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IL 14 SETTEMBRE TUTTI TORNANO A SCUOLA?

Fonte www.personaedanno.it – Il processo di inclusione scolastica è un tema a cui la FISH* Calabria riconosce una rilevanza importante e al quale, pertanto, dedica particolare attenzione e cura.

La scuola, infatti, rappresenta un contesto il cui ruolo educativo e sociale è indiscutibile per tutti gli alunni e ancor di più per quelli con disabilità, per i quali purtroppo a volte è il luogo esclusivo in cui relazionarsi con i pari.

Osservare, dunque, che tutte le misure inclusive previste siano applicate a tutela della garanzia del diritto allo studio prima e, non meno, dell’opportunità di favorire l’inclusione sociale di ciascun bambino o ragazzo con disabilità, è uno degli obiettivi prioritari dell’Osservatorio per l’Inclusione Scolastica degli alunni con disabilità della FISH Calabria.

Nell’ambito del consiglio regionale della FISH Calabria tenutosi a Lamezia il 2 settembre scorso, il tema dell’inclusione scolastica è stato oggetto di un appassionato dibattito introdotto dalla presidente Nunzia Coppedè e affrontato dai referenti degli sportelli dell’Osservatorio Scuola presenti sul territorio regionale.

Molte domande sono nate sul “se” e sul “quanto” le scuole calabresi siano pronte ad accogliere il prossimo 14 settembre tutti gli alunni offrendo loro pari opportunità oppure, come purtroppo assai spesso si è veriiccato, anche quest’anno ci troveremo ad affrontare il problema di dover rimediare a interventi mancati o parzialmente mancati o inefficaci.

Ad esempio, se più facilmente sembra essere garantita l’assegnazione di un insegnate di sostegno, pur restando da veriiccare se specializzato con reali competenze o solo “specializzato” in relazione alla patologia dell’alunno per cui accetta di essere nominato, si pone ancora più frequentemente il problema della disponibilità o meno di assistenti all’autonomia ed alla comunicazione che dovrebbero non solo essere presenti dal primo giorno di scuola ma, anche questi, esserlo in modo qualiiccato e qualiiccante.

In sede di consiglio si è pensato quindi di porre questo interrogativo direttamente all’Assessore regionale di competenza dott.ssa Federica Roccisano, che prontamente ha accettato di incontrare la FISH Calabria, chiarendo i dubbi posti. Cari enti e cari istituti scolastici, abbiamo il piacere di divulgare alcune informazioni che vi potranno essere utili per “attrezzarvi”, con fretta laddove ancora non sia già stato fatto, ed adeguarvi alla normativa che prescrive strumenti speciicci per la realizzazione dell’inclusione scolastica di tutti gli alunni con disabilità che, anche loro, varcheranno gli ingressi delle scuole fra solo qualche giorno.

La FISH Calabria, offrendo un piccolo sunto delle azioni, delle risorse e delle competenze, messe in campo dal Governo e dalla Regione Calabria, per garantire il diritto agli alunni con disabilità di frequentare la scuola al pari degli altri alunni, augura una buona scuola a tutti, invitando gli enti e le istituzioni scolastiche non soltanto a dotarsi degli strumenti necessari ai fini di un processo di inclusione scolastica migliore possibile, ma anche ad impegnarsi per una accoglienza adeguata degli alunni con disabilità e affinché gli interventi siano qualiiccati e competenti.

Azioni, risorse e competenze per garantire il diritto alla inclusione scolastica degli alunni con disabilità in Calabria „³

La Regione ha già inviato alla fine del mese di giugno scorso i fondi per l’inclusione scolastica di alunni con disabilità destinati all’anno scolastico 2017-2018 e autorizza gli enti competenti, comuni, provincie e città metropolitana di Reggio Calabria, ad utilizzare in aggiunta gli eventuali residui del 2016-2017 e qualora non fossero non fossero stati spesi completamente, anche i residui del 2015-2016. „³

E’ di competenza dei comuni provvedere tempestivamente al servizio di assistenza specialistica di tutti gli alunni con disabilità frequentanti le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado. „³

Le province e la città metropolitana di Reggio Calabria, avranno da assolvere lo stesso compito per gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado ma, laddove questo non avvenga per le più svariate ragioni, i singoli istituti scolastici potranno predisporre direttamente i bandi per il reclutamento del personale specialistico in base alle particolari esigenze dei propri alunni con disabilità. La rendicontazione delle spese andrà inviata direttamente alla Regione Calabria. „³

Quanto all’assistenza di base confermiamo che la competenza è delle scuole e deve essere garantita dal personale ATA. Le scuole hanno l’obbligo di formare adeguatamente il personale coinvolto. In aggiunta, con riferimento alle intese raggiunte dalla Regione Calabria e il MIUR—Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Rimodulazione assegnazione tirocinanti – la Regione Calabria ha già provveduto a stipulare una apposita convenzione approvata con DDG n. 996/2017, parzialmente modificata con DDG n. 3674/2017 e da ultimo con DDG n. 9726/2017 con le singole scuole che ne abbiano fatto richiesta. Pertanto, il servizio verrà garantito. „³

Ai fini del servizio di Trasporto per alunni con disabilità per le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado la competenza è dei comuni, mentre per le scuole secondarie di secondo grado i fondi destinati sono stati già inviati dalla Regione alle Province e alla città metropolitana di Reggio Calabria, perciò il servizio verrà erogato. Resta da chiarirne la modalità di espletamento.

Chiediamo ai familiari di alunni con disabilità di segnalarci eventuali difficoltà nell’accoglienza o assenza di servizi essenziali ai numeri 0968. 463568 – 3387844803 o all’indirizzo fishcalabria@gmail.com

*A cui Anffas Onlus aderisce

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AVVIO ANNO SCOLASTICO 2017/2018, ANFFAS ONLUS

“LA SCUOLA NON INIZIA PER TUTTI ALLO STESSO MODO!”

“GIÀ NUMEROSE LE SEGNALAZIONI DI DISGUIDI, RITARDI E DISFUNZIONI: CONTINUA IL MONITORAGGIO DI ANFFAS ONLUS SULLA SCUOLA PERCHÉ I DIRITTI DEGLI STUDENTI CON DISABILITÀ NON POSSONO E NON DEVONO PASSARE IN SECONDO PIANO”

L’inclusione scolastica è un diritto e non una gentile concessione” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale

Parte in questi giorni il nuovo anno scolastico 2017/2018 e gli studenti con disabilità e i loro familiari sono già alle prese con i numerosi problemi che da sempre ostacolano il loro percorso scolastico:

– PEI (Piano Educativo Individualizzato)

– Sostegno

– Assistente per l’autonomia e per la comunicazione

– Assistenza igienico personale

– Trasporto

– Ausili personalizzati

– Abbattimento delle barriere architettoniche

questo è ciò che spetta di diritto agli studenti con disabilità e che deve essere predisposto prima dell’avvio dell’anno scolastico e che invece, come ogni anno, è oggetto di segnalazione da parte delle famiglie a causa di disguidi, ritardi e problematiche burocratiche e non.

La scuola, quindi, non inizia per tutti allo stesso modo!

Tutte questioni, infatti, che ogni anno rendono l’istruzione degli studenti con disabilità una vera e propria incognita, trasformando un diritto sancito dalla Convenzione ONU e dalla Legge italiana in un incubo.

Come già reso noto nei mesi passati, Fish ed Anffas Onlus, hanno avviato una campagna di monitoraggio sull’intero territorio nazionale mobilitando tutte le basi associative al fine di tutelare sin dal primo giorno di scuola tutti gli alunni con disabilità per consentire loro di avere tutti i servizi e tutti sostegni necessari, assicurando condizioni di parità con tutti gli altri studenti e rendere davvero concreta l’inclusione scolastica.

“Così come avviene da ormai quasi 60 anni” continua Roberto Speziale “Anffas lavora e lotta per il diritto allo studio dei bambini e dei ragazzi con disabilità di ogni ordine e grado perché l’educazione e l’istruzione rappresentano pilastri fondamentali nella vita e non è più accettabile vedere ulteriori mancanze in tal senso”.

Per far venire alla luce tutte le disfunzioni e le carenze” prosegue e conclude il presidente Anffas “invitiamo le famiglie a segnalarcele all’indirizzo nazionale@anffas.net e allo stesso tempo chiediamo al Ministro Fedeli l’immediata convocazione dell’Osservatorio Permanente all’interno del Miur per fare il punto sulla situazione”.

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UN INCORAGGIANTE INIZIO, PER PORRE FINE ALLA POVERTÀ

Fonte comunicato stampa Forum Terzo Settore – «Con questo passaggio giunge a compimento un percorso legislativo che avrà importanti e positive conseguenze sulla fascia più bisognosa della popolazione italiana»: così il Forum Nazionale del Terzo Settore** commenta l’approvazione – avvenuta il 29 agosto in Consiglio dei Ministri – del Decreto Legislativo di attuazione della Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali.

«Attraverso l’Alleanza Italiana contro la Povertà* – aggiungono dal Forum – di cui siamo stati tra i promotori, portiamo avanti da anni l’esigenza di una misura di carattere universalistico rivolta a combattere la povertà assoluta nel nostro Paese. Il Reddito di Inclusione, contenuto nel Decreto appena approvato, rappresenta il frutto di un lavoro che ha visto una proficua collaborazione tra l’Alleanza, il Governo e il Parlamento».

«L’approvazione del REI – dichiara Claudia Fiaschi, portavoce del Forum – è un traguardo fondamentale per le politiche sociali del nostro Paese, che ci fa compiere il primo passo concreto verso l’inclusione delle persone più fragili e vulnerabili. L’Italia, finalmente, si adegua agli altri Paesi europei, prevedendo una misura nazionale di sostegno agli indigenti».

«Il REI – sottolinea poi la Portavoce – raggiungerà circa 1.8 milioni di persone (400.000 famiglie) povertà assoluta. E tuttavia, le persone in questa condizione sono 4.7 milioni: è quindi assolutamente necessario considerare le nuove norme non come un punto di arrivo, ma come l’incoraggiante inizio di uno sforzo che porterà a una strategia nazionale strutturata e a lungo termine, per porre fine a una situazione così drammatica».

Si tratta naturalmente di problematiche – è quasi superfluo ricordarlo – che si segue da sempre con attenzione, senza mai dimenticare che, come ormai confermano numerosi studi, è proprio la disabilità uno dei primi determinanti della povertà e dell’esclusione sociale. E in tale contesto, non bisogna mai nemmeno dimenticare che sono proprio i bambini con disabilità ad essere “i più vulnerabili tra i vulnerabili”.

*L’Alleanza contro la Poverta è una realtà composta da varie e note organizzazioni di rilevanza nazionale, appartenenti al mondo delle Istituzioni, dei Sindacati e del Terzo Settore, alla quale aderisce anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap**). Il Reddito di Inclusione (REI) ne è stato un vero e proprio “cavallo di battaglia”, come abbiano anche di volta in volta raccontato dalle nostre pagine.

**Cui Anffas Onlus aderisce

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SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE

Fonte Info Continua Terzo Settore – Dal 4 settembre 2017 e fino alle ore 14,00 del 30 novembre 2017 gli enti di servizio civile, iscritti all’albo nazionale e agli albi regionali e delle Province autonome, nonché all’albo degli enti del servizio civile universale possono presentare progetti di servizio civile universale da realizzarsi in Italia e all’estero.

L’Avviso di presentazione dei progetti tiene conto della previsione transitoria del dlgs 40/2017 che prevede all’art. 26 che “fino all’approvazione del primo piano triennale, il servizio civile universale si attua, in via transitoria, con le modalità previste dalla vigente normativa in materia di servizio civile nazionale”.

L’avviso, analogo nei contenuti a quello per la presentazione di progetti da realizzarsi nel 2017, presenta alcuni elementi di novità con l’introduzione di una fase di sperimentazione del servizio civile universale relativa ai nuovi istituti previsti dal dlgs 40/2017 quali:

◦flessibilità della durata del servizio dagli 8 ai 12 mesi

◦svolgimento del servizio per un periodo di tre mesi in un Paese UE o in alternativa possibilità di usufruire di tutoraggio per facilitare l’accesso al mondo del lavoro

◦impiego dei giovani con minori opportunità.

La presentazione dei progetti avverrà con le modalità previste dal Prontuario approvato con D.M. 5 maggio 2016 e con quelle indicate nell’Avviso pubblicato nella pagina dedicata. Gli enti di servizio civile iscritti all’albo nazionale e agli albi regionali e delle Province autonome, nonché all’albo degli enti del servizio civile universale che intendono partecipare alla sperimentazione del servizio civile universale devono presentare i progetti esclusivamente al Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale

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SINDROME SENZA NOME: BASTA IGNORARE CHI NE È AFFETTO!

Fonte www.disablog.it – Nascere con una malattia di cui non si conosce neanche il nome, significa nascere con una sorta di “croce” che ci si trascinerà dietro per il resto della vita. D’altronde, come altro potrebbe esser definita una vita dilaniata da una patologia di cui non si sa nulla? Eppure, per quanto assurda possa sembrare questa condizione, si stima che ogni anno, in Europa, nascano 65.000 bambini affetti da una condizione genetica sconosciuta o tanto rara da non essere mai stata identificata dalla ricerca medico-scientifica. Più della metà di coloro i quali si sottopongono a un test genetico, infatti, non avrà mai una diagnosi confermata e sarà così destinato a brancolare nel buio per anni e anni.

Ma oltre al danno, c’è la beffa. Già, perché questi bambini che nascono con una sindrome non riconosciuta sono pure impossibili da seguire: i sistemi sanitari nazionali non hanno un registro delle persone prive di diagnosi, per cui i malati che sono effettivamente malati, ma che non sanno da quale malattia siano affetti, hanno persino enormi difficoltà ad accedere all’assistenza sanitaria, ad usufruire delle agevolazioni riconosciute dall’ordinamento e più in generale a ricevere il supporto necessario. Questo è quanto accade ogni giorno, in tutta Europa, in migliaia e migliaia di famiglie.

Per superare la regola che vuole che ai registri siano iscritti solo soggetti con diagnosi, e per provare quindi a far riconoscere anche le persone con sindrome senza nome, è nata la SWAN Europe, acronimo che sta per Syndromes Without A Name.

Si tratta di una federazione europea guidata dalla divisione inglese (SWAN UK) sotto la quale si riuniscono associazioni italiane, francesi, spagnole e olandesi, nonché la federazione europea dei malati rari EURORDIS. L’Italia è presente in SWAN Europe mediante due associazioni: la Fondazione Hopen e la Federazione Italiana Malattie Rare UNIAMO.

Alla luce di ciò, gli obiettivi che si prefigge SWAN sono alquanto intuibili. Il primo è il sostegno alle famiglie, quindi c’è la richiesta da parte della federazione di raccogliere informazioni, esperienze e buone pratiche di persone affette da questo tipo di sindromi, e di farlo anche aiutando le associazioni nazionali impegnate su questo a farsi conoscere dall’opinione pubblica. Il secondo obiettivo è aumentare la consapevolezza dei professionisti sanitari, e quindi stabilire linee guida condivise, dare una mano alla ricerca e promuovere la nascita di ambulatori specifici per i pazienti ancora senza diagnosi. Infine si punta al coinvolgimento delle istituzioni, perché le persone con sindrome senza nome non possono non essere riconosciute in alcun modo dalle istituzioni di riferimento: non possono, insomma, continuare a vivere nell’oblio e nell’indifferenza!

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ACCESSIBILITY ACT: A BREVE IL VOTO!

Fonte Inclusion Europe/EDF – Prosegue il cammino dell’Accessibility Act, l’Atto Europeo sull’Accessibilità, ossia la Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative ai requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi: il 14 settembre p.v. infatti è previsto il voto dei membri del Parlamento Europeo e in previsione di tale evento l’EDF – European Disability Forum, ribadisce nuovamente la debolezza del testo attuale che non sarebbe in grado di garantire i diritti dei cittadini europei, in particolare dei cittadini con disabilità.

L’EDF ha anche realizzato un video (disponibile qui e in lingua inglese) sul tema e ha organizzato un seminario rivolto a giornalisti, decisore politici e tutti gli interessati: per chi volesse seguire il seminario, previsto il prossimo 8 settembre, è possibile registrarsi a questo link

Per avere maggiori informazioni sull’argomento è possibile leggere la nostra news cliccando qui

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PENSIONI DI INVALIDITÀ: L’INPS COMUNICA NUOVE REGOLE

Fonte www.disabili.comRelativamente alle pensioni di invalidità civile, è necessario non superare determinati limiti di reddito percepito. La normativa vigente (art. 35, comma 8, del decreto legge 30 dicembre 2008 n. 207, convertito in legge 27 febbraio 2009, n. 14, come modificata dal decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito in legge 30 luglio 2010, n. 122) prevede che: “ai fini della liquidazione o della ricostituzione delle prestazioni previdenziali e assistenziali collegate al reddito, il reddito di riferimento è quello conseguito dal beneficiario e dal proprio coniuge nell’anno solare precedente. Per le prestazioni collegate al reddito rilevano i redditi conseguiti nello stesso anno per prestazioni per le quali sussiste l’obbligo di comunicazione al Casellario centrale dei pensionati di cui al Decreto del Presente della Repubblica 31 dicembre 1971, n. 1388 e successive modificazioni e integrazioni”.

Sulla questione è recentemente intervenuto l’INPS che ha introdotto una novità, a seguito del parere favorevole del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, conseguente anche a una sentenza della Corte di Cassazione (la n. 12796 del 2005), relativamente agli arretrati soggetti a tassazione separata che devono essere conteggiati nel reddito conseguito. Ma andiamo con ordine.

COME FUNZIONAVA PRIMA – Finora per la determinazione del limite reddituale dovevano essere conteggiati tutti i pagamenti arretrati soggetti a tassazione separata conseguiti a prescindere dall’anno di competenza. Quindi gli arretrati venivano calcolati nella loro totalità, con quello che si chiama criterio di cassa. Con questa modalità non era raro il verificarsi di un superamento dei limiti di reddito: superamento che può aver fatto perdere il diritto alla prestazione ad alcune persone.

LA PRONUNCIA DELLA CASSAZIONE – Da questa situazione è nato un contenzioso giudiziario, fino a una pronuncia della Corte di Cassazione a sezioni unite (sentenza n. 12796/2005) che statuisce che, per la determinazione del limite reddituale, “devono essere considerati anche gli arretrati – purché non esclusi del tutto da specifiche norme di legge (ad esempio, l’art. 3, comma 6, della L. 8 agosto 1995, n. 335, relativa all’assegno sociale) – non nel loro importo complessivo, ma nelle quote maturate per ciascun anno di competenza”.

COME FUNZIONA DA ORA – Sulla base quindi di questa pronuncia, e acquisito il parere favorevole del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, l’INPS ha disposto nel suo recente messaggio di luglio (n. 3098), la seguente novità: nel computo dei redditi in tema di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile gli arretrati vanno calcolati non nel loro importo complessivo, ma sulla base dei ratei maturati in ciascun anno di competenza. Si passa quindi dal criterio di cassa al criterio di competenza.

COME RICORRERE – Come dicevamo, precedentemente a questo orientamento, che viene applicato dalla pubblicazione del messaggio (25 luglio 2017), alcune persone possono essere state tagliate fuori dal beneficio per aver superato limiti reddituali. Nel caso in cui le istanze di prestazione di invalidità civile precedentemente presentate fossero state respinte per applicazione del criterio di cassa e invece, applicando il nuovo orientamento, risultassero aventi diritto, in caso di ricorso o domanda di riesame saranno adottati i seguenti provvedimenti:

a) domanda respinta per la quale è pendente istanza di autotutela (domanda di riesame): la Sede dovrà accogliere l’istanza;

b) domanda respinta per la quale è pendente ricorso amministrativo al Comitato provinciale prima della seduta: la Sede dovrà riconoscere la prestazione in autotutela;

c) domanda respinta per la quale, a seguito di ricorso al Comitato provinciale e di accoglimento dello stesso, il Direttore di Sede abbia sospeso la delibera di esecuzione: dopo la trasmissione della sospensiva alla Direzione centrale sostegno alla non autosufficienza, invalidità civile e altre prestazioni, la medesima Direzione trasmetterà alla Sede competente formale invito di accogliere l’istanza in autotutela.