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RIDUZIONE DELLA SPESA PER BENI E SERVIZI E POLITICHE SOCIALI

Fonte www.handylex.it – Il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66 (Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale) è noto come il provvedimento che ha previsto una inferiore tassazione sul lavoro dipendente e la correlata concessione ai titolari di reddito non superiore ai 26 mila euro di una maggiore retribuzione mensile fino a 80 euro.

In realtà il decreto, in attesa di conversione in legge, introduce numerosi interventi di riduzione, di ristrutturazione e anche di opportuna trasparenza della spesa pubblica soprattutto da parte delle regioni, delle province, delle città metropolitane e dei comuni. Ma non mancano gli interventi sulle amministrazioni centrali. I Ministeri, ad esempio, dovranno ridurre le spese per beni e servizi per 700 milioni di euro annui per il 2014.

200 milioni (300 nel 2015 e nel 2016) vengono “tagliati” direttamente dal decreto legge riducendo i relativi stanziamenti. I rimanenti dovranno essere recuperati direttamente dai Ministeri.

Si tratta di riduzioni ulteriori rispetto a quelli già operate dal decreto legge 28 gennaio 2014, n. 4 (articolo 2, allegato 1) poi convertito dalla legge 28 marzo 2014, n. 50 (la cosiddetta legge sulla spending review).

Solo per ricordare uno degli effetti di quella disposizione: il Fondo Nazionale per le Politiche sociali ha subito una riduzione di 17.4 milioni di euro per l’anno 2014 (da aggiungere alla riduzione di 2.2 milioni in forza del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35)

Il nuovo decreto-legge, come dicevamo, taglia da subito di 200 milioni i trasferimenti ai Ministeri.

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

 

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LE SCUOLE PARITARIE HANNO L’ONERE DEI DOCENTI DI SOSTEGNO

Fonte www.edscuola.eu – Una delle condizioni previste dalla legge 62/2000 per ottenere la parità scolastica è “l’applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio”.

Per anni l’inserimento di alunni con disabilità nelle scuole paritarie, alle stesse condizioni assicurate dalle scuole statali, è stato oggetto di polemiche per presunte discriminazioni od omissioni. Al di là delle critiche, c’è stata una questione portata avanti da alcune scuole paritarie che, pur assicurando correttamente l’impiego di docenti di sostegno per l’integrazione degli studenti con disabilità accolti, ne chiedevano allo Stato un contributo finanziario aggiuntivo per sostenere gli oneri connessi.

Tra questi, l’istituto delle Suore Marcelline intraprendeva nel 2004 una causa per ottenere dal ministero dell’istruzione il rimborso delle spese sostenute (quasi 29 mila euro) per due docenti di sostegno. Il Tribunale accoglieva la richiesta ma il Miur l’appellava. Poi di sentenza in sentenza, di appello in appello, la questione è arrivata fino alla Cassazione che si è definitivamente pronunciata il 16 maggio scorso, respingendo le pretese della scuola.

La Corte di Cassazione ha giudicato infondata la richiesta “perché l’onere di sopportare tutte le spese necessarie per i servizi erogati dalle “scuole parificate”, ivi incluse quelle per l’attività degli educatori di sostegno, grava sulle scuole stesse, sulla base del richiamato principio desumibile dall’art. 33 della Costituzione (senza oneri per lo Stato) e del citato quadro normativo di riferimento, nonché dei relativi atti e provvedimenti attuativi”.

A ben vedere, però, quella che può sembrare una sconfitta delle scuole paritarie diventa invece una affermazione del riconoscimento dell’effettiva parità delle stesse con quelle statali.

 

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“FRATELLI INVISIBILI, FATEVI VEDERE!”

“Premessa. Conosco molti fratelli di persone con disabilità. Una l’ho anche sposata, ventidue anni fa. Per questo, perché credo di sapere cosa voglia dire crescere con una presenza “ingombrante” e quanti sentimenti contrastanti (e potenti) dimorino in queste famiglie, vorrei scrivere questo post “in punta di piedi”. Per dare l’idea, mi sento come uno che va a far visita a una persona ricoverata in ospedale. Vorrei bussare, esser sicuro di non disturbare, entrare con un sorriso e un mazzo di fiori. Pronto a lasciare la stanza, se mi accorgo che non è il momento giusto. E mi piacerebbe molto se queste righe servissero da stimolo per far venir fuori le storie e i pareri di tanti fratelli e sorelle.

I siblings (una parola inglese che indica i fratelli in senso generico, a prescindere dal sesso) o i “numeri due”, come li ha battezzati Simone Fanti in un bellissimo post su questo blog. Donne e uomini troppo spesso invisibili, che magari però hanno una gran voglia di farsi vedere”: inizia così l’articolo di Marco Piazza, giornalista del del corriere.it, dedicato al progetto “Fermo Immagine – fratelli a confronto. Percorsi culturali sulla vita delle persone con disabilità e dei loro fratelli e sorelle” e al convegno del 12 maggio u.s. a questo legato.

Un articolo che invita gli stessi Siblings e tutte le famiglie di persone con disabilità a far sentire la propria voce, a raccontare la propria storia per condividerla e sensibilizzare così l’opinione pubblica su tante tematiche e problematiche che caratterizzano la vita di chi ha una disabilità e dei suoi amici e familiari.

Quello che si vuole creare, quindi, è un vero e proprio dibattito che riesca ad alzare il velo dell’invisibilità che spesso, soprattutto in questo periodo di crisi, cade sulle persone con disabilità.

Per leggere l’articolo e lasciare una testimonianza clicca qui

Per saperne di più sul progetto “Fermo Immagine” e scaricare gli atti del convgeno del 12 maggio 2014, clicca qui

Per vedere il videodocumentario, clicca qui

 

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EXPO, PARTITO IL PIANO PER RENDERE MILANO ACCESSIBILE AL 100%

Fonte www.superabile.it – “ Abbiamo cominciato con i tavoli più urgenti: accessibilità dell’evento e ricettività per l’offerta turistica e culturale”. Così Franco Bomprezzi, presidente di Ledha e responsabile del tavolo di discussione sull’accessibilità di Expo, una task force voluta dal Comune per mettere insieme associazioni e responsabili dell’esposizione universale. Il piano per un’Expo al 100% accessibile è partito: primo obiettivo è individuare dieci percorsi accessibili alle persone con tutti i tipi di disabilità per raggiungere i luoghi più importanti della città. Comune, associazioni, Atm, Metropolitane, Expo spa sono tutti d’accordo per muovere i primi passi concreti in questa direzione.

Isabella Menichini da gennaio è direttore del settore servizi per la disabilità, la salute mentale e la domiciliarità del comune di Milano. Condivide con Franco Bomprezzi i prossimi passi: “L’individuazione dei percorsi sarà un lavoro molto pratico: ci sono dei gruppi che stanno già testando i percorsi, insieme ad alcuni tecnici. Atm (l’Azienda del trasporto milanese, ndr) ha già fatto un monitoraggio della situazione dei mezzi”.

Con Expo sarà poi istituito un unico sportello di accoglienza per persone con disabilità, dove saranno disponibili tutte le informazioni. È uno dei risultati che dovrà raggiungere il tavolo su turismo e ricettività.

Per il mondo della disabilità “Expo diventa un grimaldello per risolvere i problemi cittadini anche con risorse aggiuntive”, sostiene Bomprezzi. La trasformazione di Milano in città accessibile a tutti, prosegue “è un modo per ri-motivare coloro che dopo quello che è successo pensano ancora che sia valida. Per lo meno sarà uno sforzo che avrà una ricaduta concreta e resterà”.

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RENZI: IN AUTUNNO IL VERTICE EUROPEO DEL TERZO SETTORE

Fonte www.vita.it – Si è svolto ieri l’incontro del premier Matteo Renzi e del sottosegretario al Welfare Luigi Bobba con il comitato editoriale di Vita. Renzi dopo aver ascoltato gli interventi dei massimi dirigenti delle più importanti organizzazioni della società civile italiana, ha replicato punto per punto, annunciando, fra l’altro, la convocazione di un summit europeo sul Terzo settore in occasione del semestre italiano da tenere a Milano fra ottobre e novembre.

Le conclusioni dei lavori sono invece state affidare a Bobba (che il 6 giugno sarà di nuovo ospite di Vita per raccogliere di persona le osservazioni al testo di riforma delle associazioni del comitato editoriale).

Di seguito lo stenografico integrale dei due interventi (da domani alle 14.30 sarà anche possibile rivedere il video integrale della riunione).

Renzi: Riforma Terzo settore? Il disegno che ho in testa sarà chiaro dopo le elezioni europee

«In questo momento di campagna elettorale tutte le iniziative sembrano spot, ma fra una settimana per fortuna sarà finita. Il ragionamento sul Terzo settore si colloca in un quadro più ampio. In un quadro di sistema. Io sono qui a Vita non per un tributo, questo non è un omaggio, sono qui per costruire un pezzo di futuro in base all’idea che abbiamo dell’Italia. Siamo in campagna elettorale e non è questo il momento di rivelarvi tutto il disegno che ho in testa. Di questo voglio parlare nei prossimi mesi. Noi il 27 giugno andiamo in Consiglio dei ministri con una testo, ma è chiaro che guardando alcuni volti e alcune facce qui da voi, mi viene da dire che se non impostiamo un ragionamento sulla sanità la riforma è monca, e lo stesso vale per la scuola e il servizio civile. La questione educativa è centrale nel Paese, è di questo che vorrei discutere con voi. Non voglio fare il capoclan dell’Italia. Tutto è parziale, lo so però noi iniziamo e iniziamo compiutamente. Molte cose posso essere completate anche dopo il 27.

Mi chiedete del sistema camerale? Quando si inizia tutti dicono di iniziare da quello accanto, però se aboliamo le province e il Senato, possiamo anche affrontare il nodo delle camere di commercio (abolire l’obbligo di adesione, varrebbe circa 1 miliardo di euro di tassazione in meno). Stiamo facendo la più grande campagna d’ascolto in questo Paese.

Sulle adozioni internazionali: la vicenda del Congo la sto seguendo personalmente. se non ne parliamo è per una scelta, vogliamo portare a casa il risultato, e io continuerò a non parlarne a non parlarne. Sono d’accordo su ragionare sull’adozione europea e le sue finalità. Dico poi a Gigi Bobba che sarebbe una buona idea se noi proprio a Milano utilizzassimo il semestre per raccontare le best practice del settore. Un appuntamento del semestre a ottobre-novembre sul Terzo settore, altrimenti detto prima.

Il tema Iva è un casino, ci sono 721 agevolazioni Iva, è un casino. per questo vogliamo costruire testi unici. Dobbiamo cambiare il modo di fare le leggi, non possiamo cambiare un pezzettino alla volta. In Italia l’Agenzia delle Entrate non è parte è controparte del cittadino. Questo non funziona e genera contenziosi fiscali difficili, tipici di uno Stato che incasina le cose. Se ci applichiamo le tasse le possiamo pagare con un SMS.

Condivisa la visione del servizio civile come fucina di dirigenti del non profit su questo andremo avanti spediti. Io credo alla costruzione di comunità, il vero argomento per fare servizio civile è il rito civile iniziatico che rappresenta.

Voucher? Non ci può essere un’estremizzazione nè da un lato nè dall’altro. Su questo sono molto democristiano, valutiamo di caso in caso e creiamo un meccanismo equilibrato. Da lettore di Vita dico che l’Expo deve comprendere anche il nodo della fame del mondo, ci sono 827 milioni di persone che sono a rischio di fame, poi ci sono 1,1 miliardi di obesi. Questo non può più essere, c’è qualcosa che non va. Dobbiamo intervenire. anche a livello culturale, partendo dalle scuole. Il tema dell’Expo deve avere anche una valenza educativa.

Le raccolte fondi? La televisione pubblica dovrebbe riflettere molto sulle modalità di raccolta fondi. Queste ore in cui discutiamo di elezioni europee dovrebbero servire a capire come l’Europa si occupa della Libia. Dov’è la politica estera europea se ogni Paese manda un suo inviato? Il tema della Libia è uno dei temi su cui dovremmo riflettere, lì c’è la più grande azienda italiana, l’Eni, è il più grande paese da dove partono i nostri fratelli e le nostre sorelle immigrati. Mettiamo le associazioni che fanno accoglienza ai profughi sulle coste libiche? Secondo me sì.

Bobba : la riforma è una sfida a tutto il non profit Il disegno dovrebbe avere uno sgurdo civilistico, fiscale e sulle legislazioni di settore che non spariscono. L’idea di riordinare le norme non cancella le differenziazioni che sono presenti in questo mondo, che rimangono. La nascita di una vera e propria Authority serve proprio per controllare e promuovere il sistema. Tre focus: i comportamenti delle persone in termini donativi, la forma organizzata dei comportamenti sociali, e poi le reti . Questi tre livelli vanno valorizzati e integrati.

Sul servizio civile: io credo che sarà una bella sfida per le associazioni, che vanno chiamate in causa a livello di finanzimento al pari di Stato, regioni ed enti locali. Questa esperienza può essere strumento di reclutamento dei futuri dirigenti delle associazioni. Sui voucher penso al modello francese, che avrebbe la funzione di organizzare offerta e domanda del secondo welfare, che ormai vale più del dobbio di quanto spendono i comuni. Questo è un vettore importante di trasformazioni delle associazioni e dei servizi.

Impresa sociale? Forse vale la pena scorporare questo passaggio dalla riforma in modo da assicurargli un iter più veloce.

Per approfondire

Leggi l’articolo “Terzo settore, Renzi e la riforma: È una tessera di un puzzle più grande”

Leggi l’articolo “Riforma terzo settore, dalle associazioni 420 “contributi” in sette giorni”

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LA GUIDA PER OSPEDALI ACCESSIBILI

Fonte www.superabile.it – Contro il paradosso che vede le strutture sanitarie ancora impreparate a gestire la disabilità, arriva in Francia la guida per l’accessibilità di cliniche e ospedali.

Un’idea della Mutuelle Nationale des Hospitaliers et des professionnels de la santé et du social (MNH), attenta alla garanzia di un’accessibilità non solo tecnica (accessibilità degli ascensori, dei locali, dei parcheggi, dei percorsi all’interno e all’esterno degli edifici, dei servizi), ma anche relazionale che vada incontro alle specificità di tutte le tipologie di handicap – motorio, ma anche sensoriale, cognitivo e psichico.

Per facilitare l’ingresso, l’orientamento, la permanenza degli utenti nelle strutture pubbliche, dando il giusto peso anche all’accoglienza di disabilità meno evidenti.

La guida, che mira ad incrementare il livello di sicurezza, tutela e autodeterminazione delle persone con disabilità, sarà distribuita in primo luogo ai direttori di stabilimenti pubblici e privati, oltre che ai direttori delle risorse umane, ai comitati d’impresa per i centri privati e alle diverse federazioni di settore. Nel pieno rispetto dei diritti di tutti i pazienti.

                         

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Quel che chiediamo all’Europa e ai suoi nuovi Parlamentari

Fonte www.superando.it Un Manifesto in sei punti, elaborato dal Forum Europeo della Disabilità e rivolto a tutti coloro i quali si candideranno alle prossime Elezioni Europee del 22-25 maggio, per far sì che nei loro programmi vengano inclusi alcuni fondamentali princìpi riguardanti le persone con disabilità e le loro famiglie

Parlamento Europeo di Bruxelles

Sono esattamente sei e tutti estremamente significativi, i punti che compongono il Manifesto elaborato dall’EDF – il Forum Europeo della Disabilità che rappresenta milioni di persone con disabilità di tutta Europa -, documento rivolto a quanti si candideranno alle prossime Elezioni Europee del 22-25 maggio, per far sì che nei loro programmi vengano inclusi alcuni fondamentali princìpi riguardanti le persone con disabilità e le loro famiglie. Li elenchiamo qui di seguito.

1. Promozione di un’Europa inclusiva, sostenibile e democratica
L’EDF insiste per un’Europa che abbandoni le politiche di austerità, rimettendo al centro della propria azione le persone, l’inclusione, la solidarietà, l’uguaglianza e la legittimità democratica. Viene ritenuta questa l’unica strada possibile, per riguadagnare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni europee.

2. La riforma delle politiche economiche e sociali del Vecchio Continente assicuri la tutela e il godimento dei diritti dei cittadini europei con disabilità
A causa di tagli senza precedenti nella spesa sociale – è l’analisi dell’EDF – milioni di persone con disabilità sono venute a trovarsi in una situazione di povertà ed esclusione sociale. Ma i servizi sociali sono fondamentali per consentire alle persone con disabilità di condurre una vita indipendente e di partecipare pienamente alla società, ciò che è garantito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Unione Europea come organismo a sé stante e anche da venticinque dei ventotto Paesi che ne fanno parte. Come si può vedere negli elenchi qui in calce, mancano ancora all’appello della ratifica la Finlandia, l’Irlanda e l’Olanda.

3. Rendere accessibili per tutti i beni e i servizi
Per ottenere questo risultato, l’EDF indica alcuni strumenti necessari, vale a dire:
– l’European Accessibility Act, norma continentale a dir poco attesa, sull’accessibilità dei beni e dei servizi nel mercato interno europeo;
– la proposta di una Direttiva Europea sull’accessibilità dei siti internet pubblici;
– l’accessibilità dei servizi di trasporto e delle infrastrutture;
– la rimozione di tutti gli ostacoli alla libertà di movimento delle persone con disabilità e dei loro familiari;
– rendere i fondi europei liberamente accessibili anche alle persone con disabilità.

4. L’adozione di una Direttiva, già oggetto di proposta, contro tutte le discriminazioni
È urgente, secondo l’EDF, che l’Unione Europea adotti una Direttiva già oggetto di proposta, così come è stata emendata dal Parlamento Europeo, che rafforzi la tutela delle persone con disabilità (considerate insieme ad altri gruppi) nei confronti delle discriminazioni, in ogni momento della vita e del lavoro.

5. Rapida ratifica da parte dell’Unione Europea e di tutti quegli Stati Membri che non l’abbiamo ancora fatto, del Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità
Il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta. Si tratta insomma di uno strumento che rafforza certamente l’implementazione della Convenzione stessa. L’EDF chiede pertanto sia all’Unione Europea come organismo a sé stante – che al momento ha solo ratificato la Convenzione – sia agli Stati Membri che non lo abbiano ancora fatto (Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca e Romania) di procedere quanto prima.

6. Rivedere i meccanismi istituzionali e normativi europei, in modo tale che tutti tengano conto dei princìpi fissati dalla Convenzione ONU, avvalendosi altresì del contributo diretto delle persone con disabilità
In tal senso l’EDF sottolinea che l’Unione Europea ha l’obbligo di implementare attivamente la Convenzione ONU, sia rispetto ai propri meccanismi interni, sia rivedendo e modificando tutte le leggi e le prassi esistenti che discriminano le persone con disabilità, sia infine elaborando nuove norme, politiche e programmi sempre in linea con la Convenzione. (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Lila Sylviti (Ufficio Comunicazione dell’EDF), lila.sylviti@edf-feph.org.

Sono questi i 145 Paesi (compresa l’Unione Europea), che ad oggi, 6 maggio 2014, appaiono nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU, come ratificatori della Convenzione. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia (29 luglio 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008) – Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Uruguay (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna (8 giugno 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca (24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi (27 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran (23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Emirati Arabi Uniti (19 marzo 2010) – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011) – Pakistan (5 luglio 2011)  Bahrein (22 settembre 2011)  Lussemburgo (26 settembre 2011)  Capo Verde (10 ottobre 2011)  Indonesia (30 novembre 2011)  Myanmar (7 dicembre 2011)  Macedonia (29 dicembre 2011)  Bulgaria (22 marzo 2012)  Mozambico (30 gennaio 2012)  Mauritania (3 aprile 2012)  Estonia (30 maggio 2012)  Grecia (31 maggio 2012)  Gibuti (18 giugno 2012)  Nauru (27 giugno 2012)  Benin (5 luglio 2012)  Liberia (26 luglio 2012)  Ghana (31 luglio 2012)  Afghanistan (18 settembre 2012)  Swaziland (24 settembre 2012)  Polonia (25 settembre 2012)  Russia (25 settembre 2012)  Israele (28 settembre 2012)  Dominica (1° ottobre 2012)  Malta (10 ottobre 2012)  Cambogia (20 dicembre 2012)  Albania (11 febbraio 2013)  Barbados (27 febbraio 2013)  Iraq (20 marzo 2013)  Norvegia (3 giugno 2013)  Palau (11 giugno 2013)  Singapore (18 luglio 2013)  Kuwait (22 agosto 2013)  Zimbabwe (23 settembre 2013)  Venezuela (24 settembre 2013)  Papua Nuova Guinea (26 settembre 2013)  Kiribati (27 settembre 2013)  Tuvalu (18 dicembre 2013)  Costa d’Avorio (10 gennaio 2014)  Giappone (20 gennaio 2014) – Andorra (11 marzo 2014) – Georgia (13 marzo 2014) – Stato di Palestina (2 aprile 2014) – Svizzera (15 aprile 2014).

Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 79 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) –  Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo (23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011)  Cipro (27 giugno 2011)  Lussemburgo (26 settembre 2011)  Uruguay (28 ottobre 2011)  Macedonia (29 dicembre 2011)  Mozambico (30 gennaio 2012)  Mauritania (3 aprile 2012)  Estonia (30 maggio 2012)  Grecia (31 maggio 2012)  Gibuti (18 giugno 2012)  Benin (5 luglio 2012)  Ghana (31 luglio 2012)  Afghanistan (18 settembre 2012)  Swaziland (24 settembre 2012)  Dominica (1° ottobre 2012)  Malta (10 ottobre 2012)  Palau (11 giugno 2013)  Zimbabwe (23 settembre 2013) – Andorra (11 marzo 2014).

Suggeriamo anche la consultazione di: www.un.org/disabilities.