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PILASTRO SOCIALE EUROPEO, LE DICHIARAZIONI DI POLETTI

Fonte www.lavoro.gov.it – Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha presieduto il convegno “L’EUROPA DEI CITTADINI. Per un futuro di inclusione, crescita ed equità SOCIALE”. Obiettivo dichiarato dell’evento – che si è svolto ieri a Roma, in Palazzo Rospigliosi – la promozione di una riflessione plurale e partecipata nella prospettiva di riavvicinare l’Europa ai cittadini, ai loro veri bisogni, alle loro aspirazioni, affinché nessuno sia lasciato indietro. Il tutto, in previsione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo, che avrà luogo a Göteborg, in Svezia, il prossimo 17 novembre, e che vedrà la partecipazione delle Parti Sociali europee.

Sarà proprio in occasione di questo incontro che i vertici dell’Unione Europea rilanceranno la dimensione sociale al centro dell’agenda e proclameranno il “Pilastro Sociale europeo dei diritti” che punta alla crescita sostenibile, al progresso economico e sociale, alla solidarietà, per promuovere standard sociali e di occupazione sempre più elevati.

Tre la macro aree su cui agirà il Pilastro: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione.

Il convegno di Roma si è articolato su due sessioni di approfondimento, moderate dal giornalista Lorenzo Robustelli, Direttore di Eunews.

Alla prima – dedicata a “Il futuro sociale dell’Europa: quali contenuti nel nuovo Pilastro Sociale europeo?” – ha preso parte Il Ministro Poletti assieme a Luca Visentini, Segretario Generale della Confederazione Europea dei Sindacati, Ruth Paserman, Vice Capo di Gabinetto della Commissaria Marianne Thyssen, Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore*, e Cristina Grieco, coordinatrice Assessori Regionali al Lavoro. Il Ministro ha subito illustrato la filosofia dell’incontro, dal punto di vista politico e sociale. Spesso le vicende europee sono distanti dai cittadini, ha posto in evidenza, e per questo sono indispensabili informazione, confronto e conoscenza. Proprio ponendo l’indice sulla disaffezione verso le Istituzioni dell’Unione, Poletti ha rilevato che il dialogo tra tutti i protagonisti è necessario poiché nessun potere è oggi “in grado di fare da solo”.

Sull’imminente proclamazione del Pilastro Sociale, il Ministro ha proseguito sul valore politico ed etico del documento: per il Governo italiano, ha detto, il Pilastro è un elemento primario, che pone in connessione la dimensione economica con quella sociale. Per questo, ha concluso, è auspicabile “coerenza di fondo a livello europeo, tra le politiche del lavoro, della finanza pubblica, degli investimenti e della ricerca, della tutela dell’ambiente”.

Ad avviso di Luca Visentini, è importante che si ritorni a parlare di Europa sociale e, in tale ottica, “il Pilastro può essere uno strumento straordinario per il riequilibrio”. Una valutazione positiva la sua, al termine della quale ha condiviso l’auspicio espresso dal Ministro affinché “i venti principi si traducano in realtà con scelte legislative e politiche che vadano nella loro direzione”. Ruth Paserman ha posto l’accento sul valore dell’accordo raggiunto sul Pilastro e, per l’ampio respiro dei suoi contenuti, ne ha pronosticato una lunga vita, a patto che a esso seguano adeguate scelte legislative.

Sul tema, ha ricordato che “le politiche non devono gravare sulle persone, ma devono tenere conto dei più deboli”.

Anche Claudia Fiaschi, ha espresso apprezzamento sul documento poiché ritiene che la visione dell’Europa sociale sia stata ben declinata al futuro. “Non è più il tempo delle politiche frammentate”, ha detto, e sarà indispensabile “trovare soluzioni comuni per il capitale umano e per quello economico” poiché, ha terminato, lo sviluppo non può prescindere dal rafforzamento dell’economia sociale.

Cristina Grieco ha ricordato il ruolo delle Regioni nelle politiche sociali, fondamentale poiché esse detengono competenze esclusive su più della metà degli ambiti di cui si occuperà il Pilastro. L’obiettivo, ha spiegato, è “lavorare sempre per ridurre le diseguaglianze, per contrastare la marginalità sociale” e, per questo, sono auspicabili accordi tra livelli istituzionali differenti.

La seconda sessione si è svolta sul tema “Dare corpo ai principi: quali strumenti legislativi, finanziari e di governance per l’attuazione del Pilastro? Quali priorità per l’Italia?”. A essa hanno partecipato Sandro Gozi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vittorino Facciolla, Coordinatore della Commissione politiche sociali della Conferenza delle Regioni, Susanna Camusso, Segretaria Generale CGIL, Gigi Petteni, Segretario Confederale CISL, Maurizio Stirpe, Vice Presidente di Confindustria, e Carmelo Barbagallo, Segretario Generale UIL.

Il Sottosegretario Sandro Gozi ha apprezzato l’idea del convegno e ha ripercorso la storia recente delle politiche sociali dell’Unione. “Ci sono stati gravi errori di impostazione, che hanno anche acuito le diseguaglianze – ha chiarito, fin da subito – aggravando alcuni scenari già in crisi”. Gozi ha ricordato che il tema sociale è tra i principali obiettivi dell’UE e che, con il nuovo Pilastro Sociale, dopo l’anniversario dei Trattati di Roma, c’è davvero la possibilità di fare un cambio di marcia”.

Per Vittorino Facciolla, è bene che alla proclamazione del Pilastro seguano provvedimenti di concretezza, anche sul versante economico: “Occorrono risorse strutturali, ha esortato, che siano utilizzate davvero dove servono e che rispondano alle esigenze dei cittadini”. Secondo Susanna Camusso, l’attuale Europa è fortemente in ritardo sul sociale, con un “livello di diseguaglianze molto alto, nei Paesi e tra i Paesi”.

Sulla filosofia del Pilastro, ha ricordato che è “importante e coerente il considerare i lavoratori come persone che hanno dei diritti”. Per la leader della CGIL, è bene che non vi siano difformità di trattamento e, per questo, è auspicabile “costruire politiche sociali che non siano in contraddizione tra i Paesi dell’UE”. Ad avviso di Gigi Petteni, il Pilastro Sociale è ottimo ma a esso dovranno seguire adeguati interventi risorse per renderlo concreto: “Tradurre i principi in realtà, è questa la nostra sfida”. E sui lavoratori, ha proseguito, il loro ruolo deve essere di piena partecipazione. Infine, il tema salariale che non è secondario: il lavoro va pagato di più”. Per Maurizio Stirpe, non si deve mortificare mai il dialogo tra le parti sociali, sia pure nel rispetto reciproco dei ruoli.

Per questo motivi, ha apprezzato il Pilastro che, secondo gli industriali italiani, dovrà essere “uno strumento per l’obiettivo della crescita, poiché soltanto attraverso la crescita si possono combattere diseguaglianze e povertà, far lievitare il tasso di occupazione e mantenere il livello di welfare che è stato faticosamente costruito nel tempo”.

Il Vice Presidente di Confindustria si è anche soffermato sul tema dei maggiori costi: “Non ci spaventano, ha precisato, perché per certi versi sono investimenti, come quando sono destinati alla formazione delle risorse umane”. Anche Carmelo Barbagallo ha commentato il tema del distacco tra cittadini e Istituzioni: dobbiamo fare di più, ha affermato, per “interrompere la disaffezione verso l’Europa e in questa direzione anche il Pilastro può essere utile”. Parallelamente, ha auspicato azioni comuni per “per aumentare i salari e per recuperare le incongruenze tra Paesi dell’Unione”.

Al termine della seconda sessione, il Ministro Poletti ha svolto il bilancio dei lavori sulla base dei numerosi spunti emersi durante i dibattiti. Nel raccogliere le osservazioni avanzate da alcuni relatori, ha voluto subito sgombrare il campo da possibili fraintendimenti: “È del tutto evidente – ha detto – che la proclamazione del Pilastro Sociale avrà effetti se ci saranno atti concreti a dargli attuazione pratica”. Il Ministro ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto per arrivare al testo finale del documento e ne ha ricordate “le tappe lunghe e impegnative, le difficoltà incontrate nel percorso, fino all’ultimo istante”. Per questo, ha richiamato l’attenzione della platea soprattutto sul significato e il valore del Pilastro.

Dalle osservazioni svolte dai giovani – studenti, volontari del Servizio Civile, partecipanti ai percorsi di alternanza scuola-lavoro di ENI ed ENEL – che al mattino, prima del convegno, erano stati protagonisti di un apprezzato e schietto confronto proprio sui temi del Pilastro e dell’Europa Sociale, il Ministro Poletti ha colto la conferma di quanto fosse sentita “l’esigenza di un momento di dialogo e di confronto”

Sui temi dell’inclusione sociale e del sostegno al reddito, ha terminato il Ministro, non va dimenticato che occorrono anche infrastrutture e competenze, oltre a passione e volontà, perché esse sono fondamentali “per fare bene il bene”.

*Cui Anffas Onlus aderisce

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DOPO DI NOI, POVERTÀ, BONUS BEBÉ: GLI EMENDAMENTI SOCIALI

Fonte www.vita.it – Pochi se ne sono accorti, perché si parla di tabella 4, stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Missione 3, programma 3.2. Ma lì, in quella tabella allegata alla legge di bilancio scritta dal Governo nei giorni scorsi, mancano 5 milioni per il Fondo per il Dopo di Noi, tanto per il 2018 quanto per il 2019.

Un emendamento dei senatori Pd della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato, va così a «rifinanziare di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019 il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare di cui all’articolo 3, comma 1, della legge 22 giugno 2016, n. 112».

Fra i 3.500 emendamenti presentati al disegno di legge n. 2960, ossia alla legge di bilancio per il 2018, ce ne sono otto presentati dai senatori Pd della Commissione Lavoro che sono di particolare rilevanza per le tematiche sociali. Uno è certamente quello che mantiene il Fondo per il Dopo di Noi all’entità stabilita dalla legge 112, altri due sono invece relativi al Reddito di Inclusione, la misura nazionale contro la povertà che debutterà con il 1 gennaio 2018 (le domande si possono presentare già dal 1 dicembre 2017).

Reddito di Inclusione

La legge di stabilità presentata dal Governo già modificava quanto definito nel decreto di settembre, facendo passi avanti nella direzione del reale universalismo della misura: il disegno di legge prevede che da luglio 2018 non ci siano più categorie di accesso al ReI, tranne l’essere in povertà assoluta e stanzia più risorse, purtroppo ancora insufficienti per raggiungere l’intera platea delle persone in povertà assoluta (la previsione ora è di arrivare a un povero su due contro il 30% che si sarebbe raggiunto con lo stanziamento previsto finora). Ora due emendamenti vanno a perfezionare l’architettura del ReI, prima ancora del suo debutto: un primo emendamento aumenta dal 15% al 20% del Fondo la quota di risorse da destinare obbligatoriamente all’implementazione dei servizi sociali, necessari per rendere concreto il ReI, che prevede non solo una erogazione monetaria ma anche un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, per uscire dalla condizione di povertà, che va rispettato pena la perdita del beneficio.

Fino ad oggi la quota vincolata per rafforzare i servizi sociali territoriali era di «almeno il 15% del Fondo», pari a 262 milioni di euro per l’anno 2018 e 277 milioni di euro a partire dall’anno 2019. Ora l’emendamento alza la quota ad «almeno il 20%».

Un secondo emendamento prevede che «al fine di garantire sistematicamente l’infrastruttura sociale della legge e i servizi» richeista dal ReI come livello essenziale, «possono essere effettuate assunzioni di assistenti sociali in deroga ai divieti e alle limitazioni di nuove assunzioni previste dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l’amministrazione interessata sia in situazione di soprannumerarietà ovvero in condizioni strutturalmente deficitarie o in stato di dissesto».

Questo punto era presente nel testo del decreto del ReI entrato il 9 giugno in Consiglio dei Ministri, mentre era scomparso nel testo poi trasmesso dal Governo alle Camere e approvato.

Fondo Non Autosufficienza

Il Fondo Non Autosufficienza già con la legge di bilancio 2017 avrebbe dovuto essere di 500 milioni. Alla fine, in legge di bilancio ci furono solo 450 milioni più 50 inseriti nel decreto sul Mezzogiorno; poi venne la questione dei tagli legati ai minori trasferimenti da fare alle regioni. Insomma, un pasticcio.

Le tabelle della legge di bilancio 2018 prevedono per il Fondo Non Autosufficienza uno stanziamento di 450 milioni di euro, ragione per cui un emendamento dei senatori Pd della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale stanzia 50 milioni aggiuntivi per l’anno 2018.

Il tema del “taglio” ai fondi sociali legato agli accordi fra Stato e Regioni si ripresenterà anche quest’anno. Le Regioni stimano le risorse da ripartire nel 2018 scenderanno (di cui all’articolo 68 della manovra) di 142 milioni nel Fondo Non Autosufficienza (che da 450 milioni passerebbe nella realtà a 307) e di 97 milioni nel Fondo per le Politiche Sociali (da 307 a 210).

Bonus Bebé

Il caso, in questo caso, è esploso immediatamente. Nella legge di bilancio ad oggi si stanziano 100 milioni per un Fondo da destinare a interventi per le politiche della famiglia, ma non c’è traccia invece di un rifinanziamento del bonus bebé, in scadenza con il 31 dicembre 2017. Ora un emendamento prolunga il bonus bebé «per ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2018, fino al compimento del secondo anno di età ovvero del secondo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito dell’adozione».

I relativi maggiori oneri sono pari a 107,4 milioni di euro per l’anno 2018, 285,7 milioni di euro per l’anno 2019, 305,9 milioni di euro per l’anno 2020 e 158 milioni di euro per l’anno 2021.

Sistema duale

Il sistema duale, ovvero la possibilità di studiare lavorando, è partito in Italia grazie a una sperimentazione biennale, che ora volge al termine. Il sottosegretario Bobba soltanto a metà settembre aveva detto che «come Ministero del Lavoro abbiamo chiesto di inserire un finanziamento nella legge di bilancio per il Duale e l’alternanza scuola lavoro un finanziamento annuale, in modo che anche le Regioni possano programmare le attività con certezza. Ci aspettiamo che nella prossima legge di bilancio ci sia una cifra analoga a quella messa sulla sperimentazione, quindi di circa 80/85 milioni di euro l’anno».

Questo stanziamento per il duale, che lo facesse uscire dalla sperimentazione e lo rendesse strutturale, non c’era. Un emendamento ora cancella dall’articolo 32 del decreto legislativo 14 settembre del 2015, n. 150 tutti i riferimenti alla dimensione sperimentale del duale e stanzia 60 milioni di euro per il triennio 2018-2020.

Ape sociale

I senatori della Commissione lavoro e politiche sociali hanno presentato tre emendamenti per estendere l’Ape sociale al 2019 e la relativa platea di destinatari. In particolare ad oggi più del 70% delle domande vengono respinte dall’Inps perché i disoccupati che la chiedono non rispondono ai requisiti previsti. Un emendamento allarga la platea a chi, avendo maturato almeno 30 anni di contribuzione, si trova in stato di disoccupazione senza indennità da almeno 3 mesi, a seguito di licenziamento, a prescindere dal tipo di rapporto di lavoro. Sul fronte del decreto fiscale si lavorerà nei prossimi giorni affinché le risorse destinate all’Ape sociale avanzate dal 2017 possano essere utilizzate sull’Ape sociale per il 2018.

Caregiver familiare

Al Senato c’è in discussione una legge sul riconoscimento del caregiver familiare. Un emendamento punta ora a creare un fondo destinato ai caregiver (la richiesta è di 60 milioni per il triennio 2018-2020) che supporti eventualmente la previdenza e l’assistenza. Inusuale? È già accaduto con il dopo di noi e il ReI: prima è nato il fondo, poi è arrivata la legge. Per Annamaria Parente, capogruppo Pd in Commissione Lavoro e Politiche Sociali, già relatrice per le leggi sul dopo di noi e il reddito di inclusione, «ogni sforzo andrà per rafforzare le politiche sociali e in particolare le misure già in campo, che hanno bisogno di una spinta ulteriore per arrivare alla piena e reale attuazione».

Per approfondire leggi il comunicato stampa di Anffas Onlus sulla Legge di Bilancio cliccando qui

Ascolta anche l’intervento radiofonico sul tema del presidente Speziale cliccando qui

Per approfondire leggi l’articolo “Legge di Bilancio. Dalle tasse sul fumo alle misure per il personale, dall’abolizione del superticket ai fondi per le non autosufficienze. Ecco tutti gli emendamenti per la sanità”

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LE LEGGE DI BILANCIO SI DIMENTICA DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

“Abbiamo iniziato ad analizzare il disegno di legge (A.S. 2960) presentato lunedì scorso al Senato e siamo rimasti assolutamente sconcertati nel riscontrare la mancanza di interventi a favore delle persone con disabilità, registrando anche un arretramento rispetto a quanto previsto negli anni precedenti o addirittura rispetto ad altre situazioni di fragilità”, così commenta Roberto Speziale, Presidente Nazionale di Anffas Onlus (Associazione Nazionale Famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale), annunciando quindi una forte presa di posizione rispetto al dibattito parlamentare che è iniziato questa settimana.

“Per esempio, a fronte di un allungamento al 31.12.2019 del periodo di richiesta per l’APE, non ritroviamo una simile previsione per l’APE Sociale, che interessa lavoratori più fragili, quali quelli con disabilità o quelli che assistono con continuità familiari con disabilità grave”, continua Speziale.

“Cos’altro c’è tra legge di bilancio e decreto fiscale collegato (A.S. 2942)? Poco altro e niente!”

Soprattutto Anffas punta il dito sull’assoluta mancanza di misure a sostegno dei caregiver familiari, proprio in un momento storico in cui nella Nazione e in Parlamento alta è l’attenzione sul tema.

“Occorre valorizzare il supporto informale dei caregiver attraverso misure che diano un sostegno previdenziale, ma anche di coordinamento con quanto istituzionalmente comunque la Pubblica Amministrazione deve continuare a garantire alle persone con disabilità”, puntualizza Speziale.

Per Anffas la conferma del Fondo Nazionale per la non autosufficienza di 450 milioni di euro, da cui rinvenire anche le risorse per la Vita indipendente, risulta abbastanza esile dopo che con la Legge n. 112/2016 (sul “durante noi, dopo di noi”) si è avviato un processo ormai inarrestabile di necessaria individuazione degli interventi e delle attività a favore di ciascuna singola persona con disabilità attraverso uno specifico progetto individuale di vita, che traguardi le sue varie dimensioni in relazione agli specifici contesti vissuti quotidianamente.

Conclude allora Speziale: “Basta con un welfare assolutamente prestazionistico, standardizzato e meramente assistenzialistico – neppure adeguatamente supportato col disegno di legge – vogliamo un welfare che guardi alla persona con disabilità, così come con altre fragilità e costruisca insieme alla stessa un percorso di inclusione vera e di giusti supporti per il miglioramento della sua qualità di vita in ottica assolutamente propulsiva, potenziando le esperienze di vita indipendente, di percorsi per il dopo di noi, di supporto ai sostegni formali; diversamente la spesa pubblica continuerà ad essere sterile. Stiamo già approntando proposte serie e coerenti a tale impianto da discutere con tutti gli interlocutori politici e sociali”.

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HANDIMATICA A BOLOGNA IL 30 NOVEMBRE 2017

Fonte comunciato stampa Fish* – 4,1 milioni di persone, pari al 6,7% della popolazione, con una spesa pubblica pro-capite annua di circa 437 euro, nettamente inferiore alla media europea (535 euro): sono i numeri della disabilità in Italia, secondo il Censis*.

Numeri destinati a crescere (secondo le stime del centro di ricerca infatti le persone con disabilità saranno 4,8 milioni nel 2020) di cui però l’opinione pubblica stenta a percepire la portata: un italiano su 4 afferma che non gli è mai capitato di avere a che fare con persone con disabilità, e la disabilità è percepita da 2 italiani su 3 essenzialmente come limitazione dei movimenti, mentre in realtà la disabilità intellettiva è più grave; diffusa in età evolutiva e rappresenta l’aspetto più grave; misconosciuto, al limite della rimozione.

Ecco perché HANDImatica, la mostra-convegno di Fondazione ASPHI dedicata alle tecnologie digitali al servizio della disabilità, in programma a Bologna dal 30 novembre al 2 dicembre prossimi, si configura come un importante riflettore acceso su un mondo che, se nell’infanzia ed in età scolastica riesce ad ottenere attenzione e “cura”, in età adulta pare dissolversi, con percentuali bassissime di impiego e scarsa capacità di inserimento sociale.

L’evento, realizzato in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, la supervisione scientifica dell’Università di Bologna ed il patrocin io di FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, e FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità, si svolgerà negli spazi dell’Istituto di Istruzione Superiore Aldini Valeriani. Una scelta non casuale, quella di organizzare la manifestazione in un istituto scolastico, che risponde al desiderio di avvicinarsi concretamente ad un pubblico giovane: all’interno dell’istituto saranno ospitate le numerose aziende, i produttori e distributori specializzati che presenteranno le ultime novità tecnologiche, così come il ricco programma di eventi, tra convegni, seminari e laboratori. L’evento si rivolge alle persone con disabilità e alle loro famiglie, al personale scolastico (dirigenti ed intero corpo docente), agli operatori sociali e sanitari, responsabili di strutture per anziani, mondo del lavoro e della ricerca universitaria, istituzioni, ma anche a tutti quanti siano interessati a conoscere come le tecnologie possano incidere positivamente sulla qualità di vita, indipendenza e inclusione.

Fondazione ASPHI, nata nel 1980 allo scopo di promuovere l’integrazione delle persone con disabilità nella scuola, nel lavoro e nella società attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, persegue da sempre l’obiettivo di costruire una società inclusiva, attraverso la capacità delle tecnologie di diventare facilitatori e di porsi al servizio di una società in cui ciascuno possa muoversi secondo le proprie personali abilità e specificità.

Può esistere un mondo senza disabilità? La risposta è sì, se per disabilità si intende la relazione tra una persona, il suo stato di salute e la sua capacità di interazione con l’ambiente in cui si muove e vive – afferma Franco Bernardi, Presidente di ASPHI. – Agendo sul contesto è infatti possibile eliminare ogni barriera e costruire una società inclusiva nella quale ciascun individuo possa esercitare la propria libera e piena partecipazione alle attività quotidiane”.

Tre le macro-aree tematiche in cui si raggruppano gli appuntamenti di HANDImatica, dai convegni ai seminari ai laboratori pratici: “Inclusione Scolastica”con l’ampio focus sulla didattica e l’insegnamento; “Inclusione Lavorativa” che include gli appuntamenti dedicati al disability management, e “Inclusione Sociale”, per tutto ciò che concerne il mondo degli anziani e delle persone non autosufficienti.

Il convegno di apertura (giovedì 30 novembre, ore 10) affronta il tema dell’Inclusione nell’era della robotica. Si tratta di un argomento di centrale interesse per Fondazione Asphi, che all’inizio dell’anno scolastico 2017-18 ha introdotto alle Aldini Valeriani-Srani, grazie ad un accordo con la scuola, TjBot, ideato dagli ingegneri IBM, il primo robot progettato per interagire in classe con insegnanti e studenti per affiancarli e stimolarli nell’apprendimento: un esperimento didattico unico nel suo genere, anche perché saranno gli stessi studenti della scuola bolognese a costruire e programmare nei prossimi mesi i “fratelli” del robot-compagno di classe, con l’aiuto degli insegnanti e delle stampanti 3D in dotazione nei laboratori dell’istituto. Il tema della robotica è al centro di diversi incontri: dalla robotica utilizzata per migliorare le capacità di relazione e linguaggio degli studenti con disabilità cognitive, fino all’autismo, a come i robot possono facilitare il supporto e l’empowerment delle persone con disabilità nel mondo del lavoro.

E ancora l’utilizzo della realtà aumentata a scuola, della quale sarà possibile fare esperienza pratica nei laboratori, le innovazioni tecnologiche a supporto delle disabilità nate dal basso, sviluppate da start up o dalle stesse scuole e famiglie, l’utilizzo del digitale nella terza età per bisogni emergenti quali il mantenimento di una longevità attiva, la gestione della fragilità e non-autosufficienza.

Proprio per porre l’accento sulla crescente importanza dei robots, la cui rapida e pervasiva diffusione sul mercato ha reso l’uso delle loro applicazioni una parte non trascurabile delle nostre azioni quotidiane, HANDImatica ha lanciato una Call for Robots, allo scopo di raccogliere soluzioni progettate per la disabilità: un’apposita commissione selezionerà le proposte ricevute, che saranno presentate durante la manifestazione in un’area dedicata.

Altro tema centrale per Fondazione Asphi è l’autonomia delle persone con disabilità: ecco allora presentate ad HANDImatica le novità nell’ambito dell’accessibilità bancaria, o gli strumenti sviluppati da alcuni Centri Riabilitativi della  Regione Emilia Romagna per incentivare l’autonomia, dai computer touch ai sensori di movimento alle tastiere facilitate.

Ci sarà una riflessione sul presente, ed il futuro, della scuola: se l’orizzonte è quello di una scuola inclusiva, in grado di cogliere differenze e bisogni speciali e valorizzare le specifiche competenze, assieme alle conoscenze, è necessaria una riorganizzazione degli spazi educativi alla luce di una nuova flessibilità e di rinnovati strumenti di apprendimento e di valutazione.

Ecco perché i momenti laboratoriali daranno spazio ad esperienze (come quella della flipped classroom) in cui l’interazione tra studenti e insegnanti attraverso l’uso della tecnologia vuole superare la consueta interazione passiva per stimolare un apprendimento attivo e coinvolgente.

Per maggiori informazioni http://www.handimatica.com/

*Cui Anffas Onlus aderisce

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PERSONE ANZIANE CON DISABILITÀ: UNA RIUNIONE DEDICATA ALL’ONU

Fonte www.internationaldisabilityalliance.org – Si è svolta il 25 e 26 ottobre u.s. presso la sede ONU di New York, una riunione del gruppo di esperti sulle persone anziane con disabilità, un incontro convocato congiuntamente dal relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e dall’esperto indipendente dell’ONU per i diritti umani da parte delle persone anziane.

L’obiettivo della riunione è stato quello di discutere l’intersezione tra disabilità e invecchiamento nell’esercizio  ell’autonomia e dell’indipendenza e di esplorare le potenzialità degli strumenti internazionali e regionali per i diritti umani per garantire la possibilità di avere un supporto comunitario accessibile e appropriato e servizi adeguati.

Per maggiori informazioni consulta la newsletter IDA cliccando qui (pagina in lingua inglese)

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LA VITA DI BLANCA: CONOSCIAMO LE PERSONE CON LA SINDROME DI DOWN

Si intitola “La vida de Blanca: conociendo a las personas con síndrome de Down”, tradotto in italiano “La vita di Blanca: conosciamo le persone con la Sindrome di Down” ed è un video, realizzato da DOWN ESPAÑA, in collaborazione con Fundación Mapfre, che invita ad incontrare questa giovane donna di 26 anni con la Sindrome di Down che ha gli stessi sogni e gli stessi doveri di ogni altra giovane donna della sua età.

Blanca combina i suoi studi con il suo lavoro, trovando spazio per il tempo libero, la vita familiare e i suoi amici. Vivendo la sua giornata Blanca dimostra che, con i supporti giusti, non ci sono barriere per le persone con Sindrome di Down.

Il video è disponibile cliccando qui

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L’INCLUSIONE SOCIALE IN 33 ARTICOLI E NON SOLO

Fonte www.superabile.it – Contiene “temi, idee, intenzioni e parole chiave per l’inclusione” e fissa i principi e le caratteristiche fondamentali che un contesto deve rispettare per potersi dire “inclusivo”: è il “Manifesto per l’inclusione”, realizzato dall’Università di Padova raccogliendo la voci di oltre seicento fra ricercatori, professionisti, studenti, operatori. Il frutto di questo lavoro è stato presentato recentemente, in occasione della conferenza internazionale “Lavoro dignitoso, equità e inclusione: password per il presente e il futuro”.

Il manifesto si articola in tre sezioni: la prima fa riferimento ad alcuni importanti indicatori che dovrebbero caratterizzare i contesti inclusivi; la seconda sezione presenta un insieme di attività, azioni ed iniziative che si considerano necessari per favorire e monitorare l’inclusione; la terza parte, infine, fa riferimento ai propositi e agli impegni che i firmatari intendono assumere in prima persona per promuovere sempre più, nei propri ambienti di vita e di lavoro, l’inclusione, per rimuovere ostacoli e barriere, per ricercare collaborazioni ed alleanze.

“Chi condivide il contenuto di questo manifesto – si legge nell’introduzione – chiede impegni ed investimenti a favore di un presente e di un futuro permeato di inclusione, in quanto siamo ancora molto lontani dal garantire condizioni di vita eque e dignitose per tutti”.

Per questo, “firmatari del presente manifesto si considerano degli ‘agenti di cambiamento’ – si legge ancora -, che non si accontentano di descrivere, diagnosticare e classificare persone, problemi e disagi, né di occuparsi di alcune circoscritte e ‘private’ situazioni difficili, ma ritengono anche opportuno e moralmente doveroso indicarne le cause e responsabilità palesando, chiaramente e al contempo, la propria indignazione per come a volte vanno le cose e vengono trattati i diritti delle persone”.

Il manifesto è insomma una sorta di “chiamata alle armi”, in difesa dei diritti e del’inclusione. I contesti inclusivi. Nella prima sezione, i firmatari ricordano che “è fondamentale anteporre il benessere delle persone, la loro autodeterminazione, il loro empowerment, alle necessità gestionali ed organizzative dei contesti e alle ‘leggi del mercato’.

Un contesto è inclusivo – scrivono – quando dà enfasi e importanza al senso di appartenenza, alla partecipazione, alla cittadinanza attiva e alla voce di tutti coloro che lo vivono e ne tiene conto per generare cambiamenti e innovazione.

Il contesto inclusivo – continuano – pone attenzione al benessere degli esseri viventi, promuovendo forme di rispetto dell’ambiente, della fauna e della flora, e sostiene unicamente quelle idee di sviluppo che tengono conto di tutto ciò”.

E assicurano di “non avere dubbi, in caso di ‘contrasto’ tra le necessità delle persone e le esigenze organizzative e gestionali dei contesti formativi, lavorativi e sociali, a proposito del ‘da che parte stare’, in quanto il rispetto dei diritti umani universali e i valori della condivisione, della solidarietà e dell’impegno sociale non debbono essere assoggettati alle leggi dell’economia e della libera competizione e concorrenza”.

Iniziative, attività, azioni. Nella seconda sezione, sono indicate le “prassi”, ovvero le azioni da mettere in campo per realizzare concretamente contesti inclusivi.

Questi dovrebbero, secondo i firmatari, “programmare, segnalare e rendere evidenti a tutti le condizioni di facilitazione per tutti degli accessi alla formazione, al benessere, al lavoro, ai beni culturali, al tempo libero e alla vita comunitaria”. Per quanto riguarda le politiche locali in particolare, “fare riferimento all’inclusione e alla volontà di supportare tutte quelle iniziative che si ispirano ai valori della solidarietà, della cooperazione, del pluralismo e dell’interculturalità” e “porre al servizio di cittadini e comunità tutti i supporti tecnologicamente avanzati necessari e utili allo sviluppo di reti efficaci ed efficienti di comunicazione”.

Si chiede poi, “tramite norme ed iniziative condivise, di promuovere unicamente condizioni lavorative dignitose per tutti; denunciare qualsiasi forma di sfruttamento ed impiego illegale; supportare l’economia sociale e mettere a disposizione di tutti i cittadini, anche in un’ottica preventiva, servizi di supporto alla scelta e alla progettazione professionale affinché il lavoro sia effettivamente un ‘buon lavoro’ per tutti”, di “realizzare programmi finalizzati ad abbattere le barriere relazionali, burocratico-amministrative, fisiche e architettoniche”, di “progettare e costruire ambienti scolastici, professionali, del tempo libero, servizi belli, accoglienti, accessibili ed eco-compatibili”.

Impegni e responsabilità. La terza sezione impegna i firmatari a “segnalare in modo manifesto, ed eventualmente denunciare alle apposite autorità, la presenza di barriere fisiche, ideologiche, culturali ed amministrative che limitano l’accesso e la fruibilità di servizi e contesti”; a “trovare alleati (professionisti, agenzie, servizi, gruppi e cittadini) con i quali continuare ad agire in favore di un’inclusione sempre più diffusa e di qualità”; a “proporre e collaborare a progetti di ricerca multidisciplinari e interdisciplinari e sostenere la sperimentazione di pratiche innovative in grado di incrementare il benessere e l’inclusione”, ma anche a “curare la propria formazione e il proprio aggiornamento professionale in modo permanente, al fine di poter disporre di strumenti di lavoro sempre più sofisticati e di mantenere livelli elevati di motivazione professionale” e “sostenere, con coraggio e determinazione, le speranze e i desideri di quanti cercano di incrementare la propria autodeterminazione e il proprio desiderio di partecipazione attiva alla vita comunitaria”, agendo “a vantaggio delle persone e delle comunità tramite la riduzione di ogni ordine e tipo di barriere”. I firmatari si impegnano poi a “fare da ‘sentinella’ dell’inclusione”.

L’ultimo articolo del Manifesto è il numero 33, ma lascia “spazio ai futuri 34, 35, 36… Perché la riflessione sull’inclusione non finisce qui, ma è in continua evoluzione!”

Il Manifesto – scritto in lingua inglese – è disponibile cliccando qui