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SOSTEGNO SCOLASTICO NELLE PARITARIE, “BENE IL CONTRIBUTO, MA SI ADEGUINO GLI STANDARD”

superabile.it – L’avvocato Nocera commenta l’emendamento presentato dal governo al Senato: “Il finanziamento era previsto già dalla legge sulla parità scolastica del 2000. E’ giusto, ma a patto che si adeguino gli standard: massimo 20 alunni nella classe con disabilità. E aggiornamento dei docenti curricolari in materia di inclusione”

Bene il contributo statale per il sostegno agli alunni disabili nelle scuole paritarie, ma “si adeguino gli standard, in termini di formazione delle classi e aggiornamento degli insegnanti”: così Salvatore Nocera, avvocato esperto in materia di normativa sull’integrazione scolastica, commenta la notizia dello stanziamento di 12,2 milioni di euro previsto nell’emendamento presentato dal governo al Senato. “Non sono contrario a questo finanziamento – ci spiega -, peraltro già contenuto nella legge 62/2000 di Berlinguer sulla parità scolastica, che stanziava circa 2mila euro l’anno ad alunno”. Precisa però Nocera che questo “riguarda e deve riguardare solo le paritarie, non le private. Questo secondo due commi dell’articolo 33 della costituzione: il 3, che prevede che i privati aprano scuole senza oneri per lo Stato. E il 4, che garantisce la parità scolastica. E’ in nome di questa parità, che riguarda appunto solo alcune scuole, private, che il contributo va riconosciuto”. Un’altra precisazione riguarda i destinatari del contributo in questione: “ricordo che nella primaria paritaria l’insegnante di sostegno è già a carico dello Stato. Qui parliamo quindi di scuole dell’infanzia paritarie, scuole primarie parificate (ovvero convenzionate con lo Stato, ma non parificate) e secondarie parificate di primo e secondo grado”.

La questione delle spese per il sostegno scolastico in queste scuole è stata finora piuttosto controversa, “soprattutto a causa di due recenti sentenze della Corte di cassazione controverse: in base a una di queste, l’insegnante di sostegno è a carico della scuola in quanto rientra nel “rischio d’impresa”. Una dicitura, questa, che non mi è mai piaciuta, visto che considera la disabilità un costo. L’altra che, al contrario, poneva il sostegno a carico delle famiglie, in quanto titolari del compito educativo dei figli. Ora, un intervento statale in questo senso potrebbe chiarire la questione”.

Se però da un lato è giusto che le paritarie ricevano questo contributo – diversamente dalle private, per le quali, ribadisce Nocera, “lo Stato non deve spendere una lira” – è necessario che questo vada di pari passo con l’adeguamento delle scuole paritarie agli standard delle statali, in materia di inclusione scolastica. Innanzitutto, rispetto del tetto massimo di 20-22 alunni nelle classi in cui sia presente una disabilità: una condizione certamente onerosa, visto che comporta la rinuncia a un certo numero di rette, laddove nelle paritarie le classi sono composte in media da 30 alunni. E poi c’è la questione della formazione e dell’aggiornamento dei docenti curricolari in materia di inclusione scolastica – aggiunge Nocera – che pure deve essere garantita”.

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EMENDAMENTO SU ISEE: FORTI PERPLESSITÀ

fishonlus.it – Sembra profilarsi una soluzione per la effettiva applicazione delle sentenze del Consiglio di Stato che hanno stabilito che le provvidenze assistenziali (pensioni, assegni, indennità di accompagnamento ecc.) per la disabilità non debbano essere conteggiate nell’ISEE. Gli stessi pronunciamenti hanno anche stabilito che le franchigie previste per i maggiorenni e per i minorenni devono essere uguali.
Ma quelle sentenze non hanno ancora trovato applicazione: al Governo e al Ministero del Lavoro sono state poste interrogazioni parlamentari affinché quei pronunciamenti siano applicati. Il timore evidenziato anche da recentissime dichiarazioni della Ragioneria dello Stato era che, applicando meramente le sentenze, vi fosse un aumento imponderabile della spesa pubblica.
“Riteniamo che quelle sentenze pongano anche e piuttosto un problema di equità e di capacità selettiva. – dichiara Vincenzo Falabella, Presidente della FISHSi perde, infatti, la possibilità di detrarre le spese effettivamente sostenute e non vi è differenza alcuna fra chi ottiene provvidenze elevate e chi invece riceve sostegni limitati.”
Ma le pressioni per una rapida e rigida applicazione delle sentenze sembrano alla fine avere prevalso: nella seduta del 3 maggio della Commissione Istruzione del Senato, nel corso della discussione di un provvedimento che nulla c’entra con questi temi, il Governo ha presentato un emendamento che adegua l’ISEE. Se approvato, l’emendamento prevede, come imposto dal Consiglio di Stato, l’esclusione dal computo dell’ISEE di tutte le provvidenze assistenziali legate alla disabilità. Ma vengono cancellate anche tutte le franchigie e la possibilità di detrarre le spese assistenziali o di ricovero in struttura. Al loro posto viene introdotta una maggiorazione della scala di equivalenza pari a 0,50 indipendentemente dalla gravità della disabilità, riportando la situazione al precedente Indicatore (1998).
“Il quadro finale è ancora peggiore. – aggiunge Falabella – Lo strumento che ne esce non è né selettivo né equo: sono considerati allo stesso modo persone che ricevono provvidenze molto diverse in termini di importo, persone con gravità diversa, minori, anziani, adulti… Inoltre viene escluso il costo della disabilità annullando e sminuendo chi sostiene in modo documentato spese di assistenza. Infine il sistema della maggiorazione della scala di equivalenza finisce per premiare chi ha più redditi e patrimoni a scapito di chi è più povero o ha maggiori spese.”
Se l’obiettivo era quello si diminuire drasticamente il numero degli ISEE nulli o bassi, il risultato è garantito! Sorvoliamo sul fatto che si sia agito per decreto legge e in corsa con scarsa condivisione e partecipazione. Ora è necessario pensare ad una profonda e ragionata riforma dello strumento elaborando un nuovo DPCM che riprenda i principi della sostenibilità, equità e capacità selettiva.”

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FESTA DELLA MAMMA 2016

Perno insostituibile della famiglia, la Mamma è stata ricordata e festegDSC_0216giata anche quest’anno dalla Associazione Anffas Onlus di Corigliano, dagli amici dell’Anffas, dai docenti e dagli alunni delle varie Scuole del territorio, convenuti tutti – come è ormai consuetudine – presso l’Oratorio S. Leonardo di Schiavonea, messo a disposizione dai Padri Liguorini, domenica 8 maggio 2016, alle ore 19.00.

   La serata, dopo i saluti del Presidente dell’Anffas, Vincenzo Giovanni Algieri, che ha messo in evidenza gli obiettivi dell’Associazione, è stata condotta dal Prof. Francesco Verardi. Al centro della manifestazione, lo svolgimento della 10^ edizione del Concorso Letterario, aperto agli alunni delle terze classi delle scuole medie e del triennio delle scuole superiori di Corigliano e Rossano. Il Concorso, che ha proposto un argomento di grande attualità e di grande rilevanza sociale, ha visto la partecipazione massiccia di alunni particolarmente sensibili alle tematiche sociali che investono l’attuale società. Il tema da svolgere è stato il seguente: Inclusione, come arricchimento della Persona. Attraverso la tua personale esperienza, metti in evidenza quale risorsa e quale arricchimento rappresenta la disabilità per te e per il gruppo classe.

   I vincitori per le scuole medie inferiori sono risultati:

  • 1° premio: Francesca Dora Pasqua, III B, I.C. “Tieri” – Corigliano;
  • 2°    “      : Rita Gentile, III A, I.C. “Guidi-Toscano” –            “        ;
  • 3°    “     : Alesina Rossana, III C, I.C. “Erodoto”  –                “       ;

–          4° premio ex aequo: Rita Francioso, III B, I.C. “Leonetti” -Schiavonea-  e Alessandra Savoia, III A, I.C. “Leonardo da Vinci” – Rossano.

    I vincitori per le scuole medie superiori sono risultati:

  • 1° premio: Davide Gammaro , IV B, I.T.C. “Palma”, Corigliano;
  • 2°     “      : Vanessa Alterino, III B, Liceo Classico,  Rossano;
  • 3°      “     : Luigi Buonocore, V A, Liceo Scientifico, Corigliano;
  • 4° premio ex aequo: Viviana Morrone, III A, I.T.C. “Palma”, Corigliano,e Giusy Straface, V A, Liceo Artistico, Rossano.

C’è da dire che tanti altri ragazzi si sono segnalati per originalità e profondità di pensiero; tra tutti, la Giuria del Premio ha voluto esprimere una menzione speciale per gli studenti della classe III B dell’I.C. “Tieri”, particolarmente vicini ad una loro compagna disabile.

   La Giuria del Premio letterario, composta da Nicola De Rosis, Enzo Cumino, Pina Diego, G. B. Romio, Francesco Verardi, Carla Minisci, Stella Menga, ha voluto ribadire che l’ inclusione non deve essere solo un’espressione verbale, ma deve diventare prassi,  deve diventare cioè uno stile di vita per tutti i cittadini di una comunità.

Prima e dopo la premiazione degli studenti sopra menzionati, la Scuola Media “Tieri” ha egregiamente dato vita a spettacoli di danza e musica, particolarmente apprezzati dal numeroso pubblico presente in sala. Alla Pizzica e al Sirtaki, preparati alla prof.ssa Cristina Cianni e dagli alunni della II E della Sc. M. “Tieri”, è seguita la coinvolgente esecuzione di due brani musicali, eseguiti dalla flautista Mariafrancesca Cumino. Altri due brani sono stati eseguiti magistralmente dall’ensamble “ I MusiTIERI”, piccoli artisti diretti dal maestro Aldo Borromeo e preparati dai maestri Massimo Lupinacci, Enzo La Gamma e V. Greco.

Incandescente il finale: l’Orchestra di Flauti, diretta dai maestri Rosamaria Padula e Francesco Verardi, ha estasiato il pubblico, attraverso le magiche note  della Piccola Serenata Notturna di Mozart,della Sinfonia n. 40 di Mozart, del celebre Va’ pensiero di Giuseppe Verdi.

   Tirando le somme, dunque, si può dire che la manifestazione, grazie alla fattiva e costruttiva collaborazione  delle Scuole, nonché alla presenza qualificata di tanti volontari, ha ancora una volta riscosso il successo che merita ed è stata un’occasione preziosa per una riflessione seria e sulla disabilità.

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ARRIVA IL “SOSTEGNO AL SOSTEGNO” NELLE PARITARIE: 12,2 MILIONI NELLA PROPOSTA DEL GOVERNO

superabile.it – L’emendamento è stato presentato ieri in commissione Istruzione al Senato: 1.000 euro l’anno per ogni alunno con disabilità iscritto, a partire dal 2017. E’ la risposta alla richiesta delle scuole paritarie: “Oltre 12mila i nostri alunni disabili: + 63% in 10 anni. Ma nessun aiuto dallo Stato”. Questo potrebbe essere il “primo passo, ma non basta”

Le scuole paritarie, tramite le loro diverse associazioni, hanno lanciato da tempo l’appello: ora pare che il governo lo stia raccogliendo, con un emendamento che potrebbe riconoscere a queste scuole un contributo statale di 1.000 euro l’anno per ogni alunno con disabilità iscritto, per un totale di 12,2 milioni di euro, a partire dal 2017. Potrebbe essere dunque questa la risposta alla richiesta – per così dire, di “sostegno al sostegno”. avanzata da tempo da queste scuole: a fronte di un numero elevato e crescente di alunni con disabilità nelle paritarie, nessun sostegno arriva dallo Stato perché queste scuole possano rispondere in modo adeguato ai bisogni di questi ragazzi e delle loro famiglie. Parliamo di oltre 12 mila alunni con disabilità: l’incremento percentuale di disabili nelle paritarie, nel decennio 2004/05-2014/15, è stato infatti del 63,1%, malgrado un calo del 2,6% del numero totale di iscritti in queste ultime e di un aumento di disabili nelle statali nettamente inferiore. “E’ evidente – commentavano in un recente comunicato congiunto le associazioni Agesc (associazione genitori scuole cattoliche), CdO Opere Educative, Fidae (federazione istituti di attività educative) e Fism (federazione italiana scuole materne) – che le famiglie apprezzano sempre di più la cura e l’attenzione che nelle scuole paritarie sono rivolte agli alunni con disabilità”. Di qui, però, la denuncia: “purtroppo occorre rilevare che, mentre nella scuola statale molto è stato fatto in questi anni su questo tema (pur permanendo ancora situazioni di carenza a vari livelli), nulla è stato previsto per le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli con disabilità nelle paritarie”.

Un tema, questo rilanciato dalle associazioni, già rilevato e riferito tempo da a Redattore sociale dai rappresentanti delle stesse organizzazioni: “Le scuole paritarie, che possono contare solo sul ricavato delle rette, non possono riescono a farsi carico di tutte queste situazioni – ci spiegava don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae – Così, nella maggior parte dei casi, se ne fanno carico le famiglie, che coprono direttamente i costi del sostegno per il figlio disabile”.

Una difficoltà riconosciuta anche dal ministero dell’Istruzione: “La legge 440/97 prevede un contributo generale a favore delle paritarie, che copre solo una piccola parte dei costi di gestione: nell’ambito di questo fondo, fino a qualche anno fa, potevamo destinare una quota anche alla voce specifica ‘handicap’, in relazione al numero di studenti disabili presenti nelle scuole, per sostenere in parte i costi supplementari che la presenza di questi studenti necessariamente comporta. Da qualche anno, però, possiamo destinare alle scuole paritarie solo il contributo generale, mentre ogni altro genere di finanziamento è riservato esclusivamente alle statali”. E prometteva, il ministero: “Stiamo studiando come superare tecnicamente questo ostacolo”. Ora, l’emendamento presentato al Senato, sembra andare in questa direzione. “Inizia un percorso di riconoscimento di un diritto, quello del sostegno a ragazzi e bambini con disabilita’, che frequentano una scuola non statale, per i quali lo Stato non riconosceva niente”, ha dichiarato il sottosegretario Gabriele Toccafondi.

Soddisfatte le associazioni, che in una nota congiunta riconoscono nell’emendamento del governo “un piccolo segnale di attenzione nei confronti degli oltre 12mila alunni con disabilità presenti nelle scuole paritarie, delle loro famiglie e degli istituti che li accolgono”. La soddisfazione è però solo parziale, visto che “la cifra resa disponibile non rappresenta una riposta adeguata al bisogno e non permette neanche lontanamente alle scuole paritarie di affrontare il costo di un insegnante di sostegno”. Resta però positivo “il fatto che si sia iniziato ad affrontare questo problema così delicato e urgente”, con l’auspicio che ” si collochi nel contesto di una strategia complessiva che, anno per anno, porti ad incrementare le risorse disponibili a favore di una reale libertà di scelta educativa, sino alla copertura totale del costo per il docente di sostegno”.

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PROVE INVALSI PER ALUNNI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: LA NOTA CON LE DISPOSIZIONI

disabili.com – L’Invalsi indica in una nota apposita le disposizioni circa la somministrazione delle prove ad alunni con BES, suddividendo gli allievi in distinte categorie

Si stanno svolgendo in questi giorni le consuete prove annuali dell’invalsi, somministrate ad alunni di scuola primaria e secondaria. Nello specifico, il 4 maggio si è svolta la prova di Italiano nelle classi II e V di Scuola Primaria, mentre per oggi è prevista quella di Matematica per le medesime classi; il 12 maggio, invece, sono previste entrambe le prove per la II classe di Scuola Secondaria di Secondo grado. In giugno, poi, si svolgeranno le prove interne agli esami di stato.

Anche quest’anno l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di Formazione (INVALSI) ha pubblicato una nota sullo svolgimento delle prove per gli allievi con Bisogni Educativi Speciali (BES), riferita alle prove previste per il mese di maggio. In essa, per quanto attiene alle prove previste nell’ambito dell’Esame di Stato, si rinvia alla normativa vigente.

Nella nota si sottolinea che le prove non sono finalizzate alla valutazione individuale degli alunni, ma al monitoraggio dei livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico, al fine di trovare le soluzioni più idonee per garantire la più larga inclusione possibile di tutti gli allievi. In particolare si evidenzia che le esigenze degli allievi con particolari bisogni educativi sono molteplici e difficilmente individuabili a priori in modo completo ed esaustivo. Da ciò discende che la valutazione del singolo caso può essere effettuata in modo soddisfacente solo dal Dirigente scolastico che conosce esattamente la situazione del singolo studente e, pertanto, può adottare tutte le misure idonee per rispondere alle necessità di ogni allievo. E’ certamente più probabile che siano i docenti a conoscere “esattamente la situazione del singolo studente” e però riteniamo che la nota voglia riassumere nella figura del dirigente le conoscenze appropriate che la scuola deve avere dei propri alunni. Nondimeno, auspichiamo la piena collaborazione tra docenti e dirigenti nell’individuazione delle modalità adeguate alla somministrazione delle prove ad alunni con BES.

Nello specifico, in ogni caso, la nota prevede quanto segue.

– Per gli alunni con disabilità certificata ai sensi dell’art. 3 (commi 1 e 3) della legge 104/92, sono previste diverse possibilità: in caso di disabilità intellettiva è la scuola a decidere se somministrare la prova o meno e i risultati non saranno inclusi nei dati di classe e di scuola. Sono previsti tempi più lunghi e strumenti tecnologici adeguati; in caso di disabilità sensoriale e motoria le prove saranno somministrate con il supporto di strumenti di mediazione adeguati e i risultati saranno inseriti nei dati della classe e della scuola; in caso di altro tipo di disabilità è la scuola a decidere se somministrare le prove o meno e i risultati non saranno inseriti nei dati di classe e di scuola.

– Per gli alunni con Disturbi Evolutivi Specifici, invece, possono darsi due situazioni: alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), certificati ai sensi della L. 170/10, per i quali è la scuola a decidere se somministrare la prova o meno. In questo caso sono previsti gli strumenti compensativi e le misure dispensative previste dalla norma e l’inserimento dei risultati nei dati di classe e di scuola; alunni con altre diagnosi, ad esempio ADHD, borderline
cognitivi o altri disturbi, per i quali è prevista, con opportuni strumenti compensativi e misure dispensative, la somministrazione delle prove e l’inserimento dei dati nelle prove di classe e di scuola.

– Per gli alunni con Svantaggio socio-economico, linguistico e culturale, infine, è prevista la somministrazione delle prove e l’inserimento dei risultati nei dati di classe e di scuola. Non è previsto, invece, in questo caso, il ricorso a strumenti compensativi ed a misure dispensative.
La tripartizione segue quella indicata dalla Direttiva del 27/12/12, che individua tre sottocategorie di alunni con BES. Certamente ne rispetta i bisogni educativi ed indica le modalità di intervento. Non possiamo non chiederci, però, se la crescente classificazione, lungi dal consentire inclusione, non determini invece nel tempo etichettature importanti e di fatto stigmatizzanti.

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SALUTE MENTALE, AL VIA LA SECONDA FASE DEL PROGETTO OSSERVATORIO NAZIONALE PER IL MONITORAGGIO DEI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO

salute.gov.it – Parte la seconda fase del programma per la diagnosi precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico (ASD), coordinato dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA) e dalla Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, con la collaborazione  della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP).
Lo studio fa parte di un progetto più ampio, della durata di due anni, finanziato e monitorato dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute e affidato, per la sua realizzazione, all’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

La prima parte del progetto, partita a febbraio e direttamente in capo all’ISS, ha avuto come primo obiettivo quello di effettuare una stima della prevalenza di tali disturbi a livello nazionale. Negli ultimi anni infatti si è assistito ad un deciso aumento nella prevalenza di questo gruppo di disturbi del neurosviluppo, legati a cause ancora poco chiare e caratterizzati da compromesse capacità di interazione sociale e comunicativa. E tuttavia ad oggi sono ancora pochi i registri di pazienti affetti da ASD nel mondo, e pochi gli studi epidemiologici utilizzabili per una buona valutazione e una pianificazione appropriata.

E’ però sempre più evidente come l’individuazione e il trattamento precoce dei casi di autismo possano ridurre significativamente l’impatto del disturbo sullo sviluppo e migliorare quindi le capacità e l’autonomia del paziente. Attualmente infatti a livello nazionale la diagnosi viene mediamente effettuata all’età di 4-5 anni: c’è un ritardo di circa 2-3 anni rispetto ai primi dubbi dei genitori

Per poter iniziare a porre il sospetto diagnostico entro i 18 mesi e raggiungere la diagnosi entro i 24 mesi è cruciale il ruolo dei pediatri di libera scelta, che nei controlli sanitari di routine hanno la possibilità di osservare in maniera mirata i segnali di rischio di ASD e indirizzare tempestivamente i genitori ai servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) per la conferma diagnostica e l’eventuale presa in carico.

Per questo motivo il progetto dell’Osservatorio Nazionale si propone anche, come secondo obiettivo, di raccogliere informazioni su quali strumenti di screening e diagnosi precoce siano attivi a livello regionale negli accordi con i pediatri di libera scelta e quali siano le modalità più efficaci per facilitare l’accesso ai servizi di NPIA, rilevazione che partirà a inizio maggio.

Per le famiglie la presenza di reti di intervento e la facile accessibilità ai servizi di salute che abbiano competenze specifiche, ha una ricaduta immediata sulla qualità della loro vita. Una rete di assistenza “sotto casa”, inoltre, potenzia il valore abilitativo dell’intervento che, se iniziato in fase precoce, aumenta l’efficacia nell’acquisizione di autonomie nelle azioni quotidiane e può migliorare significativamente l’esito in termini di competenze cognitive e sociali.

Da settembre verranno poi ricostruiti i percorsi diagnostici-terapeutici reali di un campione di piccoli pazienti con sospetto ASD  arrivati ai servizi di NPIA, per identificare i principali punti di forza e di debolezza, approfondire gli effetti della ampia variabilità regionale e individuare le buone pratiche che migliorano l’assistenza.

La costituzione di una rete sinergica tra pediatri e servizi di neuropsichiatria, agevolata anche dal lavoro condiviso di associazioni come SINPIA, FIMP e ACP, sarà decisiva nella riduzione dell’età della prima diagnosi e, in ultima analisi, nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Per approfondire consulta:

    la notizia sull’avvio del progetto Osservatorio nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico
    la scheda Autismo nella sezione La nostra salute
l’opuscolo Autismo: quale trattamento per bambini e adolescenti?
Linea guida Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti
    le Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nei Disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico.

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CONVENZIONE ONU, LE RICHIESTE DEL FORUM ITALIANO SULLE DISABILITÀ

personecondisabilità.it – In un lungo documento, il Fid analizza il rapporto del governo sulla disabilità e avanza le sue richieste. Tra le più urgenti: includere la raccomandazione di “accomodamento ragionevole” nella legislazione italiana.

Includere la raccomandazione di “accomodamento ragionevole” nella legislazione italiana (nazionale e regionale) e includere nella legge di riforma della scuola (107/2015)  misure volte a migliorare le competenze del personale della scuola per stabilire ruoli specifici per gli insegnanti di sostegno. Sono le due richieste più urgenti (da concretizzare entro 12 mesi) che il Forum italiano sulla disabilità ha presentato al Comitato di monitoraggio della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità all’interno del “Primo rapporto alternativo”. In cui si analizza – punto per punto – il documento del governo sull’applicazione della Convenzione Onu e si rilancia, chiedendo appunto al Comitato di intervenire sul Governo per ottenere una piena applicazione della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Un documento internazionale che è stato ratificato dal Parlamento italiano nel febbraio 2009 e che pertanto è legge dello stato. Tuttavia, il cambiamento culturale che sottende a questo nuovo approccio non è ancora del tutto consolidato e omogeneo nel nostro Paese. La disabilità continua a essere un tema piuttosto trascurato dalle agente politiche, inoltre continua a predominare un approccio medico a cui sfuggono i principi di accessibilità, fruibilità e Universal Design.

Sfogliando il documento redatto dal “Forum italiano sulla disabilità” balza subito all’occhio come la strada da percorrere sia lunga e complessa. Sotto diversi punti di vista. Oltre alle due richieste relative alla raccomandazione di “accomodamento ragionevole” e alla scuola, si vanno a toccare quasi tutti gli ambiti della vita delle persone con disabilità, ma non solo.
Ad esempio si chiede di migliorare il livello di coinvolgimento nella vita sociale e nei processi decisionali, garantendo “la partecipazione attiva e strutturata di tutte le persone con disabilità attraverso le loro associazioni” oltre che adottando azioni sistematiche di “accrescimento della consapevolezza”.
Si chiede di migliorare l’accessibilità, riducendo il divario tra la legislazione e la sua applicazione. Ma non solo: bisogna “includere la formazione sui principi del design for all nel curriculum ordinario di tutti i professionisti che si occupano di accessibilità.

C’è poi una grande attenzione sul tema della salute mentale. Per questo il Forum chiede l’abrogazione delle leggi nazionali che permettono i TSO e i ricoveri coatti, oltre di garantire a tutte le persone con disabilità la capacità di esprimere il proprio consenso informato. Non potevano infine mancare annotazioni sulle esigenze mediche e sanitarie, come la richiesta di imporre la definizione e l’adozione dei Livelli essenziali di assistenza sociale (Liveas) e di includere nei Livelli essenziali di assistenza (Leas) l’accesso omogeneo ai progetti di vita indipendente.  E ancora, adottare nuovi Lea che garantiscano alle persone con disabilità l’accesso alle cure sanitarie di base, la diagnosi precoce oltre che servizi e programmi di abilitazione e riabilitazione integrati.

Non poteva poi mancare il tema del lavoro, con una richiesta ad adottare misure più efficaci per aumentare il tasso di occupazione delle persone con disabilità. Ultima, ma non meno importante, una richiesta “statistica”: “Includere i dati sulla disabilità nelle indagini e nei censimenti sulla popolazione in generale, disaggregati per età e sesso”. Una richiesta fondamentale per comprendere e analizzare il mondo della disabilità in Italia, perché a oggi i dati disponibili riguardano solo alcune aree della vita. Una richiesta che non è dettata solo da mera curiosità statistica: “La scarsità dei dati disponibili, infatti, corrisponde a una carenza di politiche e azioni per migliorare il godimento dei diritti sociali e civili delle persone con disabilità”.