Cerca

Blog

Diadmin

PROGETTO “A MODO MIO”: IL MOVIMENTO CONSUMATORI PRESENTA LE GUIDE E IL PROGRAMMA DI EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA IN EASY TO READ

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Movimento Consumatori – Movimento Consumatori con il progetto “A modo mio, cittadino a pieno titolo. Percorso di promozione di cittadinanza per le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale”* vuole favorire l’inclusione sociale dei cittadini che manifestano difficoltà nella comunicazione e nel linguaggio quotidiano.

“A modo mio” si ispira all’art. 9 della Convenzione delle nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità in cui è sancito il loro diritto all’accessibilità delle informazioni.

Movimento Consumatori in collaborazione con Anffas Onlus (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) e Il Consorzio degli autonomi enti a marchio Anffas “La rosa blu” ha realizzato e ha messo a disposizione dei cittadini dei materiali informativi scritti in linguaggio facile da leggere:

sei guide digitali e cartacee sull’acquisto di beni di consumo, risparmio energetico, telefonia, trasporto ferroviario, uffici pubblici, uso e consumo di farmaci

un periodico (in formato digitale, che si può scaricare e stampare) con notizie di attualità che possono essere spunto di dibattito in diverse occasioni di vita quotidiana e di comunità (clicca qui per leggere la news dedicata)

un programma di educazione alla cittadinanza in formato digitale per favorire lo sviluppo delle abilità e competenze necessarie ad una partecipazione attiva e consapevole nel proprio contesto di vita.

I titoli del programma educativo: l’Italia, il mio Stato, io sono italiano, io sono italiano e anche europeo, io e l’euro, io e miei dati personali.

Tutti i prodotti realizzati per il progetto sono stati presentati nel corso della conferenza “Europe in Action 2015. Disabilità intellettiva: Auto-rappresentanza e famiglie” che tenutosi il 21 e il 22 maggio a Roma, l’evento organizzato da Anffas e Inclusion Europe.

Il 21 maggio, Alessandro Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori ha illustrato l’iniziativa “A modo mio” ed è interventuo su “L’accessibilità alle informazioni sulla tutela consumeristica”.

I materiali del progetto “A modo mio” sono sul sito www.movimentoconsumatori.it e possono essere richiesti telefonando allo 06 4880053 o scrivendo a comunicazione@movimentoconsumatori.it.

Le guide e il magazine periodico sono disponibili anche nella sezione del sito di Anffas Onlus dedicata ai materiali realizzati in linguaggio facile da leggere: clicca qui per vederli tutti!

*cofinanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali

Per saperne di più sul progetto puoi anche leggere la nostra news cliccando qui

Diadmin

SEGREGAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ: SI MUOVE L’EUROPARLAMENTO

Fonte comunicato Fish* – “In tutta l’Unione europea vi sono centinaia di migliaia di minori, persone con disabilità, persone affette da problemi di salute mentale, anziani e persone senza fissa dimora che vivono segregati all’interno di istituti e subiscono per tutta la vita le conseguenze dell’istituzionalizzazione.” “Gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere incoraggiati ad abbandonare l’assistenza istituzionale a favore di un sistema di assistenza e sostegno basato sulla famiglia e sulla comunità.”

È lo stralcio di una Dichiarazione scritta su cui 13 europarlamentari (nemmeno uno italiano) chiedono la sottoscrizione da parte dell’Europarlamento. Se la dichiarazione raccoglierà l’adesione della maggioranza diventerà un atto di indirizzo di storica rilevanza culturale e politica: no alla segregazione delle persone con disabilità.

“Siamo molto soddisfatti che FISH sia esattamente nel solco di quelle che sono le riflessioni più avanzate in tema di diritti umani. Le persone con disabilità devono poter scegliere dove vivere e con chi vivere. Le politiche sociali devono favorire innanzitutto la domiciliarità e solo in casi particolari contribuire alla realizzazione di soluzioni alternative che comunque, per standard e organizzazione, devono riprodurre il contesto familiare.” Così commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap*.

“La Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità, all’articolo 19, ribadisce il contrasto alla segregazione e all’isolamento. Su questo principio richiamiamo l’impegno politico del nostro Parlamento e quello culturale delle associazioni e delle organizzazioni dell’impegno civile. Ovviamente chiediamo a tutti gli europarlamentari di sottoscrivere la dichiarazione.”

L’impegno per la deistituzionalizzazione – e quindi l’inclusione – delle persone con disabilità è un tema centrale per FISH su cui ha approvato una specifica mozione all’ultimo congresso.

Scarica la Dichiarazione scritta degli europarlamentari cliccando qui

*Cui Anffas Onlus aderisce

Diadmin

FISH*: PER UNA SVOLTA CONTRO LA SEGREGAZIONE

Fonte comunicato stampa Fish* – “Abbiamo avuto modo di esprimere in più occasioni il nostro punto di vista e articolati suggerimenti di modifica su una norma che riteniamo possa e debba avere delle ricadute significative su centinaia di migliaia di famiglie italiane. L’elaborazione di questa disposizione, che parte dalla constatazione di una emergenza sociale, deve però rappresentare anche l’occasione per un ripensamento profondo del rapporto stesso fra Stato e famiglie e fra Stato e caregiver familiari, persone il cui ruolo non è riconosciuto se non quando viene a mancare.” Così commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH, impegnato in prima persona nel monitoraggio dei testi e dei lavori parlamentari.

“La nuova norma deve incardinarsi nell’articolo 19 della Convezione ONU favorendo ogni intervento che promuova e sostenga da un lato la vita indipendente di tutti e dall’altro impedisca la segregazione, promuovendo in tutti i modi e in tutti gli ambiti l’autonomia e il supporto alla persona.

In tal senso la FISH ha ripetutamente chiesto che venga assunto l’obiettivo politico di “impedire che le persone con disabilità siano vittime di segregazione, in particolare evitando la residenza impropria o presso strutture che per numero di ospiti e caratteristiche non consentano la piena inclusione e non riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare.”

Prosegue Falabella: “Abbiamo espressamente chiesto, nel solco della Convenzione ONU, che per le persone istituzionalizzate in contesti segreganti siano attivati percorsi di supporto alla domiciliarità o di inserimento in contesti che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare e che il Fondo per il ‘dopo di noi’ non sia destinato alla realizzazione o al supporto di strutture che per loro caratteristiche siano causa di segregazione o isolamento. È una battaglia di civiltà che affianchiamo idealmente a quella storica sulla soppressione dei cosiddetti manicomi e alla più recente chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Una battaglia che va oltre le Aule parlamentari, oltre questa stessa norma. Deve impegnare ogni ambito politico, organizzativo, culturale e – in prima linea – il movimento associativo poiché si tratta di un cambio di paradigma non più rinviabile e che riguarda l’intera società, non solo le persone con disabilità.”

Al momento la Commissione Affari sociali non ha ancora preso in considerazione questa specifica proposta che FISH ritiene culturalmente e praticamente assai rilevante.

*Cui Anffas Onlus aderisce

Diadmin

SCUOLA, PRIMO PASSO VERSO LA RIFORMA

Fonte www.superabile.it La “Buona scuola” cambia e trasforma l’insegnante di sostegno. O almeno, promette di farlo, attraverso la delega al governo prevista nell’articolo 23 del ddl appena approvato.

In pratica, entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge uno o più decreti legislativi provvederanno al “riordino, la semplificazione e la codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione”. E tra i “criteri direttivi” cui il governo dovrà attenersi, c’è la “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”.

L’annunciata “riforma del sostegno” già accende il dibattito tra chi saluta con fiducia il promesso cambiamento, considerandolo necessario. E chi teme che, invece, il domani possa essere peggiore dell’oggi. Dubbi in tal senso hanno trovato posto in questi giorni anche sulle pagine dei principali quotidiani nazionali.

Un esempio, l’intervento di Adriano Sofri, che su Repubblica ha messo a fuoco una delle misure “non scritte”, ma forse pensate, dal governo: la “condanna” dell’insegnante di sostegno a restare tale per tutta la vita. E’ questa, infatti, una delle richieste contenute nella proposta di legge di Fish* e Fand, che il governo ha in parte ripreso nel ddl sulla scuola.

La cosiddetta “separazione delle carriere” è espressamente invocata dalla Fish nel suo testo, mentre – va precisato – nessun riferimento esplicito è contenuto nel ddl approvato, che affida la materia, appunto, al governo. Esiste quindi, per ora, solo la possibilità che un decreto legislativo accolga effettivamente questa proposta. Proposta che, intanto, divide.

Da un parte la Fish, che tramite il presidente Vincenzo Falabella, aveva così illustrato a Redattore sociale uno dei cardini della sua “Proposta di legge per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica”: “innanzitutto, l’istituzione di ruoli per il sostegno e quindi di una laurea dedicata: in questo modo, fa sostegno chi ha la vocazione a farlo, mentre attualmente questa posizione è spesso usata come tramite per diventare insegnanti curriculari”.

Posizione confermata dall’avvocato Salvatore Nocera, proprio nei giorni in cui montava la protesta contro il ddl ancora in discussione: “abbiamo trovato nel ddl importanti riferimenti ai principi fondamentali della nostra proposta: maggiore formazione per i docenti di sostegno e per i futuri docenti curriculari separazione delle carriere: questo ci garantirebbe una maggiore continuità e autonomia delle scuole”.

Critico, invece, Sofri su Repubblica, proprio su quest’idea dell’insegnante di sostegno “a vita” che, come titola il suo articolo, rischia di diventare “professore di serie B”. Sofri non cita la Fish, ma fa riferimento alla “proposta di legge firmata con altri dal sottosegretario Faraone e sostenuta da alcune associazioni”.

Una proposta che, tra l’altro, “mira a separare gli insegnanti di sostegno da quelli delle materie. Faraone ritiene che il sostegno venga spesso usato come una scorciatoia per entrare in ruolo e poi passare alla propria materia: dunque andrebbero forzati fin dall’inizio a una scelta irreversibile”. Ma Sofri avanza qualche dubbio, facendosi portavoce di quella preoccupazione che, riferisce, è diffusa tra genitori, insegnanti e pedagogisti: “E se l’insegnante di sostegno scopre di non farcela – obietta Sofri -, di mancare di idee e stimoli, è meglio che possa cambiare, passando alla sua materia, piuttosto che restare nel sostegno per obbligo normativo. In realtà già oggi il passaggio si può fare solo dopo 5 anni di ruolo nel sostegno.

Piuttosto, le ragioni per cui i ragazzi cambiano spesso l’insegnante di sostegno sono i ritardi burocratici, la precarietà e i tagli: l’organico di sostegno è inadeguato, e quando, a stagione avanzata, arrivano dei precari (che non vuol dire affatto meno capaci) estratti dal fondo della graduatoria, l’anno dopo non riusciranno a tornare”.

Perché, quindi, condannare “a vita” gli insegnanti di sostegno, impedendo loro di passare ad altri ruoli, nel momento in cui ne sentissero la necessità e la motivazione?

Obiezioni respinte però puntualmente proprio da Fish, che oggi ribatte la propria posizione in una nota, confermando, di fatto, la necessità e l’urgenza di una “riforma del sostegno”, così come tratteggiata nella sua proposta di legge. “L’esigenza di una riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno parte proprio ‘dal basso’ – ricorda Fish – dai primi portatori di interessi, dall’intenzione di garantire innanzitutto il miglior diritto allo studio delle persone con disabilità”. La riforma, però, va letta alla luce del ruolo dell’insegnante di sostegno, su cui permane un forte malinteso: e Fish coglie l’occasione per ricordare che “non deve avere un ruolo di assistente alla persona, ma di facilitatore. E questo ruolo – chiarisce Fish, rispondendo a Sofri – impone alcuni presupposti”, tra cui una “specifica formazione in pedagogia speciale. Il sostegno adeguato lo si garantisce non con le inclinazioni personali o con una innata sensibilità, ma con specifiche competenze”.

Di qui, il ragionamento continua: se si riconosce che l’insegnante di sostegno debba avere ruolo, mansione e competenze precise, allora “non si comprende quindi perché qualunque disciplina non sia intercambiabile, il sostegno sì – osserva Fish – Ecco la discriminazione: la marginalità. Tutte le discipline sono intoccabili, ma tutti, al contempo, possono – nel regime attuale – gestire il sostegno. Nella realtà dei fatti la situazione assume connotazioni assai gravi di rinnovata marginalizzazione e confinamento”.

Confinamento che spesso si traduce in “classi di sostegno – riferisce Fish -:5 a 7 alunni con disabilità con 1 – 2 insegnanti di sostegno. Un ghetto illegale!”.

Ben venga poi, secondo Fish, una riforma che impedisca a “insegnanti senza alcuna formazione” di votarsi al sostegno solo “per maturare punteggio nella propria classe di concorso (cosa consentita solo in questo caso), col risultato di dare scarse risposte all’alunno con disabilità e di praticare concorrenza sleale ad altri precari che non scelgono questa scorciatoia.

Avere il coraggio di denunciare questo fenomeno – lo sapevamo – infastidisce interessi consolidati e visioni corporative che hanno poco a che vedere con il diritto allo studio e la qualità dell’educazione.

Per questi motivi – conclude Fish – riteniamo benvenuti i tentativi di sanare queste distorsioni, di garantire ai nostri figli una prospettiva diversa da quella del parcheggio in corridoio assieme al bidello”.

Se il governo saprà davvero “sanare” e “garantire” tutto questo, potranno dirlo solo i decreti legislativi che verranno nei prossimi 18 mesi.

*Cui Anffas Onlus aderisce

Per maggiori informazioni sulla riforma di legge e per leggere tutte le notizie sulla tematica inclusione scolastica, clicca qui

Diadmin

GLI STUDENTI DI SERIE B: “BUONA SCUOLA” E DISABILITÀ

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa Fish* – Su “La Repubblica” di ieri (21 maggio 2015) Adriano Sofri, solitamente molto attento ai temi sociali, interviene su un aspetto particolare della riforma della scuola entrando nel merito della delega al Governo per la revisione del ruolo e delle competenze degli insegnanti di sostegno (I professori di serie B, 21 maggio 2015).

Nel pezzo di Sofri vi è più di un’imprecisione. Innanzitutto quella delega va riempita di contenuti ed indicazioni operative, ma non è un mistero che l’intento sia di rifarsi alla specifica proposta di legge (A.C. 2444) promossa dalle Federazioni delle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari (FISH e FAND) e frutto di un lungo confronto con il Ministero. Quindi l’esigenza di una riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno parte proprio “dal basso”, dai primi portatori di interessi, dall’intenzione di garantire innanzitutto il miglior diritto allo studio delle persone con disabilità.

Nell’Anno scolastico 2014/2015 gli studenti in Italia sono 7 milioni 900 mila con 728.325 insegnanti. Gli insegnanti di sostegno sono 101.000 circa per una popolazione di studenti con disabilità di circa 207.000. L’organico degli insegnanti di sostegno è quindi in un rapporto 1 a 2. Il rapporto tra docenti di sostegno e docenti curricolari è di 1 a 7. L’organico di sostegno non può essere considerato in sofferenza a meno che non si interpreti quell’insegnante come assistente personale.

Ma non è quello il ruolo: per quel ruolo sono previsti gli assistenti educativi e alla comunicazione e gli assistenti materiali. Il ruolo dell’insegnante di sostegno è quello del facilitatore, di essere il “ponte” fra l’alunno con disabilità, il docente, il gruppo classe. E questo ruolo impone alcuni presupposti. Il primo è una specifica formazione in pedagogia speciale. Il sostegno adeguato lo si garantisce non con le inclinazioni personali o con una innata sensibilità, ma con specifiche competenze.

Va, quindi, riconosciuta e rimarcata, all’interno del corpo docente, la funzione educativa dell’azione di sostegno, non certo sostitutiva di specifiche figure assistenziali. Tali figure assistenziali devono essere garantite su tutto il territorio nazionale in modo omogeneo, ma per le note vicende relative a fondi e frammentazioni delle competenze non lo sono. In queste sacche di disomogeneità l’insegnante di sostegno finisce per assumere ruoli di assistenza materiale, se non riabilitativa.

Il sostengo ha dunque un ruolo, una mansione, delle competenze precise. Non si comprende quindi perché qualunque disciplina non sia intercambiabile, il sostegno sì. Ecco la discriminazione: la marginalità.

Tutte le discipline sono intoccabili, ma tutti, al contempo, possono – nel regime attuale – gestire il sostegno. Nella realtà dei fatti la situazione assume connotazioni assai gravi di rinnovata marginalizzazione e confinamento. Primo fra tutti il fenomeno crescente delle cosiddette “classi di sostegno” (da 5 a 7 alunni con disabilità con 1 – 2 insegnanti di sostegno): un ghetto illegale! E ancora: insegnanti di sostegno senza alcuna formazione che usano quel ruolo per maturare punteggio nella propria classe di concorso (cosa consentita solo in questo caso), col risultato di dare scarse risposte all’alunno con disabilità e di praticare concorrenza sleale ad altri precari che non scelgono questa scorciatoia.

Avere il coraggio di denunciare questo fenomeno – lo sapevamo – infastidisce interessi consolidati e visioni corporative che hanno poco a che vedere con il diritto allo studio e la qualità dell’educazione. Per questi motivi riteniamo benvenuti i tentativi di sanare queste distorsioni, di garantire ai nostri figli una prospettiva diversa da quella del parcheggio in corridoio assieme al bidello.

*Cui Anffas Onlus aderisce

Per maggiori informazioni leggi la news dedicata all’articolo di Sofri

Diadmin

LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE APPRODA IN SENATO

Fonte www.grusol.it  – Il Disegno di Legge Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale giunge all’esame del Senato della Repubblica dopo un lungo percorso, partito con una consultazione pubblica su un documento di orientamenti e principi, cui hanno partecipato oltre mille soggetti, da persone fisiche a organizzazioni di terzo settore rappresentative delle differenti sensibilità e vocazioni.

Dopo ampie audizioni presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati e un’approfondita discussione, il testo è uscito migliorato rispetto alle formulazioni iniziali. Il Disegno di Legge che da oggi ci si appresta ad esaminare, anche grazie a questo positivo processo di ascolto e rielaborazione, rappresenta una risposta convincente a molte delle istanze che stanno all’origine della sua proposizione.

Sino ad oggi “Terzo settore” è stata solo un’espressione sociologica, che gli studiosi utilizzano per racchiudere un insieme di elementi eterogenei e ispirati a normative differenti. Con il testo proposto, il Terzo settore diventa un’espressione giuridicamente fondata, un soggetto cui l’istituzione riconosce un ruolo centrale in aspetti strategici per lo sviluppo del Paese. Il testo giunto al Senato affronta in modo convincente questioni ereditate dagli anni passati, sia con l’obiettivo di semplificare l’operatività di chi è impegnato in queste meritorie attività, sia per rendere alle istituzioni e ai cittadini maggiormente identificabili le attività di terzo settore.

E in ultimo – senza con ciò voler esaurire i meriti del testo a noi sottoposto – sono poste le basi per poter realizzare un’attività di verifica, monitoraggio e controllo delle organizzazioni di terzo settore, utile ad evitare o quanto meno a limitare abusi che hanno esiti mortificanti per le tantissime persone che nel terzo settore operano mosse da autentico spirito di solidarietà e per i cittadini che in tali organizzazioni confidano.

Questi e molti altri aspetti vanno ascritti a meriti del DDL così come formulato al termine della discussione presso la Camera dei Deputati. Da oggi il Senato della Repubblica è chiamato a valutare questo testo, intervenendo laddove esso potrà risultare ancora passibile di miglioramenti. Di qui in avanti, si avanzano riflessioni e proposte su questioni su cui potrebbe essere opportuna un’ulteriore riflessione.

Per leggere la relazione completa clicca qui

Per leggere il commento di Anffas Onlus sulla Riforma clicca qui

Diadmin

EUROPE IN ACTION 2015: “INSIEME SIAMO PIÙ FORTI”

Non è una novità il fatto che le persone con disabilità intellettiva siano maggiormente discriminate, che i loro diritti siano violati e che vengano loro negate le stesse opportunità delle altre persone, così come non è una novità la tendenza a minimizzare l’entità di tali problemi e a nascondere i casi di abuso e abbandono.

La realtà è scomoda per molti. Così come evidenzia l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (European Union Agency for Fundamental Rights), ancora oggi 21 paesi membri dell’Unione Europea non consentono alle persone con disabilità intellettiva di votare o di candidarsi, i bambini con disabilità intellettiva sono spesso costretti a ricevere un’istruzione peggiore rispetto agli altri bambini e le loro famiglie si trovano in condizioni di povertà a causa della mancanza di supporti adeguati per la cura dei propri figli.

Se si considera tutto questo, sostenere le persone con disabilità intellettiva a divenire Self-Advocates, ossia Auto-rappresentanti, è più importante che mai: parlando in prima persona dei propri diritti, infatti, i Self-Advocates possono migliorare non solo le loro vite ma possono far fare grandi progressi alla causa delle persone con disabilità nel suo insieme.

Non c’è quindi da stupirsi se Inclusion Europe (l’associazione europea di persone con disabilità intellettiva a cui Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale aderisce) ha scelto, per l’edizione 2015 di “Europe in Action”, la sua conferenza annuale alla cui realizzazione sta collaborando anche Anffas stessa, il tema “Self-Advocacy and Families”, tradotto in italiano “Auto-rappresentanza e Famiglie”.

“Europe in Action” rappresenta ormai un appuntamento fisso per molte persone con disabilità intellettiva, per le loro famiglie, i loro amici e per tutte le organizzazioni che le supportano e le rappresentano.

Quest’anno la conferenza si svolgerà a Roma il 21 e 22 maggio, presso l’hotel NH Roma Midas in via Aurelia 800, e sono attesi oltre 330 partecipanti da tutta Europa per discutere soprattutto di come rafforzare il movimento della Self-Advocacy a livello nazionale e locale, di quale impatto ha l’Auto-rappresentanza sulle famiglie e di quale collaborazione possa esserci tra queste e i Self-Advocates per promuovere e diffondere la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Al centro del programma della conferenza vi è quindi l’Auto-rappresentanza declinata sia a livello personale che in termini di politiche – legate in particolare a temi come capacità legale, partecipazione politica, accessibilità, salute, istruzione e vita nella comunità – con protagonisti in prima persona i Self-Advocates, che come relatori di molte sessioni di lavoro condivideranno le proprie esperienze, e moltissimi professionisti del settore e/o decisori politici europei.

“Siamo orgogliosi di ospitare questo grande evento europeo e di collaborare alla sua realizzazione” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus, “la conferenza rappresenterà un momento importante e un nuovo punto di partenza per tutte le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale italiane, per le loro famiglie, per i nostri decisori politici e per tutti coloro che quotidianamente si confrontano con la disabilità intellettiva”.

“Con la conferenza, infatti, e soprattutto con le testimonianze dei Self-Advocates” continua il presidente di Anffas “per la prima volta in Italia si affronterà in maniera diretta e concreta il tema dell’Auto-rappresentanza e si avrà modo di vedere quanto negli altri paesi europei è stato realizzato cercando di porre le basi per promuovere il movimento degli Auto-rappresentanti anche nel nostro paese e rendendo quindi ancora più tangibile il «Nulla su di noi, senza di noi»”.

Conclude: “Il confronto che nascerà tra le esperienze italiane e le esperienze europee consentirà di allargare ancora di più gli orizzonti di tutto il movimento delle persone con disabilità, aprendo nuove strade e dando vita a nuove idee e nuove realtà”.

“Quando si tratta della loro vita, le persone con disabilità intellettiva sono degli esperti” afferma il direttore generale di Inclusion Europe Geert Freyhoff, “I Self-Advocates sono nella posizione migliore per poter dare suggerimenti e/o opinioni ai decisori politici e dovrebbero essere coinvolti direttamente in tutte le decisioni che riguardano gli interessi e il benessere di tutti coloro che hanno una disabilità intellettiva”.

Nella stessa settimana e nella stessa location si svolgeranno anche altri eventi, tra cui l’Assemblea Nazionale di Anffas Onlus (23 e 24 maggio) In particolare si terranno un seminario sul monitoraggio della Convenzione ONU; un incontro dell’EPSA Steering Group, (European Platform of Self-Advocates, la Piattaforma Europea dei Self-Advocates); gli incontri di preparazione dei Self-advoctas, l’incontro del Board di Inclusion Europe, l’Assemblea Generale annuale di Inclusion Europe.

Il programma dei lavori è qui disponibile

Le informazioni sull’evento sono disponibili sui siti

www.anffas.net

www.europeinaction.org

www.inclusion-europe.org