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DISABILITÀ E SISTEMA INTEGRATO SCUOLA 0-6 ANNI: QUALI SONO LE NOVITÀ?

Fonte www.disabili.com – Il tema dell’inclusione dei bambini con disabilità negli asili nido, di cui ci siamo già occupati in passato, torna ad essere centrale all’interno delle deleghe assegnate al governo dalla L. 107/15, che prevede un progetto di riforma dell’istruzione 0-6.

LA SITUAZIONE ATTUALELa L. 104/92 stabilisce il diritto all’educazione e all’istruzione fin dalla nascita. Anche se spesso l’attenzione viene posta sulla scuola dell’obbligo, tuttavia la legge chiarisce che al bambino da 0 a 3 anni con disabilità dev’essere garantito l’inserimento negli asili nido. Già con la L. 1044/71, del resto, è prevista la presenza di personale qualificato, idoneo a garantire ai bambini l’assistenza sanitaria e psico-pedagogica. La L. 104/92, inoltre, sottolinea che i piccoli con disabilità grave devono avere diritto di priorità nell’accesso agli asili nido.

Gli enti locali e le ASL possono prevedere l’adeguamento dell’organizzazione e del funzionamento degli asili nido alle esigenze dei bambini con disabilità, anche con il supporto di operatori, assistenti e personale docente specializzato. I comuni, pertanto, devono provvedere alla costituzione di asili nido che perseguano le finalità inclusive del sistema formativo; ciò deve valere, naturalmente, anche nei casi di convenzione con asili nido privati, che devono possedere i medesimi requisiti di quelli comunali.

IL SISTEMA INTEGRATO 0-6 ANNI – La L. 107/15, cosiddetta della Buona Scuola, tra le varie azioni prevede anche la riforma degli asili nido e dei servizi per l’infanzia, tramite la definizione del sistema integrato 0-6 anni. La disposizione è contenuta nell’art. 181, co e, in cui sono elencati i punti che saranno oggetto di specifici decreti attuativi. In esso sono previste molte novità e, in particolare, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e la generalizzazione della scuola dell’infanzia e dei servizi educativi per l’infanzia, la qualificazione universitaria e la formazione continua del personale, la definizione delle funzioni e dei compiti delle regioni e degli enti locali e la costituzione di poli per l’infanzia per bambini di età fino a sei anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi.

Non mancano, però, i nodi di criticità, come ad esempio le specificità dei due iter formativi – asilo nido e Scuola dell’infanzia -, le coperture finanziarie necessarie per la realizzazione del sistema integrato, i tempi tecnici richiesti per una tale riforma o le difficoltà applicative connesse ai diversi modelli contrattuali del personale dei due segmenti educativi.

L’integrazione nel sistema delle due fasce d’età dovrebbe avvenire attraverso la compresenza del personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia, con il supporto di un coordinamento pedagogico territoriale. Non è al momento evidente come dovrebbe essere gestita tale compresenza e quali dovrebbero essere le rispettive mansioni, né quale sarebbe la specificità dei due segmenti. Anche la pertinenza delle Regioni sembrerebbe subire un deciso ridimensionamento.

Non solo: la delega pare prevedere una quota di partecipazione alle spese del sistema integrato 0-6 anni anche per le Scuole dell’Infanzia da parte delle famiglie; tale quota dovrebbe in qualche modo compensare i costi per gli Enti Locali degli asili nido? Attualmente non sono stati ancora definiti i decreti attuativi previsti, non sono stati stanziati i fondi per la promozione dei servizi per l’infanzia e non sono stati nemmeno assunti i docenti di Scuola dell’infanzia. Possiamo ipotizzare pertanto che l’avvio del sistema integrato non sarà immediato. Non una parola sui criteri inclusivi che tale sistema dovrebbe utilizzare per garantire il diritto allo studio dei piccoli con disabilità.

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MA DOVE STA LA CIVILTÀ?

Fonte www.superando.it – Premessa necessaria: le notizie riportate di seguito non arrivano da Paesi ancora in cerca di sviluppo, dominati da truci regimi, bensì da due civilissime democrazie di stampo occidentale, i cui Governi hanno ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rispettivamente il 17 luglio 2008 e il 25 settembre 2008. Eppure…

Siamo dunque in Australia, dove da qualche anno è in vigore il National Disability Insurance Scheme (NDIS), importante programma di assistenza rivolto alle persone con disabilità. Succede però che ne siano esclusi, fino al compimento dei 10 anni di età, i bimbi con disabilità nati in Australia da genitori neozelandesi, a causa delle speciali condizioni di soggiorno stabilite per questi ultimi. Pur essendo infatti il programma NDIS aperto sia ai cittadini che ai residenti con disabilità, le persone neozelandesi – malgrado possano vivere in Australia da decenni, pagando regolarmente le tasse, e paradossalmente anche la quota d’imposta relativa allo stesso NDIS – rimangono sempre, da un punto di vista giuridico, dei “residenti temporanei”, ciò che deriva da una norma di una quindicina d’anni fa, volta a limitare il fatto che recandosi in Australia, dei cittadini neozelandesi potessero automaticamente utilizzarne il sistema di welfare.

Piccoli cittadini australiani, quindi, chiaramente discriminati fino ai 10 anni di età, perché figli di neozelandesi…

Basta però attraversare il mare e arrivare proprio in Nuova Zelanda, per scoprire un’altra situazione non certo confortante, resa palese dal rifiuto della locale Autorità per l’Immigrazione di concedere la residenza a un ragazzo con autismo, figlio di persone belghe, in quanto i suoi problemi sanitari costituiscono – e costituiranno – un onere di spesa troppo pesante per la sanità e i servizi pubblici del Paese!

E a quanto pare si tratterebbe di un trattamento riservato a ben centosedici persone negli ultimi due anni… Oltre dunque a manifestare solidarietà alla famiglia di quel ragazzo – il padre è un professore di matematica che lascerà la Nuova Zelanda, ritenendo che quest’ultima avvia violato la Dichiarazione Universale dell’ONU sui Diritti Umani – non ci si può che chiedere: dove sta la civiltà, se anche in Paesi democratici come l’Australia e la Nuova Zelanda prevale l’esclusione, la chiusura e la violazione dei diritti umani?

Si ringrazia per la collaborazione Terre des Hommes

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L’INCLUSIONE SCOLASTICA: UN TESORO DA CURARE E VALORIZZARE

Fonte www.superando.it – Più volte ci si è occupati di Zero Project, importante iniziativa internazionale avviata nel 2011 dalla ESSL Foundation, insieme alla Fondazione World Future Council e dal 2013 con l’European Foundation Centre. L’obiettivo principale, in estrema sintesi, è quello di arrivare a un mondo con “zero barriere”, ovvero, come ampiamente riferito in una lunga intervista con Ingrid Heindorf, componente del team che coordina il progetto – quello di migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, sulla base dei princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, da una parte misurandone il livello di applicazione in vari Paesi, dall’altra cercando esempi di buone politiche e buone prassi in tutto il mondo, all’insegna dell’innovazione, rispetto alle varie questioni trattate nella Convenzione stessa.

Queste ultime, poi, vengono presentate e discusse – oltreché nel sito del progetto – anche nelle Conferenze Annuali di Vienna, curate dall’Ufficio delle Nazioni Unite presente nella capitale austriaca.

C’è ora un motivo di grande orgoglio, per l’Italia, che porta a parlare di Zero Project, ed è il fatto che la politica di inclusione scolastica fissata dalla Legge Quadro 104 del ’92, è stata premiata per il 2016 tra le buoni prassi a livello internazionale, in un’Europa, non bisogna mai dimenticarlo, ove ancora prevale, anche in Paesi come il Regno Unito o la Germania, la prassi delle “scuole speciali” per persone con disabilità.

Il titolo scelto da Zero Project per presentare la propria scelta parla chiaro: «In Italia gli studenti con disabilità non sono segregati». E parlano chiaro anche le motivazioni: «La legislazione italiana sull’educazione inclusiva a tutti i livelli scolastici è un modello per vari Paesi, nell’intraprendere riforme del settore».

A questo punto l’immagine che per prima viene alla mente è quella di tanti siti storici del nostro Paese, veri tesori di cultura e arte, lasciati cadere a pezzi un po’ per volta. Ma fuor di metafora, il quesito è quanto mai stringente e si ripropone ad ogni nuovo anno scolastico, con risposte spesso negative: saranno finalmente in grado le Istituzioni del nostro Paese di valorizzare e dare sostanza a un riconoscimento importante come quello di Zero Project, rendendo realmente effettiva l’inclusione per tutti gli alunni e studenti con disabilità, come prescritto da norme premiate a livello internazionale?

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EUROPE IN ACTION 2016: APERTE LE ISCRIZIONI

Fonte Inclusion Europe – Si svolgerà a Lisbona, in Portogallo, dal 26 al 28 maggio, l’edizione 2016 di Europe In Action, l’assemblea annuale di Inclusion Europe – a cui Anffas Onlus aderisce – che lo scorso anno si è svolta in Italia ospitata da Anffas (clicca qui per avere maggiori informazioni sull’edizione 2015).

Quest’anno Europe In Action avrà come focus l‘inclusione scolastica ed il ruolo che possono avere le famiglie nella tutela e nell’applicazione di questo diritto ed Inclusion Europe sarà affiancata nell’organizzazione da Fenacerci, organizzazione portoghese di persone con disabilità intellettiva.

Il programma è già disponibile e le registrazioni sono aperte: è possibile iscriversi cliccando qui e consultare i programma seguendo questo link

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MALATTIE RARE. AL VIA PROGETTO ISS E NIH PER ESPLORARE E ANALIZZARE IL “MONDO SOMMERSO” DELLE PATOLOGIE SENZA DIAGNOSI

Fonte www.quotidianosanita.itNasce, coordinato dal Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto superiore di sanità e dall’Nih degli Stati Uniti Undiagnosed Diseases Network International (UDNI, www.udninternational.org), il Network internazionale che include, oltre all’Italia e Stati Uniti, fra gli altri anche Canada, Giappone e Australia.

Lo ha annunciato Domenica Taruscio, Direttore del Centro Nazionale Malattie Rare, nel corso dell’evento in occasione della IX Giornata Mondiale delle Malattie Rare. Inoltre, nell’ambito dell’accordo Italia-USA, viene avviato anche un progetto pilota bilaterale Italia Usa finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, cui partecipano cinque centri clinici e di ricerca italiani con lo scopo di raccogliere ed analizzare dati da pazienti italiani senza diagnosi attraverso la Rete Nazionale Malattie Rare.

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

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NUOVO ISEE, VINCONO LE FAMIGLIE

In attesa di un prossimo approfondimento dedicato di Anffas Onlus sul tema, così come già fatto in precedenza, riportiamo di  seguito il recente articolo di Vita.it sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittimo considerare come reddito, ai fini dell’ISEE, le indennità di accompagnamento.

Fonte www.vita.it – Il Consiglio di Stato ha riconfermato quando aveva già detto il Tar del Lazio: il nuovo Isee, nel suo considerare come reddito le indennità sia di accompagnamento sia risarcitorie, è illegittimo. I ricorsi di poche centinaia di famiglie hanno avuto ragione. È stata depositata  la sentenza del Consiglio di Stato, relativa all’udienza del 3 dicembre scorso.

«Ci hanno dato ragione anche in Consiglio di Stato, abbiamo finito i gradi di giudizio, adesso il Governo deve applicare le sentenze: il giochino del Governo per fare cassa sui cittadini con disabilità non ha funzionato», commenta soddisfatta Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi, fra le promotrici del ricorso. In più per lo Stato si profila il rischio di dover risarcire le famiglie che in questo anno e mezzo sono state costrette a versare contributi non dovuti per avere servizi per i loro cari: «Per un anno e mezzo il Governo ha usato un Isee illecito, quindi le persone ora possono chiedere il risarcimento danno. Invitiamo le famiglie a rifare l’Isee e a chiedere risarcimento. Sono state creati danni evidenti alle famiglie, con situazioni paradossali: gente che viveva solo di queste indennità si sono trovate a dover partecipare ai costi dei servizi».

Due sono i punti di cui il Consiglio di Stato si è espresso: l’illeiceità del considerare reddito le indennità per la disabilità e le franchigie differenziate per minori e adulti, che creava una discriminazione a danno degli adulti. Il Consiglio di Stato, precisa Bellini, «non ha considerato illecito l’articolo 5 del decreto che ha istituito il nuovo Isee, ma i suoi decreti attuativi. Quando questo nuovo Isee è nato, il decreto era fatto bene, stanava una serie di redditi che prima non venivano conteggiati e inclusi, una cosa positiva. Quando hanno fatto i decreti attuativi invece hanno inserito le indennità di accompagnamento e risarcitorie per la disabilità, cosa che nella norma non era prevista. L’hanno interpretato in questo modo». Il secondo punto accolto è la discriminazione che il nuovo Isee attuava fra minorenni e maggiorenni, con le franchigie che restano ma che devono essere uguali per tutti, nel loro valore massimo.

«La sentenza inoltre», continua Bellini, «ribadisce che questo comportamento è anticostituzionale. Alla luce del ricorso che abbiamo già depositato all’Onu sulla reale attuazione della Convenzione Onu in Italia questo è di sicuro un precedente fondamentale». Un successo per le Associazioni. “É un giorno molto importante per il mondo delle persone con disabilità che, con l’attesa sentenza del Consiglio di Stato, vedono finalmente respinto il ricorso della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro le decisioni del Tar del Lazio che, nel febbraio 2015, avevano dichiarato illegittimo l’inserimento di pensioni, indennità di accompagnamento e risarcimenti nel computo dell’ISEE (l’indicatore della situazione economica equivalente)‎” dichiara‎ il Presidente dell’ANMIL Franco Bettoni.

«Il nostro Governo ha applicato una normativa approvata in precedenza e sulla quale si erano espresse positivamente le commissioni parlamentari», ha commentato in una nota il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti. «Ci siamo impegnati nell’attuazione del nuovo Isee ritenendolo un indicatore più veritiero e meglio costruito del precedente, oltre che con un sistema di controlli rafforzato: come sta dimostrando il monitoraggio che pubblichiamo ogni trimestre, è infatti complessivamente un indicatore più equo e che garantisce un accesso più giusto alle prestazioni sociali, anche nel caso delle persone con disabilità. Come Governo non possiamo che prendere atto della sentenza appena depositata dal Consiglio di Stato e provvederemo ad agire in coerenza con questa decisione».

Per approfondire

Scarica la sentenza del Consiglio di Stato cliccando qui

Per maggiori informazioni leggi l’ultimo comunicato di Anffas Onlus sul tema ISEE cliccando qui

Leggi l’articolo “Nuovo Isee: pubblicato il nuovo aggiornamento delle FAQ”

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ACCESSO ALLA GIUSTIZIA PER LE PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA: CONFERENZA EUROPEA A SOFIA

Fonte www.e-include.eu – Nell’ambito del progetto “Access to Justice for Persons with Intellectual Disabilities” (Accesso alla Giustizia per le Persone con Disabilità Intellettiva) che ha esaminato quali garanzie ci sono in Europa relativamente alla tutela della capacità legale e all’accesso alla giustizia per le persone con disabilità intellettiva, è stata programmata una conferenza europea che si svolgerà il 10 e 11 marzo a Sofia, in Bulgaria, e che illustrerà quanto raccolto durante lo svolgimento del progetto, le buone prassi sull’argomento e accoglierà dibattiti e confronti dei partecipanti.

La conferenza è organizzata dal Ministero della Giustizia e dal Ministero delle Politiche Sociali bulgari in collaborazione con la National Alliance for Social Responsibility (NASO), la NET Foundation e i partener del progetto AJuPID.

La partecipazione è gratuita e ci si può registare online seguendo questo link

Per maggiori informazioni sulla conferenza clicca qui (pagina in lingua inglese)