Da pochi giorni l’associazione Anffas Onlus Corigliano ha completato un altro anno di intensa attività a favore dei giovani con disabilità intellettiva e/o relazionale che da 10 anni la frequentano.
L’associazione , guidata da Marinella Alesina, mette in atto, infatti, da settembre a giugno vari progetti di laboratorio con esperti professionisti. Musicoterapia e movimento, manualità , ippoterapia ed equitazione, nuoto, attività ricreative e ludiche sono le attività che impegnano tutti i giorni della settimana i propri associati. In modo particolare da due anni si porta avanti un progetto di casa appartamento che coinvolge un gruppo di 10 giovani fuori dall’obbligo scolastico i quali lunedì mercoledì e venerdì sperimentano vita comunitaria per l’intera giornata organizzando spesa , pranzo, riordino ambienti, autonomia personale sotto l’occhio vigile e competente della dott.ssa Sonia Falcone , musico terapista, ed altri operatori.  Per tutte le attività la sinergia con le famiglie è stata fondamentale sia per la collaborazione economica che per il fattivo aiuto che da questi progetti arriva alla persona con disabilità . Anffas è, infatti, un’associazione di famiglie che sentono forte il dovere di migliorare la qualità di vita dei propri figli e per questo si impegnano a formarsi ed informarsi grazie ai vari momenti di formazione che l’associazione stessa nel corso dell’anno organizza sia per la tutela dei diritti che per la comprensione della disabilità .
Maria Cecilia Guerra, vice Ministro alle politiche sociali, durante la Conferenza stampa promossa dalla rete “Cresce il welfare, cresce l’Italia†di venerdì scorso, ha, fra le altre dichiarazioni, affermato l’importanza della ricerca e dell’analisi dei fenomeni sociali per aumentare la conoscenza e, soprattutto, per rimuovere i luoghi comuni sbagliati che condizionano negativamente le scelte politiche.
Luoghi comuni che divengono ancora più odiosi quando si tratta di garanzia dei diritti umani.
Ma dopo nemmeno 24 ore il suo autorevole collega, il Ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, scivola maldestramente proprio su uno dei luoghi comuni che ci si augurava non appartenessero al Governo Letta. Nel 2010 il suo predecessore, Tremonti, aveva senza mezzi termini dichiarato che quella per gli invalidi era una spesa improduttiva e insostenibile per il nostro Paese.
Ora Saccomanni, più prosaicamente, definisce l’Italia “il Paese dei falsi invalidi e dei falsi ciechiâ€.
Forse il Ministro si ferma alle cronache giornalistiche che, con grande enfasi, riportano casi di indagini della Guardia di Finanza e della Polizia, ma volutamente ignora altri dati di fatto che potrebbero interessare molto di più il suo Ministero. Qualsiasi siano le motivazioni, le dichiarazioni del Ministro contribuiscono ad uno stigma negativo e lesivo delle persone con disabilità .
Forse il Ministro non ha ricevuto informative adeguate: i verbali (tutti) di invalidità o di handicap vengono emessi da una Commissione composta da sei medici. Gli stessi verbali vengono poi verificati e controllati da una seconda Commissione dell’INPS prima di essere convalidati. L’unico caso in cui la Pubblica Amministrazione controlli se stessa due volte, prima di rilasciare un atto di certificazione. Spesso poi la stessa persona viene rivista e controllata nel tempo anche se è affetta da una menomazione cronica o permanente. Il Ministro dovrebbe preoccuparsi di questo spreco, invece di lasciarsi andare a facili luoghi comuni.
Negli ultimi 5 anni il suo Ministero è stato l’ispiratore di controlli a tappeto, dai costi elevatissimi e dagli esiti risibili (appena il 10% delle revoche, prima che gli interessati facessero ricorso e vincessero le cause nella metà dei casi).
Pensi, il Ministro e non solo, ai costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800mila dal 2009 al 2011, altri 450mila nei prossimi tre anni).
Pensi che, solo per pagare medici esterni all’Istituto, la spesa INPS è passata da 9 milioni nel 2010 a 25 milioni nel 2011. E questa è solo una parte minima della spesa complessiva: 1.250.000 lettere di convocazione, le spese amministrative, i medici dipendenti coinvolti, i costi dell’assistenza dei Caaf e i successivi ricorsi.
Pensi, il Ministro, alla elefantiaca lentezza amministrativa per la quale il sistema, costoso e farraginoso, si distingue: fra la presentazione della domanda di accertamento e l’erogazione delle provvidenze economiche trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità .
Consulti, il Ministro, non già le pagine di cronaca locale, ma le Deliberazioni della Corte dei Conti che ben evidenziano queste storture e questi sprechi. Forse, oltre che allontanarsi da luoghi comuni infruttuosi, coglierà qualche idea di spending review oltre che di semplificazione amministrativa. Sicuramente eviterà di confermare uno stigma di cui le persone con disabilità possono certamente fare a meno.
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8 luglio 2013
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FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
Il Consiglio dei Ministri ha dunque approvato il decreto legge recante interventi urgenti per la promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e della coesione sociale.
Nell’articolo 9 la FISH raccoglie una doppia soddisfazione alle battaglie di cui è stata prima protagonista. La prima riguarda la controversia con l’INPS per la corretta applicazione dei limiti reddituali sulle pensioni degli invalidi civili. Con Circolare 149/2012, l’INPS aveva stabilito che dal 2013 il reddito da considerare era quello dell’interessato e dell’eventuale coniuge, decisione assunta dall’Istituto sulla base di Sentenze di Cassazione.
L’efficacia della sentenza era stata sospesa provvisoriamente solo dopo l’intervento del Ministero del Lavoro. La FISH ha chiesto ripetutamente in questi mesi l’intervento del Legislatore. L’onorevole Margherita Miotto ha presentato una proposta di legge alla Camera, ma la discussione doveva ancora iniziare.
Il Governo ha anticipato le Camere, inserendo del decreto di legge l’interpretazione autentica richiesta dalla FISH: il reddito da considerare è solo quello dell’interessato e non quello del coniuge.
Ma c’è una seconda vittoria, più silenziosa. In queste settimane qualcuno si chiedeva come mai non fosse stato ancora emanato il decreto di riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per il 2013 il cui rifinanziamento era costato tanto impegno nel corso della discussione della Legge di Stabilità .
L’inghippo lo si trova nella Legge 213/2012 (Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012). Il secondo articolo prevede che i trasferimenti dallo Stato alle Regioni venga ridotto se queste ultime non rispettano alcuni principi relativi ai “costi della politica†e non solo. La stessa norma (articolo 2, comma 1) stabilisce che a questo taglio dei trasferimenti fanno eccezione solo i fondi relativi ai trasporti pubblici e al servizio sanitario. Null’altro. Quindi la norma tecnicamente incide anche sul Fondo Nazionale per le Politiche Sociali non incluso nelle eccezioni!
Opportunamente il decreto legge appena approvato include nelle eccezioni le risorse per le politiche sociali e per le non autosufficienze. Ora finalmente i decreti di riparto e l’assegnazione alle Regioni possono essere effettuati.
“Ci auguriamo che su questi due commi vi sia l’unanimità da parte delle Camere – commenta Pietro Barbieri, presidente della FISH – Se davvero vi è interesse per l’inclusione delle persone con disabilità i Parlamentari possono dedicare le loro energie a emendare il decreto legge per favorirne ulteriormente l’accesso al lavoro. Ottimo in questo ambito l’opportuno rifinanziamento approvato del fondo specifico per la Legge 68/1999.â€
Ma anche un’altra buona notizia arriva dal Consiglio dei Ministri che ha approvato il Piano d’azione redatto dall’Osservatorio nazionale sulla disabilità (al quale partecipa attivamente anche la FISH). Il Piano impegna le Istituzioni nell’applicazione concreta della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità .
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27 giugno 2013
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FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
www.fishonlus.it
Quanto spreca l’Italia per l’accertamento dell’invalidità ? E quanto deriverebbe in termini di risparmio dalla semplificazione amministrativa? È l’oggetto di una elaborazione propositiva che la Federazione per il Superamento dell’Handicap invierà nei prossimi giorni ai Ministeri della Salute, della Funzione Pubblica, del Lavoro e delle politiche sociali, e dell’Economia.
L’intero ambito della disabilità è regolamentato da norme disorganiche prive, fra l’altro, di attenzione ai costi dell’impianto di valutazione e di verifica delle condizioni soggettive. Nelle norme italiane si rinvengono numerosissime definizioni “medico-legaliâ€, quasi mai sovrapponibili, legate ad altrettanti status. Per ciascuno status sono previste modalità diverse che innescano percorsi differenziati. Costi su costi, visite su visite, spesso inutili e superflue: si pensi che la legge prevede che al 18esimo anno di età qualsiasi persona con invalidità debba essere rivalutata, anche se affetta da una menomazione gravissima.
Oppure si pensi alla moltiplicazione delle visite per poter accedere alla riabilitazione (una del medico territoriale, l’altra del medico della struttura convenzionata) o per ottenere il sostegno scolastico, o per iscriversi alle liste di collocamento.
La FISH nella sua analisi evidenzia l’elevatissimo numero di operatori, in particolare medici, coinvolti nelle attività di accertamento, valutazione, verifica, conferma, controllo delle diverse condizioni sanitarie. Ciò comporta un costo elevatissimo e non giustificabile, oltre che sottrarre risorse utili ad altri servizi e prestazioni.
Ad esempio ogni Commissione ASL di accertamento di invalidità è composta da tre medici ASL (dipendenti o convenzionati), un medico INPS, un medico rappresentate delle Associazioni di categoria (a carico dello Stato). Per un totale di 5 medici. Ma i verbali rilasciati da questa prima commissione vengono poi verificati da una seconda commissione dell’INPS di uguale composizione.
Nel solo 2011 le domande di accertamento per invalidità (o handicap o disabilità ) sono state 1.200.000 con altrettante valutazioni e relativi costi.
La FISH riporta, fra gli esempi, il caso non infrequente dei bambini nati con una severa patologia congenita: prima dei venti anni di vita la persona viene visitata mediamente, per i motivi “fiscali†più disparati, 7 volte, con il coinvolgimento di 67 medici. E il numero può aumentare se la persona viene anche convocata a controlli straordinari.
A questo si aggiungano i costi spaventosi per i controlli straordinari sulle invalidità (800mila dal 2009 al 2011, altri 450mila nei prossimi tre anni). Si pensi che, solo per pagare medici esterni all’Istituto, la spesa INPS è passata da 9 milioni nel 2010 a 25 milioni nel 2011. E questa è solo una parte minima della spesa complessiva: 1.250.000 lettere di convocazione, le spese amministrative, i medici dipendenti coinvolti, i costi dell’assistenza dei Caaf e i successivi ricorsi.
Infatti tale impianto normativo e burocratico è poi motivo di contenzioso. 325.926 sono le cause civili pendenti in materia di invalidità (Fonte: Corte dei Conti, Determinazione 91/2012), per un giro d’affari stimato – per legali, periti e patronati – in circa 2 miliardi di euro.
E per non parlare della lentezza del sistema: fra la presentazione della domanda di accertamento e l’erogazione delle provvidenze economiche trascorrono in media 278 giorni per l’invalidità civile, 325 giorni per la cecità civile e 344 giorni per la sordità .
Ciò che tale situazione comporta – sorvolando sull’enorme disagio subito dai Cittadini – è meritevole di un intervento di semplificazione e di revisione immediata.
È in questa direzione che la FISH proporrà una revisione dei criteri di valutazione di invalidità , un intervento normativo di revisione delle disposizioni vigenti per renderle omogenee, una massiccia semplificazione normativa che restituisca ai soli servizi pubblici territoriali il compito di valutare la disabilità in funzione dell’inclusione sociale e dell’autonomia personale.
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25 giugno 2013
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FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
www.fishonlus.it
Alcune recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione, Carrozza, nel corso di un’audizione parlamentare hanno generato, da alcune parti, contestazioni e reazioni negative. Il tema è quello degli insegnanti di sostegno (con timori di “tagliâ€) e della futura applicazione delle disposizioni sui BES, i bisogni educativi speciali per affrontare i quali i docenti dovrebbero ricevere una specifica formazione.
Ovvio che questi temi fossero oggetto principale dell’incontro del 20 giugno dell’Osservatorio ministeriale sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità . Vi partecipano, fra gli altri, anche le maggiori Federazioni nazionali delle persone con disabilità (FAND e FISH) che hanno concordato su non pochi punti, partendo dall’apprezzamento della recente normativa sui BES ispirata alla volontà di porre al centro dell’azione educativa la capacità di inclusione delle istituzioni scolastiche.
Le contestazioni al Ministro derivano da una lettura frettolosa delle sue dichiarazioni. Ma, obiettivamente, vi sono degli elementi di fatto di segno opposto: saranno immessi in ruolo circa 27.000 docenti per il sostegno, sui 38.000 attualmente precari. Saranno poi garantite le nomine dei docenti precari per il sostegno relativamente a tutti gli altri casi di alunni certificati con disabilità . Non potrebbe essere altrimenti: nel 2010 la Corte Costituzionale (Sentenza 80/2010) ha stabilito in modo inequivocabile che il diritto allo studio, e quindi alle azioni di sostegno, non può essere compresso per esigenze di bilancio.
Ma, secondo FAND e FISH, rimangono altre emergenze e priorità .
Proprio sulla normativa BES è necessario che il Ministero precisi meglio le competenze dei Gruppi di lavoro interistituzionali provinciali istituiti e dei Centri territoriali per l’inclusione. Quale ruolo avranno negli interventi a favore degli alunni con bisogni educativi speciali? E come saranno riattivati e potenziati i Gruppi di lavoro per un corretto coordinamento delle politiche locali sull’inclusione scolastica?
Ma bisogna da subito pensare anche al prossimo anno scolastico: è necessaria una stretta vigilanza, sulle direzioni regionali sull’assegnazione del numero di classi alle singole scuole, affinché venga rispettato il tetto massimo di 20, massimo 22 alunni, nelle classi frequentate da alunni con disabilità . In tal senso vanno emanate disposizioni che ribadiscano il rispetto del numero massimo di due alunni con disabilità in ciascuna classe.
E infine la formazione e il miglioramento della qualità inclusiva della scuola. FAND e FISH caldeggiano che sia fissato, d’intesa con i sindacati, l’obbligo di formazione in servizio per tutti i docenti curricolari che hanno alunni con disabilità in classe.
È in via di approvazione una normativa sull’autovalutazione della qualità della scuola: vanno previsti anche indicatori per valutare la qualità inclusiva di classi e scuole e coinvolte le famiglie degli alunni con e senza disabilità in questa importante valutazione.
FAND e FISH, con il consueto spirito collaborativo, hanno ribadito piena disponibilità ad un confronto costruttivo sia con in Ministro Carrozza che con il Sottosegretario Rossi Doria. L’obiettivo è chiaro: l’ulteriore miglioramento delle politiche inclusive nel quadro dell’attuazione piena dell’autonomia scolastica.
21 giugno 2013
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Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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Il Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con DisabilitÃ
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Pietro Vittorio Barbieri
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Giovanni Pagano |
Torna, dopo la fortunata edizione di dicembre scorso, la mostra “Nulla su di noi senza di noi†realizzata dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.
Il titolo riprende lo slogan condiviso del movimento internazionale delle persone con disabilità , il più adatto ad un percorso espositivo che ripropone la storia, le azioni, la voglia di partecipazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Immagini simbolo e commenti significativi testimoniano diversi passaggi epocali: come eravamo, come eravamo guardati, come vivevamo e come oggi tentiamo e, talvolta, riusciamo ad essere protagonisti delle nostre vite, partecipi delle scelte politiche, attori delle decisioni.
“Uscire dalla segregazione, superare la marginalità , riappropriarci della libertà è la nostra storia, è la nostra identità â€: è questo il messaggio che le persone con disabilità , per voce della FISH, vogliono trasmettere in questo percorso di appunti per immagini. Con tre convinzioni: ricordare il passato, osservare il presente, operare per il futuro.
La realizzazione della mostra – che si compone di 107 immagini – è stata possibile anche grazie al contributo di Roberto Koch di Contrasto e alla entusiastica collaborazione di tante associazioni che hanno messo a disposizione i loro archivi fotografici.
Per la nuova edizione della mostra, la FISH ha fortemente voluto rivolgersi ad un pubblico il più ampio possibile anche scegliendo un luogo di transito di tante persone comuni. Grazie alla collaborazione di GrandiStazioni (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane), la mostra verrà ospitata nell’Ala Mazzoniana (Via Giovanni Giolitti, 14 -16) di Roma Termini, la più grande stazione italiana che ogni giorno conta oltre 450.000 transiti.
L’inaugurazione, aperta a tutti, è fissata per le 18 del 18 giugno prossimo e la mostra rimarrà esposta fino al 6 luglio 2013.
In collaborazione con GrandiStazioni
14 giugno 2013
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FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
www.fishonlus.it
Chi è il Caregiver Famigliare? Lo spiega bene uno dei volantini introduttivi del BLOG http://la-cura-invisibile.blogspot.it/search?updated-max=2012-12-18T04:48:00-08:00&max-results=7  supportato dal Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi www.famigliedisabili.org, che da tempo si batte per il riconoscimento giuridico di questa preziosa figura di riferimento per il disabile.
Il Caregiver Famigliare è colui che “offre cura” la proprio famigliare che, a causa di una malattia o disabilità grave, richiede vigilanza continua 24/24 ore per 365 gg l’anno, senza alcuna interruzione di continuità . In questa sua cura invisibile al Caregiver Famigliare non viene riconosciuto nessun diritto umano: non può ammalarsi, non può riposare, non può accedere neppure ad una pensione dignitosa … Eppure il suo lavoro è ricco di quei saperi e buone prassi derivate dalla RELAZIONE D’AMORE mentre svolge ruoli sanitari, riabilitativi, educativi, amministrativi e di mediazione sociale …
Queste sono le parole che lo descrivono, e leggendo (trascrivendo) queste parole non posso fare a meno di pensare la mio personal caregiver (famigliare) mio marito. Lui, indomito, che ha fatto della mia disabilità la sua sfida per riprendersi la normalità per me e per la nostra famiglia. Lui che ha lasciato il lavoro per dedicarsi a me e alla nostra piccola figlia. Nei primi anni della nostra disavventura, si è prodigato a ricostruire la “normalità “, che non poteva più essere tale. Si è dedicato alla cura della nostra bambina: l’accompagnava a scuola, la vestiva, la faceva giocare, l’accompagnava a musica, a nuoto, a danza … perché io stavo in ripresa lenta (la mia grave mielolesione non dava speranza di recuperi ma dovevo abituarmi a questa nuova realtà e non è stato facile). Mio marito mi ha accudito (perché a volte anche i genitori non si rendono conto), ha affrontato con me la nuova situazione di crisi sanitaria portandomi a visite, asl, commissioni … Mio marito ha riorganizzato la casa, fatto la colf, l’infermiere, l’operatore sanitario, il baby sitter, ha riprogettato la nostra vita. Insieme abbiamo reinventato la nostra professione e insieme svolgiamo un’attività che abbiamo ricreato dopo l’handicap e nonostante l’handicap …
Una delle frasi sconvolgenti che ho letto su uno degli articoli del blog dice: Elizabeth Blackburn spiega perché i Caregivers hanno speranze di vita dai 9 ai 17 anni in meno degli altri http://la-cura-invisibile.blogspot.it/2012_10_01_archive.html. Questa frase è l’incipit che presenta un video, con dei sottotitoli in italiano, dove la ricercatrice citata da spiegazioni del perché delle sue affermazioni. Ma questo è quanto mai credibile, se solo pensiamo alle rinunce frammiste a frustrazioni e dolore che aggrediscono chi esegue una cura così esclusiva come quella fatta dal Caregiver Famigliare. Beninteso, il caregiver non è obbligato, il suo operato è del tutto volontario e motivato dall’amore più profondo. Il caregiver non è obbligato perché a fronte di molti caregiver volontari ce ne sono alcuni che invece abdicano la cura e non ce la fanno a sostenere questo impegno (la mia non è una critica).
E allora perché sostenere la lotta il riconoscimento del ruolo del Caregiver Famigliare?
C’è bisogno di pubblicizzare questo movimento e far aderire quanti esercitano questo ruolo tra le mura domestiche, perché ci sia la possibilità di accedere ai diritti più elementari come riposo e vita sociale attraverso un’assistenza sanitaria e un’assicurazione integrative che sostengano l’opera del caregiver e il riconoscimento contributivo del lavoro di cura che possa anticipare l’uscita dal lavoro per chi non riesce più a sostenere entrambi gli impegni (dentro casa e sul posto di lavoro) ma anche garantire una pensione dignitosa a chi il lavoro l’ha dovuto lasciare anticipatamente o, addirittura, non ha mai potuto averne uno (cit. di Maria Simona Bellini Palombini). E’ possibile aderire alla causa collettiva andando sul BLOG e, iscrivendosi alla mailing list, è possibile essere informati sugli sviluppi della causa giuridica per il riconoscimento del Caregiver Famigliare.
È un’opportunità da non perdere, è un atto di giustizia civile e un riscatto morale e di dignità per coloro che dedicano la loro vita in maniera indefessa a chi amano e sono malati.
Martina Zardini
dal sito Disabili abili.it