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INSEGNANTI DI SOSTEGNO, GOVERNO PRONTO A CAMBIARE: COMPETENZE ORGANIZZATIVE E SULLA PATOLOGIA, CARRIERE SEPARATE

Fonte – www.edscuola.eu/www.ilfattoquotidiano.itUn nuovo profilo professionale, con competenze ad ampio raggio, non solo didattiche. Una carriera (quasi) separata dai docenti comuni. Quindi anche un concorso ad hoc per entrare in ruolo, forse già dal prossimo bando. Sono i piani del Ministero per cambiare la figura degli insegnanti di sostegno in Italia. O si potrebbe dire rivoluzionare, vista la portata delle novità. “Il sistema attuale non funziona, non c’è inclusione. Era il momento di cambiare”, spiega Vincenzo Falabella, presidente della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap)*, associazione che ha partecipato al dibattito da cui nasce la proposta. “Fare l’insegnante di sostegno diventerà una scelta di vita”. Con tutte le conseguenze del caso, nel bene e nel male. “Il rischio – sostiene la Flc Cgil – è di snaturare gli insegnanti, assegnando loro compiti di natura non didattica per tagliare su altri servizi”.

LA PARTE MANCANTE DELLA RIFORMA – La “Buona scuola” non finisce con il piano straordinario di assunzioni, la valutazione dei docenti e l’alternanza scuola/lavoro. Il ddl approvato a luglio dal Parlamento contiene in coda una corposa parte di deleghe, che dovrà essere scritta nei prossimi mesi. Fra queste, quella per la riforma del sostegno, cruciale per la scuola e per tutta la società. Parliamo infatti di circa 110mila insegnanti (dati Miur 2014) a cui sono affidati quasi 210mila studenti con disabilità che hanno bisogno di sostegno a scuola. Problemi di grado e tipologia molto differente: ritardo intellettivo, disturbi del linguaggio e dello sviluppo le disabilità più frequenti. Per questo, e per garantire più continuità ai ragazzi, il Miur ha deciso di cambiare. Il sottosegretario Davide Faraone aveva dato più volte indicazioni sul futuro della categoria, parlando di docenti “più specializzati sulle disabilità”. Adesso quelle idee cominciano a prendere corpo: il 7 ottobre si è svolto il primo tavolo “di ascolto” al Ministero.

DOCENTE, MA NON SOLO INSEGNANTE – Innanzitutto bisogna capire quali saranno le funzioni del nuovo docente di sostegno, non più solo insegnante di classe e in classe. I sindacati parlando di “compiti medicalizzanti”, aggettivo usato in accezione negativa che non piace al Miur. Di certo, dovranno far fronte a quella necessità di “maggiore specializzazione sulla disabilità” indicata da Faraone, caricandosi di alcuni compiti degli educatori, magari con competenze anche di diagnosi e certificazioni sul grado di disabilità (che attualmente spettano alle Asl). In totale autonomia dovranno stilare il piano di studi personalizzato degli alunni. E avranno anche mansioni organizzative, curando i rapporti tra le varie parti del processo di inclusione (Asl, scuole, famiglie). Insomma, nascerà una figura nuova, nettamente separata da quella dell’insegnante comune. E infatti diversificato sarà anche il percorso di carriera.

CARRIERE (QUASI) SEPARATE – Nel ddl, poi trasformato in delega, si parla esplicitamente di “scelta professionale univoca” e “inquadramento dei docenti in appositi ruoli”, da cui non si potrà uscire con la “normale mobilità come avviene oggi”. Sono queste le parole chiave della riforma. Il Ministero pensa a quattro specifiche classi di concorso, una per ogni ordine di scuola (infanzia, primaria, medie e superiori). Novità assoluta, visto che oggi i docenti di sostegno sono inquadrati nelle classi di concorso delle loro materie. E per garantire la “continuità” ci sono due ipotesi sul tavolo: o raddoppiare l’obbligo di permanenza sul sostegno da 5 anni (soglia attuale) a 10 anni. O – in seconda battuta – vincolare il passaggio sulla materia al superamento di un apposito concorso. In entrambi i casi fare l’insegnante di sostegno diventerebbe una scelta di vita, quasi a vita.

NOVITÀ GIÀ DAL PROSSIMO CONCORSO – Non si sa le novità riguarderanno anche i neoassunti: dipende da quando la delega sarà pronta e diventerà operativa. Il prossimo concorso, comunque, sarà studiato per essere già in linea con la riforma. Il bando 2015 (atteso entro il primo dicembre) sarà una via di mezzo tra passato e futuro: concorso unico per tutti, ma con una prova specifica per il sostegno. Niente più “graduatoria incrociata”, dunque: fino ad oggi gli specializzati facevano l’esame sulla loro classe di concorso, per poi essere inseriti anche sulla graduatoria di sostegno col punteggio della materia. Adesso ci saranno due liste separate. Un’ulteriore incognita, anche perché un concorso sul sostegno non è mai stato fatto. Su cosa dovranno prepararsi gli aspiranti docenti? Per il futuro, poi, il Ministero prevede un concorso ad hoc per il sostegno, al termine di un apposito corso di formazione accorpato al corso di laurea (un po’ come dovrebbe essere per la formazione di tutti i docenti). Nell’attesa ci saranno altri Tfa: come dimostrato anche dall’ultimo piano di assunzioni (dove non tutti i posti sono stati coperti), gli insegnanti di sostegno sono pochi. Bisognerà abilitarne altri nei prossimi anni per far fronte al fabbisogno

PRO E CONTRO – Il progetto nasce per “migliorare la qualità dell’inclusione scolastica” e risolvere la “crescita esponenziale del contenzioso sulle ore di sostegno”. Per capire se ci riuscirà bisognerà attendere i dettagli della riforma. La onlus Fish è convinta di sì: “Da tempo portiamo avanti l’idea della carriera separata: solo così si può garantire la continuità didattica. Il sostegno sia una vocazione, non più un trampolino di lancio per la carriera curriculare”, spiega il presidente Falabella. “Giusto anche pensare ad una maggiore specializzazione degli insegnanti: servono più competenze per poter affrontare disabilità molto diverse”. Facile, però, immaginare pure le possibili controindicazioni: che il docente di sostegno diventi sempre meno insegnante e sempre più assistente. “Anche i ragazzi con disabilità hanno bisogno di docenti”, spiega la Flc Cgil. “I compiti non didattici devono essere svolti da altre figure. Forse il governo spera di risparmiare ampliando il raggio delle mansioni degli insegnanti di sostegno”. Oppure che la prospettiva di una scelta definitiva scoraggi i più qualificati, producendo l’effetto opposto a quello sperato. “Dieci anni sul sostegno possono essere molto pesanti, anche dal punto di vista fisico”, aggiunge il sindacato. “Professori di latino, o di matematica, sceglieranno ancora di dedicarsi al sostegno o si ridurrà ulteriormente la platea degli aspiranti?”. Tutti fattori di cui la riforma dovrà tenere conto. Siamo ancora ai primi passi, ma il percorso è cominciato.

* a cui aderisce ANFFAS Onlus

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SOSTEGNO SCOLASTICO, “IL PRIMO GIORNO NON È UGUALE PER TUTTI”

Fonte www.redattoresociale.it“Dalle tante denunce che arrivano alla Fish* Calabria si direbbe che non ci sono novità eclatanti in questo 2015, il copione è lo stesso degli anni precedenti: il primo giorno di scuola non è uguale per tutti. Vi sono luci e ombre sull’applicazione della riforma, la cosiddetta ‘Buona scuola’, e la sua attuazione nella realtà quotidiana; attuazione che sarebbe l’unico modo per non negare il diritto a tutti gli alunni, quindi anche a quelli con disabilità, di poter frequentare la scuola e poter godere in pieno delle opportunità formative”. A parlare così è Nunzia Coppedè, presidente calabrese della Fish, che lamenta le tante criticità rilevate per l’inserimento degli alunni con disabilità su tutto il territorio regionale.

“Anche quest’anno gli insegnanti di sostegno non bastano, gli assistenti educativi e della comunicazione non ci sono, ne stanno ancora discutendo nelle scuole – rimarca Coppedè – i comuni cercano soluzioni per ciò che è di loro competenza, le province a cui è stata confermata per tutto il 2016 l’assistenza educativa per le scuole superiori e quella della comunicazione di ogni ordine e grado sono disorientate; alcune stanno cercando di recuperare il tempo perduto e altre proprio non si muovono perché dicono che non ci sono le risorse economiche”.

L’elenco delle problematiche continua: “L’assistenza di base lascia molto a desiderare, nonostante con la nuova legge sia diventato obbligatorio garantirla con il personale Ata, ma molto di questo personale si rifiuta di farla e i genitori devono correre o restare nei paraggi della scuola per accompagnare il proprio figlio in bagno”.

Per fare il punto sulla situazione dell’inserimento scolastico degli studenti con disabilità, martedì prossimo, in un hotel di Lamezia, la Fish Calabria terrà un incontro pubblico e al tempo stesso operativo, rivolto a tutto il mondo della scuola calabrese con particolare attenzione agli insegnanti curriculari e di sostegno, ai dirigenti scolastici, alle équipe psicopedagogiche. Sono invitati anche gli amministratori comunali e provinciali, gli assistenti educativi e della comunicazione, il personale Ata, i familiari di alunni con disabilità, le associazioni di, con e per persone con disabilità, le agenzie educative, le organizzazioni sindacali.

“L’obiettivo – spiega Coppedè – è quello di intavolare un confronto costruttivo tra tutte le parti coinvolte, al fine di chiarire tutti i dubbi e trovare soluzioni idonee a garantire agli alunni con disabilità il diritto all’inclusione scolastica”.

All’incontro parteciperanno l’avvocato Salvatore Nocera della Fish, specializzato in legislazione scolastica; l’ispettore emerito scolastico Miur Calabria Francesco Fusca, e l’assessore regionale alle Politiche sociali, Federica Roccisano.

*Cui Anffas Onlus aderisce

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COME OTTENERE L’ASSISTENZA IGIENICA DEI COLLABORATORI SCOLASTICI

Fonte www.grusol.it – Molti genitori chiedono a chi spetti l’assistenza igienica dei loro figli con scarso o assente controllo degli sfinteri. Se trattasi di scuola paritaria comunale o privata, tale assistenza deve essere fornita da personale di tali scuole, purchè ne venga fatta richiesta scritta dai genitori all’atto dell’iscrizione.

Dette scuole non possono rifiutarsi di garantire tale servizio perchè sono scuole paritarie e la L. n° 62/00 stabilisce che tali scuole debbono adeguarsi ai criteri di funzionamento delle scuole statali alle quali sono “rese pari”.

Se trattasi di scuole statali già la Nota Ministeriale prot. n° 3390 del 2001 chiariva come tali compiti spettassero ai collaboratori ed alle collaboratrici scolastiche. Successivamente è intervenuto anche il CCNL del comparto scuola che ha meglio dettagliato negli artt. 47, 48 e nella tabella A compiti e procedure come segue, sempre che i genitori abbiano comunicato per iscritto alla scuola al momento dell’iscrizione tale necessità.

Il Dirigente Scolastico deve individuare, anche tramite un’assemblea sindacale, almeno un collaboratore ed una collaboratrice scolastica (per garantire il rispetto del sesso dell’alunno da assistere). Allo scelto, il DS deve ufficialmente dare l’incarico dell’assistenza igienica e la cura dell’igiene personale dell’alunno. Da tale incarico ufficiale nasce il diritto del collaboratore di seguire un breve corso di aggiornamento a spese dell’ufficio scolastico regionale, al termine del quale passa alla qualifica superiore ed acquista il diritto ad un aumento stipendiale di circa 1000 euro lorde all’anno (senza ovviamente aumento di orario di lavoro) il quale entra nella base pensionabile.

Nasce dall’incarico anche l’obbligo di svolgere l’assistenza igienica. Tale obbligo è immediatamente operante, purchè ci sia un incontro con la famiglia per illustrare le necessità e modalità di svolgimento dell’assistenza (ad es. alunni con fragilità ossea, con spasticità, etc). Il corso di aggiornamento quindi non è condizione per l’inizio dell’adempimento dell’obbligo di assistenza, ma condizione indispensabile per ottenere l’aumento stipendiale, ovviamente anche per un approfondimento culturale e pratico del nuovo lavoro.

Pertanto se un collaboratore si rifiuta di svolgere l’incarico, senza giustificato motivo ( ad es. disabilità), il DS è obbligato a diffidarlo e quindi ad irrogare una sanzione disciplinare. Se poi tutti i collaboratori sono persone con disabilità, allora il DS deve chiedere all’ufficio scolastico regionale che trasferisca uno dei collaboratori che lo accetti o, in mancanza, a sorte in una scuola viciniore, dove non svolgerà questo tipo di assistenza e di trasferire da una scuola viciniore altro collaboratore che abbia già svolto il corso o comunque che non abbia una disabilità.

Le annuali circolari sugli organici delle scuole prevedono anche la possibilità di assumere in deroga collaboratori scolastici aggiuntivi per svolgere questo tipo di assistenza. In mancanza di tutto ciò, la famiglia che fosse invitata telefonicamente dalla scuola a recarsi ivi per pulire l’alunno o che lo trovasse sporco al momento di andarlo a riprendere a scuola, dovrebbe, prima di prendere l’alunno, recarsi dai Carabinieri, invitarli per un sopralluogo a scuola e quindi potrebbe, se vuole, sporgere denuncia nei confronti del DS e dei collaboratori scolastici per omissione di atti di ufficio, interruzione di un pubblico servizio e mancata assistenza a persona non autosufficiente.

Se una volta i collaboratori scolastici potevano rifiutarsi di svolgere il corso di aggiornamento, da ora in poi ciò non è più possibile, poiché l’art. 1 comma 124 della legge di riforma della scuola n. 107/2015, ha stabilito che l’aggiornamento in servizio è un obbligo “strutturale e permanente”.

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*Questi concetti sono stati espressi pubblicamente dall’avv. Nocera il 22/09/2015 a Rai Radio 3 durante la trasmissione “Tutta la città ne parla”. Si può ascoltare il suo intervento cliccando qui a partire dal minuto 20.

Per approfondire è possibile consultare anche le schede normative: n° 144. Chiarimenti definitivi sui compiti dei “bidelli” (CCNL 2003) e n° 434. Organici di fatto di sostegno per l’a.s. 2013-14 (CM 18/13)

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IL DIARIO È NUOVO. LA SCUOLA È BUONA. COME E QUANDO SARÀ NUOVA LA DISCIPLINA SULL’INCLUSIONE?

Fonte www.studiolegalemarcellino.it – Da quando si è iniziato a sentire di “buona scuola” ha fatto seguito un inevitabile interesse da parte dei genitori e familiari degli alunni con disabilità sul tema. Non di rado le domande sono state: “Ed ora cosa cambia per mio figlio?”; “Saranno finalmente riconosciute le ore necessarie di sostegno?; “Potrò finalmente avere la docente per tutto il grado di istruzioni?”.

I temi possono essere tanti, proviamo ad affrontare quello “tradizionale” di inizio anno: “chi sarà il docente di sostegno?”. E vediamo quali novità porta con sè la cosiddetta Riforma sulla Buona Scuola. “Qualche anno fa” nel Trattato dei Nuovi Danni, diretto da Paolo Cendon, scrivevo: “Non vi è dubbio, infatti, che il rapporto alunno con disabilità-­]docente specializzato per il sostegno, per quanto non esclusivo, si fonda anche su dinamiche empatiche e su equilibri di rapporti umani e professionali. L’introduzione in corso d’anno di nuovi insegnanti crea non poche difficoltà all’alunno (e, sicuramente, anche al corpo docente nel suo complesso). Purtroppo, certe dinamiche sono anche determinate dalle regole dell’amministrazione scolastica e, in particolare, dell’organizzazione degli organici mediante graduatorie. Le graduatorie hanno regole rigide, non correlate con i bisogni e con i fatti che riguardano un singolo alunno con disabilità. La “convivenza”, quindi, dei diritti soggettivi all’istruzione del singolo alunno con disabilità con quelle “amministrative” e del diritto al lavoro dei docenti non è affatto agevole, trovandosi spesso, e quasi inevitabilmente, i primi a soccombere ai secondi”. Cedam(2F0.1M1a)r. cellino, L’integrazione scolastica delle persone con disabilità, in Trattato dei nuovi Danni, Vol.VI,

Mai quanto in questo periodo dell’anno si susseguono, tra operatori della scuola e genitori, frasi quali: “il docente di sostegno è dell’alunno”, “il docente di sostegno è della classe”, ” va rispettato il diritto alla continuità didattica”. Il linguaggio “comune” purtroppo, si diffonde e radica così tanto da prendere il sopravvento, non solo sul corretto linguaggio, ma persino sul rispetto delle regole e norme vigenti. Non vi è dubbio che se e quando il “sistema inclusivo” nel suo complesso riuscisse a fornire risposte sufficienti alle esigenze dell’alunno con disabilità e, quindi, il rispetto dei livelli essenziali d’istruzione, i familiari non avrebbero quell’irrefrenabile impulso “ad aggrapparsi” all’insegnante di sostegno del figlio (nel tentativo che non muti o che lo continui a seguire anche nei gradi di studi successivi); ma allorquando il “sistema inclusivo” o la “presa in carico dell’alunno” da parte anche degli altri docenti curriculari siano assai modesti, è inevitabile che il senso di “proprietà” ed il paventato leso diritto diventi diffuso.

Per leggere il testo integrale, clicca qui

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Chi pulisce gli alunni disabili? Tra emergenze e inclusione fai da te

Fonte www.superabile.it I ragazzi si sporcano e non c’è nessuno a cui spetti provvedere; escono prima perché le ore di sostegno non bastano e si dividono i pochi assistenti specialistici. I genitori si “tassano” per un lettino. Cronache da una scuola con 156 iscritti con disabilità

ROMA – L’inclusione c’è, ma è “fai da te”: e si vede particolarmente bene all’istituto agrario Sereni di Roma, frequentato da 156 ragazzi con disabilità, dove l’integrazione è la stella polare, ma in mancanza di risorse strutturali adeguate, le soluzioni s’inventano “dal basso”. L’allarme era stato già lanciato quest’estate dalla preside Patrizia Marini, che oggi dichiara lapidaria: “Siamo pieni di carta assorbente”, per descrivere il lavoro di “tamponamento della emergenze” che si svolge ogni giorno, tra le presidenza, la segreteria, i corridoi e le aule di una scuola che risente particolarmente di alcune questioni in attesa di soluzione.

“Mia figlia sporca e bagnata: una barbarie”
Un esempio emblematico: il problema apparentemente insolubile dell’assistenza igienica, o “materiale”, con una domanda che resta sempre senza risposta: a chi compete? A quanto pare, a nessuno, visto che “giorni fa ho ripreso mia figlia a scuola, fradicia dalla testa ai piedi, sporca e maleodorante. Ha 20 anni e mi è parsa una vera barbarie”, racconta Paola, mamma di una ragazza in sedia a ruote. Non se la prende con la scuola, Paola, “insegnanti e dirigenti fanno di tutto per tappare i buchi delle istituzioni”. Ma i buchi, evidentemente, sono troppi e, a volte, le toppe non bastano. Torna allora la domanda: chi avrebbe dovuto pulire la figlia di Paola? Ci risponde la preside: “Non spetta agli assistenti specialistici, ma neanche ai collaboratori scolastici, come i sindacati non mancano di ricordare. Competerebbe a figure preposte ex articolo 7”, ovvero collaboratori scolastici che abbiano frequentato un corso di formazione dedicato. “Ma sono anni che questi corsi non si fanno – riferisce la preside – e se a scuola mancano gli articoli 7, non si sa davvero come fare. Qui da noi il problema riguarda solo quattro ragazzi in sedia a ruote – precisa – e cerchiamo ogni giorno di trovare soluzioni”.

La colletta per il lettino
E ci provano anche i genitori, cercando di rendere più agevole un lavoro che, in presenza di ragazzi particolarmente corpulenti, può essere davvero faticoso. “Per alcuni di noi hanno fatto una colletta per comprare un lettino elettrico, che renda semplice il trasferimento diretto dalla carrozzina – racconta Paola – Abbiamo avuto una risposta eccezionale e in poco tempo siamo riusciti a raccogliere i 950 euro necessari”. Inclusione “fai da te”, insomma, frutto di creatività e tanta buona volontà. Quella che pare mancare alle istituzioni, che per ora non fanno che rimpallarsi le responsabilità, tra regioni, province e governo. “Abbiamo incontrato Gemma Azuni (consigliera Città metropolitana di Roma, ndr) – riferisce la preside Marini – la quale ci ha detto che il problema sono le risorse che non arrivano dalla regione.

Dalla regione 4,5 milioni, come lo scorso anno
Abbiamo allora chiesto lumi alla regione: il problema, dati alla mano, non dipende da qui, ma bisogna “salire più in alto”. “Abbiamo confermato lo stesso stanziamento dell’anno scorso alle province: 4.577.000 mila euro – ci risponde l’assessorato laziale alla Politiche sociali – Non solo: mentre prima liquidavamo in ritardo, cioè a settembre inviavamo i pagamenti per l’anno precedente, ora viste le difficoltà delle province abbiamo anticipato: una prima tranche di 1.716.000 euro è in pagamento in questi giorni, mentre il resto andrà in pagamento a gennaio e coprirà fino alla fine dell’anno scolastico. Più di questo non potevamo e non possiamo fare: il vero problema sono i fondi statali e i tagli che anche noi abbiamo subito”. Abbiamo chiesto spiegazioni sul tema anche al Miur e contiamo che ci fornisca presto chiarimenti. Intanto, tornando all’istituto Sereni, punto d’osservazione privilegiato, “in attesa di soluzioni strutturali, dal canto nostro cerchiamo intanto di tamponare le emergenze dal basso”, conclude Marini.

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Anffas Onlus Corigliano alla Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico

 

Anche le associazioni Anffas della Calabria,  Anffas Onlus Corigliano e Anffas Onlus Reggio Calabria, hanno partecipato lo scorso 3 ottobre alla manifestazione nazionale  paralimpica organizzata dal CIP, comitato italiano paralimpico , e voluta fortemente dal presidente del comitato  Luca Pancalli.  L’evento si è svolto a Reggio Calabria sul lungomare Falcomatà che per l’occasione è stato trasformato in una grande palestra all’aperto dove era possibile praticare varie discipline dal tiro con l’arco alla corsa  al basket in carrozzina al tennis da tavolo tutto coordinato dai tecnici CIP e FISDIR.
Ma Reggio Calabria non è stata l’unica piazza italiana ad essere interessata , anche Salerno e Pisa sono state protagoniste  in questa giornata nazionale dello sport come strumento straordinario di inclusione a testimonianza che lo sport è un diritto per tutti e non ammette differenze.

Marinella Alesina
Coordinatrice Anffas Onlus Calabria

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Down, la Giornata nazionale dedicata all’autonomia abitativa: “Autonomia significa futuro”

Fonte www.superabile.it L’esperienza pilota della Casa del Sole di Pordenone (4 persone in appartamento dopo tre anni di preparazione e una “verifica educativa” di poche ore a settimana) seguita da Verona, Rimini, Padova e Roma. Silvestre (CoorDown onlus): “E’ questa la strada da percorrere”

ROMA – E’ l’autonomia, in particolare quella abitativa, il tema al centro della Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down in programma domenica 11 ottobre in tutta Italia. “Le persone con sindrome di Down, se adeguatamente seguite, hanno potenzialità di autodeterminazione e grandi margini di miglioramento nell’ambito delle autonomie personali e sociali – dicono da CoorDown onlus che organizza la Giornata -. È però fondamentale che acquisiscano gli strumenti e le competenze necessarie per affrontare le sfide quotidiane della vita e del lavoro“. Tra gli esempi di riuscita residenzialità condivisa tra persone con sindrome di Down c’è quello di Caterina e Salvatore. I due giovani romani sono i testimonial del video spot realizzato da CoorDown in occasione della Giornata 2015. Lei impiegata al McDonald’s e appassionata di cucina, lui grande tifoso di calcio con l’hobby della musica, Salvatore e Caterina convivono una settimana al mese, insieme ad altre persone con sindrome di Down e ad alcuni operatori, e hanno imparato ad essere indipendenti: a spostarsi in città, a prendere l’autobus, a fare la spesa, a prepararsi da mangiare, a rifare il letto, a tenere pulita la casa. Oggi sono finalmente pronti per vivere da soli.

 Quello di Roma è solo uno dei tanti progetti di autonomia abitativa promossi sul territorio dalle associazioni aderenti al CoorDown. Tra questi c’è quello della “Casa del sole” di Pordenone. Il progetto parte intorno al 2000 ed è stato attivato nel 2003. “Parte quasi come una scommessa – racconta Sergio Silvestre presidente di CoorDown -, non c’erano modelli ed esperienze a cui riferirsi. C’erano dei genitori proiettati verso il futuro e le istituzioni che da subito si sono coinvolte, nell’ottica di una possibile alternativa all’istituzionalizzazione. Alle istituzioni abbiamo anche prospettato che il progetto concretizzato avrebbe portato benefici sul fronte dei costi per l’assistenza”. Prosegue Silvestre: “Abbiamo formato operatori alle scuole più illuminate, come quella di Montobbio basata sulla filosofia che occorre lavorare sui bimbi fin da piccoli per sviluppare l’autonomia nelle persone con disabilità”.

 Il progetto sperimentale è partito con due ragazzi e due ragazze, “usciti dalla famiglia senza quei pre-requisiti che invece oggi noi chiediamo. Non è stato facile il distacco anche e soprattutto per i genitori, ma hanno accettato. Dopo due anni e mezzo di percorso formativo – prosegue il presidente di CoorDown – avevano acquisito capacità di autonomia. Prima gli educatori erano presenti h 24, poi solo qualche ora a settimana. Ora le due coppie vivono insieme già da 10 anni in un appartamento al centro di Pordenone, lavorano, fanno la spesa, si organizzano il tempo libero. Insomma sono due famiglie, che hanno anche rapporti sessuali. Ognuno dei quattro ha le proprie competenze e attitudini, chi è più bravo a cucinare chi a rassettare la casa e l’interazione tra le due coppie è molto proficua, si aiutano con le loro reciproche abilità”.

 Anche il contesto in cui abitano si è evoluto: “I vicini di casa, i negozianti li hanno conosciuti e, rispetto a quando li vedevano per mano ai loro genitori, hanno cambiato mentalità e approccio: sono riconosciuti come persone adulte al pari di tutti gli altri. E cambia anche l’approccio dei familiari”.

 Il progetto della “Casa del sole” è cresciuto e si è affinato, e oggi 16 ragazzi fanno questa esperienza: sempre in gruppi di quattro, come nel modello iniziale, in 4 appartamenti alcuni in affitto e alcuni comprati dall’Associazione Down Friuli Venezia Giulia, che nel frattempo è diventata fondazione, con il sostegno fondamentale della Regione che si è fatta carico dell’acquisto quasi per intero”. Ed è stato un investimento: “Da punto di vista assistenziale non gravano sulle finanze pubbliche”.

Prima di andare ad abitare da soli c’è un periodo di “educazione all’autonomia abitativa” della durata di tre anni. Successivamente viene fatta una verifica educativa di qualche ora a settimana. “Ne siamo convinti – conclude Silvestre – questa è la strada da percorrere”. E altri la stanno percorrendo: il ‘modello Pordenone’ ha preso corpo a Verona, Padova, Rimini e a Roma, dove abitano Caterina e Salvatore protagonisti del video spot della Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down che si celebra l’11 ottobre.

 Per le persone con sindrome di Down autonomia significa futuro. “Cambia lo scenario possibile per lo sviluppo e la vita delle persone con disabilità intellettiva, per i quali finora gli orizzonti erano l’istituzionalizzazione o il centro diurno con il rientro a casa la sera o sempre più protetti e meno autonomi in casa con mamma e papà. Certo, non tutti i disabili intellettivi ce la fanno. Ma con quelli che ce la possono fare bisogna lavorare fin da piccoli, insegnare l’autonomia a quarant’anni è tardi”.

 Nell’ambito del progetto “AA Autonomia abitativa cercasi” finanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, CoorDown onlus (in collaborazione con Associazione Crescere insieme onlus Rimini, Associazione Down Dadi Padova, Fondazione Down Friuli Venezia Giulia Pordenone, Fondazione italiana verso il futuro Roma in collaborazione con Aipd sezione Roma, Fondazione Più di un sogno Verona) ha monitorato i progetti italiani più avanzati sull’autonomia abitativa e li ha raccontati in un opuscolo che da oggi è disponibile on line. (ep)