Fonte www.superabile.it – Rispettare la dignità, l’autonomia individuale e l’indipendenza delle persone con disabilità; combattere gli stereotipi sull’età (basta con gli eterni “ragazzi”) e promuovere la consapevolezza delle capacità delle persone: sono stralci degli articoli della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, da cui il convegno internazionale trae ispirazione. Al centro il “diritto alla scelta”. Appuntamento a Rimini l’8 e 9 marzo .
“Sono adulto”: due parole dal significato profondo se pronunciate da una persona con disabilità che, a un certo punto della sua vita, chiede di viverla. Una richiesta, rivolta ai familiari, a non considerarlo più come un eterno ragazzo. Un appello, rivolto al “mondo”, a lasciarlo libero di scegliere da solo il proprio futuro. “Sono adulto” è il titolo del secondo convegno internazionale organizzato da Erickson al Palacongressi di Rimini venerdì 8 e sabato 9 marzo. Un convegno di due giorni, rivolto a chi quotidianamente si occupa di disabilità adulta: operatori, psicologi, educatori professionali e assistenti sociali, ma anche a genitori e a chi vive la disabilità in prima persona.
Rispettare la dignità, l’autonomia individuale e l’indipendenza delle persone con disabilità; combattere gli stereotipi sull’età e promuovere la consapevolezza delle capacità delle persone con disabilità: sono stralci degli articoli della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, da cui il convegno trae ispirazione. “In particolare, focalizzeremo l’attenzione su quattro dimensioni pedagogiche e, più in generale antropologiche ed umane, che possono aiutare la causa delle persone con disabilità: un’idea di persona bio-psico-sociale, una concezione della giustizia evoluta nell’equità, una progettazione universale e una scelta di valore dato alla normalità delle situazioni dell’apprendere e del partecipare socialmente” afferma Dario Ianes, docente di pedagogia speciale e co-fondatore di Erickson.
Esperti, studiosi e docenti saranno affiancati nel ruolo di relatori anche da persone con disabilità che racconteranno come raggiungere la propria indipendenza. Marta Alfani e Mauro Ursella, ad esempio, ce l’hanno fatta: si sono sposati il 6 luglio di quattro anni fa e il loro è stato uno dei primi matrimoni tra due persone con la sindrome di Down. Hanno entrambi un lavoro, lei come segreteria in una multinazionale e lui come impiegato alla Asl, e condividono la passione per la recitazione (Marta è arrivata a recitare al Teatro Argentina di Roma, Mauro ha addirittura avuto un ruolo importante nel film Febbre da fieno). Marta e Mauro porteranno la loro testimonianza venerdì 8 marzo alle 14. Così come farà Lorenza Vettor nella mattinata di sabato 9 che interverrà sul tema della “Progettazione individualizzata”, soffermandosi sulla propria esperienza di non vedente a contatto con il mondo del lavoro. Lorenza, laurea in giurisprudenza e due master, legge e racconta l’arte toccandola. Ha preso parte al progetto “Doppio senso” del Peggy Guggenheim di Venezia, collaborando alla costruzione di un percorso per non vedenti all’interno del museo.
Il primo giorno del convegno, tra i relatori troviamo Pete Kercher (Ambasciatore, EIDD – Design for Alla Europe) che affronterà il tema delle barriere architettoniche, parlando di “design for all”, ovvero di servizi e sistemi accessibili a tutti. Sempre lo stesso giorno e sempre nella plenaria del pomeriggio, è previsto l’intervento di Marco Dallari (Università degli Studi di Trento) che relazionerà su come “educare la visione estetica del mondo e di sé”. Dallari è professore ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università di Trento, dove ha fondato e dirige il Laboratorio di comunicazione e narrativa. Scrittore e curatore di saggi, testi narrativi e libri per l’infanzia, è condirettore della rivista Encyclopaideia.
Da segnalare, ancora nel pomeriggio di venerdì, il dialogo su “Vecchie etichette e nuovi linguaggi: come parliamo di disabilità oggi”. Interverrà Maria Giulia Bernardini che parlerà degli stereotipi più diffusi nei confronti delle donne e delle persone con disabilità. Dottoressa di ricerca in Diritti umani all’Università di Palermo e ricercatrice in Filosofia del diritto al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Ferrara, le sue analisi si focalizzano soprattutto su disabilità, inclusione sociale e vulnerabilità.
Spazio anche alle aziende. O meglio, al punto di vista delle aziende nei confronti dei lavoratori disabili. Sarà Giancarla Bonetta, ex direttore commerciale di Hermes Italia e attualmente responsabile del Gruppo di volontariato professionale all’interno di Manageritalia Lombardia, a portare la sua esperienza utile ad analizzare e ad approfondire l’argomento. Bonetta al termine della carriera ha portato la sua altissima professionalità al servizio del settore socio-umanitario: tra gli altri incarichi, è infatti anche presidente dell’associazione Sant’Angelo Solidale Onlus, impegnata in progetti sociali, culturali, ed educativi in collaborazione con i Frati Minori.
Le due giornate – grazie alla presenza dei maggiori esperti italiani e di importanti relatori internazionali, tra cui segnaliamo Miguel Angel Verdugo, direttore dell’Institute on Community Integration, dell’Università di Salamanca, Andrea Canevaro, “padre” della pedagogia speciale in Italia, Giampiero Griffo, membro del Consiglio Mondiale Disabled People’s International, Claudio Imprudente, presidente onorario del Centro Documentazione Handicap di Bologna, Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus, Cecilia Marchisio, Università di Torino – hanno l’ambizione di fare il punto sull’inclusione nella società e nel mondo del lavoro delle persone con disabilità. Un’occasione per dibattere e confrontare le buone pratiche a livello nazionale e all’estero. L’obiettivo ultimo del convegno di Rimini è riflettere sulla situazione attuale e proporre soluzioni innovative per il futuro, con particolare attenzione a temi delicati come il diritto alla scelta e le relazioni familiari e professionali.
Fonte www.disabili.com – Qualche margine di miglioramento futuro ma resta il problema ISEE e pensione d’invalidità.
Abbiamo analizzato qualche giorno fa il testo discusso dal Consiglio dei Ministri in materia di Reddito di cittadinanza (Rdc) e Quota 100, andando a vedere nel dettaglio tutti i casi in cui sono previste agevolazioni o variazioni della norma per i disabili o loro familiari. Ora che il Decreto Legge n. 4 del 28 gennaio 2019 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, possiamo prendere in esame il testo definitivo per vedere se è cambiato qualcosa e anche che cosa.
Punto 3) della lettera b) comma 1 dell’Art. 2 “Beneficiari” – Resta invariato quanto inserito nella bozza: per un nucleo familiare di due persone in cui è presente un disabile, la soglia di patrimonio mobile (attestata dall’ISEE) sulla base della quale è stabilito il Reddito di cittadinanza viene aumentata da 6.000 a 11.000 euro. Il tetto aumenta poi di 5.000 euro per ogni ulteriore componente portatore di handicap.
Come già segnalato – particolare che ha scatenato l’ira delle maggiori associazioni di settore – il limite grosso di questo calcolo è che nel computo complessivo dell’ISEE rientra anche la pensione d’invalidità percepita dal disabile.
Punto 1) della lettera c) comma 1 dell’Art. 2 “Beneficiari” – “[…] esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità ai sensi della disciplina vigente”. La frase specifica dedicata alla variazione normativa dedicata ai disabili è stata leggermente modificata, crediamo al fine di renderla più chiara. L’espressione “fatti salvi” è stata infatti sostituita da “esclusi”, a conferma del fatto che non sono soggetti alle limitazioni di accesso al Reddito veicoli e motoveicoli che siano stati acquistati secondo quanto prescritto dalla legge in materia di agevolazioni per i disabili nel settore auto.
NOVITÀ – Comma 2 dell’Art. 2 “Beneficiari” – “I casi di accesso alla misura di cui al comma 1 possono essere integrati, in ipotesi di eccedenza di risorse disponibili, con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sulla base di indicatori di disagio socioeconomico che riflettono le caratteristiche di multidimensionalità della povertà e tengono conto, oltre che della situazione economica, anche delle condizioni di esclusione sociale, di disabilità, di deprivazione socio-sanitaria, educativa e abitativa. Possono prevedersi anche misure non monetarie ad integrazione del Rdc, quali misure agevolative per l’utilizzo di trasporti pubblici, di sostegno alla casa, all’istruzione e alla tutela della salute”. Il testo del comma, parecchi rimaneggiato rispetto alla bozza, sembra voler introdurre un’ipotesi di integrazione, in caso di disponibilità dei fondi, del Rdc per determinate categorie di cittadini. Tra queste figurano anche i disabili. Nessuna certezza, in ogni caso, solo un’apertura.
Comma 2 dell’Art. 4 “Patto per il Lavoro e Patto per l’Inclusione Sociale” – Il testo è invariato, viene confermata quindi, ai sensi della Legge 68 del 12 marzo 1999, l’esenzione per i disabili dalla sottoscrizione del cosiddetto “Patto per il lavoro”, sempre “fatta salva ogni iniziativa di collocamento mirato e i conseguenti obblighi ai sensi della medesima disciplina”.
Comma 3 dell’Art. 4 “Patto per il Lavoro e Patto per l’Inclusione Sociale” – “Possono altresì essere esonerati dagli obblighi connessi alla fruizione del Rdc, i componenti con carichi di cura, valutati con riferimento alla presenza di soggetti minori di tre anni di età ovvero di componenti il nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienza, come definiti a fini ISEE. Al fine di assicurare omogeneità di trattamento, sono definiti, con accordo in sede di Conferenza Unificata, principi e criteri generali da adottarsi da parte dei servizi competenti in sede di valutazione degli esoneri di cui al presente comma. I componenti con i predetti carichi di cura sono comunque esclusi dagli obblighi di cui al comma 15”. Il testo del comma, oltre a confermare l’esenzione degli obblighi di cui al comma 1 dello stesso articolo i genitori di figli sotto i 3 anni che necessitano di cure particolari o coloro che hanno a carico un familiare disabile grave o con riconosciuta non autosufficienza, è stato integrato con una parte di testo che esonera queste categorie anche da quanto previsto dal comma 15 del medesimo articolo. Ciò che il beneficiario in questo caso non è tenuto a fare è “[…] offrire nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale la propria disponibilità per la partecipazione a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo comune di residenza, mettendo a disposizione un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non superiore al numero di otto ore settimanali”.
Lettera d) comma 9 dell’Art. 4 “Patto per il Lavoro e Patto per l’Inclusione Sociale” – “esclusivamente nel caso in cui nel nucleo familiare siano presenti componenti con disabilità, come definita a fini ISEE, non operano le previsioni di cui alla lettera c) e in deroga alle previsioni di cui alle lettere a) e b), con esclusivo riferimento alla terza offerta, indipendentemente dal periodo di fruizione del beneficio, l’offerta è congrua se non eccede la distanza di duecentocinquanta chilometri dalla residenza del beneficiario”.
NOVITÀ – Comma 10 dell’Art. 4 “Patto per il Lavoro e Patto per l’Inclusione Sociale” – Nel caso in cui sia accettata una offerta collocata oltre duecentocinquanta chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario, il medesimo continua a percepire il beneficio economico del Rdc, a titolo di compensazione per le spese di trasferimento sostenute, per i successivi tre mesi dall’inizio del nuovo impiego, incrementati a dodici mesi nel caso siano presenti componenti di minore età ovvero componenti con disabilità, come definita a fini ISEE”.
Sono state in questo caso riviste e riorganizzate le informazioni contenute in precedenza nella lettera b) comma 9 dell’Art 4. Nei primi dodici mesi di fruizione del Rdc, è ritenuta congrua una prima offerta di lavoro entro i 100 km dall’abitazione una seconda offerta entro i 250 km dall’abitazione e una terza offerta ovunque sul territorio nazionale. Nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente un componente con disabilità il beneficiario del Reddito è escluso dal terzo caso ma è vincolato, indipendentemente dal periodo di fruizione, all’accettazione di qualsiasi offerta nel raggio di 250 km.
Nel caso sia accettata una proposta di lavoro oltre questo raggio il beneficiario con figlio minorenne o familiare disabile a carico ha diritto, a titolo compensativo, a continuare a percepire il Reddito di cittadinanza per i primi 12 mesi dall’inizio del nuovo lavoro (3 mesi per tutti gli altri beneficiari).
Comma 11 dell’Art. 7 “Cause di decadenza e sanzioni” – “In tutti i casi diversi da quelli di cui al comma 3, il Rdc può essere richiesto dal richiedente ovvero da altro componente il nucleo familiare solo decorsi diciotto mesi dalla data del provvedimento di revoca o di decadenza, ovvero, nel caso facciano parte del nucleo familiare componenti minorenni o con disabilità, come definita a fini ISEE, decorsi sei mesi dalla medesima data”. In questo caso è cambiato il numero del comma ed è stato modificato il testo ma la sostanza rimane invariata: una volta terminato il periodo di recepimento del Reddito di cittadinanza, lo stesso può essere richiesto nuovamente del medesimo cittadino o da un altro componente della famiglia in cui è presente il disabile dopo sei 6 mesi dalla scadenza (a differenza dei 18 mesi standard).
PER APPROFONDIRE:
Fonte www.superando.it – «Tutte le nuove tecnologie dovrebbero promuovere l’inclusione e la partecipazione delle persone con disabilità in tutte le fasi della vita e non produrre ulteriore esclusione e discriminazione»: lo ha detto Yannis Vardakastanis, presidente del Forum Europeo sulla Disabilità, nel corso di un importante incontro a Vienna, cui hanno partecipato, insieme a numerosi esponenti del movimento europeo delle persone con disabilità, i rappresentanti di vari “giganti” delle nuove tecnologie, quali Microsoft, Amazon, Facebook e Google.
«È un momento emozionante per la tecnologia. Dall’intelligenza artificiale alla robotica, dalla stampa in 3D alle realtà virtuali o alle cosiddette “città intelligenti”, sembra che le tecnologie emergenti in questi anni diventeranno presto una realtà quotidiana. È pertanto fondamentale che le persone con disabilità non restino indietro, così come deve avvenire in qualsiasi progresso tecnologico. Le nuove tecnologie, infatti, dovrebbero promuovere l’inclusione e la partecipazione delle persone con disabilità in tutte le fasi della vita e non produrre ulteriore esclusione e discriminazione. Si tratta in sostanza di una magnifica opportunità da non perdere».
A pronunciare queste parole è stato Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, nel corso dell’importante incontro promosso a Vienna, con il titolo di Using Artificial Intelligence to Enhance Accessibility. Opportunities and Risks of Emerging Technologies for Persons with Disabilities (“Usare l’intelligenza artificiale per migliorare l’accessibilità. Opportunità e rischi delle tecnologie emergenti per le persone con disabilità”), cui hanno partecipato, insieme a numerosi esponenti del movimento europeo delle persone con disabilità, i rappresentanti di vari “giganti” delle nuove tecnologie, quali Microsoft, Amazon, Facebook e Google.
Scopo dell’evento è stato segnatamente quello di discutere sui modi con cui le nuove soluzioni tecnologiche possano essere progettate per tutti, e le conclusioni raggiunte si possono sintetizzare in alcuni punti fondamentali, ovvero, innanzitutto, che l’intelligenza artificiale debba essere sviluppata da gruppi di lavoro comprendenti al proprio interno anche persone con disabilità. «Rispetto all’accessibilità e all’inclusività – è stato infatti sottolineato da più parti – le Società in grado di assumere e mantenere personale con disabilità partono avvantaggiate sulle altre».
Lo stesso concetto di accessibilità, per altro, dovrebbe far parte dello stesso DNA delle Società impegnate sul fronte delle tecnologie e come aspetto fondamentale degli sviluppi presenti in ogni settore.
A fare la propria parte, inoltre, dovrebbe essere anche il mondo della politica, garantendo, per quanto di propria competenza, che le nuove tecnologie fossero disponibili a tutti.
Tutti temi e questioni, in ogni caso, che saranno presto oggetto di un’ampia e approfondita relazione curata dal Forum Europeo sulla Disabilità.
«I sistemi sociali e anche quelli legali – ha dichiarato durante l’incontro Gabriele Sprengseis, responsabile del Consiglio Austriaco per la Disabilità – sono decisamente in ritardo rispetto ai nuovi sviluppi delle tecnologie. L’intelligenza artificiale, infatti, i Big Data e il cosiddetto “Internet delle Cose” stanno cambiando seriamente tutta la nostra vita e non solo le nostre forme di comunicazione. Le persone con disabilità devono quindi essere attivamente coinvolte in questi processi di cambiamento».
Sono intervenuti quindi gli esponenti di Microsoft, Amazon, Facebook e Google, che oltre a soffermarsi sulle proprie iniziative in favore dell’accessibilità, hanno tutti voluto elogiare il Forum Europeo sulla Disabilità, per la volontà di promuovere il dibattito su temi tanto importanti.
«Le tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale – ha dichiarato Adina Braha-Honciuc di Microsoft – possono consentire alle persone con disabilità di partecipare in modo più completo ad ogni aspetto della vita. Ma è facendo sì che la tecnologia mantenga la promessa di soddisfare i più ampi bisogni della società, che potremo consentire a tutti di ottenere di più, comprese quindi le persone con disabilità».
«Per Amazon – ha affermato poi Constantin Gissler, manager per la zona europea della grande azienda americana di commercio elettronico – l’accessibilità è importante ed è parte del nostro processo di sviluppo del prodotto. Infatti, lavoriamo continuamente per sviluppare ed estendere le funzionalità di accessibilità a vantaggio dei clienti».
«La nostra missione – ha aggiunto Monica Desai, che dirige le politiche pubbliche di Facebook – è dare alle persone il potere di costruire comunità e avvicinare il mondo. L’accessibilità è una parte fondamentale di questa missione, perché quando parliamo di “avvicinare il mondo”, ciò va riferito a tutti, indipendentemente dalle loro capacità. Il nostro obiettivo, per altro, non è semplicemente quello di includere persone con disabilità sulla nostra piattaforma, ma anche di creare esperienze che cambino ciò che le persone ritengono possibile nello spazio della tecnologia e della disabilità».
«Riteniamo – ha concluso Anna-Verena Naether per Google – che l’accessibilità non riguardi solo il funzionamento dei nostri prodotti, ma la stessa innovazione e applicazione dell’intelligenza artificiale, per migliorare la vita delle persone, tra cui oltre un miliardo di persone con disabilità. Siamo pertanto orgogliosi di sostenere il Forum Europeo sulla Disabilità nel suo progetto di sensibilizzazione riguardante il potenziale delle tecnologie emergenti, per migliorare l’accessibilità».
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Comunicazioni Esterne EDF (André Félix), andre.felix@edf-feph.org.
Fonte www.disabili.com – Un totale di 51,1 milioni di euro per le regioni che mettano in campo progetti per il futuro deistituzionalizzato di persone disabili prive del sostegno della famiglia
E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2019, il Decreto del 15 novembre 2018 con la ripartizione alle Regioni delle risorse del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per l’anno 2018, ovvero le cifre che ciascuna Regione otterrà per i progetti del Dopo di Noi delle persone con grave disabilità.
COS’E’ IL FONDO – Il Fondo, lo ricordiamo, è stato istituito dall’articolo 3, comma 1, della legge 22 giugno 2016, n. 112, recante «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare». Il Fondo, così come inizialmente previsto dalla legge nel 2016, doveva essere di 56,1 milioni ei Euro, poi però ridotti a 51,1 milioni, per il 2018, dalla legge di bilancio 2018.
COME VENGONO USATI I SOLDI – I soldi che compongono il Fondo per il Dopo di Noi vanno destinati a progetti – le cui caratteristiche e finalità sono stabilite dall’4 del Dm 23 novembre 2016 – che le singole Regioni devono promuovere per percorsi programmati di accompagnamento verso l’uscita dal nucleo familiare, in alternativa alla istituzionalizzazione delle persone con grave disabilità priva del sostegno familiare. I progetti possono prevedere pertanto forme di cohousing o altre forme di domiciliarità.
I FONDI RIPARTITI REGIONE PER REGIONE – Questa la ripartizione dei Fondi, con le cifre che sono state assegnate alle regioni sulla base del fabbisogno calcolato sul numero di beneficiari potenziali dei progetti e dei servizi per i piani del Dopo di Noi
Abruzzo: 1.124.200 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,2%)
Basilicata: 511.000 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 1,0%
Calabria: 1.737.400 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 3,4%
Campania: 5.161.100 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 10,1%
Emilia Romagna: 3.730.300 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 7,3%)
Friuli V.G.: 1.022.000 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,0%)
Lazio: 5.161.100 (Quota di popolazione 18-64 anni: 10,1%)
Liguria: 1.277.500 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,5%)
Lombardia: 8.584.800 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 16,8%)
Marche: 1.277.500 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,5%)
Molise: 255.500 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 0,5%)
Piemonte: 3.679.200 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 7,2%)
Puglia: 3.525.900 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 6,9%)
Sardegna: 1.481.900 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,9%)
Sicilia: 4.394.600 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 8,6%)
Toscana: 3.117.100 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 6,1%)
Umbria: 766.500 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 1,5%)
Valle d’Aosta: 102.200,00 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 0,2%)
Veneto: 4.190.200 Euro (Quota di popolazione 18-64 anni: 8,2%)
A CHE PUNTO SONO I PROGETTI? – La domanda principale da porsi è se e quali Regioni abbiano dato realmente attuazione ai progetti. Tra l’altro la legge prevede che i soldi per i progetti del 2018 verranno erogati solo a fronte della rendicontazione de sull’effettiva attribuzione ai beneficiari delle risorse trasferite nel secondo anno precedente l’erogazione medesima (ovvero il 2016).
Originariamente la legge prevedeva infatti che dopo l’approvazione della Legge, ogni Regione nella primavera del 2017 avrebbe dovuto inviare i propri progetti al Ministero, per avere l’autorizzazione ed ottenere i Fondi. Purtroppo le Regioni si sono mosse a macchia di leopardo, con ritardi e inadempienze. Nel giugno 2018 Anffas e Fondazione Dopo di noi Onlus hanno curato l’approfondimento Percorso di attuazione della Legge 122/2016. La posizione di Anffas a due anni dalla sua approvazione dal quale è emerso che sono solo quattro Regioni quelle in cui il progetto individuale è stato redatto ed è partito o sta partendo, insieme agli interventi previsti: Lombardia, Marche, Molise, Toscana.
Fonte www.disabili.com – Per non dimenticare la storia e combattere la crescente intolleranza nei confronti del diverso, non solo domani, che è la Giornata della Memoria
Tra il 1939 e il 1945 più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso. Anche la Società Italiana di Psichiatria sostenne posizioni razziste e appoggiò le leggi razziali. In Italia, infatti, tra il 1943 e la fine della guerra, si verificarono ripetuti episodi di “prelevamento” dei pazienti ebrei dagli ospedali psichiatrici per essere portati in campi di concentramento e uccisi. Inoltre, Le leggi razziali emanate in Italia nel 1939 videro gli italiani ebrei banditi dalla vita pubblica e espulsi dalle loro cariche professionali. I loro figli non poterono più frequentare le scuole pubbliche e i matrimoni misti non furono più consentiti.
Per molto tempo fu steso un velo di silenzio su queste persecuzioni, e solo a partire dagli anni ’80 ebbe inizio l’elaborazione di quanto accaduto: nel 2010 la società tedesca di psichiatria riconobbe ufficialmente la responsabilità della psichiatria tedesca per i crimini commessi.
La Società Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Psicosomatica (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino, ha quindi realizzato la mostra Schedati, perseguitati, annientati che ripercorre le tappe della persecuzione nei confronti degli ebrei e di uomini e donne affetti da patologie mentali nonchè nei confronti di disabili durante il nazionalsocialismo.
Partita da Berlino nel 2014, la mostra ha toccato diverse città nel mondo: Vienna, Londra, Osaka, Toronto e Città del Capo. Grazie alla SIP – Società Italiana di Psichiatria e all’adattamento realizzato dal Network europeo per la ricerca e la formazione in pischiatria e psicodinamica la mostra è arrivata in Italia: a Roma e Bolzano nel 2017 e a Trento e Collegno nel 2018.
Oggi, grazie all’operato di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e la Società Italiana di Psichiatria (SIP), la mostra è visitabile – fino al 16 febbraio 2019 – a Milano, presso il Palazzo di Giustizia (atrio principale – 3°piano – ingresso da Corso di Porta Vittoria), con ingresso gratuito. La stessa scelta di ospitare la mostra nel palazzo in cui le leggi antiebraiche furono applicate è particolarmente carica di significato.
La mostra è organizzata nelle due sezioni:
– tedesca, che ripercorre le tappe della persecuzione dei malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo
– italiana a cura della SIP, denominata “Malati, manicomi e psichiatri in Italia – dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”, illustra la condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali grazie a testimonianze e reperti storici per restituire alle persone colpite quella individualità che gli autori dei crimini volevano cancellare.
Legata alla mostra, una iniziativa che coinvolge gli studenti, promossa da Netforpp Europa: il progetto Memory against Inhumanity, cofinanziato dall’Unione Europea. Partendo dai contenuti della mostra, gli studenti liceali di quattro paesi europei hanno prodotto dei cortometraggi che saranno presentati in occasione dell’evento conclusivo, che avrà luogo il 28 gennaio 2019 nell’Auditorium G. Martinotti dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Al più votato sui social network sarà conferito il Mai Più Global Award. Qui si possono vedere i cortometraggi.
Così Claudio Mencacci, Past President Società italiana di Psichiatria: “Purtroppo bastano appena quattro generazioni perché tutto venga dimenticato, perché le posizioni razziste e stigmatizzanti prese 80 anni fa siano considerate lontane e irripetibili. Viviamo in tempi di incertezza e paura, il sentimento prevalente è una pervasiva sensazione di allarme di fronte a minacce vaghe, difficili da afferrare e combattere, che minano soprattutto la coesione fra individui. Di fronte alla violenza che cresce, i legami sociali si indeboliscono, aumentano isolamento e rifiuto del dialogo, ma anche diffidenza e sospetti. Le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: a confermarlo il recente 52^ Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese che evidenzia come gli italiani siano più diffidenti verso gli immigrati rispetto alla media europea con il 63% che vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari e il 45% anche da quelli comunitari, contro una media europea rispettivamente del 52% e del 29% e con il 59,3% che è convinto che tra dieci anni in Italia non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse”.
La mostra sarà visitabile al gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 19.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00 al Palazzo di Giustizia di Milano fino al 16 febbraio 2019.
Fonte www.superabile.it – La Fand e la Fish sono state ricevute dal ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana: chiesti una serie di interventi per modificare il decreto e rendere il provvedimento più vicino alle persone con disabilità. Fra le richieste specifiche l’estensione della pensione di cittadinanza, la modifica delle scale di equivalenza, l’innalzamento della soglia patrimoniale, l’esclusione delle pensioni assistenziali dal computo del reddito e incentivi per l’inclusione lavorativa.
Il reddito di cittadinanza, così com’è, non piace alle associazioni che rappresentano le persone con disabilità in Italia: il testo è considerato “insoddisfacente” e perfino penalizzante proprio per una categoria particolarmente esposta al rischio povertà. Così la Fish ha preparato un documento, in cui chiede cinque correzioni che ritiene fondamentali e indispensabili. E ieri lo ha presentato al ministro Fontana, primo di una serie di interlocutori politici a cui la federazione intende rivolgersi nelle prossime settimane.
L’incontro con Fand e Fish anticipa il tavolo di confronto che era stato annunciato dal sottosegretario Zoccano e che punta a trovare soluzioni condivise per introdurre sensibili miglioramenti e portare ad una maggiore equità sociale per le persone con disabilità.
E in tal senso ecco muoversi il documento presentato dalla Fish e reso immediatamente disponibile dalla Federazione, che sottolinea come sia ormai evidente a qualsiasi interlocutore che il decreto legge non prevede affatto l’aumento delle pensioni di invalidità né per pochi né per tanti. “Riteniamo che tale istanza debba essere oggetto di uno specifico ulteriore intervento normativo con adeguate risorse – afferma il presidente Falabella – ma nel frattempo vanno sanati in questa misura di contrasto alla povertà tutti gli aspetti che finiscono per porre le famiglie e le persone con disabilità in una condizione svantaggiata rispetto agli altri nuclei pur ugualmente in povertà assoluta”.
Ed ecco i cinque emendamenti proposti.
Emendamento su pensione di cittadinanza. Il primo riguarda l’estensione della pensione di cittadinanza, attualmente riservata ai soli over65enni che vivano soli o con un’altra persona coetanea o più anziana, anche ai casi di nuclei il cui l’over65enne viva con una persona con disabilità. L’intento è quello di aprire una ulteriore “finestra” per casi di reale disagio e isolamento. Questo il testo proposto: “Per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 65 anni il Rdc assume la denominazione di Pensione di cittadinanza quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane. I requisiti per l’accesso e le regole di definizione del beneficio economico sono le medesime del Rdc, salvo dove diversamente specificato. Tale misura è concessa anche nelle fattispecie in cui il componente o i componenti di età pari o superiore ai 65 anni convivano con una persona con disabilità grave o non autosufficienza come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013”.
Emendamento su parametri della scala di equivalenza. Il secondo emendamento richiede di ponderare le scale di equivalenza, in modo da considerare maggiormente la persone con disabilità nel nucleo familiare, prevedendo parametri aggiuntivi. È importante sia per il calcolo delle soglie di accesso sia per l’ammontare del reddito di cittadinanza eventualmente erogato. Ecco il testo proposto: Il parametro della scala di equivalenza, di cui al comma 1, lettera b), numero 4, è pari ad 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente di età maggiore di anni 18 e di 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1. Il totale dei parametri è in ogni caso elevato di 0,4 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza e di 0,2 per ogni componente con disabilità media come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013 e fino ad un massimo di 2,5”.
Emendamento su soglia patrimonio mobiliare. Il terzo emendamento prevede un innalzamento della soglia patrimoniale (risparmi) aggiuntiva da 5.000 a 7.500 euro per le persone con disabilità più severa. Ecco il testo suggerito da Fish: “un valore del patrimonio mobiliare, come definito a fini ISEE, non superiore a una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000, incrementato di ulteriori euro 1.000 per ogni figlio successivo al secondo; i predetti massimali sono ulteriormente incrementati di euro 5.000 per ogni componente con disabilità media e euro 7.500 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza, come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, presente nel nucleo”;
Emendamento su soglia della componente reddituale. Il quarto emendamento interviene sul computo del reddito che non si può superare pena l’esclusione dalle misure. Si richiede che dal calcolo del reddito familiare siano escluse le pensioni assistenziali di invalidità, cecità, sordità civile, non solo perché non equo, ma anche per evitare probabili contenziosi nei quali lo Stato soccomberebbe. Su analogo tema, infatti, si è già pronunciato il Consiglio di Stato nel 2016. Ecco il testo proposto: “Ai soli fini del Rdc, il reddito familiare, di cui al comma 1, lettera b) numero 4), è determinato ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’ISEE. Ai fini del presente decreto, non si include tra i trattamenti assistenziali l’assegno di cui all’articolo 1, comma 125, della legge n. 190 del 2014”.
Emendamento su agevolazioni alle imprese. L’ultimo emendamento è quello che punta sulle politiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Il decreto prevede una serie di incentivi ai datori di lavoro che assumano persone beneficiarie di reddito di cittadinanza. L’emendamento, a costo zero per l’erario, prevede che gli incentivi del reddito di cittadinanza possano essere erogati solo a condizione che le aziende siano in regola con le assunzioni obbligatorie previste dalla legge 68/1999 (collocamento mirato). L’altra precisazione consente la cumulabilità degli incentivi previsti da questo decreto legge con quelli disciplinati dalla legge 68/1999, rendendo così più vantaggiosa l’assunzione di persone con disabilità.
Fiducioso il presidente della Fish Falabella: “Lo staff tecnico del Ministro Fontana, con atteggiamento sicuramente orientato all’ascolto e alla disponibilità, si è riservato di compiere le valutazioni tecniche sugli emendamenti presentati, valutando in seno all’Esecutivo l’ipotesi di recepirli, in tutto o in parte, come Governo al momento del dibattito parlamentare – riferisce – La nostra azione politica non si ferma certo qui né è improntata all’attendismo – conclude – Proseguiremo la nostra pressione assieme a chiunque abbia a cuore queste istanze fino all’ultimo passaggio dell’iter parlamentare, condividendo in modo trasparente tutte le novità, positive o negative”.
Fonte www.disabili.com – E’ in discussione in commissione cultura una proposta di legge per limitare il numero di alunni per classe a 22, con tetto massimo di 20 in presenza di bambini o ragazzi con disabilità
Negli ultimi giorni ha suscitato molto interesse una proposta di legge a firma Lucia Azzolina riguardante una significativa riduzione del numero degli alunni per classe. Il testo è in discussione in commissione cultura, alla Camera, ma permangono numerosi interrogativi sui finanziamenti necessari e sui tempi di realizzazione.
Il testo della legge prevede un tetto massimo di 22 alunni per classe, che si dovrebbe concretizzare a partire dall’anno scolastico 2020/21 con una spesa di due miliardi, ma dovrebbe essere avviato già dal prossimo anno scolastico.
Si tratta di una proposta di legge molto significativa che, qualora fosse realizzata, potrebbe consentire importanti miglioramenti non solo nella qualità della didattica, ma anche in quella della più generale quotidianità scolastica ed in quella dell’inclusione.
Il fenomeno delle classi pollaio, infatti, comporta non poche difficoltà per i docenti e per gli alunni: i primi, chiamati a fare lezione a 30 alunni, fanno molta fatica alla personalizzazione e ad assicurare le attenzioni didattiche necessarie agli alunni che presentano maggiori difficoltà; i secondi si ritrovano ad apprendere spesso in condizioni poco confortevoli, in aule troppo piccole e rumorose, in cui l’attenzione per il singolo non di rado dev’essere sacrificata per consentire il regolare proseguimento dei lavori.
In aule troppo affollate, cioè, vi è il rischio concreto del fallimento: dell’inclusione, della vita scolastica in condizioni di sicurezza e di una formazione di qualità. Aumenta l’esposizione al rischio di abbandono scolastico, aumentano le condizioni di lavoro usurante e lo stress per gli insegnanti, aumentano costantemente i ricorsi ai tribunali. Con il nuovo testo – ha dichiarato la Azzolina – non transigeremo sulla vivibilità delle aule, in particolare in quelle in cui sono presenti studenti con disabilità: non si potrà, obbligatoriamente, superare il tetto dei 20. In tutte le altre, invece, il tetto sarà di 22.
Attualmente, sula base del DPR n. 81/09, centrato su una severa razionalizzazione delle risorse, il numero di alunni per classe previsto è fino a 27 per le classi iniziali di scuola elementare, fino 28 per quelle delle secondarie di primo grado e fino a 30 per il secondo grado. E’ inoltre consentito aggiungere un ulteriore 10%, arrivando ad oltre 30 alunni.
Il provvedimento attualmente in discussione, pertanto, appare molto rilevante, è molto atteso da docenti e genitori e potrebbe comportare significativi miglioramenti nella scuola italiana. Tuttavia, il percorso della legge non è semplice e immediato. Mancano dati sul numero delle classi fuori norma, sulle risorse in più che occorrerebbero, sulle aule in più che servirebbero, sui costi dell’intera operazione. Quest’ultima, infatti, si prefigge anche di ripristinare i posti di lavoro tagliati dalla riforma Gelmini proprio aumentando il numero di alunni per classe. Lo scopo dichiarato, dunque, è mettere al centro un apprendimento di qualità, sostenendo i più deboli e permettendo agli insegnanti di svolgere con più dignità il loro lavoro.
La proposta di legge prevede assoluta inderogabilità del tetto massimo di 20 alunni in presenza di bambini o ragazzi con disabilità. Tale limite, purtroppo, è stato negli anni troppo spesso superato, in modo discrezionale o con deroghe continue. L’attuale dicitura di norma, cioè, che consentiva in realtà ogni deroga, dovrà essere eliminata. Ciò potrà consentire, verosimilmente, una sensibile diminuzione dei ricorsi ai tribunali amministrativi. Nel dossier relativo alla proposta di legge, infatti, leggiamo che in caso di presenza di alunni con disabilità, le medesime classi non possono essere costituite con più di 20 alunni. Si tratta di una previsione tassativa, non subordinata ad alcuna condizione, che intende modificare quanto ora previsto dall’art. 5, co. 2, del DPR 81/2009.
Accogliamo con grande favore questa importante attenzione e ci auguriamo che l’iter della legge possa proseguire superando ogni ostacolo, al fine di poter creare le condizioni per un maggiore benessere dei nostri ragazzi nella vita scolastica. Ciò, va da sé, è di enorme rilievo per tutti gli alunni e, naturalmente, lo è ancora di più per i ragazzi più fragili.