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3 DICEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA’

Si celebra oggi 3 dicembre  la Giornata internazionale delle Persone con Disabilità, evento istituito  dall’ONU nel 1981 in occasione della proclamazione dell’Anno Internazionale delle Persone Disabili con l’obiettivo di promuovere la pien3 dica inclusione delle persone con disabilità nella comunità globale.

Dal luglio del 1993 , il 3 dicembre è diventato anche Giornata Europea Delle Persone Con Disabilità . Il tema della giornata edizione 2013 è “ Rompi le barriere ed apri le porte; per realizzare una società inclusiva per tutti” che mette in risalto l’interdipendenza tra  diritti delle persone con disabilità e lo sviluppo della società.

Sono 3 milioni in Italia le persone con disabilità, anche se un quadro preciso del fenomeno non è dato. Giornate come il 3 Dicembre servono ad alzare il livello di attenzione, a contrastare la cultura dell’indifferenza e porre al centro la dignità, l’autonomia, l’indipendenza, la libertà di scelta, la partecipazione e quindi l’inclusione sociale . La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità sancisce il diritto alla non discriminazione in tutti gli ambiti del vivere quotidiano quale scuola, lavoro , tempo libero, sport , salute, vita indipendente ecc. , ma dal momento della ratifica , 2009 legge n. 18, ad oggi  nulla è cambiato . Possiamo forse negare o dubitare che le persone con disabilità ancora oggi continuano ad incontrare barriere nella loro partecipazione come membri eguali della società e violazioni dei loro diritti umani? La Convenzione ONU ci ricorda  che la disabilità è un concetto dinamico e in evoluzione, il risultato dell’interazione tra minorazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la piena ed effettiva partecipazione nella società su base di parità con gli altri.

In questo senso con fiducia si guarda alla giornata sui diritti delle persone con disabilità, in quanto tentativo di suscitare e di promuovere, attraverso eventi e manifestazioni, una riflessione più profonda ed una presa di coscienza maggiore da parte della collettività circa le difficoltà incontrate dalle persone con disabilità, procedendo verso il superamento delle barriere culturali per giungere ad una piena inclusione.

Anffas Calabria , infatti, parteciperà alle iniziative programmate dalla Fish regionale( Federazione Italiana Superamento Handicap) a Lamezia Terme dal 3 al 13 dicembre con la rassegna “ Rompiamo le barriere e Apriamo le porte all’inclusione sociale”con un convegno mercoledì 11 dicembre dal titolo “ la disabilità in Calabria e l’attuazione dell’art.14 della legge 328del 2000( Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato d’ interventi e servizi sociali).

Marinella Alesina
Coordinatrice Anffas Onlus Calabria

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BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: IL MIUR EMANA ANCORA UNA NOTA CON INDICAZIONI E CHIARIMENTI

Nei giorni scorsi il MIUR ha emanato una nota con la finalità di chiarire i dubbi sorti a seguito delle disposizioni dei mesi scorsi riguardanti gli alunni con Bisogni Educativi Speciali

Tutto è iniziato alla fine dell’anno scorso, quando il MIUR, a fine dicembre, ha emanato una Direttiva rivoluzionaria, centrata soprattutto sullo svantaggio scolastico non riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In essa è stato introdotto il macro-contenitore dei Bisogni educativi Speciali (BES), nel quale sono stati fatti rientrare non solo gli alunni con disabilità certificata e quelli con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), già tutelati da specifiche norme di riferimento, ma anche tutti quegli alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per difficoltà non riconducibili a certificazioni diagnostiche. Il provvedimento ha provocato un ampio dibattito, sia per gli aspetti innovativi e in parte inediti che ha introdotto, sia per alcuni interrogativi che ha suscitato, rispetto ai quali si è auspicata una ulteriore specificazione ministeriale.
Qualche mese più tardi, perciò, il MIUR ha pubblicato la Circolare n. 8, contenente le indicazioni operative riferite alla precedente Direttiva. Anche in questo caso, però, il dibattito è stato molto acceso e, in generale, ha visto il personale scolastico radicalizzare posizioni di consenso o, al contrario, di sospetto. Se da una parte, infatti, si è ritenuto quanto previsto dalla circolare come un nuovo strumento per gestire situazioni di difficoltà non certificate o diagnosticate, dall’altra, invece, è emerso soprattutto il timore che il provvedimento preceda l’intenzione di ulteriori tagli di personale, in questo caso di sostegno.

A fine giugno, poi, è stata emanata una nota, che ha consentito tempi più lunghi per la predisposizione del Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) previsto dalla precedente circolare, affidando agli Uffici Scolastici Regionali il compito di individuarne tempi e modi. Nel dibattito che ne è seguito è emersa spesso la considerazione che in tale nota il MIUR abbia in qualche modo ridimensionato la portata degli interventi previsti dai documenti precedenti. Sono rimaste inoltre diverse perplessità sulle prassi e sugli aspetti operativi da mettere in pratica.

Nei giorni scorsi, pertanto, è stata emanata una nuova nota, la n. 2563 del 22 novembre, in cui il Miur richiama in primo luogo la distinzione tra ordinarie difficoltà di apprendimento, gravi difficoltà e disturbi di apprendimento. Se le ordinarie difficoltà possono essere osservate per periodi temporanei in ciascun alunno, quelle più gravi hanno carattere più stabile e per le concause che le determinano presentano un maggior grado di complessità. Il disturbo d’apprendimento, invece, ha carattere permanente e base neurobiologica. L’attenzione è rivolta soprattutto ai casi di difficoltà non meglio specificate: soltanto qualora nel Consiglio di classe o nel team docenti si concordi sull’efficacia di strumenti specifici, ciò potrà comportare l’adozione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP). La nota chiarisce che non è compito della scuola certificare gli alunni, ma individuare quelli per i quali è opportuna l’adozione di particolari strategie didattiche. Il Miur specifica, inoltre, che gli alunni con cittadinanza non italiana necessitano anzitutto di interventi didattici relativi all’apprendimento della lingua e solo in via eccezionale di un Piano Pidattico Personalizzato (PDP). Il PAI, ancora, deve essere inteso come un momento di riflessione di tutta la comunità educante, quale integrazione del Piano dell’offerta formativa, di cui è parte sostanziale. Ulteriori indicazioni vengono poi fornite in merito al Gruppo di Lavoro per l’Inclusività (GLI).

Non mancano, però, anche in questo caso, le perplessità, dalle sottocategorie indicate dalla Direttiva, che hanno fatto posto a distinzioni ben più generiche, alla nota che accompagna il documento, che fornisce una distinzione inedita e non poco problematica tra certificazione e diagnosi. Attendiamo perciò con fiducia gli ulteriori sviluppi; la nota ci rassicura in merito, chiarendo che ulteriori approfondimenti saranno comunicati con altre note.

APPROFONDIMENTI

Il parere di Salvatore Nocera
In disabili.com

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DATI STATISTICI DEL MIUR: SONO AUMENTATI GLI ALUNNI CON DISABILITA’ MA ANCHE I DOCENTI DI SOSTEGNO

Il MIUR ha reso disponibili alcune anticipazioni dei dati statistici sugli alunni con disabilità e sul sostegno relativi all’anno scolastico in corso

I dati statistici forniti dal MIUR alcuni giorni fa hanno rilevato che mentre nell’anno scolastico 2012-2013 il numero di alunni con disabilità era di 202.314, nell’anno scolastico in corso, invece, è di 209.814. Vi è stato perciò un incremento del 3,7%. Al tempo stesso è cresciuto anche il numero dei docenti di sostegno, passando dai 101.301 del 2012/2013 ai 110.216 del 2013/2014 (+8,8%). Il rapporto medio di docenti/alunni continua ad essere quindi quello di 1:2. Il problema che persiste è però quello della precarietà.

I dati statistici anticipati dal MIUR saranno perfezionati a conclusione delle procedure di assunzione in ruolo ma, è stato contestualmente pubblicato anche il Focus L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità – dati statistici a.s. 2012/2013, in cui il fenomeno della disabilità è stato descritto con maggior grado di dettaglio.

LE PERCENTUALI NEI DIVERSI TERRITORI – Dall’anno scolastico 2000/2001 gli alunni con disabilità sono aumentati di oltre il 60%. La crescita è stata differente nei diversi territori: +90% nel Nord-Ovest, +76% nel Nord-Est, +82% nel Centro, +34% nel Mezzogiorno. Nella scuola primaria, la percentuale degli alunni con disabilità sul totale degli alunni frequentanti le scuole risulta più elevata nelle regioni dell’Italia centrale e nel Nord-Ovest, in Trentino Alto Adige, Abruzzo e Sicilia. Nella scuola secondaria di I grado, le regioni che presentano mediamente una percentuale più alta di alunni con disabilità rispetto alla media nazionale sono quelle localizzate del Nord-Ovest, il Trentino Alto Adige, il Lazio e l’Abruzzo. Per la scuola secondaria di II grado, invece, le regioni con la percentuale più elevata sono quelle collocate nell’Italia centrale e meridionale.

L’incremento maggiore si registra alle scuole Secondarie Superiori; nello specifico, si riscontra un + 2,2% nella scuola dell’infanzia, +3,4% nella scuola primaria, +2,4% nella scuola secondaria di I grado e +4,3% nella scuola secondaria di II grado.

LE STABILIZZAZIONI NEL SOSTEGNO – Il MIUR specifica che “il personale è sempre più stabile, grazie anche a quanto previsto nel decreto scuola “L’Istruzione riparte“, voluto dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che consente l’immissione in ruolo in tre anni di 26.674 docenti in più rispetto alla dotazione organica del sostegno“. Sempre nei giorni scorsi si è giunti infatti alla conversione in legge, n. 128, del “decreto scuola”, che prevede la stabilizzazione di quasi 27 mila insegnanti di sostegno nei prossimi tre anni. Si prevede che 4.447 vengano assunti già nell’attuale anno scolastico, 13.342 nel prossimo e 8.895 nel 2015/2016. Una risposta concreta per circa 52.000 alunni che oggi non hanno la garanzia di mantenere lo stesso docente da un anno all’altro.

Al momento, però, tutto ciò non è stato ancora avviato e si attendono i primi decreti attuativi che consentano le immissioni in ruolo   previste per quest’anno. Ci si augura si possa procedere in tempi brevi.

APPROFONDIMENTI

I dati ufficiali del MIUR

La conversione in legge del decreto scuola

IN DISABILI.COM

INTEGRAZIONE E INCLUSIONE: UNA SFIDA POSSIBILE, MA OCCORRONO RISORSE E COMPETENZE

CIRCOLARE ORGANICI A.S. 2013/14: STESSA DOTAZIONE MA TRENTAMILA STUDENTI IN PIU’. E I DISABILI?

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Legge di Stabilità: appello all’Aula

La Commissione Bilancio del Senato nella seduta di ieri ha approvato alcuni emendamenti alla legge di stabilità che riguardano direttamente le persone con disabilità.

Il Fondo nazionale per la non autosufficienza 2014 sarà pari a 350 milioni. È stato invece incredibilmente bocciato l’emendamento della Senatrice Dirindin, che aveva raccolto l’apprezzamento della FISH per i percorsi che avrebbe potuto innescare forzando scelte e politiche regionali.

L’emendamento avrebbe infatti istituito un apposito Fondo presso il Ministero della Salute per “l’assistenza sanitaria e socio sanitaria a favore delle persone con grave non autosufficienza”. Il Fondo, da ripartire alle Regioni, con apposito decreto del Ministero della Salute, avrebbe potuto contare su 98,5 milioni di euro per il 2014 e poi su 3,5 milioni a partire dal 2015.

L’emendamento stabiliva anche che i percorsi assistenziali a domicilio fossero integrati da prestazioni di aiuto personale e assistenza tutelare alle persone, secondo modelli assistenziali regionali, posti a carico del Servizio Sanitario per una quota del 50 per cento. L’emendamento trovava piena copertura finanziaria anche con interventi sulla spesa farmaceutica (riducendo i costi a carico del SSN senza incidere sulle tasche dei Cittadini).

Quando si toccano interessi lobbystici, i diritti delle persone con disabilità e dei Cittadini divengono secondari! – critica duramente Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Si pensi che nella stessa seduta, in scioltezza, sono stati reperiti 400 milioni per i policlinici privati. La bocciatura dell’emendamento Dirindin, ineccepibile tecnicamente, rappresenta una grave occasione persa di innovare profondamente l’integrazione socio sanitaria in modo razionale e soprattutto rispettoso delle persone con disabilità grave. Ci appelliamo all’Aula affinché questo gravissimo errore venga sanato.”

 

25 novembre 2013

 

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

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FALSI CIECHI O VERI DISABILI: I MEDIA FACCIANO PIU’ ATTENZIONE!

Con l’aiuto del gruppo Ipovedentiinsieme dell’UICI di Brescia cerchiamo di capire come chi vede poco o nulla può vivere in autonomia usando diversi accorgimenti e non passare così per falso cieco

Sulla questione dei falsi invalidi, i media talvolta comunicano in modo non del tutto corretto i singoli episodi, contribuendo in alcuni casi a costruire una immagine non totalmente obiettiva della realtà , e con questo disorientando quindi gli stessi lettori o l’opinione pubblica.
Un esempio lampante è quello di cui parlammo qualche tempo fa: si trattava della notizia per cui sarebbe stato scoperto un falso cieco che, riportava una agenzia di stampa “Aveva un profilo di Facebook”, come se la cosa fosse di per sé prova del suo agire scorretto (tradotto: se è cieco, non può usare i social network). Come se una persona cieca non potesse o non fosse in grado di utilizzare un pc e fare un sacco di altre cose. Per fare luce su questo, abbiamo chiesto agli amici del Gruppo di ipovedenti e non vedenti di Brescia, che ci ha aiutato a metterci letteralmente nei panni di una persona cieca o ipovedente, ripercorrendo insieme una giornata tipo, comprendendo così cosa riesca e in che modo a fare chi non abbia piena facoltà della vista.

Così il gruppo:

Siamo un gruppo di ipovedenti e non vedenti di Brescia e vorremmo spiegarvi a grandi linee come chi vede poco o nulla può vivere in autonomia usando diversi accorgimenti.
Ipotizziamo una giornata tipo:

PERCORSO PER RECARSI AL LAVORO – Come tanta gente, anche molti di noi lavorano, e per recarci in ufficio utilizziamo i mezzi pubblici. Per chi vede è tutto semplice; arriva l’autobus, lo ferma e vi sale. Per noi che abbiamo difficoltà visive le cose sono un po’ diverse. Arriva l’autobus e siamo costretti a fermarlo indipendentemente dal fatto che sia quello giusto o meno. Alcuni di noi usano un monocolo per individuare il numero, e per leggere gli orari, mentre i più fortunati, si abbarbicano sul palo che indica la fermata muniti di lente di ingrandimento.
I non vedenti utilizzano il bastone bianco o sono accompagnati dal loro cane guida, sono quindi più facilmente individuabili, gli autisti si fermano esattamente dinanzi a loro, aprono le porte e dichiarano la linea di percorrenza.
C’è chi si stupisce del fatto che individuiamo la nostra fermata di discesa, come se fossimo extraterrestri, ma siamo comuni mortali che semplicemente stanno più attenti di chi può basarsi sulla vista.
E, se abbiamo delle incertezze rispetto ad un percorso che non conosciamo bene, chiediamo informazioni all’autista o ai passeggeri.

IN UFFICIO – Arrivati a destinazione, dopo aver eroicamente superato svariati ostacoli (gente che va in bicicletta o in motorino sul marciapiede o che parcheggia gli stessi in modo selvaggio, lavori in corso, pali e paletti vari non accuratamente segnalati ecc), giungiamo in ufficio e non ci accorgiamo che il collega ci ha salutati con un cenno del capo o con un sorriso. Non rispondendo al saluto, spesso passiamo pure per maleducati!
Prendere un caffè alle macchinette? Altro problema! Spesso i nomi delle bevande sono scritti a caratteri troppo piccoli o a basso contrasto cromatico, per non parlare dei distributori di acqua e merendine, dove bisogna digitare un codice su un tastierino numerico. Applicare etichette in braille per i ciechi? Pare troppo complicato, anzi, sembra svilupparsi la mania dei touch-screen, persino per gli ascensori.
Anche il pranzo può diventare un’impresa. Non sempre si trovano colleghi disponibili a dare una mano, laddove la mensa è a self service.
Il rientro a casa, soprattutto nella stagione invernale, può presentare maggiori difficoltà a causa della combinazione tra scarsità di luce naturale, lampioni accesi e abbagliamento da fanali. La pioggia confonde i rumori disorientandoci, la neve e la nebbia annullano ogni nostro punto di riferimento.

IN CITTA’
– Oltre alle problematiche che affrontiamo recandoci al lavoro, vi lasciamo immaginare quelle incontrate quando ci si reca da soli in un ufficio pubblico, a fare la spesa in un supermercato, dal medico o in banca.
Spesso, se siamo ipovedenti, per orgoglio o per vergogna tendiamo a mascherare i nostri limiti, quindi la gente non si accorge che abbiamo bisogno di una mano. Anzi, se viene a sapere che godiamo di indennità e pensioni si indigna e ci accusa di essere falsi invalidi quando ci vede abbastanza autonomi.
Molti di voi ignorano che tali provvedimenti economici sono regolamentati dalla legge 138/2001 che tiene conto non solo del residuo, ma anche del campo visivo. Per farvi un esempio, chi di noi ha un visus abbastanza buono, riesce a leggere il giornale, nonostante nel suo campo visivo rientrino solo un paio di parole alla volta. Vi garantiamo che questa situazione non è per niente piacevole! Non possedere una visuale totale di ciò che ci circonda ci porta in molti casi ad avere incontri ravvicinati con pali, cartelloni pubblicitari, bidoni dell’immondizia, specchietti retrovisori delle auto parcheggiate fuori posto e molto altro; per noi i lividi e i rischi sono all’ordine del giorno.

LA TECNOLOGIA DI SUPPORTO – In questi ultimi anni, fortunatamente la tecnologia ci è venuta in soccorso. Ormai su tutti i dispositivi mobili e fissi è possibile installare programmi vocali o ingrandenti che ci permettono di accedere al web, alla posta elettronica, agli sms e ai vari social network. Quindi non c’è da stupirsi se anche un disabile visivo gestisce autonomamente il suo profilo Facebook o Twitter.
Addirittura, tramite dispositivi GPS e navigatori satellitari parlanti siamo in grado di rilevare la nostra posizione per strada e di raggiungere un determinato luogo prefissato.
Anche per lo svago e lo sport possiamo avvalerci di diversi supporti, come ad esempio carte da gioco scritte in braille, apposite scacchiere in rilievo, palloni sonori per calcio, showdown (una specie di ping pong) ed altro, e, con l’aiuto di persone vedenti, risulta persino fattibile sciare, fare vela, scherma, andare in tandem o fare il navigatore nelle gare di rally.

AUTONOMIA IN CASA – Per quanto riguarda l’autonomia personale, esistono dei corsi di mobilità e orientamento che insegnano come muoversi per strada, e corsi di autonomia domestica per la gestione della casa. Anche qui disponiamo di strumenti parlanti o acustici, alcuni dei quali piuttosto costosi: bilance, termometri, timer, dispositivi che individuano i colori, sensori che rilevano la presenza di luci accese o fuoriuscite di gas. Laddove non esistono apparecchiature idonee sono l’abitudine e la manualità a permetterci di compiere azioni apparentemente troppo impegnative o pericolose.

Con questo scritto abbiamo voluto semplicemente farvi conoscere la realtà nella quale ci muoviamo e operiamo quotidianamente, attraverso le nostre risorse personali, l’intuito e la buona volontà , ed utilizzando alla pari degli altri le tecnologie e le tecniche che ci vengono offerte. Ci dissociamo totalmente da chi si finge cieco per godere di ciò che non gli spetta mettendo in dubbio la credibilità della nostra categoria. Altresì condanniamo quelle commissioni che con troppa facilità consentono il riconoscimento di tale stato con relativi benefici economici.

Chiediamo che i giornalisti, prima di pubblicare certe notizie sensazionali, si accertino della veridicità delle cose. Fornire informazioni corrette dovrebbe essere il principio fondamentale del loro lavoro.
Ormai sono finiti i tempi in cui i portatori di handicap visivo (e i disabili in generale) se ne stavano chiusi in casa seduti sul divano accuditi in tutto e per tutto dalle loro famiglie. Ora siamo cittadini del mondo, lavoriamo, studiamo, viaggiamo, ci divertiamo e ci impegniamo a livello sociale con dignità ed abnegazione.
Questa dimensione, sconosciuta ai più, non deve spaventare o essere giudicata sulla base di fatti che fanno clamore e che rovinano la nostra immagine .Sul territorio italiano, quasi in ogni città , esiste una sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti alla quale ci si può rivolgere per avere maggiori informazioni.

Il gruppo Ipovedentiinsieme dell’UICI di Brescia

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Legge di stabilità: dismesse le politiche per la disabilità

La discussione attorno al disegno di legge di stabilità 2014 è giunta ad un punto che consente le prime riflessioni che non sono delle migliori. In queste settimane la FISH ha mantenuto interlocuzioni aperte con i Gruppi parlamentari al Senato presentando proposte sugli elementi che ritiene maggiormente rilevanti per le persone con disabilità.

Già in origine il disegno di legge è molto carente e debole in quanto ad interventi a favore della disabilità e della non autosufficienza, ma il Senato – ad oggi – non l’ha di certo migliorato in modo significativo.

Fondo per le non autosufficienze: il disegno di legge prevede uno stanziamento di 250 milioni, cifra di molto inferiore alla drammaticità delle esigenze e al di sotto di quanto stanziato per il 2013 (275 milioni). Solo ieri, in Commissione Bilancio, il sottosegretario Baretta ha annunciato il ripristino del Fondo ai livelli del 2013 (275 milioni). Il Presidente della Commissione Azzollini assicura che la “Commissione e il Governo si sono impegnati a reperire la copertura necessaria per finanziare interventi specifici a favore delle patologie o delle disabilità gravissime, per un importo pari, come già detto, a 75-80 milioni di euro”. Nella migliori delle ipotesi, nonostante le proposte e le proteste espresse in modo forte e determinato dalle associazioni delle persone con disabilità, il Fondo sarà aumentato di 75/80 milioni rispetto al 2013. Il tutto fra molteplici artifizi ! e acrobazie di bilancio e nessun impegno per gli anni successivi. Una situazione che testimonia in modo crudo l’assenza di volontà di interventi strutturali e programmati per la non autosufficienza, a favore della domiciliarità e di sostegno ai singoli e alle loro famiglie.

Al contempo, il Fondo Nazionale per le Politiche sociali rimane al palo: il finanziamento è inferiore a quello del 2013. Poco più di 300 milioni per i minori, la disabilità, la famiglia, le emergenze sociali.

Sono stati dichiarati inammissibili o respinti gli emendamenti per la revisione della norma istitutiva dell’ISEE: si chiedeva di abrogare il computo nel reddito familiare delle provvidenze assistenziali come le pensioni di invalidità e le pensioni sociali.

Respinti gli emendamenti per l’approvazione rapida del nomenclatore tariffario degli ausili e delle prestazioni riabilitative, aspetti che assumono particolare rilevanza in una fase come quella attuale in cui il rischio è quello di un taglio lineare di spesa anziché quello dell’appropriatezza della spesa e di una spending review sostenibile e adeguata.

Respinte anche le proposte di maggiori detrazioni per le spese di assistenza (badanti) per le persone non autosufficienti che avrebbero contribuito anche all’emersione del lavoro sommerso, oltre che ad aiutare tanti nuclei familiari.

Pessimi segnali per le persone con disabilità e per i loro familiari – commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Scarsa concretezza, nessuna volontà di affrontare in modo strutturale le emergenze sociali del Paese. Sembra incredibile che questo sia lo stesso Governo che solo quattro mesi fa ha approvato uno specifico Programma pluriennale per la disabilità, con tanti buoni intenti e propositi. Ci auguriamo che la Camera, ricevendo il disegno di legge, intervenga in modo più cosciente e determinato, altrimenti le uniche reali dismissioni riguarderanno le già traballanti politiche per la disabilità.”

 

22 novembre 2013

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

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MA LA RIPETENZA È UN DIRITTO?

Fonte www.superando.it – Leggo l’articolo di Stefania Carboni intitolato La vittoria a metà di Alberto, giovane con autismo, nel quale si riferisce di una Sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Puglia, sede di Lecce – invero credo si tratti di un’Ordinanza Sospensiva – che ha riammesso a ripetere il quinto anno di una scuola superiore un alunno con disabilità che seguiva un PEI (Piano Educativo Individualizzato) differenziato.

Non ho letto l’Ordinanza e quindi mi permetto di riferire a caldo le mie impressioni di dissenso dalla stessa. Intanto, si comprende perché il provvedimento abbia ammesso l’alunno solo sino al mese di aprile del 2014, poiché in tale data ci sarà la discussione di merito del ricorso. Come mai, però, il TAR non ha precisato che l’alunno dovesse avere tutti i diritti degli alunni con disabilità, a partire dal sostegno didattico, che attualmente viene negato dalla scuola?

Ciò che però mi lascia soprattutto perplesso è lo svolgimento dei fatti, interpretati alla luce della normativa vigente. L’alunno, infatti, d’intesa con la scuola, non si è presentato agli esami e la scuola stessa gli ha rilasciato l’attestato con i crediti formativi, previsto per coloro che svolgono un PEI differenziato. Per legge, un alunno che non si presenta agli esami viene bocciato, ma ciò non gli dà diritto alla ripetenza; questa, infatti, dipende da una Delibera del Collegio dei Docenti che può essere positiva o negativa.

Quindi qui manca un passaggio fondamentale che è appunto la Delibera del Collegio dei Docenti che nega la ripetenza. A mio avviso, una ripetenza col PEI differenziato non ha senso, poiché le ripetenze servono in un tempo più lungo a far raggiungere gli obiettivi minimi dei programmi ministeriali, mentre il PEI differenziato, per sua stessa definizione, non deve raggiungere tali obiettivi.

Un’altra anomalia è poi costituita dal fatto che la scuola ha rilasciato l’attestato, il quale deve invece arrivare dalla Commissione di Esami e, se l’alunno non si presenta agli esami, perde il diritto ad avere anche l’attestato.

Ma veniamo alle motivazioni dell’Ordinanza, così come riferite dall’articolo ripreso da «Superando.it»: «I genitori – vi si legge – non ci stanno […] e presentano richiesta di sospensiva al TAR di Lecce e i Giudici danno ragione alla famiglia, sostenendo che l’allontanamento del giovane dall’ambiente scolastico “potrebbe rivelarsi particolarmente pregiudizievole per il ragazzo, avuto riguardo al suo stato di salute psichica”. Non solo, secondo la Sentenza, “la mancata frequentazione della scuola dove il giovane risulta essere ben integrato, può ripercuotersi negativamente sullo sviluppo e il consolidamento delle sue capacità relazionali”».

A chi poi obietta che l’alunno verrebbe in tal modo “parcheggiato”, la famiglia replica che: «Noi non parcheggiamo nessuno. Alberto fa canto, danza, tiro con l’arco, ippoterapia. Per noi è un percorso di riabilitazione».

Ebbene, sia la motivazione dell’Ordinanza che la spiegazione della famiglia mostrano un palese e totale travisamento del senso dell’inclusione previsto dalla nostra normativa. Infatti, se l’inclusione servisse solo a garantire un ambiente affettivamente accogliente per gli alunni con disabilità, essi potrebbero rimanere in classe senza limiti di età; se inoltre le attività svolte da un alunno sono quelle indicate dalla famiglia, non si vede a cosa possa servire un anno in più per migliorare gli apprendimenti dell’alunno, che si possono realizzare benissimo in centri sportivi, culturali, teatrali e centri diurni.

La scuola, anche e soprattutto per gli alunni con disabilità, deve garantire una crescita «negli apprendimenti scolastici», come recita l’articolo 12, comma 3 della Legge 104/92, ovviamente a seconda delle effettive capacità di ciascuno. Infine, a scuola non si fa né può farsi riabilitazione, perché si fa educazione e istruzione. Per questo c’è stata l’importantissima Sentenza 215/87 della Corte Costituzionale e per questo le nostre Associazioni si battono per garantire un ciclo di studi sino al compimento delle scuole superiori come per tutti i compagni senza disabilità.

Dubito, a questo punto, che la Sentenza di merito, tenendo conto di queste argomentazioni, potrà accogliere il ricorso. Se lo accogliesse, sarò curioso di conoscere le motivazioni, che difficilmente coincideranno con la pluriennale cultura dell’inclusione scolastica in Italia. So che queste mie parole solleveranno dibattito, ma è bene che esso ci sia, anche per chiarire bene i fondamentali dell’inclusione che, in questi ultimi anni, si stanno notevolmente offuscando, sia da parte del Ministero – che accetta la delega dei docenti curricolari ai soli docenti per il sostegno – sia da parte di talune famiglie, che hanno una visione individualistica e non più corale dell’inclusione.

*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, cui Anffas Onlus aderisce).

15 novembre 2013