Cerca

Blog

Diadmin

PROTESI E AUSILI: L’OMS VUOLE FARE LA LISTA DI QUELLI “ESSENZIALI”.

Fonte www.quotidianosanita.it – Basandosi sull’esperienza di successo della “Lista dei Farmaci Essenziali”, l’OMS sta sviluppando una Lista di Ausili Tecnici Prioritari per assistere gli Stati membri nel pianificare politiche e programmi e per farlo ha dato vita ad una survey: si dovranno scegliere 50 dispositivi su un totale di 100 suddivisi per varie aree d’interesse: dalla vista all’udito passando per la mobilità.

L’obiettivo principale di questa iniziativa e quello di migliorare l’accesso ad ausili tecnici che siano di alta qualità ma di prezzo abbordabile e al sondaggio avviato dall’OMS  per identificare i 50 Ausili Tecnici di Maggiore Priorità possono partecipare tutti gli interessati, in particolare gli utilizzatori attuali o potenziali di ausili tecnici, i loro familiari e le loro organizzazioni. Il modulo, dopo avere selezionato i 50 Ausili Tecnici di Maggiore Priorità, dovrà essere inviato a assistivetechnology@who.int.

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

Per scaricare il modulo clicca qui

Diadmin

E ORA NON MI RINCHIUDERE

Fonte www.superando.it – Il documento (“E ora non mi rinchiudere. Manifesto per la vita libera delle persone con disturbi mentali e disabilità intellettiva, contro il rischio di una nuova istituzionalizzazione”) è stato sottoscritto – come riportato anche nell’elenco in calce – dalle reti di secondo livello FISH Toscana (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), DIPOI (Coordinamento Toscano delle Associazioni e Fondazioni per il Durante e Dopo di Noi) e Coordinamento Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale, oltreché da numerose Associazioni di genitori di persone con autismo, disabilità intellettive e mentali, ma anche da centri abilitativi, dirigenti di servizi pubblici e altre organizzazioni impegnate contro le discriminazioni.

Esso verrà pubblicamente presentato e discusso nel corso di una conferenza organizzata dall’Associazione Autismo Toscana il 27 febbraio prossimo a Empoli (Firenze), presso la Sala Conferenze dell’Agenzia per lo Sviluppo Empolese Valdelsa (ASEV).

Il documento è composto da sei punti:

La vita è uguale per tutti

Liberi di vivere con la famiglia, gli amici, la comunità di appartenenza

Liberi di lavorare

Liberi di esprimere desideri e talenti

Liberi di autodeterminarsi

La diversità è una ricchezza della comunità

Il documento integrale è disponibile qui

Diadmin

ACCESSIBILITÀ: SI STUDIANO PRASSI DI RIFERIMENTO PER ABBATTIMENTO BARRIERE ARCHITETTONICHE

Fonte www.disabili.com – Sul fronte barriere architettoniche, sappiamo bene che una progettazione “for all” a monte è sempre la cosa più auspicabile, e in questa direzione ci si sta finalmente, lentamente, muovendo. Nel frattempo, la necessità è anche quella di rimuovere le barriere architettoniche già esistenti, per far sì che l’accessibilità non sia solo una cosa futura ma, quanto più possibile, anche presente.

UN PROGETTO DI PRASSI – La necessità è quindi quella di fornire ai professionisti delle linee guida per la progettazione dell’abbattimento delle barriere architettoniche in un’ottica di accessibilità per tutti. Ed è questo l’obiettivo che si è posto l’ UNI (Ente Italiano di Normazione), in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati (CNGeGL) e con FIABA – Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche, dando il via a dei lavori per una elaborazione di un progetto che porterà a prassi di riferimento per tutti.

COSA SONO LE PRASSI DI RIFERIMENTO – Le prassi di riferimento sono documenti- linee guida con prescrizioni o modelli applicativi di norme tecniche, che vengono elaborate da un ristretto numero di autori competenti, dopo aver appurato che mancano, sullo stesso argomento, norme o progetti di norma al momento attuale. Va ricordato che si tratta di un documento para-normativo nazionale “che va nella direzione auspicata di trasferimento dell’innovazione e di preparazione dei contesti di sviluppo per le future attività di normazione, fornendo una risposta tempestiva ai mercati in cambiamento”.

E’ quindi una condivisione e formalizzazione di contenuti tecnici innovativi spesso formulati sulla base di documenti già consolidati in forma privata o consorziata. In questo caso le prassi di riferimento che si vogliono formulare appartengono alla sfera dell’accessibilità, al cosiddetto “Design for all”.

A COSA SERVONO – L’obiettivo, in questo caso, è quello di giungere a delle linee guida utili ai professionisti impegnati nella riprogettazione di contesti già costruiti, per una progettazione accessibile degli spazi, siano essi pubblici o privati. Si definirà, con questo documento, una metodologia di rilevazione delle barriere esistenti, ”indicando quindi i metodi ed i percorsi per la mitigazione del disagio, fornendo altresì un quadro delle possibili soluzioni tecniche applicabili per la risoluzione delle criticità rilevate grazie anche all’applicazione di strumenti legislativi, di normazione tecnica o di buone pratiche esistenti messe in atto”.

CHI SONO GLI AUTORI – Il progetto vedo il coinvolgimento degli esperti di CNGeGL, FIABA e del sistema UNI. L’attività, in particolare, si baserà sull’esperienza e i risultati del progetto “I futuri geometri progettano l’accessibilità”, un’iniziativa che CNGeGL e FIABA hanno intrapreso da qualche anno con lo scopo di sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori degli Istituti Tecnici, Costruzioni, Ambiente e Territorio al tema dell’accessibilità per tutti e dell’abbattimento delle barriere architettoniche.

Per informazioni www.uni.com

Diadmin

AGGIORNAMENTO AGEVOLAZIONI FISCALI PER PERSONE CON DISABILITÀ

Fonte www.disabili.comL’Agenzia delle Entrate ha recentemente aggiornato, per il 2016, la guida che raccoglie le principali agevolazioni fiscali a favore delle persone con disabilità e i loro familiari.

Di seguito è disponibile un breve riassunto delle macroaree di agevolazioni, riguardanti il settore auto, i sussidi tecnici e informatici e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Vediamole nello specifico.

VEICOLI

Chi ne ha diritto?

non vedenti, gli ipovedenti (con un residuo visivo non superiore a un decimo ad entrambi gli occhi) e sordi

persone con disabilità psichica o mentale (detentori dell’indennità di accompagnamento) – certificati con verbale della Commissione per l’accertamento dell’handicap presso l’Asl

persone con disabilità con grave limitazione delle capacità di deambulazione (anche persone che hanno subito pluriamputazioni) o con disabilità grave derivante da patologie che comportano una limitazione permanente delle capacità motorie

persone con disabilità con ridotte o impedite capacità motorie – in questo caso il diritto alle agevolazioni è condizionato all’adattamento del veicolo In cosa consiste l’agevolazione sui veicoli –

Per l’acquisto di auto, la persona con disabilità – o il familiare che l’ha in carico fiscalmente – ha diritto all’iva al 4% anziché al 22, e ad una detrazione dall’Irpef pari al 19% del costo sostenuto su una spesa massima di 18.075,99€, utilizzabile una sola volta (per un solo veicolo). La detrazione è prevista anche per le spese di riparazione; l’iva agevolata può essere applicata anche alla riparazione degli adattamenti realizzati sulle autovetture delle persone con disabilità e alle cessioni dei ricambi relativi agli stessi adattamenti

SUSSIDI TECNICI INFORMATICI

Chi ne ha diritto

– Coloro i quali possono usufruire di questa agevolazione sono persone con disabilità di cui all’articolo 3 della legge n. 104/92.

In cosa consistono le agevolazioni: oltre alla detrazione Irpef del 19% si applica su questi oggetti l’aliquota Iva agevolata al 4%, i quali devono essere necessari per facilitare l’autosufficienza e l’integrazione. Alcuni esempi di sussidi tecnici e informatici sono i computer, telefono, modem, fax ecc. La documentazione necessaria che la persona con disabilità deve consegnare al venditore prima dell’acquisto comprende una specifica prescrizione rilasciata dal medico specialista dell’ASL di appartenenza (con il collegamento funzionale tra la menomazione e il sussidio) e un certificato rilasciato sempre dalla stessa, attestante l’invalidità motoria o visiva, uditiva o del linguaggio (e il carattere permanente della stessa).

BARRIERE ARCHITETTONICHE

Per l’abbattimento delle barriere architettoniche sono previste delle agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia sugli immobili: la quota di detrazione Irpef è pari al 50% su un importo massimo di 96.000€ (se la spesa è sostenuta tra il 26 giugno 2012 e 31 dicembre 2016) e detrazione del 36% su un importo massimo di 48.000€ per le spese effettuate dal 1° gennaio 2017.

Quali interventi rientrano nell’abbattimento delle barriere architettoniche? L’installazione di ascensori o montacarichi, lavori tecnologici per favorire la mobilità interna ed esterna delle persone con handicap grave (ai sensi dell’art. 3 comma 3 della legge 104/92). La detrazione non è fruibile contemporaneamente alla detrazione del 19% prevista per le spese sanitarie riguardanti i mezzi di sollevamento della persona con disabilità.

Si segnala che tutte le indicazioni utili per usufruire della detrazione (per esempio, l’obbligo di pagare le spese con bonifico, quello di ripartire la detrazione in dieci anni) sono illustrate nella guida “Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali” consultabile sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate nella sezione “l’Agenzia informa”.

Per scaricare la guida 2016 clicca qui

Diadmin

TRASFERITA ALLE REGIONI L’ASSISTENZA DEGLI STUDENTI CON DISABILITÀDELLE SUPERIORI

Fonte www.edscuola.euSembra destinata a soluzione l’annosa contesa su chi debba sostenere gli oneri economici relativi al servizio di assistenza degli studenti con disabilità frequentanti le scuole secondarie di secondo grado.

La legge di Stabilità 2016 mette sul piatto un contributo di 70 milioni di euro, trasferendo direttamente alle Regioni le funzioni attribuite alle Province.

Comuni vs. Province

Proprio a ridosso dell’entrata in vigore della legge di Stabilità è stata depositata il 5 gennaio la sentenza n. 9 con cui il Tar Lombardia ha giudicato il ricorso proposto da un Comune volto all’accertamento della spettanza in capo alla Provincia degli oneri economici relativi al servizio di assistenza degli studenti con disabilità frequentanti le scuole superiori residenti nel Comune. Problema che coinvolge i numerosi Comuni che si sono fatti carico dei servizi di assistenza e trasporto scolastico degli studenti con disabilità, i cui oneri dovrebbero invece spettare alle Province. Il sindaco ha chiesto alla Provincia di risarcire o, in subordine, restituire la somma spesa per l’erogazione di questi servizi. Di fronte all’ennesimo rifiuto, si è rivolto al Tar per accertare la spettanza in capo alla Provincia dell’onere economico, chiedendo l’annullamento del diniego del rimborso delle spese sostenute, di condanna al risarcimento ovvero al rimborso, a duplice titolo (arricchimento senza causa o gestione di affari altrui), di quanto speso per erogare i servizi.

Purtroppo non si ha l’esito della controversia, perché i giudici lombardi si limitano a rilevare che, secondo giurisprudenza consolidata, la giurisdizione appartiene al giudice ordinario, in quanto – ed è questa la novità – l’assunzione in via autonoma da parte del Comune di un servizio spettante alla Provincia senza alcun previo accordo contrattuale o negoziale tra le parti può dare origine ad un’azione di indebito arricchimento ai sensi dell’articolo 2041 Cc.

La “pezza” della legge di Stabilità

A chiudere la disputa per il futuro è arrivata la legge di Stabilità n. 208/2015, che col comma 947 si occupa proprio delle funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, collegato al processo di riordino delle Province alle quali l’articolo 139 del Dlgs 112/1998 ha attribuito le funzioni suddette in relazione all’istruzione secondaria superiore. Funzioni che sono attribuite ai Comuni in relazione agli altri gradi di scuola.

Con l’intervento legislativo, le funzioni delle Province sono attribuite alle Regioni a decorrere dal 1º gennaio 2016, fatte salve le norme che le abbiano già attribuite alle Province stesse ovvero alle Città metropolitane o ai Comuni. Ai fini della sostenibilità del trasferimento, il legislatore carica un contributo di 70 milioni di euro per il 2016, il cui riparto è rinviato ad apposito Dpcm da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge. Contributo che potrà essere frazionato, sulla base dell’anno scolastico di riferimento, in due tranches, tenendo conto dell’effettivo esercizio delle funzioni.

Il pagamento della retta

Rimangono invece in carico ai Comuni gli oneri derivanti dall’esecuzione di provvedimento giudiziale che ha disposto il collocamento di un minore presso una comunità terapeutica. Lo afferma la sezione regionale di controllo per il Molise della Corte dei conti con la deliberazione n. 2 dell’11 gennaio, in risposta al quesito se la relativa spesa debba essere sostenuta dalla famiglia di appartenenza, eventualmente con compartecipazione del Comune, ovvero esclusivamente dall’ente medesimo. Risponde la sezione che, ai sensi dell’articolo 25 del Rdl n. 1404 del 1934, le spese per il collocamento del minore presso una comunità terapeutica sono a carico della famiglia di appartenenza, sebbene debbano essere anticipate dal Comune, a cui spetta anticipare le spese salvo rivalersi nei confronti dei genitori del minore che, in quanto unici obbligati, saranno tenuti all’integrale rimborso.

A tale regola può fare eccezione, su previsione giurisdizionale, la sola ipotesi in cui la famiglia di appartenenza versi in uno stato di indigenza tale da non essere in grado di contribuire totalmente o parzialmente al pagamento delle rette di mantenimento presso la struttura individuata.

Diadmin

RIFORMA TERZO SETTORE, RIPRENDE L’ITER

Fonte www.vita.it“Parere non ostativo”. È arrivato nella seduta di giovedì 4 febbraio il tanto atteso via libera da parte della Commissione Bilancio all’avvio della discussione in Commissione Affari Costituzionali delle legge delega di riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e del servizio civile universale.

Il nodo, come spiegava il sottosegretario Luigi Bobba riguardava la copertura del cosiddetto “Fondo Progetti”. La quadra è stata trovata grazie all’emendamento 10.200 presentato dal relatore Stefano Lepri, che il viceministro all’Economia Enrico Morando ha giudicato come idoneo «dal punto di vista della correttezza della copertura e della capienza dei fondi indicati».

A questo punto quindi la discussione in commissione Affari Costituzionali a palazzo Madama ripartirà già nelle sedute di domani e dopodomani così come previsto dall’ordine del giorno.

Quanto potrà arrivare in Aula la riforma? Difficile fare previsioni certe, verosimilmente però potrebbe essere calendarizzata entro le prossime due settimana per poi venir discussa nella seconda metà del mese di marzo. Anche perché prima i senatori dovranno sbrigliare la matassa delle unioni civile e affrontare il dibattito sul decreto Milleproroghe su cui con ogni probabilità il Governo porrà la questione di fiducia e quello sull’omicidio stadale.

Prima di arrivare in Aula comunque l’esecutivo presenterà in Commissione Affari Costituzionali l’emendamento che introdurrà nell’articolato la nascita della Fondazione Italia Sociale, la cosiddetta “Iri del sociale” che sta tanto a cuore al consigliere del premier Matteo Renzi per il Terzo settore e per il sociale Vincenzo Manes. Una volta raccolto il voto favorevole di palazzo Madama, la delega dovrà comunque tornare a Montecitorio per l’approvazione definitiva.

Diadmin

QUATTRO COSE CHE NESSUNO ANCORA HA DETTO SUL DOPO DI NOI

Fonte www.vita.it – Vita No Profit continua ad approfondire la legge sul dopo di noi approvata ieri alla Camera, la prima legge importante sulla disabilità dopo la Convenzione Onu, su un tema delicatissimo e oggi come mai cruciale. Propopne qui un’analisi dettagliata di Roberto Speziale, presidente di Anffas, che ha seguito fin dal’inizio il cammino della legge.

Qual è il suo giudizio, soprattutto riguardo tenendo conto degli emendamenti approvati in Aula?

Possiamo esprimere soddisfazione per questo primo e importante passo in avanti, ma al tempo stesso vogliamo ricordare a tutti gli attori istituzionali e non che il sì dell’Aula di Montecitorio di certo non risolve totalmente le problematiche del Durante e Dopo di Noi. Devo dire che alcuni emendamenti approvati in Aula sono significativamente migliorativi, ad esempio il rafforzamento della possibilità di continuare a vivere nella propria abitazione, con il solo requisito dell’abitabilità perché non vogliamo che gli appartamenti si trasformino, per legge, in soluzioni sanitarizzate. Questo era un punto dirimente, proposto più volte da noi e finalmente entrato nel testo. In secondo luogo il Fondo da 90 milioni di euro istituito dalla legge di Stabilità è immediatamente reso disponibile e trasferito, quindi sarà utilizzabile già nel 2016, ci sono risorse subito, basterà fare un decreto e trasferire le risorse alle Regioni. Positivo, decisamente, il fatto che il Fondo – che nella legge di stabilità era triennale – diventa stabile, non è più un intervento spot.

Cosa continua a lasciarla perplesso?

Due aspetti, che dovranno essere corretti in Senato: la legge ora dà la possibilità all’amministratore di sostegno di rivedere il progetto di vita redatto, che è una cosa priva di senso, e il fatto che il trustee debba rendere conto del suo operato.

Non è una garanzia in più, positiva?

Sì, ma il problema è che non si sa a chi debba rendere conto, la legge non lo dice. Noi nel corso di tutti questi mesi abbiamo segnalato più volte il fatto che sarebbe stato necessario normare meglio il trust, non è stato fatto, ora c’è il rischio che questo sia uno specchietto per le allodole, per rassicurare formalmente le perplessità sollevate ma senza che non si producano risultati. Il trustee deve rendere conto, certo, ma per come oggi è la normativa questo non è praticabile, si tratta di una norma inapplicabile. C’è anche ci critica il fatto che la legge utilizzi una terminologia anacronistica, come “persone affette da disabilità”, come prova dell’incompetenza dei parlamentari su questi temi.

È così?

Si tratta della prima importante sulla disabilità dopo la Convenzione Onu, certo anche la questione terminologica è rilevante. A chi fa questa critica però sfugge che ieri sia stato dato mandato al presidente della Camera per “pulire” il testo in questo senso e utilizzare ovunque il termine “persone con disabilità”. Anche questo è positivo.

Quindi valutazione nel complesso positiva?

Sì, anche se avremmo voluto un più esplicito riferimento alla deistituzionalizzazione, che pure è indicata come priorità, e soprattutto – ora vedremo come rafforzarlo a livello di regioni – il fatto che chi propone un progetto per il Dopo di Noi, chiedendo i finanziamenti di questa legge, garantisca non solo la costruzione di un edificio, quale esso sia, ma presenti anche un piano di gestione che assicuri la sostenibilità di questo progetto per almeno dieci anni altrimenti, non essendo LEA, non si capisce come potranno vivere queste realtà.

È o non è una legge a sostegno di muri e strutture come alcuni accusano?

Gli emendamenti approvati smorzano questa preoccupazione, ma di fatto dobbiamo riconoscere che la destinazione delle risorse andrà principalmente all’edilizia, alla costruzione di micro residenze. Si sarebbe dovuto sostenere di più la deistituzionalizzazione, ad esempio perché parlare di gruppi appartamento e non di un appartamento in un condominio normale? Non vogliamo più luoghi separati per le persone con disabilità: certo c’è chi ha bisogno di servizi complessi, ma molte persone possono vivere in appartamenti.

Avete esperienze in questo senso?

A Cinisello stiamo lavorando al Condominio “Arcipelago” che ha due servizi collegati: una “palestra” per le autonomie e la vita indipendente del “durante noi” per preparare le persone, alla vita in microcomunità con altri amici o senza disabilità. E dei gruppi appartamento che realizzano questa vita. Questo sarebbe stato un elemento qualificante di una legge che rispondesse non solo alle necessità del Dopo di Noi ma anche all’art 19 della Convenzione ONU. Analoghe esperienze le abbiamo a Mortara, Trieste, Ragusa, Grottammare: stiamo sperimentando a prescindere dalla legge in molte parti d’Italia una risposta alternativa alle RSA, RSD e varie strutture accreditate, il problema è che lo abbiamo sempre fatto con risorse delle famiglie e non con il sostegno del pubblico.

E qua veniamo al dibattito infuocato a cui abbiamo assistito in Aula: che ne pensa della concezione del M5S su pubblico e privato?

È stato un dibattito strumentale, molto ideologico e poco dentro la specifica questione. Il M5S non ha capito fino in fondo il tema.

È fondata la preoccupazione che legge sia un favore alle lobby assicurative?

Non c’è bufala più grande. Con questa legge, ho fatto i conti, si dà possibilità di dedurre dal reddito 40 euro: le pare che una famiglia deciderà di fare o non fare un’assicurazione in virtù di questo? Perché non sostenere le famiglie che – al di là delle risorse pubbliche – vogliono costruire situazioni che garantiscano il futuro dei loro figli, senza che venga meno l’obbligo dell’impegno pubblico?

Alle famiglie quindi interessano realmente gli strumenti assicurativi presenti nella legge?

Sì e già da tempo Anffas sta lavorando con Cattolica per mettere in piedi un prodotto assicurativo funzionale alle famiglie. Abbiamo fatto anche un ragionamento con il professor Marcello Esposito lì a Vita e un incontro con Unipol, stiamo costruendo cose che vanno nella direzione della corretta destinazione del patrimonio, non prestandoci ad alcun interesse delle assicurazioni di cercare nuovi clienti.

E sul trust, il punto caldo del dibattito?

Riteniamo che sarebbe il caso di normarlo a latere, prima dell’approvazione in Senato della legge sul Dopo di Noi. Il trust non è la panacea del durante e dopo noi. Avere un articolo di una legge sul dopo di noi che dettaglia così minuziosamente la disciplina del trust è una forzatura. La sostituzione fedecommissaria ad esempio è uno strumento giuridico già esistente, più confacente alle esigenze di cui parliamo, bastava fare riferimento a quello, è più certo e già definito. Oggi si può fare solo per le persone interdette, sarebbe solo da estendere a chi ha l’amministratore di sostegno.

Per approfondire

Leggi il comunicato stampa di Anffas Onlus sull’argomento