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I NOSTRI FIGLI CON AUTISMO, COME MAIALI ALL’INGRASSO PER IL BUSINESS DEL WELFARE

Fonte www.vita.it“Dentro la disabilità”: il professor Luigi Croce, neuropsichiatra e *presidente del Comitato Scientifico di Anffas, ha intervistato sabato 3 dicembre Gianluca Nicoletti, giornalista e padre di un ragazzo con autismo, in chiusura del convegno internazionale “Disabilità Intellettive e del Neurosviluppo: diritti umani e qualità della vita” (a questo link è possibile leggere il comunicato sui risultati del convegno).

Ecco la trascrizione di un’intervista a ruota libera.

Gianluca, parlaci dei familiari di persone con disabilità. Tu hai l’opportunità di essere “da tante parti” contemporaneamente, sei il giornalista di successo che certe volte butta fiele sulle associazioni e sei anche tu un famigliare: ci dici cosa pensi dei famigliari delle persone con disabilità?

Ci sarebbe qualche differenza da fare, conosco più che altro famigliari di persone con autismo, che sono a tutti gli effetti persone con una disabilità intellettiva ma che appartengono a una “sottospecie” definita, perlomeno questo è ciò che pensano. Immaginano di appartenere a un sottogruppo definito, al cui interno ci sono altri sottogruppi, un’infinità di sottogruppi: ci sono quelli ad alto funzionamento, a basso funzionamento, gli Asperger che non vogliono essere definiti ad alto funzionamento… ho perso il conto, sinceramente. Ci sono quelli che possono guarire, quelli che sono diventati persone con autismo perché hanno fatto i vaccini, quelli che si intossicano con le diete, quelli che fanno le camere iperbariche, quelli che vanno in pellegrinaggio dalla madonna, quelli che i genitori se li tengono incollati addosso tutto il giorno e il giorno dopo cercano di trasformarli in esseri capaci di affrontare il mondo. Ne ho frequentati parecchi, di tutti i tipi. E sinceramente cerco anche di evitarlo, perché se uno si concentra sul figlio è difficile concentrarsi sui parenti degli amici del figlio. Sempre che possano essere chiamati amici e ammesso che il figlio con autismo possa frequentare soltanto persone come lui. La conclusione alla fine è che siamo soli e dobbiamo rendercene conto. Rendersene conto con orgoglio, con gioia, con divertimento, con quel senso di avventatezza, se siamo avventati ci salviamo la vita. Ogni persona che ci conosce e ci guarda negli occhi e ci fa un sorriso è una conquista, una benedizione, una botta di culo, perché la nostra condizione è quella che non ci aspettiamo niente da nessuno. Questa è la partenza. Siamo soli.

L’associazionismo allora che ruolo ha?

Io su questo parlo per me, perché la nostra equazione individuale prevale su tutto. Io non mi sono mai associato a niente nella vita, non ho fatto nemmeno i boyscout perché non volevo mettermi i pantaloni come gli altri. Mi hanno detto di tutto, democristiano, anarchico, terrorista, ma non perché cambiassi giacchetta ma perché già da bambino la sovrascrittura, il fatto di fare ogni giorno reset di tutto ciò che ho detto e pensato e ricominciare daccapo fa parte di me. Io sono uno che fa l’upgrade quotidiano delle proprie convinzioni, idee, pregiudizi: è una maniera salutare per sopravvivere. Questo lo faccio anche di fronte a un sistema che in realtà avrebbe dei punti di riferimento, dei padri fondatori. Mi sento felicemente solo, ma è anche vero che sono entrato tardi nella grande famiglia dei famigliari con figli con autismo e quando ho iniziato a occuparmi di mio figlio l’ho fatto in maniera mia, come faccio tutte le cose: o me ne sbatto completamente o lo faccio perinde ac cadaver, come dicono i gesuiti, profondamente.

Questo l’associazionismo me lo rimprovera continuamente, dove eri tu nel 1985, nel 1789 quando noi già dicevamo questo? Dov’ero? Facevo le cose mie, sapevo che avevo un figlio un po’ strano, ma cercavo di arginare. Si andava per tentativi. Mi hanno parlato di analisi comportamentale che Tommy aveva già 18 anni, c’era poco da fare, non per cattiveria ma perché quello era. Me ne sono iniziato a occupare con quella “maniacalità” con cui mi dedico al lavoro, quando Tommy aveva 16 anni e la mamma non ce la faceva più. All’inizio non capivo, la madre che vede il figlio alzare le mani su di lei, lei piangeva, singhiozzava, ne ho prese tante anche io ma non è che mi ferivano l’anima, cercavo di contenerlo, mi sembrava anche bello, epico, un padre che insegna a un figlio a combattere… poi ho cominciato a capire un po’ di cose, a essere meno approssimativo, ho avuto la fortuna di fare subito la scelta giusta. Sarà che a naso i cialtroni li ho sempre fiutati. Così ho cominciato a occuparmene e non trovavo modo migliore che raccontare il mio quotidiano occuparmene. Sono diventato quello che tutte le redazioni chiamano quando non sanno chi chiamare, sono diventato un professionista del racconto dell’autismo. È difficile invece raccontarmi con altri genitori, difficile perché la mia giornata è limitata. Ci siamo divisi i compiti con mia moglie, lei fa le riunioni con gli altri genitori, io cerco di portare a casa i progetti, cercare i soldi in giro e curare le relazioni a livelli più alti. Il problema della famiglie è che se si concentrano nel microcosmo quotidiano perdono di vista l’aggiornamento, diventano un po’ come il medico condotto di paese a cui sembra di saper tutto, ha sempre curato i pazienti nella stessa maniera e poi invece hanno scoperto gli antibiotici e lui non lo sa. Si perde di vista il mondo che cambia e per noi è importantissimo invece tenere d’occhio il mondo che cambia, bisogna guardare sempre più in là. Poi esiste anche la categoria opposta, i genitori che per vocazione guardano sempre più in là: sono quelli che creano i gruppi su facebook che sanno tutto su tutto, sulla scienza alternativa, genitori che pagano mille euro un flacone di uova di maiale, ma che è sta roba, non hanno saputo dirmelo, sfiamma il cervello, svelena i veleni dei vaccini, fanno collette per comprare le uova di maiale e danno le gocce ai figli… L’altro che ha fatto 90 camere iperbariche, ma non hai un figlio, hai un astronauta. Queste cose non avvengono in Nepal, con lo sciamano, avvengono qui. Come è possibile che accada questo? Che ci siano ritorni indietro al medioevo, al tempo delle streghe e delle superstizioni? Farebbero tutto ai loro figli per farli guarire, ma non c’è niente da guarire, sono persone con autismo, è come se io volessi guarire dall’avere due braccia. Tutto questo lo dico adesso, ma dirlo faccia a faccia alle persone ti crea nemici, sei saccente, sembri quello che si crede chissà chi, mi dicono che faccio i soldi sulla testa di mio figlio, mi trovo in una condizione di imbarazzo per cui preferisco esprimermi attraverso un libro che non faccia a faccia.

Usciamo un po’ dalla tua esperienza, tirar fuori la parte più pubblica. Si sta parlando tantissimo di autismo, forse anche usandolo. Non è che c’è un business?

Dopo i cucciolotti abbandonati hanno capito che anche l’autismo, con quell’aspetto indifeso, tira. Dopo aver assecondato per anni la filosofia del “chiudere dentro”, negli “istituti per fanciulli minorati” che ancora c’è scritto su alcune porte. Se ne parla tanto, sì, mentre un anno fa il mio lavoro era scovare notizie dove c’era un’ingiustizia o una vessazione, anche lessicale, ora devo andare a “filtrare” le storie, perché mi arrivano tantissime segnalazioni di casi da “denunciare”, dove c’è un problema e quelle che sono paranoie dei genitori dinanzi a quella quota di imprevedibile e indecifrabile che accade a tuti. Qualche giorno fa girava su facebook il video della maestra cattiva che alla recita della scuola strappa il microfono al bambino con autismo: guardando con attenzione vedevi che non c’era niente di strano, che il vestito del bambino era come quello dei compagni, colo che lui l’aveva tirato sulla testa e sembrava che avesse una cresta da gallo, lui ha fatto tutta la sua recita e siccome come tanti nostri figli quando inizia parlare non smette più, la maestra a un certo punto ha detto giustamente ciao basta.

Stiamo attenti a questo, ci si rivolta contro. È vero che sul linguaggio noi siamo ancora in una zona limitrofa, non abbiamo ancora piena dignità nel rispetto lessicale, qualcosa ho fatto ma vorrei fare qualcosa di ancora più concreto: perché dal viaggio che ho fatto in Italia per il film, devo dire che c’è la conferma di quanto è stato detto qui oggi. Esiste un non detto estremamente doloroso, spaventoso, concordo con quanto dice Roberto Speziale. Lui dice che un figlio non è una rendita. È così, è questo il problema, i nostri figli diventeranno improvvisamente importanti per qualcuno perché sono la ragione del loro lavoro e del loro stipendio, è come se lo stessero aspettando, come quelli che vengono a vedere il maiale all’ingrasso e già se lo immaginano trasformato in salsicce. Oggi a cavallo, la settimana bianca, poi il mare… nessuno di noi ha fatto una vita come quella che fanno i nostri figli, vivono felicemente, ma ci vorrebbe che noi diventassimo immortali per continuare a farli stare così. Invece i nostri figli c’è chi li guarda come le rappresentazioni delle mucche e dei maiali dal macellaio, il filetto, il controfiletto… questo qui basta rimpinzarlo per bene e fra un tot di anni, pezzo per pezzo, diventa il nostro business. Non sto esagerando.

Tutte le volte che dico questa cosa c’è qualcuno che si alza in piedi e dice “Nicoletti venga a vedere i nostri bei centri”. Mettici tuo figlio nel bel centro, faccelo stare una settimana e poi vediamo.

È la sfida del dopo di noi e del durante noi. Dentro e fuori è il titolo dell’intervista di oggi. Anche Francescutti ci ha dato uno spunto finale… Che ne facciamo dei servizi? Che significa fare inclusione? Ormai ci stiamo schierando chiaramente, ci sono meravigliose gabbie dorate dove si fanno un sacco di cose ma non si guarda allo sviluppo delle persone. Li chiudiamo tutti i servizi, un po’ alla volta? Come la vedi la funzione pubblica?

Ma stiamo scherzando? La nostra vita è appesa a un filo, dove pensi che vada mio figlio? Mia moglie quanto può reggere da sola? Io forse sono anche un privilegiato, per certi versi, ma i miei problemi sono gli stessi di tutti.

In questo giro d’Italia ho incontrato una mamma calabrese, vedova, con un figlio di 45 anni, “i parenti mi hanno rinnegato, che ci faccio con questo ragazzo?”. Lo mettiamo insieme ai vecchi? Un ragazzo abituato a stare in riva al mare? È lo stesso problema che ha un industriale del Trentino, realizzatissimo, con due figlie gemelle con autismo, ha fatto un bellissimo centro ma ha faticato non so quanto, ha trovato i soldi, ma non basta, non sono i soldi il problema, c’è una questione culturale. Non vorrei che il dopo di noi venga risolto come è stata risolta l’inclusione scolastica: mi dicono che abbiamo la legge più avanzata d’Europa, di cui andiamo fieri, sì, bene, ma ditemi su 10 dove davvero c’è inclusione scolastica. È così. Sapete tutti quanto è difficile trovare un insegnante di sostegno che abbia la minima consapevolezza di cosa sia l’autismo. Che poi devo anche dire che Tommy ha 18 anni, spero che lo boccino, altrimenti da giungo che farà la mattina? Nonostante tutto andare a scuola è una gioia per lui, ci sono altri ragazzi, è sempre meglio che stare da soli, trova ambiente in cui sta bene, m quando finisce? E qual è lo sforzo della scuola perché questo per lui sia un percorso formativo e non solo un bel parcheggio per vivere la socialità? Dovrò inventarmi qualcosa che somigli alla scuola, dove lui possa andare ogni giorno come io vado al lavoro. Forse sarebbe meglio che si dedicasse a questo la scuola, invece di fargli fare le aste mentre gli altri studiano trigonometria: dalla prima media in poi tutto deve essere un avviamento alla scuola-lavoro, alla bottega, perché comincino a pensare di lavorare… È inutile che pensino di fare gli studenti se tanto è finto, meglio che pensino di essere dei ragazzi di bottega. La scuola fatta così come oggi è una vacanza, che poi finisce, nel bene e nel male.

La famiglia come vede i professionisti, quelli che possono dare una mano? Noi ci siamo accorti ad esempio che le persone che hanno più bisogno di sostegno, i “gravi”, sono quelli che hanno meno sostegno informale. È un po’ come se noi prendessimo i casi “facili”, che vengono fuori bene e quelli che hanno più bisogno li mettessimo ancora nei vecchi posti magari con le lucine colorate sulla porta. Io e la mia famiglia da trent’anni campiamo con i soldi delle persone con disabilità…

Perché dici così? Tu offri un servizio, mica li rubi. Non devi fare il volontario, offri una prestazione professionale qualificata e aggiornata. Non è che non ci sono i soldi per pagare le persone, l’esempio più calzante è il primo giorno di ADI, quando ti arriva qualcuno che non scegli tu eppure si prende un bel pezzo di soldi pubblici. Io sono stato molto fortunato, ho cercato la persona giusta, è un ragazzo bravo, che ha studiato molto, è diventato l’amico adulto di mio figlio, che ha fatto molti passi avanti. Dovrebbe esserci una vera formazione, andrebbe pensata e strutturata meglio. Perché affidarci sempre all’insegnante di sostegno? Perché per i fragili non ci deve essere una professionalità specializzata? Tutti noi veniamo cacciati se non facciamo bene il nostri lavoro…

Un ruolo ulteriore dei media, quale può essere?

Ho finito ora di girare il film per raccontare i ragazzi con autismo e le loro famiglie, chi pensa sono tutte chiacchiere e che ci piangiamo addosso adesso avrà un quadro completo. Intanto si vede che in tutto il Paese c’è il problema, dicono tutti le stesse cose, c’è una costante.

C’è un abbandono totale da parte di chi scientificamente dovrebbe occuparsi di questo tema, vuoi per pregiudizio nostro e per poca attenzione. C’è uno scollamento totale con le amministrazioni e la scuola ne esce pessimamente, è la cosa che ne esce peggio. È un casino veramente, con i nostri figli viene da pensare che sarebbero quasi meglio le scuole speciali, è una bestemmia e me ne vergogno, ma viene la tentazione di pensare che almeno lì se ne occuperebbe qualcuno a cui non devo spiegare io giorno per giorno cosa ha mio figlio. Sai cosa ci vorrebbe? Un’ora alla settimana per tutti, in cui imparare a relazionarsi con un essere mano diverso da me. È qualcosa che serve a tutti, per la vita.

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RIFORMA TERZO SETTORE: BOBBA, IL GOVERNO CONTINUA IL LAVORO SUI DECRETI

Fonte www.vita.it«Noi continuiamo a lavorare»: così il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba (Pd) risponde alla nostra domanda sul futuro della riforma del terzo settore. Una delle leggi che il premier Matteo Renzi aveva citato come uno dei risultati del suo governo di cui va più fiero, e che però attende di essere completata da diversi decreti legislativi.

Proprio i testi che, rivela Bobba, non si è mai smesso di mettere a punto. Anche in questi giorni caldi da post referendum.

«Abbiamo avuto l’altro giorno una riunione del gruppo tecnico sul codice del terzo settore, e ieri sul registro unico, mentre i decreti sugli statuti delle fondazioni, sulle reti e sull’impresa sociale sono quasi pronti: aspettavamo la fine della discussione sulla legge di bilancio per portarli in Consiglio dei Ministri». Un appuntamento che, nelle speranze di Luigi Bobba, è solo rimandato: «La palla di vetro non ce l’ha nessuno, però spero che il prossimo governo possa completare l’opera in tempi ragionevoli», conclude. «Il tempo non manca, serve però la volontà politica di farlo. Io sono fiducioso: d’altra parte si tratta di una legge attorno alla quale si è sempre espresso un consenso significativo. Buttare tutto all’aria ora sarebbe un delitto».

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PENSIONI, LAVORO, POLITICHE SOCIALI E GIOVANI: QUESTI I PUNTI AL CENTRO DELLA LEGGE DI BILANCIO

Fonte www.lavoro.gov.it – La Camera dei Deputati ha approvato, con votazione definitiva, la Legge di bilancio.

Così come per il Disegno di legge di bilancio, l’iter di presentazione della Nota ha seguito la nuova impostazione disposta dalla riforma della legge di contabilità e finanza pubblica (Legge 31 dicembre 2009, n.196). Inoltre, la Nota di variazioni ha recepito gli emendamenti al disegno di legge di bilancio, già approvati in prima battuta dalla Camera dei Deputati.

Rilevanti le misure che riguardano l’ambito operativo regolato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

In particolare, sono quattro le aree d’intervento del provvedimento: pensioni, lavoro, politiche sociali e giovani.

Sulle pensioni, vanno in porto una serie di modifiche e miglioramenti del quadro complessivo. Tra le numerose novità, si va dall’introduzione della 14 mensilità nelle pensioni minime, per i redditi più bassi, alla flessibilità in uscita per i lavoratori che, a partire da 63 anni, desiderino andare in pensione; dall’estensione dell’Opzione Donna al cumulo gratuito dei periodi assicurativi esteso anche agli iscritti alle casse professionali privatizzate.

Nelle politiche sul lavoro, spiccano i 220 milioni di euro in più nel 2017 per assicurare la continuità di funzionamento dei Centri per l’Impiego; l’abbassamento del 25% dell’aliquota contributiva per lavoratori autonomi, titolari di partita IVA e iscritti alla gestione separata; la proroga dei benefici contributivi per le assunzioni con il contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma; l’incremento di 15 milioni di euro annui del finanziamento per la riduzione dei contributi per i contratti di solidarietà.

Novità anche sul fronte delle politiche sociali, con l’incremento di due fondi: 150 milioni € annui, a regime, dal 2017, per il Fondo per la povertà, e 50 milioni di euro destinati al Fondo per le non autosufficienze.

Importanti le misure stabilite a favore dei giovani. Due gli snodi fondamentali contenuti nel provvedimento: il rifinanziamento del programma “Garanzia Giovani” con 700 milioni di euro provenienti da risorse comunitarie (non in legge di bilancio) e l’esonero per 36 mesi, fino a un massimo di 3.250 € annui, dei contributi dovuti dai datori di lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato (anche in apprendistato), effettuate nel 2017 e 2018, di studenti che hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro presso le aziende che li assumono

Le diapositive esplicative sono disponibili a questo link

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SETTIMANA PER LA RICERCA SULLE MALATTIE GENETICHE RARE

È partita la Settimana per la ricerca sulle malattie genetiche rare, la tradizionale maratona televisiva nata per sostenere e finanziare la ricerca sulle malattie genetiche rare che da ormai ben 27 anni accompagna il periodo natalizio di tutta Italia, invitando tutti a partecipare per sostenere la ricerca.

Partita lo scorso 11 dicembre, la maratona quest’anno ha il titolo “#presente” perchè le persone che convivono  con una malattia genetica rara e le loro famiglie hanno bisogno di persone “presenti”, e fino al 18 dicembre avrà la massima visibilità su tutti i canali RAI, sia televisivi che radiofonici.

Come per lo scorso anno, anche nel 2016 Anffas Onlus sarà presente e attiva per la causa, consolidando così una partenship partita negli anni scorsi e che ha dato numerosi risultati positivi per la ricerca genetica volta anche verso le disabilità intellettive e/o relazionali

In particolare, sabato 17 dicembre il presidente di Anffas Nazionale, Roberto Speziale, sarà ospite di Tv Talk, programma di Rai Tre delle ore 15, mentre il 17 e il 18 dicembre si rinnova la collaborazione con Anffas Tutta per la manifestazione “Io sostengo la ricerca con tutto il cuore”: i volontari Anffas scenderanno in piazza anche insieme ai volontari Telethon per distribuire i cuori di cioccolato Caffarel, un simbolo di generosità e solidarietà molto importante per contribuire alla ricerca genetica.

Per maggiori informazioni www.telethon.it

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VOTA ANFFAS SU “IL MIO DONO”

Anffas Onlus Nazionale rinnova la sua partecipazione alla campagna “1 voto, 200.000 aiuti concreti”

Fino a lunedì 16 gennaio 2017 sarà possibile votare Anffas Onlus con un semplice click per sostenere concretamente il servizio S.A.I?, un servizio di accoglienza ed informazione completamente gratuito e a disposizione di tutti cittadini con disabilità e loro famiglie.

Partecipare è semplice e gratuito!

Clicca qui  e vota Anffas Onlus Nazionale

Le modalità di voto sono tre. È possibile infatti:

• Votare sul sito www.ilMioDono.it con il proprio account Facebook, Twitter o Google Plus: si effettua il login sulla pagina dedicata e si conferma il voto con un click

• Votare inserendo nome, cognome e indirizzo e-mail all’interno del form dedicato: per confermare il voto si verifica l’indirizzo di posta elettronica

• Votare con Carta per ilMioDono inserendo il codice di riferimento che trovate sulla carta, all’interno del box dedicato

Ogni preferenza accordata vale 1 punto.

Aggiungendo al voto una donazione Pagonline di importo pari o superiore a 10 euro, la preferenza accordata varrà 4 punti.

Potete sostenere Anffas Onlus anche con:

– Donazione con carta di credito: PagOnline Carte

Potete contribuire selezionando l’importo da quelli predefiniti o scegliendo un’offerta libera. In pochi passi è possibile donare online grazie alla vostra carta di credito, in modo sicuro e veloce

– Donazione con addebito in conto corrente: PagOnline

Se siete correntisti presso una delle Agenzie UniCredit Banca, UniCredit Banca di Roma o Banco di Sicilia, potete donare tramite addebito diretto sul conto corrente attraverso il servizio “Banca Multicanale – Banca via Internet”

– Donazione con Bonifico in Agenzia

Se non siete clienti di una delle Agenzie UniCredit Banca, UniCredit Banca di Roma e Banco di Sicilia, potete eseguire una donazione tramite bonifico senza commissioni, presso tutti gli sportelli di UniCredit Banca, UniCredit Banca di Roma e Banco di Sicilia.

Sostieni Anffas Onlus e fai il passaparola!

Grazie per il tuo gesto!

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LAVORATORI CON DISABILITÀ INTELLETTIVA: UNA RETE CHE SI ALLARGA

Fonte www.superando.it – All’inizio di ottobre erano stati presentati in contemporanea a Roma, Milano, Porto e Madrid quattordici video tutorial (“videoguide”) e un’applicazione per dispositivi mobili (App); il 5 dicembre, si è svolto a Roma, presso la sede della CISL Nazionale, un nuovo incontro, dedicato in particolare al nuovo Quality Kit (“kit di qualità sociale”), rivolto agli imprenditori: stiamo parlando di tutto il materiale prodotto per supportare la formazione dei lavoratori con disabilità intellettiva nel settore dell’ospitalità (alberghiero e ristorazione), nell’àmbito del progetto continentale OMO (ove OMO sta per On My Own… at work), avviato nel settembre del 2014, come segnalato allora da Superando, iniziativa che si avvale del finanziamento della Commissione Europea all’interno del Programma Erasmus + Key Action 2 (Cooperation for Innovation and the Exchange of Good Practices – Strategic Partnerships) e di cui l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) è capofila, guidando i partner EDSA (European Down Syndrome Association), Fondazione Adecco Italia, Fundacion Adecco, APPT21 (Associação Portuguesa de Portadores de Trissomia 21), Axis Hotéis & Golfe, Sol Meliá Italia e le Università di Bologna e Roma Tre.

Obiettivi di OMO, lo ricordiamo ancora, sono la promozione dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva, attraverso tirocini mirati nel settore alberghiero e della ristorazione, e la creazione di una rete europea di alberghi e ristoranti che si contraddistinguano per la loro condotta socialmente responsabile.

«I partner di questo progetto – ricapitolano dall’AIPD – hanno finora elaborato tre strumenti, per agevolare il raggiungimento di questi obiettivi: la App denominata On my own at work, rivolta ai tirocinanti, disponibile su smartphone o tablet, che ha la funzione di ricordare compiti, strumenti e modalità di azione relativi alla mansione da svolgere; quattordici video tutorial che illustrano esempi di una corretta relazione tra il tirocinante con disabilità intellettiva e i suoi colleghi di lavoro e che sono rivolti a questi ultimi; il Quality Kit, rivolto agli imprenditori nel settore dell’ospitalità, comprendente un codice di condotta socialmente responsabile e la possibilità di aderire a una rete europea di aziende del settore che considerino la diversità presente all’interno del loro personale come una potenziale fonte di vantaggio competitivo».

L’evento del 5 dicembre, dunque, è statal’occasione, come detto, per presentare il Quality Kit, ma anche il marchio risultato vincitore del concorso europeo Disegna il mio logo. Quest’ultimo verrà inoltre conferito ai primi alberghi aderenti alla rete, in Portogallo, in Spagna e nell’altra sede italiana dell’evento, ossia a Rimini. (S.B.) È disponibile a questo link un approfondimento sul Progetto OMO.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampaaipd@gmail.com

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TRASPORTI PUBBLICI, ARRIVA LA GUIDA ACCESSIBILE SUI BISOGNI DEI CITTADINI CON DISABILITÀ FRUITORI DEI MEZZI PUBBLICI

Fonte www.edf-feph.org – È stata diffusa in occasione del 3 dicembre, la nuova “Accessibility Guide”, nuova Guida realizzata dall’EDF e da International Association of Public Transport (UITP) e IRU (World’s Road Transport organisation) con l’obiettivo è migliorare la qualità del servizio di trasporto rivolto alle persone con disabilità evidenziando quelli che sono gli ostacoli attuali e le modalità migliori per superarli.

Secondo gli autori, inoltre, la nuova Guida sarà molto utile nei corsi di formazione del personale delle aziende di trasporti al fine di promuovere maggiore consapevolezza sulle tante difficoltà che incontrano i passeggeri con disabilità nella fruizione quotidiana dei mezzi pubblici e negli spostamenti all’interno dei vari territori.

Al momento la Guida è disponibile solo in inglese e cliccando qui è possibile trovare una versione accessibile