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UNA PROPOSTA DI LEGGE BUONA SIA PER GLI ALUNNI CHE PER I DOCENTI

Fonte www.superando.it – Ho letto in «Superando.it» l’intervento intitolato Buona Scuola: a ciascun bisogno la sua risposta, a firma della professoressa Giulia Giani, docente di sostegno, che continua la sua battaglia contro ciò che riguarda l’introduzione di appositi ruoli di sostegno, all’interno della Proposta di Legge C-2444 in discussione alla Camera (Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali), sostenuta da FISH** (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), sul miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità (nel sito della FISH si può leggerne la versione più aggiornata).

È innanzitutto da precisare che non si propongono ruoli concernenti specifiche disabilità – come erroneamente scritto nell’intervento citato – ma si mantiene la specializzazione polivalente, durante la quale verranno studiate le didattiche specifiche per saper lavorare con alunni i cui bisogni educativi siano condizionati dalle loro diverse disabilità. Seguirà una formazione obbligatoria permanente in servizio sulle didattiche specifiche, a seconda degli alunni che di anno in anno si troveranno in classe.

Inoltre, non intendiamo determinare una deriva sanitaria della formazione dei futuri docenti per il sostegno, dal momento che la formazione stessa e la successiva professionalità saranno esclusivamente didattiche, come risulta da una lettura anche superficiale del testo.

Le ragioni che ci hanno spinto a presentare quella Proposta di Legge dipendono dalla constatazione che l’attuale normativa – che consente di accedere ai posti di sostegno provenendo da cattedre curricolari alle quali si può tornare ad libitum [“a volontà”, N.d.R.] – ha determinato una gravissima discontinuità didattica per gli alunni con disabilità, che è perniciosa, specie per quelli con disabilità intellettive e relazionali che impiegano molto tempo per riuscire a instaurare un buon rapporto educativo con un docente specializzato e che l’anno successiv o – ma talora durante lo stesso anno – devono ricominciare tutto daccapo con un nuovo docente per il sostegno. Inoltre, la mancata formazione obbligatoria iniziale e in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive ha fatto sì che questi, anche a causa del superaffollamento delle classi, abbiano delegato totalmente, specie nelle scuole secondarie, il progetto inclusivo ai soli insegnanti per il sostegno.

Ciò ha determinato infine, a causa della trascuratezza dei docenti curricolari, un’insaziabile richiesta di ore di sostegno da parte delle famiglie, per ottenere che gli alunni con disabilità avessero accanto almeno una figura per il massimo delle ore possibili.

Tutto ciò sta radicalmente modificando la cultura dell’inclusione scolastica.

Di qui la nostra Proposta di Legge, che prevede la formazione obbligatoria iniziale di tutti i futuri docenti curricolari di almeno trenta crediti formativi universitari (pari a circa un semestre) sulle didattiche inclusive e una specializzazione di tre anni per il sostegno didattico, che si conclude con specializzazione e abilitazione all’attività di sostegno.

Al termine del corso abilitante di specializzazione, i docenti potranno entrare nei ruoli di sostegno, distinti per ordine e grado di scuola, lavorando – in classi non numerose – in collaborazione con i colleghi curricolari, anzi “di sostegno” a loro nell’insegnamento disciplinare. I docenti curricolari potranno così dedicarsi all’insegnamento anche nei confronti degli alunni con disabilità e con altri BES (Bisogni Educativi Speciali), aiutati , per le strategie didattiche di comunicazione, dai colleghi specializzati.

Si eviteranno in tal modo sia la delega che la discontinuità, anche perché verranno istituiti gli organici funzionali a livello di reti di scuole e quindi i posti di sostegno non avranno sede in un solo istituto, ma in un gruppo di scuole viciniori, cosicché si potrà lavorare per tutta la durata di un ciclo di studi con gli stessi alunni.

Così, come richiesto dalla stessa professoressa Giani, gli alunni con disabilità avranno risposte didattiche corrispondenti ai propri bisogni educativi personali e i docenti per il sostegno potranno lavorare effettivamente per ciò per cui hanno studiato.

In altre parole, i docenti curricolari insegneranno le loro discipline e quelli per il sostegno faranno i mediatori nelle didattiche e nelle strategie specifiche di ciascun alunno.

L’ipotesi prospettata dalla professoressa Giani di una cattedra “bis-abile”, cioè per metà disciplinare e per l’altra metà di sostegno, oltre a creare notevoli problemi organizzativi per la grande difficoltà di conciliare gli orari delle mezze cattedre, a mio avviso non risolve quello della continuità, anzi lo aggrava, laddove una cattedra disciplinare e di sostegno dovesse essere suddivisa tra due docenti disciplinari e di sostegno sullo stesso alunno.

La nostra Proposta di Legge prevede inoltre che anche i docenti delle scuole secondarie debbano avere delle ore di programmazione in comune, come da sempre avviene per quelli delle scuole dell’infanzia e primaria, il che facilita l’abitudine alla presa in carico comune del PEI (Piano Educativo Individualizzato) dei singoli alunni, nella logica della programmazione di classe e di istituto.

Infine, sempre la nostra Proposta di Legge vuole che i docenti per il sostegno operino una scelta professionale definitiva, come la fanno quelli curricolari quando decidono di insegnare lettere o matematica. Ovviamente, non saranno condannati a svolgere attività di sostegno per tutta la carriera, come non lo sono quelli di lettere o matematica, avendo, al pari di questi ultimi, la possibilità – una volta acquisita l’abilitazione – di passare su cattedra comune, secondo le norme dei passaggi di cattedra.

C’è coartazione in tutto ciò?

*Presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale è stato vicepresidente nazionale.

**Cui Anffas Onlus aderisce

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THIRD INTERNATIONAL CONFERENCE ON FINANCING FOR DEVELOPMENT

Fonte www.un.org – In occasione della Third International Conference on Financing for Development, conferenza internazionale dedicata al finanziamento per lo sviluppo, le associazioni International Disability Alliance e International Disability and Development Consortium hanno redatto un documento che sarà presentato durante l’evento con lo scopo di sollecitare lo stanziamento di fondi per la creazioni di servizi utili e accessibili anche alle persone con disabilità.

L’obiettivo delle associazioni è di far divenire l’accessibilità una priorità nel momento in cui si discute di servizi e infrastrutture e di riuscire, in un futuro prossimo, a far partecipare le persone con disabilità alle discussioni relative alla progettazione, realizzazione, finanziamento e monitoraggio delle politiche di bilancio e fiscali.

Per maggiori informazioni consulta la pagina dedicata (in lingua inglese)

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Home Care Premium, 123 Mila Euro Per Non Autosufficienti

Beneficiari Dipendenti E Pensionati Pubblici. Ambito Territoriale,Invio Domande All’inps Entro Il 27
HOME CARE PREMIUM, oltre 123 mila euro per la cura a domicilio delle persone non autosufficienti. Beneficiari sono i dipendenti e pensionati pubblici, i loro coniugi conviventi e i familiari di primo grado. L’area di riferimento è l’ambito territoriale di Corigliano. Le domande di contributo vanno inviate telematicamente direttamente all’INPS entro il 27 FEBBRAIO 2015.

A darne notizia è l’assessore alle politiche sociali Marisa CHIURCO che invita i soggetti interessati a cogliere l’opportunità di usufruire del sussidio dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, riservato ai dipendenti e pensionati pubblici e ai loro familiari, non autosufficienti.
San Giorgio Albanese, San Cosmo Albanese, Vaccarizzo e San Demetrio Corone. Sono, questi, i comuni del distretto sociosanitario con il Comune di Corigliano capofila.
La procedura per l’acquisizione della domanda del contributo è stata attivata oggi, lunedì 2, e scadrà alle ORE 12 del 27 FEBBRAIO 2015, termine ultimo per inviare telematicamente le informazioni necessarie.
La domanda di assistenza domiciliare deve essere presentata, previa iscrizione alla banca dati dell’INPS, dal richiedente esclusivamente per via telematica. Servono, quindi, al momento della login sul sito www.inps.it, PIN e attestazione ISEE socio-sanitario. Pena il rigetto della domanda. Gli operatori di sportello dell’ambito territoriale potranno inoltrare la domanda di assistenza domiciliare solo in presenza di delega del richiedente.
Il contributo è definito in relazione al valore ISEE del nucleo familiare in cui è presente il beneficiario e al punteggio conseguito a seguito della valutazione a cura del case manager. –

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CONTRIBUTI PER LA DOMOTICA E GLI AUSILI PER LE PERSONE CON DISABILITÀ

Fonte www.personecondisabilita.it La Direzione generale Famiglia, solidarietà sociale e volontariato di Regione Lombardia ha definito, per l’anno 2014, i criteri per l’assegnazione dei contributi alle persone con disabilità o alle loro famiglie per l’acquisto di ausili o di “strumenti tecnologicamente avanzati” (ex art. 4, L.R. 23/99).

Per l’anno 2014, le Asl dovranno destinare alla domotica almeno il 40% delle risorse erogate. Di questo provvedimento possono beneficiare tutte le persone con disabilità indipendentemente dalla loro età. In base a quanto stabilito dal provvedimento, l’ausilio per cui si richiede il contributo deve essere individuato “come necessario all’interno del progetto sociale e/o educativo” del singolo. E deve contribuire all’autonomia, con particolare riferimento al miglioramento dell’ambiente domestico, allo sviluppo delle potenzialità della persona con disabilità e a compensare “le diverse limitazioni funzionali, siano esse motorie, visive, uditive, intellettuali e del linguaggio”.

È dunque possibile presentare domanda per il finanziamento di un’ampia gamma di ausili.

Dalle protesi acustiche ai personal computer (solo per alunni con DSA), dagli strumenti per l’adattamento dell’autovettura ai dispositivi domotici.

Sono ammissibili al finanziamento sia gli strumenti acquistati, sia quelli acquisiti temporaneamente (noleggio, affitto, leasing, abbonamento). Ed è possibile anche richiedere un contributo per gli ausili già in dotazione ma che devono essere adattati o trasformati.

Le domande devono essere presentate alla Asl territoriale competente (Dipartimento ASSI – Servizio disabili) secondo le indicazioni fornite dagli stessi, corredate di tutta la documentazione necessaria (prescrizione medica, copia della certificazione di invalidità,… ).

La domanda deve inoltre essere accompagnata dal progetto individualizzato, per la stesura del quale ci si può avvalere dell’equipe pluridisciplinare/operatori specialisti dell’ASL territorialmente competente.

Il termine per la presentazione della domanda di finanziamento va da fine febbraio (per le ASL di Milano e Bergamo) a metà marzo.

Per questo motivo è necessario contattare la ASL di riferimento o a consultare il sito internet.

I contributi sono assegnati (fino a esaurimento del budget) nella misura del 70% del costo complessivo dell’ausilio a partire da una spesa pari o superiore a 260 euro, fino a una spesa massima di 15.500 euro.

Per saperne di più, consulta la scheda su “Spazio disabilità” e scarica il DGR 12006 dell’11 dicembre 2014

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DAL SOSTEGNO AL POSTO COMUNE: QUALI REGOLE?

Fonte www.edscuola.eu I docenti di sostegno che hanno completato il quinquennio obbligatorio di permanenza nel loro posto, potranno, qualora lo desiderassero transitare su posto comune.

Ma come viene regolamentata questa tipologia di transizione da posto di sostegno a posto comune? É tutto scritto nell’art.25 dell’ipotesi di contratto sulla mobilità per l’anno scolastico 2015-2016.

Bisogna sapere che il docente di sostegno che chiede di rientrare ad insegnare nella sua classe di concorso, parteciperà al movimento della seconda fase, ovvero quella provinciale tra comuni diversi e non potrà pretendere di muoversi con precedenza della prima fase all’interno dello stesso comune dove insegna sostegno. Per cui tutti i docenti di sostegno, in qualsiasi ordine e grado insegnino, parteciperanno alla seconda fase dei trasferimenti, ovvero quella dei docenti richiedenti l’assegnazione a comuni diversi da quello di titolarità nell’ambito della stessa provincia .

A questa fase partecipano, per qualunque preferenza richiesta nell’ambito della provincia di titolarità, i docenti in attesa di sede, i docenti che transitano da posti di sostegno della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado e dai posti D.O.S. della scuola secondaria a posti di tipo comune o cattedre curriculari o viceversa.

Bisogna anche sapere, per evitare brutte sorprese, il trasferimento in uscita dal sostegno interrompe in ogni caso la continuità di servizio nella scuola e nel comune di titolarità. Anche se il docente di sostegno dovesse transitare su un posto comune della stessa istituzione scolastica, perderà tutta la continuità pregressa, sia nella scuola che nel comune.

Tuttavia i docenti di sostegno che non hanno ancora terminato il quinquennio di permanenza su tale tipologia di posto, non possono chiedere di partecipare alla transizione su posti di tipo comune e su classi di concorso fino al compimento del quinquennio.

Ma quando si completa il quinquennio?

Ai fini del conteggio dei 5 anni da espletare su posto di sostegno si parte dalla decorrenza giuridica dell’assunzione o del passaggio di ruolo in tale tipologia di posto e si considera anche l’anno scolastico in cui si presenta istanza di mobilità.

Si ricorda anche che il punteggio di servizio svolto con titolo di specializzazione sul sostegno vale il doppio soltanto per i posti di sostegno, mentre il raddoppio del punteggio non conta per la transizione in posto comune o classe di concorso.

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QUELLA TRISTE “MAPPA DELL’INTOLLERANZA”

Fonte www.voxdiritti.it e www.superando.itPiù di un anno di lavoro, otto mesi di monitoraggio della rete Twitter, quasi 2 milioni di tweet estratti e studiati. Il risultato è la prima Mappa dell’Intolleranza in Italia: un progetto che, voluto da Vox- Osservatorio italiano sui diritti (organizzazione no profit che si occupa di cultura del diritto), ha visto la partecipazione delle università di Milano, Roma e Bari. Il progetto mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 5 gruppi: donne, omosessuali, immigrati, persone con disabilità, ebrei – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono (e quindi per la maggiore “libertà di espressione”) e per l’interattività che garantiscono.

Infine, i dati raccolti sono stati analizzati statisticamente ed elaborati da un punto di vista psico-sociale dal team della Sapienza, dando vita alla Mappa dell’Intolleranza.

Sono stati mappati l’odio razziale, l’omofobia, l’odio contro le donne, contro i cittadini con disabilità e l’antisemitismo: attraverso i tweet degli italiani, abbiamo contestualizzato i diversi messaggi, e li abbiamo geolocalizzati. La geolocalizzazione è la vera novità di questo progetto, perché consente di evidenziare le zone maggiormente a rischio di intolleranza e odio « Più di un milione di tweet contro le donne, 6mila antisemiti, più di 100 mila quelli omofobi, 154 mila a sfondo razzista e quasi 500 mila contro le persone con disabilità»: sono questi i dati ripresi dalla Mappa dell’intolleranza.

Stando ai dati. le Regioni più intolleranti risultano essere l a Lombardia, la Campania, l’Abruzzo e la Puglia, con picchi differenti a seconda del gruppo discriminato preso di mira.

«Rispetto ai termini utilizzati per le offese nei confronti delle cinque categorie studiate – si legge ancora sia sua Superando che in “Redattore Sociale” – risulta quasi sempre presente il collegamento con la dimensione corporea e l’atto fisico, nonché il fatto che il termine che identifica la donna, l’ebreo, l’omosessuale, la persona con disabilità, lo straniero viene spesso associato a parolacce che indicano sporcizia e contaminazione. La mappa vuole essere uno strumento utile per prevenire e quindi poter agire, avendo a disposizione i dati di un fenomeno violento e discriminatorio».

Per maggiori informazioni

Scarica la mappa relativa alla discriminazione delle persone con disabilità

Consulta il sito www.voxdiritti.it per tutte le altre mappe e informazioni sull’indagine

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IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA HA DISCRIMINATO?

Fonte www.superando.it – La segnalazione ci arriva da Claudio Messori, direttore dell’Agenzia per il Lavoro dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) e riguarda il recente Provvedimento del 25 novembre 2014 (Avviso di mobilità ai sensi dell’art. 30 del d.lgs. 30/03/2001 n. 165 per la copertura di complessivi n. 1031 posti a tempo pieno e indeterminato – vari profili professionali), prodotto dal Ministero della Giustizia e pubblicato il 20 gennaio scorso in Gazzetta Ufficiale (n. 5- IV serie speciali – Concorsi ed esami). Alla fine dell’articolo 2 (Requisiti di ammissione), vi si esplicita testualmente quanto segue: «SONO ESCLUSI dalla presente procedura: Tutti i dipendenti in servizio a tempo pieno e indeterminato già assunti ai sensi dell’art. 3 e 18 della legge 68/1999, in quanto presso l’Amministrazione della Giustizia l’aliquota riservata a tali categorie risulta completa [maiuscoli e grassetti nell’originale, N.d.R.]».

Ebbene, almeno due passaggi provocano forti perplessità, a partire dall’affermazione che «presso l’Amministrazione della Giustizia l’aliquota riservata a tali categorie risulta completa». Su questo, infatti, ci piacerebbe ricevere dallo stesso Ministero della Giustizia cifre precise, soprattutto dopo avere letto nella recente Settima Relazione sullo stato di attuazione della Legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili (anni 2012 e 2013) che «nel biennio 2012-2013 si registra una contrazione delle quote di riserva (ossia dei posti riservati alle assunzioni di persone con disabilità), tanto nel settore privato (da 158.295 posti a 117.136) quanto in quello pubblico (da 76.770 a 69.083)», come sottolineato nel sito «Condicio.it».

Per questo aspetto, dunque, si attendono rassicurazioni direttamente dal Ministero. Non si può tuttavia non condividere quanto dichiarato da Claudio Messori, ovvero che «quella frase esplicitata in un Provvedimento ufficiale risulta essere una discriminazione verso una categoria cui devono essere concessi i medesimi percorsi per i cosiddetti “normodotati”».