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BULLISMO, QUANDO LE VITTIME SONO I RAGAZZI CON AUTISMO. “ECCO COSA SI DEVE FARE”

SuperAbile.it – Circa la metà (46%) dei ragazzi con autismo sono vittime di bullismo, una percentuale che cresce in modo esponenziale per i ragazzi con Asperger, che nel 94% dei casi vengono semplicemente “presi in giro” dai compagni per i loro comportamenti insoliti, ma nel 70% subiscono violenze fisiche. Un problema sistemico, per combattere il quale non è sufficiente intervenire sul bullo o sull’atto singolo e che richiede in genitori, insegnanti e persone che hanno a che fare con essi, la capacità di riconoscere i segnali (spesso non evidenti) che indicano la presenza di atti di bullismo. Di questo problema la redazione di SuperAbile, il portale di informazione e di documentazione sulle tematiche della disabilità, ne ha parlato con Davide Moscone, presidente dell’associazione Spazio Asperger onlus, che nei giorni scorsi è stato tra i relatori del convegno “Autismi 2016Risposte per il presente, sfide per il futuro“, organizzato da Centro Studi Erikson a Rimini il 14 e il 15 ottobre scorsi. Un appuntamento che partendo dalle novità emerse dalle più recenti ricerche scientifiche in ambito clinico e psicoeducativo, ha proposto in due sessioni plenarie e numerosi workshop tematici di approfondimento momenti di sensibilizzazione, confronto e formazione specialistica. I dati che Moscone ci riferisce provengono da due studi americani: “Bullying involvement and autism spectrum disorders” e “Mother’s perceptions of peer and sibling victimization among children quth Asperger’s syndrome and nonverbal learning disorders“.

Davide Moscone, che rapporto “numerico” c’è a livello nazionale e internazionale fra bullismo e autismo?
Secondo quando emerso da alcuni recenti studi americani, circa la metà dei ragazzi nello Spettro Autistico sono vittime di bullismo. In Italia non abbiamo studi spefici su questo tema.

E’ un fenomeno in aumento?
Sembra strano dirlo ma in realtà sembra che il fenomeno sia in diminuzione, anche se rimane pur sempre un’emergenza, soprattutto con l’avvento del cyberbullismo. Quello che viene bloccato “dentro la scuola” non tende a scomparire ma ad essere portato fuori le mura, sui social network.

Quali forme di autismo sono più soggette a questo fenomeno?
Il bullismo colpisce tutte le forme di autismo, ma il bullismo verso le forme lievi è più frequente. Non esistono studi comparativi ma sappiamo che circa la metà delle persone nello Spettro sono vittima di bullismo, ma restringendoci ai soli Asperger e alla semplice “presa in giro”, arriviamo al 94%. Esistono due motivi principali per questo: il primo è che le difficoltà della persona con Autismo lieve (Asperger) sono meno visibili e quindi difficilmente le eventuali raccomandazioni di prestare attenzione alle persone disabili o magari fenomeni come la compassione, tendono ad entrare in gioco. In seconda battuta, gli Asperger possono avere comportamenti non solo eccentrici ma ad esempio “moralistici”, come riprendere i compagni che vanno contro il regolamento scolastico, ma senza far attenzione a non farsi vedere; possono cercare di socializzare intromettendosi e monopolizzando i discorsi, e più in generale possono andare contro tutta una serie di norme sociali non scritte che fanno dire ai bulli “se lo merita”.

Quale fascia d’età è maggiormente colpita?
Il bullismo esiste anche nell’ultimo anno di materna e negli adulti si trasforma in mobbing. L’80% dell’esclusione sociale e dei fenomeni più estremi avviene tuttavia a partire dalla preadolescenza. Il periodo della scuola media è particolarmente importante in quanto la crescita fisica e le emozioni turbolente di questa fascia d’età non sono accompagnate da un ugualmente rapido sviluppo delle capacità di autocontrollo e di “saggezza sociale”.

Quali sono gli atti di bullismo che più frequentemente vengono commessi ai danni dei ragazzi con autismo?
Frequentemente capita che ci si approfitti delle persone autistiche a causa della loro ingenuità e delle difficoltà nella regolazione emotiva. Quindi frequentemente vengono “provocati fino ad essere fatti esplodere” per metterli nei guai, o vengono umiliati (spogliati in classe, mandati a dichiararsi ad una ragazza, o gli viene fatto commettere qualcosa di illegale) facendo leva sulla loro difficoltà nel capire le situazioni sociali.

Quali i luoghi in cui più frequentemente il fenomeno si manifesta?
Solitamente si manifesta a scuola, ma purtroppo è sempre più frequente che avvenga nei social network come Facebook o su YouTube. Purtroppo questo è molto grave perché molti ragazzi (senza disabilità intellettiva) percepiscono questa umiliazione pubblica in modo molto forte e c’è un forte rischio di atti autolesionistici, fino anche ad arrivare al suicidio.

Di cosa ci sarebbe bisogno e cosa possono fare le famiglie, le associazioni e gli operatori/responsabili delle strutture (educative o socio-ricreative) per prevenire e contrastare il fenomeno?
Il bullismo è un problema sistemico. Non è sufficiente intervenire sul bullo o sull’atto singolo. Occorre creare spazi sicuri e controllati che siano “bull free”, educando a riportare il bullismo (niente omertà) e con un’opera di educazione alla diversità. E’ importante anche insegnare comportamenti adeguati, abilità sociali e abilità di regolazione emotiva. Infine è importante ciò che succede dopo l’atto di bullismo. Un conto è capire le cause, un conto è dare colpe. Le persone etichettate come vittime o anche come bulli, tenderanno a perpetrare il loro comportamento in quanto spesso la società impone i propri stereotipi sugli altri. Il circuito invece va interrotto e le persone vanno aiutate a superare le conseguenze psicologiche come depressione, bassa autostima, sbagliato giudizio di se stessi, etc. di quello che hanno subito. Solo così si potrà interrompere il circuito della vittimizzazione e far si che non si ripeta.

Una raccomandazione ai genitori?
Imparare a riconoscere i segni, agire a livello di sistema e aiutare il ragazzo nel processo di comprensione e mantenimento del benessere psicologico. Il bambino con Sindrome di Asperger ha numerosi problemi a riportare di subire atti di bullismo. L´adulto può rendersi conto che il bambino subisce bullismo servendosi di forme prove fisiche (oggetti personali persi o danneggiati e vestiti strappati) o mediche (lividi e ferite), o tramite segnali psicologici (aumento dell´ansia, dolori di stomaco e altri disturbi correlati allo stress, problemi del sonno, riluttanza ad andare a scuola ed evitamento di determinate zone). Puó manifestarsi anche un cambiamento nel cosiddetto “interesse speciale”, che da argomenti relativamente innocui come veicoli e insetti si trasferisce ad armi, arti marziali e film violenti. Anche i disegni possono esprimere violenza, rappresaglia e vendetta. Oppure, altro segno di disagio, a casa, mentre gioca con i fratelli più piccoli, il bambino può imitare le azioni di chi lo maltratta. E’ importante che genitori e operatori, dopo aver capito i segni del bullismo e preso i provvedimenti necessari per porre fine al problema, lavorino insieme al ragazzo. Poiché infatti alcune caratteristiche dell’autismo rendono questi ragazzi “vittime perfette”, occorre non solo educare la società, ma anche insegnare al ragazzo le abilità sociali utili per vivere in modo sereno la propria vita sociale.

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PER L’AUTISMO NON CI SONO CURE MA SOLUZIONI

West-info.eu  – Il gigante no-profit americano Autism Speaks non investirà più neanche 1 dollaro per cercare una “cura” per l’autismo. Semplicemente perché non è una malattia da curare. Ma un disturbo col qual convivere. È per questo che da oggi, quella che in questo settore è una delle più grandi e potenti associazioni al mondo, al posto di “crisi”, “sconfiggere”, “combattere”, “rimedio”, parlerà e investirà solo su “soluzioni” da trovare per rendere migliore la vita di chi ha un disturbo dello spettro autistico.

Una rivoluzione, certificata anche dal cambio della mission nello statuto fondativo del 2005, che non è solo lessicale. Ma sembra essere anche una risposta concreta alle molte critiche che più volte le sono piovute addosso per una presunta tendenza all’allarmismo. Come quando definì l’aumento delle diagnosi di autismo come una “crisi sanitaria” ed un’”emergenza nazionale” .

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ARGENTINA. FORSE È LA PRIMA INSEGNANTE CON SINDROME DI DOWN AL MONDO

West-info.eu – Si chiama Noelia Garella ed è la prima insegnante con la sindrome di Down del Latinoamerica e una delle prime nel mondo. Ha 31 anni e da qualche mese le è stata affidata una classe di asilo tutta sua, dove insegna ai bambini di 2 e 3 anni a leggere e scrivere.

Una vittoria per una come lei che, da alunna, si è vista più volte sbattere le porte in faccia da parte di numerose scuole della sua città natale, Cordoba, in Argentina.

Molti istituti pubblici del posto, infatti, non solo le hanno ostacolato l’accesso all’istruzione, negandole la possibilità di inserimento, ma in più occasioni l’hanno anche additata come un ‘mostro’.

Nel Paese, infatti, l’integrazione per chi convive con disturbi cognitivi è molto difficile, ma questo non ha mai scoraggiato Noelia. “Ho sempre voluto fare questo lavoro”  – ha detto – “voglio insegnare ai bambini l’importanza dell’ascolto. Perché ognuno ha diritto di far sentire la propria voce, senza che nessuna società glielo impedisca”.

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COSTITUZIONE FORUM TERZO SETTORE TERRITORIALE

 Venerdì 21 u.s. si è tenuto presso la sede Anffas Onlus Corigliano un primo incontro mirato alla costituzione del Forum Terzo Settore territoriale alla presenza del Portavoce Regionale Gianni Pensabene.

Il Portavoce ha specificato ai referenti delle associazioni intervenute che i Forum sono strumenti per esercitare la rappresentanza unitaria di tutte le organizzazioni di terzo settore. Il Forum Territoriale, composto dalle realtà della società civile locale, permette di creare un fronte comune d’interessi nel dialogo con le istituzioni, ottenendo un maggior potere d’ascolto e di coinvolgimento nelle strategie di cittadinanza attiva e di risposta ai bisogni.

A livello regionale, dopo l’assemblea del Forum Terzo Settore Nazionale del 2014 e del nuovo regolamento, si stanno costituendo nei vari territori .

In vista della costituzione ufficiale anche a Corigliano, si invitano le associazioni interessate a prendere parte alla prossima riunione in programma sabato 29 ottobre ore 17,00 presso la sede Anffas Onlus Corigliano via Degli Iris 15, Schiavonea.

    Area comunicazione
Anffas-Onlus Corigliano

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SEI PRONTO PER IDPD (GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ) 2016?

Un.org – Il 2 dicembre prossimo si celebra la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (IDPD) 2016. La manifestazione rappresenta un momento centrale per la riflessione e il dibattito sulle tematiche legate alla disabilità, per la partecipazione e l’impegno, la cui rilevanza etica può guidare l’azione politica, civile e sociale.

Il tema della Giornata internazionale di quest’anno è ” Il raggiungimento di 17 Obiettivi per il futuro che vogliamo “. Questo tema prende atto della recente adozione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e il ruolo di questi obiettivi nella costruzione di un mondo più inclusivo ed equo per le persone con disabilità. Gli obiettivi di quest’anno sono la valutazione dello stato attuale della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) e OSS e porre le basi per un futuro di maggiore inclusione delle persone con disabilità.

Quest’anno la manifestazione coincide con il 10 ° anniversario dall’adozione della Convenzione ONU e sarà anche per l’occasione per fare il punto dei progressi compiuti dopo la sua adozione riflettendo sulle 166 ratifiche finora guadagnate. Si metteranno in risalto gli sforzi verso la ratifica universale della Convenzione ONU, sulle  idee per il continuo avanzamento degli obiettivi della convenzione riflettendo infine ulle sfide per la piena realizzazione degli obiettivi del CRPD.

Inoltre, IDPD 2016 presterà particolare attenzione alle questioni riguardanti l’accessibilità e l’inclusione delle persone con disabilità nel contesto dello sviluppo urbano, facendo seguito alla Terza Conferenza ONU sulle abitazioni e allo sviluppo urbano sostenibile (Habitat III) attualmente in corso a Quinto (Ecuador).

Per maggiori informazioni visitare il sito www.un.org

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MAKER FAIRE ROME, L’INNOVAZIONE INCONTRA LA DISABILITÀ: PAROLA AGLI INVENTORI

SuperAbile.it – Si è concluso domenica 16 ottobre alla Maker Faire Rome, un evento completamente dedicato all’innovazione in programma alla Fiera di Roma, dove è stato possibile vedere da vicino invenzioni e dispositivi di ultima generazione capaci di eseguire attività sorprendenti e, possibilmente, di migliorare la vita di chi le utilizza. È con questo spirito che tanti giovani ideatori si sono messi all’opera e hanno realizzato software e accessori dotati di sofisticati congegni di robotica. Fra le tante presentazioni del settore healthcare è impossibile non osservare con meraviglia quelle che davvero possono facilitare la quotidianità delle persone disabili. Perché l’accessibilità parla la lingua della tecnologia e, a volte, un’intuizione con la stampa 3D può diventare realtà.

Nicholas Caporusso è uno degli espositori nonché vincitore del contest preliminare MaketoCare. Il suo lavoro si chiama dbGLOVE ed è un guanto che consente ai ciechi e ai sordo-ciechi di usare tutte le funzioni di un normale cellulare, come ad esempio mandare un messaggio. “Sono sempre stato appassionato di questo mondo tecnologico – racconta Caporusso – e poi anche per via di ragioni familiari mi sono concentrato su un’idea che potesse aiutare le persone cieche. Se pensiamo che una patologia altamente diffusa come il diabete comporta delle serie problematiche alla vista, ci rendiamo conto di quanto tutto questo possa toccare tanta gente, anche tra le persone a noi vicine”.

Un altro progetto che nasce da un’esperienza in qualche modo diretta è quello di Domenico Fortunato Nocera con il suo “Disability Mouse”, oggetto che viene governato totalmente con la bocca per la direzionalità e con aspirazione d’aria per il click. Dice Nocera: “A mio avviso l’innovazione in campo di salute deve passare attraverso la riduzione dei costi di tutti quegli ausili che permettono l’autonomia delle persone disabili. Nel mio caso, so bene che esistono in commercio altri emulatori di mouse, ma i prezzi sono elevati e soprattutto nessuno di questi è coperto dal Ssn. Per ora questo è un prototipo, tuttavia ci saranno versioni più evolute e forse cercherò di studiare altre strade per abbassare ulteriormente i costi di produzione, magari puntando sul crowdfunding”.

Di costi ridotti, unitamente alla possibilità di customizzazione, parlano anche Luca Randazzo e la sorella Chiara, che illustrano ai visitatori i vantaggi dell’esoscheletro per arti superiori, interamente realizzato con componenti stampati in 3D e hardware open-source, pensato per aiutare i disabili motori nello svolgimento delle attività fisioterapiche quotidiane. Invece Irene Lanza, project manager di SoundSight Training, incuriosisce il pubblico con un sistema di realtà virtuale che nasce dall’esperienza dell’eco-localizzazione, vale a dire la tecnica utilizzata dai pipistrelli per orientarsi. “Potremmo definirla una palestra virtuale – dichiara Irene Lanza – per imparare a utilizzare l’udito in sostituzione della vista. È impressionante scoprire che molti limiti siano superabili semplicemente settando le percezioni. Questa tecnica può essere utilizzata da chi ha problemi di vista e può aiutare ad essere consapevoli dello spazio in cui ci si trova. Addirittura con questa tecnica Daniel Kish, presidente di World Access for the Blind, insegna ad altri ciechi ad orientarsi andando in bicicletta. Il motto da cui siamo ispirati dice: ‘Io non sono il mio handicap, ma la somma delle mie capacità’ e questo spiega come sia realistico superare numerose limitazioni”. L’esposizione ha presentato altre interessanti app e strumentazioni ultratecnologiche: dall’orologio che monitora i tremori dei pazienti con morbo di Parkinson, al bracciale che si illumina e avverte le persone con deficit uditivo quando suona un elettrodomestico, oppure il guanto capace di tradurre la lingua dei segni in voce e molti altri ancora

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I MINISTRI E LA POLIZIA PRENDANO SUBITO POSIZIONE

Superando.it – «Con una di quelle coincidenze tipicamente italiane – sottolinea Francesco Giovannelli, genitore di una persona con sindrome di Down -, nel giorno in cui è stato presentato ufficialmente il “Piano nazionale per la prevenzione
del bullismo e del cyber-bullismo a scuola 2016/2017 – Le scuole unite contro il bullismo”, promosso dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, con tanto di Protocollo d’Intesa con la presidente della Camera Laura Boldrini e azioni in comune con laPolizia di Stato, viene trasmesso in televisione un “edificante” video nel quale il vicequestore aggiunto della Polizia di Avellino Elio Iannuzzi, proprio nel corso della visita in città del ministro Giannini, apostrofa un giornalista della trasmissione televisiva Striscia la Notizia con l’espressione “’sto mongoloide”!».

Sul triste episodio è arrivata la dura presa di posizione dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), il cui presidente nazionale Paolo Virgilio Grillo dichiara in una nota: «Non vogliamo entrare nel merito del contesto in cui il vicequestore aggiunto della Polizia di Avellino Elio Iannuzzi ha dato del “mongoloide” al giornalista di Striscia la Notizia Luca Abete, ma siamo profondamente indignati e vogliamo ribadire con forza che un Pubblico Ufficiale nell’esercizio della sua attività non può utilizzare questo tipo di parole, che offendono le persone con sindrome di Down e le loro famiglie».
«Chiediamo dunque – aggiunge Grillo – una presa di posizione da parte del Ministro degli Interni e del Capo della Polizia, per censurare questo tipo di comportamenti. Confidiamo che le forze di Polizia, che hanno da parte nostra la massima stima, facciano proprio anche l’impegno di un rinnovamento culturale dei loro funzionari: è anche attraverso di loro che si fa educazione».

Un auspicio, questo, condiviso anche da Giovannelli, che tuttavia rileva come finora «né il ministro dell’Istruzione Giannini, né quello dell’Interno Alfano, né il Questore di Avellino abbiano ritenuto di dover prendere le distanze pubblicamente da quanto affermato dal funzionario in questione». «Come sappiamo bene noi genitori di bambini o ragazzi con sindrome di Down – prosegue – e come dovrebbero sapere bene anche gli operatori del mondo della scuola, l’uso di questo termine altamente dispregiativo e offensivo può essere un segnale di comportamenti a rischio ed è a mio avviso devastante che ad usarlo sia un funzionario dello Stato, che mentre avrebbe il compito di fare rispettare la legge e magari tutelare i più deboli, si esprime invece con un linguaggio che denota disprezzo e discriminazione».
«Il silenzio di fronte a tali espressioni – conclude Giovannelli -, in pubblico come in privato, rischia di diventare un’implicita autorizzazione a farne uso. Cosicché se qualcuno un domani si rivolgerà con quel termine a mia figlia e io protesterò (come faccio sempre), mi si potrà rispondere: “Questo termine lo usa anche la Polizia di Stato”!».