, nonché suo tutore. “E’ inspiegabile – dice Fawziya Faraj, la madre di Hussein – Mio figlio è invalido al 100%, ha una disabilità mentale e non può arrivare in Italia da solo, è necessario che sia accompagnato da suo padre, ovvero la persona che lo cura da sempre”.

Una vicenda drammatica, che però è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione familiare sconvolgente, che comincia nel 1992, quando Fawziya e i suoi familiari (marito più cinque figli) decidono di emigrare in Italia dopo due anni di guerra nel golfo persico. Fawziya sceglie di emigrare, oltre che per scappare dai bombardamenti, anche per curare l’altro suo figlio Musa, affetto dalla Rosai Dorfamn, una grave malattia rara che lo ha reso cieco, sordo e paralizzato, probabilmente causata dall’uranio impoverito utilizzato nelle bombe in Iraq. La situazione di Musa, nonostante le cure ricevute in Italia, è peggiorata e i medici non possono far altro che alleviare la sofferenza attraverso le cure palliative. “Musa vive in queste difficili condizioni e non può riabbracciare suo fratello e suo padre perché non li fanno entrare in Italia”.

Il destino sembra non avere pietà nei confronti della famiglia di Fawziya, che nel 2008 è vittima di un’ulteriore tragedia, quando Mustapha, il terzo figlio maschio di 19 anni, viene travolto fatalmente da un auto mentre sta andando a lavoro in motorino, a Firenze. Un dramma che rischia di spaccare la famiglia e in seguito al quale Khadim, marito di Fawziya, decide di rientrare in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein per riacquistare i propri diritti civili che erano venuti meno a causa della percussioni da parte del regime. Per non gravare ulteriormente sulla moglie che rimaneva sola con Musa, si porta dietro Hussein.

Fawziya continua a lavorare a Firenze e ad assistere il figlio Musa malato, che riesce a comunicare soltanto attraverso l’utilizzo delle mani. Non si arrende, nonostante una vita di sventure, tra guerre e drammi familiari. Vive in una casa popolare nella periferia della città. Oggi, dopo una vita sconvolta da traumi indicibili, Fawziya vorrebbe soltanto una parvenza di serenità e vorrebbe soprattutto avere la possibilità che Hussein, il figlio invalido che vive in Iraq col padre, possa riabbracciare il fratello Musa. Ha scritto ripetutamente all’ambasciata italiana, che però continua a negare il visto d’ingresso a Khadim. E allora ha deciso di fare appello direttamente al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, nonché a Papa Francesco. “La nostra vita è stata tragica, vi chiediamo soltanto un po’ di umanità affinché mio figlio Musa possa rivedere il fratello e il padre prima di morire”. La causa della signora Fawziya è stata presa a cuore dalla Caritas di Firenze, che sta aiutando la donna nella sua battaglia e ha messo a disposizione una struttura residenziale per accogliere Hussein e suo padre.

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