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SHOAH E DISABILITÀ, QUELLA MEMORIA CHE È UN OBBLIGO PER TUTTI

Fonte www.disabili.com – Rimasto sottotraccia per molti anni, lo sterminio nazista delle persone con disabilità è, nel tempo più recente, emerso alla conoscenza dei più. Quello che forse pochi sanno è che questa, iniziata a metà degli anni ’30, fu la prima delle azioni disumane messe in campo dal regime nazista, che poi sfociò nella follia inenarrabile che tutti conosciamo, della Shoah.

STERLIZZAZIONI ED ELIMINAZIONE – Non si trattò peraltro solo del programma Aktion T4, il piano di sterminio sistematico che portò in conclusione alla eliminazione di circa 70.000 persone con disabilità, ma di tutta una serie di pratiche perpetrate in ospedali e istituti, che prevedevano la soppressione di bambini alla nascita perché affetti da menomazioni, come pure l’uccisione di individui con disabilità psichica e sociale, prima sterilizzati e poi finiti con il gas. Anche l’utilizzo di persone con particolari patologie come cavie umane era una delle pratiche in questo terribile piano che distingueva tra degni e indegni di vivere, guidato dalla folle idea di una purificazione della razza, che portò a obbligare per legge la sterilizzazione forzata di malati mentali, epilettici, ciechi, sordi.

LA BASE EUGENETICA – Alla base, la considerazione della eugenetica, della quale Hitler aveva letto molto, ritenuta dall’ideale nazista quale “dottrina politica basata su dati scientifici che possono migliorare la qualità razziale”. E’ da queste basi teoriche (che pure affondano la loro radici fin nell’Ottocento) che prenderanno corpo, nel concreto, non solo la selezione genetica per prevenire le malattie ereditarie, ma anche la eugenetica attiva, con l’eliminazione fisica di vite considerate”senza valore”.

LA PROPAGANDA – Parallelamente, il regime aveva messo in piedi una macchina di propaganda, utile a inoculare una sorta di idea di “giustezza” della sterilizzazione e eutanasia per la selezione degli individui migliori.

Riportiamo a titolo di esempio, il testo di un problema di matematica del 1940 per nelle scuole elementari del Reich. (In BORNER Adolf, Mathematik in Dienst der nationalpolitischen Erziehung, 1941, traduzione di Alessandro Berlini), che così recitava: Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In molti casi un impiegato statale guadagna solo 3,50 marchi per ogni componente della sua famiglia, e un operaio specializzato meno di 2. Secondo un calcolo approssimativo risulta che in Germania gli epilettici, i pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000. Calcolare: quanto costano complessivamente questi individui ad un costo medio di 4 marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno con quella somma?

SCIENZA E MEDICINA – Si tratta di una macchia talmente scura e dolorosa da essere, oltre che inaccettabile, incomprensibile, tanto più se, consultando le testimonianze dei medici che all’epoca furono i promotori e attuatori di questo inumano piano, ci rendiamo conto che queste persone erano convinte della sua necessità e bontà. Fa inorridire il fatto che la stessa medicina, la cui finalità è quella di migliorare la vita dell’uomo, curandolo, possa essere completamente stravolta nella sua funzione, calpestando non solo la dignità umana, ma il valore della vita stessa. Giustificare la “selezione della razza” in nome della scienza è un abominio che rifiutiamo e dobbiamo con tutte le forze condannare, opponendoci a tutti i rigurgiti di eugenetica che in alcuni paesi trovano spazio anche ai giorni nostri. E’ spaventoso e tragico che oggi possano ancora emergere proposte di aborti obbligatori in caso di feti con malformazioni, o teorie filosofiche che vedono la disabilità come peso economico evitabile per la società (si veda il caso del filosofo Peter Singer).

IL NOSTRO COMPITO – Ora, in questo giorno, che è quello della memoria, siamo invitati tutti, appunto, a ricordare. A raccontare ai più giovani, ma anche a cercare di domandarci – perchè capire è impossibile – come si sia potuti arrivare a quello che oggi all’unanimità condanniamo come orripilante. E il dovere nostro, perché di dovere morale e civile si tratta, oltre a quello di ricordare, è anche quello di dire di no. Di rifiutare qualunque germe, anche il più piccolo, che nasconda una forma di discriminazione, di limitazione delle libertà, di intolleranza, nei confronti di ciò che non siamo o non conosciamo.

Se c’è un compito che abbiamo, oggi, è questo.

Per approfondire

Leggi l’articolo sulle iniziative di Anffas Trentino Onlus, di Anffas Varese e di Anffas Onlus Sinistra Piave

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REVISIONE DELLE MINORAZIONI CIVILI E SEMPLIFICAZIONE

Fonte www.HandyLex.org – Nell’agosto dello scorso anno è stata approvata una importante norma (la legge 114/2014) che, fra l’altro, aveva l’intento di semplificare le procedure di accertamento e di revisione delle minorazioni civili.

Una novità particolarmente rilevante riguarda proprio le visite di revisione.

Nella normativa previgente alla legge 114/2014 lo status relativo alla minorazione civile e all’handicap (legge 104/1992) decadeva in occasione della scadenza dei relativi verbali di accertamento anche se l’interessato era in attesa di visita di revisione. A causa dei ritardi “tecnici” di verifica della permanenza dei requisiti sanitari, all’indomani della scadenza eventualmente indicata nel verbale venivano sospese le provvidenze economiche (pensioni, assegni, indennità), si perdeva il diritto alle agevolazioni lavorative (permessi e congedi) e non si poteva accedere ad altre agevolazioni quali, ad esempio, quelle fiscali finché non fosse stato definito un nuovo verbale di accertamento.

La novità introdotta dal Legislatore (articolo 25, comma 6 bis) è certamente un segno di civiltà a favore del Cittadino: nel caso in cui sia prevista rivedibilità si conservano tutti i diritti acquisiti in materia di benefici, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura. Viene inoltre definita una vota per tutte la competenza della convocazione a visita nei casi di verbali per i quali sia prevista la rivedibilità: tocca all’INPS procedere alla convocazione (non all’ASL né al Cittadino).

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

Per leggere la circolare del 23 gennaio 2015 clicca qui

Per consultare la Legge 114/2014 clicca qui

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Conosciamo la Convenzione ONU sui diritti delle persone con Disabilità

Questo il titolo del progetto proposto da Anffas Onlus Corigliano alle scuole cittadine.
Scopo del progetto è quello di avvicinare e sensibilizzare, in modo particolare, le nuove generazioni che frequentano le scuole di Corigliano Calabro perché possano prendere coscienza dei diritti di ogni cittadino e in specie dei cittadini che vedono accompagnato il proprio nome a quello della disabilità.
La Convezione ONU, ratificata dallo stato Italiano nel 2009 con la legge n.18 del 3 marzo 2009 e a cui ha aderito il comune di Corigliano nel 2014, ha lo scopo di “ promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”( art.1).
Il progetto prevede la lettura in classe dei principali articoli della Convenzione con la guida del docente, realizzazioni di cartelloni e di lavori multimediali, laboratori inclusivi condotti da esperto in musicoterapia una volta al mese da realizzare all’interno della classe partecipante al progetto.
L’istituto che ha accolto la proposta è il comprensivo Erodoto con una classe della secondaria di primo grado e una classe della primaria dove nei giorni scorso si è svolto il primo laboratorio inclusivo condotto dalla dott.ssa Sonia Falcone musicoterapista e coordinatrice attività di Anffas .

Il Direttivo Anffas Onlus Corigliano

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ASSISTENTI EDUCATIVI E DELLA COMUNICAZIONE PER ALUNNI CON DISABILITÀ E SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE

Un primo tempestivo segnale giunge sulla questione sollevata dalla FISH sulla vicenda degli assistenti educativi e alla comunicazione il cui loro supporto è essenziale soprattutto nel caso di alunni sordi, non vedenti o ipovedenti o con pluriminorazioni.

Il ruolo di quegli operatori è espressamente previsto dalla legge quadro 104/1992 e la loro assegnazione è affidata alle Province.

Con la soppressione di queste ultime la FISH ha segnalato il rischio di un vuoto di competenze e il rischio concreto per l’inclusione scolastica di molti alunni con grave disabilità. FISH ha quindi richiesto un tempestivo incontro al Governo per sanare una situazione prima che divenga esplosiva.

A seguito del comunicato di FISH l’onorevole Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è dichiarato disponibile ad un confronto concretamente rivolto a ricercare la soluzione più adeguata tenuto conto della complessiva riforma degli Enti locali, Città metropolitane e Province di fatto in vigore dal 1 gennaio scorso.

Il confronto dovrebbe avvenire nei prossimi giorni in data da definire.

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NEGARE L’ASSISTENZA DOMICILIARE È DISCRIMINAZIONE

Fonte www.superando.it«È la prima Sentenza in Italia che riconosce la discriminazione, nel senso di mancata erogazione di servizi sociali»: salvo smentite, non si può che confermare quanto dichiarato il 18 dicembree scorso al quotidiano «Il Messaggero» (cronaca di Ascoli Piceno), dall’avvocato Maria Antonietta Cataldi, che ha assistito una donna con grave disabilità nella sua azione legale contro il Comune di Ascoli.

In sostanza, qualche settimana fa il Tribunale Civile della città marchigiana ha condannato il Comune della stessa a risarcire con 20.000 euro quella donna con grave disabilità, per discriminazione ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), in quanto per otto anni (dal 2002 al 2010) non le era stata riconosciuta una prestazione di assistenza domiciliare indiretta.

Nel dettaglio della vicenda, era accaduto che i Servizi Sociali, avvalendosi di un’assai discutibile Delibera Comunale che riconosceva l’assistenza solo se svolta da estranei alla famiglia, l’avevano appunto negata alla persona, fino a quando, dopo il 2010, se n’era fatta carico la Regione Marche, con una partecipazione alla spesa del 25% da parte del Comune ascolano.

«Nonostante fosse stato sollecitato più volte – ha dichiarato ancora l’avvocato Cataldi al “Messaggero” -, anche attraverso le vie legali, il Comune non ha mai cercato di trovare un “accomodamentoe ragionevole”, quello di cui parla la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per fornire assistenza a questa signora gravemente invalida. La conseguenza di tutto ciò è stata che il marito ha dovuto lasciare il lavoro in quegli anni per assistere la moglie; il progetto regionale è stato poi riconosciuto proprio in virtù del fatto che lui stesso assiste la moglie».

Nel corso del processo, va detto, il Comune di Ascoli si è difeso, sostenendo che non ci fossero risorse economiche, motivazione, tuttavia, che non è stata ritenuta valida dal giudice Mariangela Faina, donde la condanna dell’Ente Locale al risarcimento di cui si è detto. Si tratta di un provvedimento certamente rilevante, che andando oltre lo stesso caso specifico, fornisce un’ulteriore testimonianza di quanti siano gli àmbiti in cui applicare positivamente una norma antidiscriminatoria come la Legge 67/06, ciò che si auspica accada sempre più spesso.

Si ringrazia per la segnalazione l’Ufficio Legale della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), cui si rimanda i Lettori (legale@ledha.it) per eventuali, ulteriori approfondimenti.

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“COFFEE MORNINGS” SULL’AUTISMO PER GLI ASPIRANTI POLITICI

Fonte www.west-info.euComprendere i bisogni delle persone con autismo davanti a un caffè. È questa l’idea della National Autistic Society. Che nel Regno Unito, in vista delle elezioni politiche del prossimo maggio, ha lanciato la campagna I’m One.

L’iniziativa mira a far in modo che le questioni riguardanti questa disabilità entrino a far parte dell’ordine del giorno degli aspiranti parlamentari dei vari partiti politici e per questo saranno organizzati dei “coffee mornings” ovvero delle conversazioni mattutine tra i candidati e le persone affette da autismo: un modo per far comprendere ai politici che questa disabilità non è per niente marginale, ma coinvolge circa 2,8milioni di cittadini britannici che hanno qualcuno con autismo nella propria famiglia.

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ELETTI I NUOVI RAPPRESENTATI DELL’INTERGRUPPO DISABILITÀ

Fonte www.superando.it – Sono stati eletti giovedì scorso, i 4 co-presidenti e gli 8 vice-presidenti del Bureau of the Disability Intergroup, rappresentanti dell’’Intergruppo Disabilità al Parlamento Europeo, un nuovo ente che permetterà di promuovere in maniera più efficace i diritti delle persone con disabilità, all’interno del Parlamento Europeo e in Europa.

Il Disability Intergroup è stato uno dei primi intergruppi ad essere formati al parlamento europeo, nel 1980.

Dalla sua formazione è stato uno dei soggetti chiave nelle campagne di advocacy per le persone con disabilità, coinvolgendo in modo informale, parlamentari europei, provenienti da diverse nazionalità e partiti politici, con l’obiettivo comune di promuovere i diritti delle persone con disabilità, sia a livello europeo che a livello nazionale.

Tra i vice-presidenti anche il giovanissimo europarlamentare, Brando Benifei più giovane eurodeputato del gruppo Socialisti e Democratici.

Presidenti:

• Ádám Kósa ( Ungheria)

• Richard Howitt ( Regno Unito)

• Helga Stevens ( Belgio)

• Pablo Echenique-Robba(Spagna)

Vice-presidenti:

• Rosa Estaràs-Ferragut(Spagna) and Marek Plura (Polonia)

• Olga Sehnavolá (Repubblica Ceca) and Brando Benifei(Italia)

• Jana Žitnanská (Slovacchia)

• Marian Harkin (Irlanda)

• Kostadinka Kuneva(Grecia)

• Indrek Tarand (Estonia)

Il 2015 sarà particolarmente importante per il mondo della disabilità, la commissione delle Nazioni Unite, esaminerà quest’anno i progressi fatti fino ad oggi per garantire che venga rispettata la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.