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VALUTAZIONE DELLE SCUOLE: NON ESCLUDERE GLI ALUNNI CON DISABILITÀ

Fonte www.superando.it«Chiediamo al Ministero e all’INVALSI [Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione, N.d.R.] di intervenire immediatamente, per evitare il rischio di non valutare per nulla il positivo lavoro inclusivo svolto in molte scuole italiane e che anzi vengano premiate le scuole che si preoccupano solo del miglioramento dei livelli d’apprendimento degli alunni non disabili, trascurando la propria qualità inclusiva». Così scrive Salvatore Nocera, membro dell’Osservatorio Ministeriale Permanente per l’Integrazione degli Alunni con Disabilità, responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e già vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap*), in riferimento a una recente Direttiva Ministeriale (11/14 del 18 settembre), che in attuazione del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) 80/13 (Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione), ha previsto per il triennio 2014-2017 l’avvio dell’autovalutazione della qualità delle scuole e del sistema di istruzione.

«Entro marzo 2015 – si scrive nella citata Direttiva – la Conferenza per il coordinamento funzionale per il Sistema Nazionale di Valutazione adotterà, su proposta dell’INVALSI, i protocolli di valutazione delle scuole e gli indicatori di efficienza ed efficacia per individuare le scuole da sottoporre a valutazione esterna. […] La valutazione è finalizzata al miglioramento della qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti e sarà particolarmente indirizzata: alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico; alla riduzione delle differenze tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento degli studenti; al rafforzamento delle competenze di base degli studenti rispetto alla situazione di partenza; alla valorizzazione degli esiti a distanza degli studenti con attenzione all’università e al lavoro».

Ebbene, sottolinea Nocera, «da quanto sopra sembra che l’autovalutazione e la valutazione esterna, effettuata da dirigenti tecnici ministeriali ed esperti, si fondino esclusivamente o quasi sui livelli di apprendimento degli studenti realizzati nelle singole scuole, rilevati soprattutto tramite le prove INVALSI. Siccome però la Nota Ministero-INVALSI del 18 febbraio di quest’anno esclude dall’inserimento nelle medie nazionali degli apprendimenti i risultati delle prove svolte da alunni con disabilità intellettiva (che sono quasi l’80% degli oltre 200.000 alunni con disabilità frequentanti le scuole statali), mentre rimette alla discrezionalità delle singole scuole se fare entrare nelle medie i risultati di alunni con disabilità sensoriali e motorie, ciò esclude di fatto la presenza degli alunni con disabilità dall’autovalutazione e dalla valutazione esterna della qualità delle scuole italiane».

Che cosa viene dunque esattamente richiesto al Ministero e all’INVALSI? Lo spiega sempre Nocera: «Che gli indicatori per l’autovaluta zione (i quali, secondo la recente Direttiva, dovranno essere predisposti dall’INVALSI entro ottobre 2014), che i criteri di efficacia ed efficienza per la valutazione esterna delle scuole (entro marzo 2015), che gli indicatori per la valutazione dei Dirigenti Scolastici (entro dicembre 2014) e che il rapporto sulla valutazione di sistema (da predisporre annualmente, a partire dall’ottobre 2015) prevedano espressamente indicatori strutturali, di processo e di esito, per misurare i livelli della qualità inclusiva delle nostre scuole».

A tal proposito, vengono anche citati alcuni esempi di indicatori: «Strutturale: “Nella scuola è stato istituito e funziona il Gruppo di Lavoro per l’Inclusione scolastica (GLI), di cui all’articolo 15, comma 2 della Legge 104/92?”. Di processo: “Per la formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), di cui all’articolo 12, comma 5 della Legge 104/92, viene convocata e partecipa la famiglia dell’alunno con disabilità?”. Di esito: “Per la valutazione agli esami conclusivi del Primo Ciclo d’Istruzione si tiene conto solo dei progressi realizzati rispetto ai livelli iniziali degli apprendimenti, sulla base del PEI che dev’essere formulato tenendo conto delle effettive capacità e potenzialità dell’alunno, secondo quanto stabilito dall’articolo 16, comma 2 della Legge 104/92?».

«Del resto – conclude Nocera – l’INVALSI ha già un precedente positivo in questo àmbito, pensando alla ricerca effettuata nel 2005 e pubblicata nel 2006, cui però non sono seguite analoghe ricerche sistematiche negli anni successivi».

*Cui Anffas Onlus aderisce

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ONU: PIÙ TECNOLOGIA PER BATTERE LA DISABILITÀ

Fonte ww.avvenire.it – La tecnologia come arma per favorire l’inclusione sociale delle persone con disabilità, per consentire loro più facilmente di avere un lavoro, per dar loro una migliore assistenza, per far sì che – in occasione di catastrofi, terremoti e più in generale gravi emergenze – non siano vittime predestinate ma possano avere la possibilità di mettersi in salvo e sopravvivere.

È questo il tema che le Nazioni Unite hanno scelto per la prossima Giornata internazionale delle persone con disabilità, che come consuetudine si celebrerà il 3 dicembre. Per l’edizione 2014 la scelta è caduta sulla necessità di sottolineare l’importanza del ruolo della tecnologia, che “nel corso della storia umana ha sempre influenzato il modo in cui le persone vivono” e che oggi diventa cruciale per lo stesso futuro di oltre un miliardo di persone del mondo che vivono con una qualche forma di disabilità.

Nell’argomentare il tema 2014 – “Sviluppo sostenibile: la promessa della tecnologia” – l’Onu afferma che la tecnologia, fin dai tempi della rivoluzione industriale, “ha sollevato gli standard di vita delle persone in tutto il mondo e il loro accesso a beni e servizi”, che “è incorporata in ogni aspetto della vita quotidiana” e che “ha aumentato notevolmente la connettività tra le persone e il loro accesso alle informazioni”.

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

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MODELLI RED, ICRIC, ICLAV

Fonte www.disabili.com – In questi giorni molti italiani stanno ricevendo a casa il cosiddetto “bustone” dell’INPS: un documento contenente moduli necessari alle dichiarazioni reddituali e di responsabilità, che titolari di prestazioni previdenziali sono tenuti a rendere all’ente di previdenza. A ricevere il bustone dovrebbero essere i cittadini che non abbiano già adempiuto all’obbligo di comunicazione, che avviene attraverso via telematica.

A seconda dei casi, l’INPS ha dunque inviato ai soggetti differenti modelli, in relazione alle prestazioni ricevute, per verificare che sussistano i requisiti per l’erogazione.

IL BUSTONE 2014

Il “Bustone” 2014 contiene, a seconda delle situazioni personali, i seguenti documenti:

•la lettera di presentazione, diversificata tra residenti in Italia e all’estero, realizzata in maniera modulare, con una breve informativa sui servizi on line messi a disposizione del cittadino;

•il modello RED italiano o modello RED estero e le relative istruzioni per la compilazione;

•il modello 503 AUT;

•la richiesta di integrazione delle informazioni relative alla campagna RED 2012 (anno reddito 2011);

•i modelli di dichiarazione per i titolari di PRESTAZIONI ASSISTENZIALI;

•il modello per INDENNITA’ di FREQUENZA

CHI DEVE PRESENTARE I MODELLI

Per quanto riguarda i titolari di provvidenze economiche di invalidità civile, viene richiesto di presentare la dichiarazione annuale relativa a eventuali periodi di ricovero gratuito e/o allo svolgimento di attività lavorativa. Sono interessati gli invalidi civili titolari di assegno mensile (fascia 34, 35, 36, 40, 45, 48) che sono tenuti a presentare ogni anno la dichiarazione di responsabilità relativa alla permanenza del requisito di mancata prestazione di attività lavorativa. Il documento da presentare è il modello ICLAV. Sono interessati anche gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento (fascia 33, 38, 41, 42, 44, 45) che sono tenuti a presentare la dichiarazione di responsabilità relativa alla sussistenza o meno di uno stato di ricovero a titolo gratuito in istituto. Si tratta del modello ICRIC. Nei casi di titolarità di prestazione di pensione sociale e assegno sociale deve essere resa una dichiarazione di responsabilità relativa alla permanenza del requisito della residenza stabile e continuativa in Italia. Si trattta del Modello ACC.AS/PS.

INDENNITA’ DI FREQUENZA

Per quanto riguarda l’indennità di frequenza, relativa alla condizione di frequenza scolastica obbligatoria, va resa la dichiarazione solo nel caso in cui ci sia stata una variazione nell’istituto scolastico frequentato, rispetto all’anno scorso. Dovrà essere, invece, sempre resa la dichiarazione di frequenza ad altro titolo (es: centri di formazione – addestramento professionale o di centri ambulatoriali, etc). In questi casi la relativa documentazione potrà essere consegnata alla sede territorialmente competente. In tutti i casi le dichiarazioni devono essere rese entro il 15 febbraio 2015.

COME RESTITUIRE I MODELLI

Una volta compilate le rispettive dichiarazioni si può procedere con la dichiarazione on line, tramite PIN rilasciato dall’INPS attraverso il sito www.inps.it, alla sezione Servizi Online – “Servizi per il cittadino”, selezionando la voce di interesse. In alternativa ci si può rivolgere ai centri abilitati (intermediari quali CAF), che forniscono assistenza gratuita e comunicano all’inps le informazioni richieste, sempre in formato elettronico, attraverso i codici a barre che contraddistinguono i singoli modelli.

Per approfondire, consulta lo speciale modello ICRIC, ICLAV, ACCAS/PS

Per approfondire leggi il messaggio INPS n. 6627 del 27-08-2014

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ALUNNI CON DISABILITÀ: NON PIÙ DI DUE PER CLASSE

Fonte www.edscuola.org Il Tar Sicilia ha disposto l’annullamento del provvedimento con cui il dirigente scolastico di un istituto superiore del capoluogo siciliano aveva disposto l’accorpamento di due classi prevedendovi l’inserimento di quattro alunni con disabilità. Secondo il Tar Palermo deve ritenersi illegittima la formazione di una classe con un numero di alunni superiore a venti, che comprenda più di due alunni con disabilità.

A fronte della previsionedi cui al DPR 81/2009, il Tar ha rilevato che una lettura improntata a parametri di logicità impone di ritenere che il limite dei venti alunni ivi previsto per le classi iniziali debba considerarsi valido per tutte le classi, ivi comprese quelle intermedie; contrariamente, si giungerebbe infatti al risultato, totalmente contrario allo spirito, alla logica e alla ratio della disciplina, di consentire, in astratto, per le classi intermedie, un aumento del numero di allievi rispetto a quelli di provenienza (da 20 a 22) in ipotesi di presenza di alunni con disabilità, per altro verso, una riduzione (da 27 a 22) per tutte le altre classi in cui non è contemplata la presenza di studenti con disabilità.

Detta lettura offerta dai Giudici amministrativi, si pone in linea con le indicazioni ministeriali; con le circolari n. 18 del 2013 e n. 34 del 2014, inerenti la formazione delle classi, il Ministero dell’Istruzione ha infatti invitato le strutture periferiche dell’Amministrazione a “limitare, per quanto possibile, in presenza di grave disabilità, la formazione delle stesse con più di 20 alunni”.

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CHI NEGA IL TRASPORTO VIOLA IL DIRITTO ALLO STUDIO

Fonte www.superando.it – Tra i gravi problemi per gli alunni con disabilità che – purtroppo – anche in questo nuovo anno scolastico stiamo già registrando, vi è quello segnalato dalla LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap*), la quale informa come la Provincia di Milano non stia erogando il trasporto scolastico agli studenti con disabilità delle scuole superiori, ciò che invece prevede la legge.

«Non solo – si legge in una nota della stessa LEDHA -, di fronte alle richieste della famiglia di un ragazzo iscritto al primo anno di un istituto professionale, i funzionari della provincia si sono limitati a fornire vaghe informazioni circa la possibilità di ottenere (a conclusione dell’anno scolastico) parziali contributi a copertura delle spese sostenute, affidando il servizio a terzi».

La Federazione lombarda, quindi, ha inviato, tramite i propri legali, una lettera di diffida alla Provincia milanese, sottolineando come il servizio di trasporto sia un diritto per gli alunni con disabilità e nel caso di ragazzi iscritti alle scuole superiori, sia compito delle Province erogarlo, come stabiliscono chiaramente le Leggi e le tante Sentenze emesse in questi ultimi anni da diversi Tribunali. Un quadro di fronte al quale, come afferma Gaetano De Luca, avvocato del Servizio Legale LEDHA, «risulta inaccettabile che ancora oggi i funzionari responsabili dei procedimenti amministrativi relativi alle richieste di tali servizi forniscano risposte vaghe, senza prendersi davvero carico della predisposizione del servizio».

«La mancata predisposizione del trasporto – aggiunge poi -, impedendo o limitando l’esercizio del diritto allo studio delle persone con disabilità, configura non solo una violazione della normativa specifica, ma una vera e propria discriminazione e una violazione di un diritto fondamentale qual è quello allo studio. Inoltre, la mancata erogazione di un servizio obbligatorio dalla legge e finalizzato a tutelare i diritti fondamentali di un minore potrebbe configurare una condotta penalmente rilevante del funzionario responsabile del provvedimento, reato che peraltro sarebbe perseguibile d’ufficio. La mancanza di risorse per gestire i servizi è reale e le difficoltà in cui operano i funzionari comprensibili, ma tuttavia non giustificabili. Proviamo infatti a immaginare cosa succederebbe se un medico – per mancanza di risorse – non completasse adeguatamente un referto o se non sporgesse denuncia alle autorità in un caso di violenza» .

«Ogni giorno – conclude De Luca – riceviamo sempre più segnalazioni identiche, cosicché sembra proprio che la mancata predisposizione del servizio di trasporto sia frutto di una scelta consapevole».

Anche per questo motivo, dunque, la LEDHA appoggerà e sosterrà le famiglie di ragazzi con disabilità che intendano presentare un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).

*Cui Anffas Onlus aderisce

Per ulteriori informazioni e approfondimenti

ufficiostampa@ledha.it

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NOMENCLATORE TARIFFARIO: FINALMENTE IN VISTA UN AGGIORNAMENTO?

Fonte www.disabili.com – Sottotitolo ideale: Nomenclatore Tariffario, la storia infinita. Si torna a parlare periodicamente di questo benedetto elenco che raccoglie tutti gli ausili, ortesi e protesi (parliamo di carrozzine, stampelle, ginocchia artificiali…) che il Servizio Sanitario Nazionale passa gratuitamente a chi, con disabilità permanente o temporanea, ne abbia bisogno secondo prescrizione. In questi giorni si riprende il discorso, dopo la promessa del Premier Renzi di un aggiornamento che potrebbe finalmente arrivare: che sia la volta buona? Sarebbe davvero il caso, dato che da quindici anni i cittadini con disabilità attendono.

IL CITTADINO PAGA

Anche sul fronte degli articoli “sanitari”, la tecnologia e la ricerca fortunatamente avanzano, creano, migliorano, mettendo a disposizione strumenti sempre più performanti, in grado di migliorare la qualità della nostra vita. A questi miglioramenti nel nostro Paese non è però seguito parallelamente un adeguamento del diritto al loro accesso. L’alternativa, se si vuole un determinato ausilio, protesi o ortesi è, come sempre, pagare di tasca propria. Si tratta della cosiddetta “riconducibilità”: qualora una persona desiderasse un prodotto che non rientra nel Nomenclatore – magari perché si tratta di un modello più avanzato rispetto a quello base- il prodotto stesso viene “ricondotto” per omogeneità funzionale a quello prescritto, così che la Asl infine lo fornisce ugualmente, ma la differenza di costo è a carico dell’assistito.

BACK TO 1999

Il Nomenclatore, in definitiva, a tutt’oggi risulta un elenco di dispositivi che potevano essere moderni o all’avanguardia nel 1999, anno in cui è stato stilato, ma che oggi risultano obsoleti e superati. Facendo un paragone, così come abbozzato dal giornalista delle Iene che ha “braccato” il premier Renzi, è come se al giorno d’oggi utilizzassimo un cellulare di quindici anni fa, o per fare un paragone più azzardato, avessimo l’automobile con i finestrini che si alzano e si abbassano manualmente, pc di casa solo fisso e via discorrendo. Sono esempi che aiuta a far capire la situazione soprattutto a chi non è costretto all’uso di questi dispositivi, e che talvolta abbiamo sentito dire che “ok, ma l’ausilio di base è garantito”. Tradotti nel “mondo degli ausili”, i nostri oggetti di uso comune, quali lo smartphone, il tablet, la macchina con chiusura centralizzata non sono altro che un sollevatore per spostare l’allettato, una carrozzina elettrica con funzioni poco più che basiche, un ruotino aggiuntivo che permetta a chi ha una carrozzina manuale di non sfasciarsi le spalle a furia di spingerla, una protesi alle gambe che gli permette di correre, e magari non solo camminare, una protesi acustica che non sia del Mesozoico e tanti altri prodotti che possono facilitare la vita di chi di questi ausili ha bisogno non solo per vivere, ma anche per vivere degnamente.

INCLUSIONE CON QUALI STRUMENTI?

Troviamo un po’ incoerente, quindi, parlare di inclusione nella società, di promozione di diritti, quando le persone non sono messe in condizione di avere gli strumenti per praticarla, questa inclusione. Siamo circondati da appelli che promuovono una sempre maggiore partecipazione sociale del disabile, ma come possiamo pensare che esca di casa, se non gli forniamo una carrozzina elettrica che permetta di superare almeno il gradino del marciapiede (sempre sgombero, come sappiamo…)? E si potrebbe continuare con gli esempi. Alla base, a mio avviso, è necessaria una completa rivalutazione del concetto stesso di dispositivo erogato dal SSN: non più solamente mero strumento di ausilio per far fronte alla menomazione, quanto piuttosto tassello di una risposta integrata, in un servizio che si propone garante di una globale assistenza alla persona (per favorirne anche il recupero funzionale e preventivo ad esempio), e andando oltre: in una ottica di sempre migliore qualità della vita.

Ora, si guarda con fiducia a questa nuova apertura, augurando davvero che non sia l’ennesima promessa mancata.

Per approfondire

Consulta il testo del Nomenclatore Tariffario

Leggi l’articolo Come ottenere ausili, protesi e ortesi

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“L’ATTENZIONE PER IL TERZO SETTORE IL WELFARE RESTINO TRA LE PRIORITÀ DEL GOVERNO”

Nel discorso alla Camera dei Deputati, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenuto per presentare il programma dei “mille giorni”, ha elencato tra le priorità del governo alcune delle riforme già annunciate e necessarie per il Paese, a partire dalla legge elettorale, al fisco, alla giustizia, alla scuola, al lavoro, alla riforma costituzionale e alla pubblica amministrazione.

“Nonostante la riforma del Terzo Settore sia stata una delle prime misure che il Governo Renzi ha messo in cantiere, considerata uno dei punti fondamentali della legislatura, nel discorso di ieri ne abbiamo constatato l’assenza, insieme ai temi del welfare e delle politiche sociali. Viviamo in una delicata fase storica che vede crescere la forbice tra poveri e ricchi e aumentare esponenzialmente le forme di povertà con conseguenti manifestazioni di disgregazione e disagio.

Garantire la riduzione delle diseguaglianze e quindi la tenuta della coesione sociale diventa un’urgenza non più rinviabile. Il nostro auspicio è quindi che il ruolo centrale che finora ci è stato riservato non venga messo in secondo piano rispetto ad altrettante improrogabili riforme, che non possono tuttavia prescindere da un intervento volto a sostenere e valorizzare le politiche sociali e quindi l’impegno e le potenzialità che il terzo settore e i cittadini organizzati apportano in termini di benessere e miglioramento della qualità della vita per il Paese – come peraltro non ha mancato di sottolineare ieri l’On Dellai -.”, ha dichiarato il Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Pietro Barbieri.