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5 PER MILLE E MODELLO EAS

Fonte www.infocontinuaterzosettore.it – Il comma 2, articolo 2, del Decreto legge 16/2012 convertito, con modificazioni, nella legge n. 44 del 26/4/2012, prevede che per errori di tipo formale, come l’invio di comunicazioni tardive, permanga la possibilità di usufruire di alcuni regimi agevolati, quali l’accesso alla ripartizione del 5 per mille o l’adempimento dell’invio del Modello EAS, attraverso l’istituto della remissione in bonis, ovvero il completamento delle procedure previste entro un termine posteriore a quelli originariamente stabiliti.

Per quanto riguarda il 5 per mille, coloro che hanno i requisiti per poter partecipare a tale riparto, pur non avendo assolto in tutto o in parte, entro il termine di scadenza agli adempimenti prescritti per l’ammissione al contributo, possono rientravi presentando la domanda d’iscrizione e la documentazione integrativa (nel caso di Onlus e volontariato alle direzioni regionali, di Associazioni sportive dilettantistiche agli uffici territoriali del Coni, mentre, se si tratta di enti della ricerca, al Miur) entro il 30 settembre.

Scadenza sempre il 30 settembre per l’invio del modello EAS; l’associazione che si avvalga dei benefici ex art 148 TUIR (e analoghi legge IVA) ma non abbia ottemperato all’obbligo dichiarativo entro i termini previsti (60 gg dalla data di costituzione o entro 31 marzo 2014) può evitare le conseguenze (vedersi cioè portato a commerciale le quote sociali e i corrispettivi da soci) inviando il Modello EAS tramite intermediario abilitato. Condizioni necessarie per rendere effettivo il processo sia nel caso del 5 per mille sia per il modello EAS sono:

· la sussistenza dei requisiti sostanziali richiesti dalle norme di riferimento;

· il versamento di una sanzione di 258 euro con modello F24 (codice tributo 8114 per il modello EAS e 8115 per il 5 per mille);

· la presentazione, come anticipato, delle domande di iscrizione e delle successive integrazioni documentali entro il 30 settembre.

 

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IL DIVORZIO COSTA DOPPIO CON UN FIGLIO CON DISABILITÀ

Fonte www.west-info.eu In Italia, in caso di divorzio, il genitore che si prende cura del figlio con disabilità anche maggiorenne ha diritto all’assegno di mantenimento. È quanto ha stabilito la Corte di Cassazione respingendo il ricorso di un uomo contro una precedente sentenza del Tribunale di Treviso che gli aveva imposto di versare mensilmente, oltre a un contributo di €250 a favore dell’ex, anche €500 per il loro primogenito portatore di handicap ed economicamente non autosufficiente, anche se titolare di una borsa di studio.

I Supremi Giudici, infatti, hanno fatto presente che, non solo va tenuta in considerazione la disparità di posizioni economiche tra i coniugi (nella fattispecie, imprenditore lui e lavoratrice a basso reddito lei), ma anche il personale apporto della donna nell’allevare i figli, e in particolare nell’accudimento del maggiore, con una disabilità tale da limitare ogni sua possibilità di autonomia.

Scarica l’ordinanza

 

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CENTOCINQUANTESIMA RATIFICA: COMPLIMENTI, CONVENZIONE!

Fonte www.superando.it – È certamente un bel traguardo, per la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, quello raggiunto nei giorni scorsi con la ratifica da parte della Guyana, centocinquantesimo Stato che ha proceduto a tale passaggio (l’Italia, lo ricordiamo, ha provveduto nel 2009), facendo segnare una delle percentuali più alte di ratifica mai riscontrate nell’àmbito dei trattati internazionali sui diritti umani.

Secondo la cilena María Soledad Cisternas Reyes, componente del Comitato ONU sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità, che provvede a monitorare costantemente come i vari Stati implementino e applichino la Convenzione entro i propri confini, «essere arrivati a centocinquanta ratifiche in circa sei anni sottolinea l’impegno della comunità internazionale nel promuovere e tutelare i diritti umani delle persone con disabilità».

«Il fatto che le ratifiche siano state trasversali a tutte le zone e le culture del mondo – sottolinea poi – significa che la strada del riconoscimento universale di tali diritti è ormai stata intrapresa e che su di essi sta crescendo la consapevolezza».

«Certo – aggiunge -, il lavoro da fare è ancora tanto, ma come Comitato riteniamo che la decisione da parte di uno Stato di ratificare la Convenzione costituisca un’ottima base per far sì che le varie discriminazioni esistenti vengano finalmente e concretamente affrontate, superando le barriere di ogni genere nell’accesso ai servizi e all’informazione».

Oltre quindi a invitare alla ratifica tutti quegli Stati che finora non hanno provveduto, Cisternas Reyes intende sottolineare anche un altro punto quanto mai importante, ovvero il fatto che «la Convenzione, in questi anni, ha fatto aumentare la consapevolezza dell’importanza di coinvolgere le stesse persone con disabilità nelle decisioni che riguardano le loro vite e i loro diritti».

«Non a caso – conclude la componente del Comitato delle Nazioni Unite – uno dei messaggi chiave di questa epoca, da parte delle persone con disabilità, è “Nulla su di Noi senza di Noi”, e anche il nostro Comitato cerca sempre di adottare questo punto di vista, nei confronti degli Stati, della società civile, delle Istituzioni che lavorano per i diritti umani, a livello nazionale e regionale, oltreché di tutte le altre Agenzie dell’ONU».

 

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SE LA DISABILITÀ DEL FIGLIO RENDE MUTI

Fonte www.west-info.eu“Frustrati, stressati, esausti”: è questa la condizione in cui vivono i genitori con un figlio con disabilità. A dirlo un recente sondaggio realizzato dall’associazione inglese Scope che descrive mamme e papà preoccupati dagli elevati costi per l’assistenza dei figli, stremati dalla carenza di servizi pubblici e supporti psicologici al punto da rifugiarsi quotidianamente nell’abuso degli anti-depressivi in più di un caso su due.

Senza contare che oltre l’86% degli intervistati più che manifestare il proprio disagio si chiude in se stesso. Pesante fardello troppo difficile da condividere per via del senso di colpa di parlare di sé, della paura del giudizio altrui o di preoccupazioni troppo complicate da esprimere.

 

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IN CALO I SERVIZI PER I DISTURBI NEUROPSICHICI IN ETÀ EVOLUTIVA

Fonte www.superando.it – Oltre quattrocento specialisti hanno partecipato nei giorni scorsi a Roma al 26° Congresso Nazionale della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), che per l’occasione ha eletto alla propria Presidenza Antonella Costantino, direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dell’Area Omogenea Salute Mentale, Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono tra quelli più diffusi nell’infanzia, ma, purtroppo, ancora troppo poco considerati. Si stima infatti che essi colpiscano un bambino/adolescente ogni cinque, con situazioni molto diverse tra loro, che vanno dai disturbi dello spettro autistico all’epilessia, dalla depressione al disturbo del linguaggio, dalla dislessia alla disabilità intellettiva, dalle paralisi cerebrali infantili alle sindromi genetiche rare, dalle malattie neurodegenerative a quelle neuromuscolari e molte altre ancora.

Benché nella maggior parte dei casi un trattamento precoce e tempestivo possa modificare la prognosi, meno di un bambino/adolescente su quattro riesce ad accedere alle cure di cui ha necessità. Si calcola infatti che non siano più di 600.000 gli utenti dei servizi pubblici di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, a fronte di una popolazione complessiva sofferente di circa 3 milioni e 600.000 unità.

Negli ultimi dieci anni, poi, il numero dei pazienti seguiti dai Servizi di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza è quasi raddoppiato (5% in più di nuove richieste all’anno, dal 2004 a oggi), mentre il numero degli operatori continua a diminuire (10% in meno solo nell’ultimo anno).

Il risultato è che ogni utente riceve sempre meno interventi, e le famiglie devono ricorrere sempre di più al privato, con costi rilevanti che in tempi di crisi economica sono sempre meno in grado di sostenere.

«Si tratta di gravi problemi – sottolinea Antonella Costantino – che la SINPIA ha anche segnalato in un documento inviato recentemente al ministro della Salute Beatrice Lorenzin. L’Italia ha ottimi modelli e buone normative, però non sempre applicate, e vi sono ampie disuguaglianze intra e inter-regionali. A fronte infatti di Regioni nelle quali è stato creato negli anni un adeguato sistema di servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dove vengono sostanzialmente garantite ai bambini e alle famiglie la presa in carico e la terapia, ve ne sono molte altre nelle quali mancano le strutture. In particolare, mancano i reparti per i ricoveri e le strutture semiresidenziali e residenziali terapeutiche, nonché, a volte, anche gli stessi servizi territoriali e/o il personale, o non sono comunque previste tutte le figure multidisciplinari necessarie per i percorsi terapeutici».

 

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“STRUMENTI PER L’INCLUSIONE SOCIALE – MATRICI ECOLOGICHE E PROGETTO INDIVIDUALE DI VITA PER ADULTI CON DISABILITÀ INTELLETTIVE E/O EVOLUTIVE”

Si svolgerà lunedì 22 settembre p.v. a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, l’evento di presentazione del progetto “Strumenti per l’inclusione sociale – matrici ecologiche e progetto individuale di vita per adulti con disabilità intellettive e/o evolutive” – iniziativa finanziata dal Ministero Lavoro e Politiche Sociali ai sensi della lett. f) – L.383/00 annualità 2013 – che, avviata nel giugno scorso, avrà durata annuale.

Scopo del progetto è favorire l’inclusione sociale e il raggiungimento delle pari opportunità per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale rendendo concreto il diritto alla predisposizione di un progetto individuale e sperimentando le matrici ecologiche (strumento innovativo di screening dei bisogni della persona) che saranno adattate alle esigenze delle persone con disabilità intellettive e/o evolutive in età adulta per verificare il loro utilizzo all’interno della rete dei servizi delle strutture Anffas, anche attraverso l’individuazione e formazione della figura del case manager.

Ci sarà quindi un coinvolgimento attivo delle strutture associative relativamente alla parte di sperimentazione dello strumento matrici, di redazione dei progetti individuali e di individuazione di un case manager. In particolare è prevista la partecipazione di circa 15 strutture associative Anffas, di circa 1.000 persone con disabilità intellettive e/o relazionali e loro familiari e operatori e 15 case manager.

Gli obiettivi primari che si pone l’iniziativa sono:

– Rendere effettivo ed esigibile il diritto delle persone con disabilità intellettive e dello sviluppo alla adeguata predisposizione del progetto individuale ai sensi dell’art. 14 L. 328/2000

– Sperimentare un sistema di procedure per l’attuazione del progetto di vita in età adulta in coerenza con i domini della Qualità della Vita

– Sperimentare l’efficacia dei progetti individuali realizzati attraverso le matrici ecologiche

– Sperimentare e promuovere la figura ed il ruolo del case manager

– Raccogliere ed analizzare dati sulla qualità di vita delle persone con disabilità intellettive e/o dello sviluppo e sull’impatto degli interventi sulla loro Qualità della Vita, anche nell’ottica del rapporto costi/benefici

– Fornire raccomandazioni ai decisori politici-istituzionali

Il programma del 22 settembre è disponibile qui, mentre per avere maggiori informazioni è possibile consultare la pagina web dedicata cliccando qui

 

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TIROCINI AL PARLAMENTO EUROPEO

Fonte www.lavorodisabili.blogspot.it Il Parlamento europeo offre alle persone con disabilità la possibilità di svolgere tirocini retribuiti della durata di 5 mesi presso le proprie sedi di Bruxelles e Lussemburgo.

I candidati devono:

– possedere cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione europea o di un Paese candidato all’adesione;

– aver compiuto 18 anni alla data di inizio del tirocinio; avere profonda conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’UE;

– non aver usufruito di un tirocinio o di un impiego retribuito di più di quattro settimane consecutive a carico del bilancio dell’Unione europea; essere in grado di certificare di avere una disabilità (certificato medico o certificato di disabilità rilasciato da un ente nazionale).

I tirocini si rivolgono sia alle persone in possesso di un diploma universitario o di un istituto equivalente sia alle persone con qualifiche inferiori al livello universitario.

Dal 15 agosto e fino al 15 ottobre 2014 è possibile inviare la propria candidatura per i tirocini previsti per il periodo 1 marzo – 31 luglio 2015.

Per maggiori informazioni e per candidarsi, visitare la sezione dedicata ai tirocini sul sito del Parlamento europeo, www.europarl.europa.eu, alla voce “Programma di tirocini per persone con disabilità”.