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Fondo dopo di noi: è in Gazzetta Ufficiale il riparto dei soldi alle Regioni (qui le cifre)

Fonte www.disabili.com – Un totale di 51,1 milioni di euro per le regioni che mettano in campo progetti per il futuro deistituzionalizzato di persone disabili prive del sostegno della famiglia

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2019, il Decreto del 15 novembre 2018 con la ripartizione alle Regioni delle risorse del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, per l’anno 2018, ovvero le cifre che ciascuna Regione otterrà per i progetti del Dopo di Noi delle persone con grave disabilità.

COS’E’ IL FONDO – Il Fondo, lo ricordiamo, è stato istituito dall’articolo 3, comma 1, della legge 22 giugno 2016, n. 112, recante  «Disposizioni  in materia di assistenza in favore delle persone con  disabilità  grave prive del sostegno familiare». Il Fondo, così come inizialmente previsto dalla legge nel 2016, doveva essere di 56,1 milioni ei Euro, poi però ridotti a 51,1 milioni, per il 2018, dalla legge di bilancio 2018.

COME VENGONO USATI I SOLDI – I soldi che compongono il Fondo per il Dopo di Noi vanno destinati a progetti – le cui caratteristiche  e finalità sono stabilite dall’4 del Dm 23 novembre 2016 – che le singole Regioni devono promuovere per percorsi programmati di accompagnamento verso l’uscita dal nucleo familiare, in alternativa alla istituzionalizzazione delle persone con grave disabilità priva del sostegno familiare. I progetti possono prevedere pertanto forme di cohousing o altre forme di domiciliarità.

I FONDI RIPARTITI REGIONE PER REGIONE – Questa la ripartizione dei Fondi, con le cifre che sono state assegnate alle regioni sulla base del fabbisogno calcolato sul numero di beneficiari potenziali dei progetti e dei servizi per i piani del Dopo di Noi

Abruzzo:  1.124.200 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,2%)         
Basilicata: 511.000 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 1,0%          
Calabria: 1.737.400 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 3,4%         
Campania: 5.161.100 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 10,1%                   
Emilia Romagna: 3.730.300 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 7,3%)          
Friuli V.G.:  1.022.000 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,0%)            
Lazio: 5.161.100 (Quota di popolazione 18-64 anni: 10,1%)            
Liguria: 1.277.500 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,5%)                    
Lombardia: 8.584.800 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 16,8%)            
Marche: 1.277.500 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,5%)
Molise: 255.500 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 0,5%)                      
Piemonte: 3.679.200 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 7,2%)                   
Puglia: 3.525.900 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 6,9%)                    
Sardegna: 1.481.900 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 2,9%)                     
Sicilia: 4.394.600 Euro  (Quota di popolazione 18-64 anni: 8,6%)         
Toscana: 3.117.100 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 6,1%)                     
Umbria: 766.500 Euro  (Quota di popolazione 18-64 anni: 1,5%)                       
Valle d’Aosta:  102.200,00 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 0,2%)        
Veneto: 4.190.200 Euro   (Quota di popolazione 18-64 anni: 8,2%)         
    
A CHE PUNTO SONO I PROGETTI? – La domanda principale da porsi è se e quali Regioni abbiano dato realmente attuazione ai progetti. Tra l’altro la legge prevede che i soldi per i progetti del 2018 verranno erogati solo a fronte della rendicontazione de sull’effettiva attribuzione ai beneficiari delle risorse trasferite nel secondo anno precedente l’erogazione medesima (ovvero il 2016).

Originariamente la legge prevedeva infatti che dopo l’approvazione della Legge, ogni Regione nella primavera del 2017 avrebbe dovuto inviare i propri progetti al Ministero, per avere l’autorizzazione ed ottenere i Fondi. Purtroppo le Regioni si sono mosse a macchia di leopardo, con ritardi e inadempienze. Nel giugno 2018 Anffas e Fondazione Dopo di noi Onlus hanno curato l’approfondimento Percorso di attuazione della Legge 122/2016. La posizione di Anffas a due anni dalla sua approvazione dal quale è emerso che sono solo quattro Regioni quelle in cui il progetto individuale è stato redatto ed è partito o sta partendo, insieme agli interventi previsti: Lombardia, Marche, Molise, Toscana.

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Schedati, perseguitati, sterminati: i malati psichici e disabili durante nazionalsocialismo e fascismo

Fonte www.disabili.com – Per non dimenticare la storia e combattere la crescente intolleranza nei confronti del diverso, non solo domani, che è la Giornata della Memoria

Tra il 1939 e il 1945 più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso. Anche la Società Italiana di Psichiatria sostenne posizioni razziste e appoggiò le leggi razziali. In Italia, infatti, tra il 1943 e la fine della guerra, si verificarono ripetuti episodi di “prelevamento” dei pazienti ebrei dagli ospedali psichiatrici per essere portati in campi di concentramento e uccisi. Inoltre, Le leggi razziali emanate in Italia nel 1939 videro gli italiani ebrei banditi dalla vita pubblica e espulsi dalle loro cariche professionali. I loro figli non poterono più frequentare le scuole pubbliche e i matrimoni misti non furono più consentiti.

Per molto tempo fu steso un velo di silenzio su queste persecuzioni, e solo a partire dagli anni ’80 ebbe inizio l’elaborazione di quanto accaduto: nel 2010 la società tedesca di psichiatria riconobbe ufficialmente la responsabilità della psichiatria tedesca per i crimini commessi.

La Società Tedesca di Psichiatria, Psicoterapia e Psicosomatica (DGPPN) in collaborazione con la Fondazione Memoriale per gli Ebrei Assassinati d’Europa e la Fondazione Topografia del Terrore di Berlino, ha quindi realizzato la mostra Schedati, perseguitati, annientati che ripercorre le tappe della persecuzione nei confronti degli ebrei e di uomini e donne affetti da patologie mentali nonchè nei confronti di disabili durante il nazionalsocialismo.
Partita da Berlino nel 2014, la mostra ha toccato diverse città nel mondo: Vienna, Londra, Osaka, Toronto e Città del Capo. Grazie alla SIP – Società Italiana di Psichiatria e all’adattamento realizzato dal Network europeo per la ricerca e la formazione in pischiatria e psicodinamica la mostra è arrivata in Italia: a Roma e Bolzano nel 2017 e a Trento e Collegno nel 2018.

Oggi, grazie all’operato di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere e la Società Italiana di Psichiatria (SIP), la mostra è visitabile – fino al 16 febbraio 2019 – a Milano, presso il Palazzo di Giustizia (atrio principale – 3°piano – ingresso da Corso di Porta Vittoria), con ingresso gratuito. La stessa scelta di ospitare la mostra nel palazzo in cui le leggi antiebraiche furono applicate è particolarmente carica di significato.  
La mostra è organizzata nelle due sezioni:

tedesca, che ripercorre le tappe della persecuzione dei malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo
 
italiana a cura della SIP, denominata “Malati, manicomi e psichiatri in Italia – dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale”, illustra la condizione dei malati psichiatrici ai tempi del fascismo e delle leggi razziali grazie a testimonianze e reperti storici per restituire alle persone colpite quella individualità che gli autori dei crimini volevano cancellare.

Legata alla mostra, una iniziativa che coinvolge gli studenti, promossa da Netforpp Europa:  il progetto Memory against Inhumanity, cofinanziato dall’Unione Europea. Partendo dai contenuti della mostra, gli studenti liceali di quattro paesi europei hanno prodotto dei cortometraggi che saranno presentati in occasione dell’evento conclusivo, che avrà luogo il 28 gennaio 2019 nell’Auditorium G. Martinotti dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Al più votato sui social network sarà conferito il Mai Più Global Award. Qui si possono vedere i cortometraggi.

Così Claudio Mencacci, Past President Società italiana di Psichiatria: “Purtroppo bastano appena quattro generazioni perché tutto venga dimenticato, perché le posizioni razziste e stigmatizzanti prese 80 anni fa siano considerate lontane e irripetibili. Viviamo in tempi di incertezza e paura, il sentimento prevalente è una pervasiva sensazione di allarme di fronte a minacce vaghe, difficili da afferrare e combattere, che minano soprattutto la coesione fra individui. Di fronte alla violenza che cresce, i legami sociali si indeboliscono, aumentano isolamento e rifiuto del dialogo, ma anche diffidenza e sospetti. Le diversità degli altri sono percepite come pericoli da cui proteggersi: a confermarlo il recente 52^ Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese che evidenzia come gli italiani siano più diffidenti verso gli immigrati rispetto alla media europea con il 63% che vede in modo negativo l’immigrazione da Paesi non comunitari e il 45% anche da quelli comunitari, contro una media europea rispettivamente del 52% e del 29% e con il 59,3% che è convinto che tra dieci anni in Italia non ci sarà un buon livello di integrazione tra etnie e culture diverse”.

La mostra sarà visitabile al gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 19.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00 al Palazzo di Giustizia di Milano fino al 16 febbraio 2019.

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Reddito di cittadinanza, le federazioni incontrano il governo

Fonte www.superabile.it – La Fand e la Fish sono state ricevute dal ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana: chiesti una serie di interventi per modificare il decreto e rendere il provvedimento più vicino alle persone con disabilità. Fra le richieste specifiche l’estensione della pensione di cittadinanza, la modifica delle scale di equivalenza, l’innalzamento della soglia patrimoniale, l’esclusione delle pensioni assistenziali dal computo del reddito e incentivi per l’inclusione lavorativa.

Il reddito di cittadinanza, così com’è, non piace alle associazioni che rappresentano le persone con disabilità in Italia: il testo è considerato “insoddisfacente” e perfino penalizzante proprio per una categoria particolarmente esposta al rischio povertà. Così la Fish ha preparato un documento, in cui chiede cinque correzioni che ritiene fondamentali e indispensabili. E ieri lo ha presentato al ministro Fontana, primo di una serie di interlocutori politici a cui la federazione intende rivolgersi nelle prossime settimane.

Negli uffici del Ministero per la Famiglia e le Disabilità ieri è stata ricevuta anche l’altra grande federazione nazionale, la Fand, che ha ribadito alla struttura tecnica del Ministero la propria preoccupazione per il provvedimento sul “reddito di cittadinanza” che ha deluso le aspettative di molte persone con disabilità. Il presidente nazionale Franco Bettoni e il vicepresente Nazzaro Pagano hanno chiesto un impegno su tre aspetti fondamentali: attenzione specifica sulle problematiche delle persone con disabilità che porti a politiche realmente inclusive per tutti; inclusione lavorativa per tutte le persone con disabilità; aumento delle pensioni di invalidità civile per tutti coloro che ne beneficiano, a prescindere da ogni altra forma di incentivo contro la povertà e l’esclusione sociale.

L’incontro con Fand e Fish anticipa il tavolo di confronto che era stato annunciato dal sottosegretario Zoccano e che punta a trovare soluzioni condivise per introdurre sensibili miglioramenti e portare ad una maggiore equità sociale per le persone con disabilità. 

E in tal senso ecco muoversi il documento presentato dalla Fish e reso immediatamente disponibile dalla Federazione, che sottolinea come sia ormai evidente a qualsiasi interlocutore che il decreto legge non prevede affatto l’aumento delle pensioni di invalidità né per pochi né per tanti. “Riteniamo che tale istanza debba essere oggetto di uno specifico ulteriore intervento normativo con adeguate risorse – afferma il presidente Falabella – ma nel frattempo vanno sanati in questa misura di contrasto alla povertà tutti gli aspetti che finiscono per porre le famiglie e le persone con disabilità in una condizione svantaggiata rispetto agli altri nuclei pur ugualmente in povertà assoluta”.

 
Ed ecco i cinque emendamenti proposti.
 
Emendamento su pensione di cittadinanza. Il primo riguarda l’estensione della pensione di cittadinanza, attualmente riservata ai soli over65enni che vivano soli o con un’altra persona coetanea o più anziana, anche ai casi di nuclei il cui l’over65enne viva con una persona con disabilità. L’intento è quello di aprire una ulteriore “finestra” per casi di reale disagio e isolamento. Questo il testo proposto: “Per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 65 anni il Rdc assume la denominazione di Pensione di cittadinanza quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane. I requisiti per l’accesso e le regole di definizione del beneficio economico sono le medesime del Rdc, salvo dove diversamente specificato. Tale misura è concessa anche nelle fattispecie in cui il componente o i componenti di età pari o superiore ai 65 anni convivano con una persona con disabilità grave o non autosufficienza come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013”.
 
Emendamento su parametri della scala di equivalenza. Il secondo emendamento richiede di ponderare le scale di equivalenza, in modo da considerare maggiormente la persone con disabilità nel nucleo familiare, prevedendo parametri aggiuntivi. È importante sia per il calcolo delle soglie di accesso sia per l’ammontare del reddito di cittadinanza eventualmente erogato. Ecco il testo proposto: Il parametro della scala di equivalenza, di cui al comma 1, lettera b), numero 4, è pari ad 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente di età maggiore di anni 18 e di 0,2 per ogni ulteriore componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1. Il totale dei parametri è in ogni caso elevato di 0,4 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza e di 0,2 per ogni componente con disabilità media come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013 e fino ad un massimo di 2,5”.
 
Emendamento su soglia patrimonio mobiliare. Il terzo emendamento prevede un innalzamento della soglia patrimoniale (risparmi) aggiuntiva da 5.000 a 7.500 euro per le persone con disabilità più severa. Ecco il testo suggerito da Fish: “un valore del patrimonio mobiliare, come definito a fini ISEE, non superiore a una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000, incrementato di ulteriori euro 1.000 per ogni figlio successivo al secondo; i predetti massimali sono ulteriormente incrementati di euro 5.000 per ogni componente con disabilità media e euro 7.500 per ogni componente con disabilità grave o non autosufficienza, come definite dall’allegato 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, presente nel nucleo”;
 
Emendamento su soglia della componente reddituale. Il quarto emendamento interviene sul computo del reddito che non si può superare pena l’esclusione dalle misure. Si richiede che dal calcolo del reddito familiare siano escluse le pensioni assistenziali di invalidità, cecità, sordità civile, non solo perché non equo, ma anche per evitare probabili contenziosi nei quali lo Stato soccomberebbe. Su analogo tema, infatti, si è già pronunciato il Consiglio di Stato nel 2016. Ecco il testo proposto: “Ai soli fini del Rdc, il reddito familiare, di cui al comma 1, lettera b) numero 4), è determinato ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 159 del 2013, al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’ISEE. Ai fini del presente decreto, non si include tra i trattamenti assistenziali l’assegno di cui all’articolo 1, comma 125, della legge n. 190 del 2014”.
 
Emendamento su agevolazioni alle imprese. L’ultimo emendamento è quello che punta sulle politiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Il decreto prevede una serie di incentivi ai datori di lavoro che assumano persone beneficiarie di reddito di cittadinanza. L’emendamento, a costo zero per l’erario, prevede che gli incentivi del reddito di cittadinanza possano essere erogati solo a condizione che le aziende siano in regola con le assunzioni obbligatorie previste dalla legge 68/1999 (collocamento mirato). L’altra precisazione consente la cumulabilità degli incentivi previsti da questo decreto legge con quelli disciplinati dalla legge 68/1999, rendendo così più vantaggiosa l’assunzione di persone con disabilità.
 
Fiducioso il presidente della Fish Falabella: “Lo staff tecnico del Ministro Fontana, con atteggiamento sicuramente orientato all’ascolto e alla disponibilità, si è riservato di compiere le valutazioni tecniche sugli emendamenti presentati, valutando in seno all’Esecutivo l’ipotesi di recepirli, in tutto o in parte, come Governo al momento del dibattito parlamentare – riferisce – La nostra azione politica non si ferma certo qui né è improntata all’attendismo – conclude – Proseguiremo la nostra pressione assieme a chiunque abbia a cuore queste istanze fino all’ultimo passaggio dell’iter parlamentare, condividendo in modo trasparente tutte le novità, positive o negative”.

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Scuola: stop alle classi pollaio e limite di 20 iscritti in presenza di alunni con disabilità

Fonte www.disabili.com – E’ in discussione in commissione cultura una proposta di legge per limitare il numero di alunni per classe a 22, con tetto massimo di 20 in presenza di bambini o ragazzi con disabilità

Negli ultimi giorni ha suscitato molto interesse una proposta di legge a firma Lucia Azzolina riguardante una significativa riduzione del numero degli alunni per classe. Il testo è in discussione in commissione cultura, alla Camera, ma permangono numerosi interrogativi sui finanziamenti necessari e sui tempi di realizzazione.

Il testo della legge prevede un tetto massimo di 22 alunni per classe, che si dovrebbe concretizzare a partire dall’anno scolastico 2020/21 con una spesa di due miliardi, ma dovrebbe essere avviato già dal prossimo anno scolastico.

Si tratta di una proposta di legge molto significativa che, qualora fosse realizzata, potrebbe consentire importanti miglioramenti non solo nella qualità della didattica, ma anche in quella della più generale quotidianità scolastica ed in quella dell’inclusione.

Il fenomeno delle classi pollaio, infatti, comporta non poche difficoltà per i docenti e per gli alunni: i primi, chiamati a fare lezione a 30 alunni, fanno molta fatica alla personalizzazione e ad assicurare le attenzioni didattiche necessarie agli alunni che presentano maggiori difficoltà; i secondi si ritrovano ad apprendere spesso in condizioni poco confortevoli, in aule troppo piccole e rumorose, in cui l’attenzione per il singolo non di rado dev’essere sacrificata per consentire il regolare proseguimento dei lavori.

In aule troppo affollate, cioè, vi è il rischio concreto del fallimento: dell’inclusione, della vita scolastica in condizioni di sicurezza e di una formazione di qualità. Aumenta l’esposizione al rischio di abbandono scolastico, aumentano le condizioni di lavoro usurante e lo stress per gli insegnanti, aumentano costantemente i ricorsi ai tribunali.  Con il nuovo testo – ha dichiarato la Azzolinanon transigeremo sulla vivibilità delle aule, in particolare in quelle in cui sono presenti studenti con disabilità: non si potrà, obbligatoriamente, superare il tetto dei 20. In tutte le altre, invece, il tetto sarà di 22.

Attualmente, sula base del DPR n. 81/09, centrato su una severa razionalizzazione delle risorse, il numero di alunni per classe previsto è fino a 27 per le classi iniziali di scuola elementare, fino 28 per quelle delle secondarie di primo grado e fino a 30 per il secondo grado. E’ inoltre consentito aggiungere un ulteriore 10%, arrivando ad oltre 30 alunni.
Il provvedimento attualmente in discussione, pertanto, appare molto rilevante, è molto atteso da docenti e genitori e potrebbe comportare significativi miglioramenti nella scuola italiana. Tuttavia, il percorso della legge non è semplice e immediato. Mancano dati sul numero delle classi fuori norma, sulle risorse in più che occorrerebbero, sulle aule in più che servirebbero, sui costi dell’intera operazione. Quest’ultima, infatti, si prefigge anche di ripristinare i posti di lavoro tagliati dalla riforma Gelmini proprio aumentando il numero di alunni per classe. Lo scopo dichiarato, dunque, è mettere al centro un apprendimento di qualità, sostenendo i più deboli e permettendo agli insegnanti di svolgere con più dignità il loro lavoro.

La proposta di legge prevede assoluta inderogabilità del tetto massimo di 20 alunni in presenza di bambini o ragazzi con disabilità. Tale limite, purtroppo, è stato negli anni troppo spesso superato, in modo discrezionale o con deroghe continue. L’attuale dicitura di norma, cioè, che consentiva in realtà ogni deroga, dovrà essere eliminata. Ciò potrà consentire, verosimilmente, una sensibile diminuzione dei ricorsi ai tribunali amministrativi. Nel dossier relativo alla proposta di legge, infatti, leggiamo che in caso di presenza di alunni con disabilità, le medesime classi non possono essere costituite con più di 20 alunni. Si tratta di una previsione tassativa, non subordinata ad alcuna condizione, che intende modificare quanto ora previsto dall’art. 5, co. 2, del DPR 81/2009.

Accogliamo con grande favore questa importante attenzione e ci auguriamo che l’iter della legge possa proseguire superando ogni ostacolo, al fine di poter creare le condizioni per un maggiore benessere dei nostri ragazzi nella vita scolastica. Ciò, va da sé, è di enorme rilievo per tutti gli alunni e, naturalmente, lo è ancora di più per i ragazzi più fragili.

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Lasciti testamentari a favore di enti no profit: cosa sono e come farli

Fonte www.superando.it – In tutta Italia un fitto calendario di incontri, promossi da AISM e Consiglio Nazionale del Notariato, per illustrare con linguaggio semplice le regole di questa forma di solidarietà

Gli italiani sono un popolo di grande generosità: lo riscontriamo nei momenti di grande commozione generale, a ridosso ad esempio di fatti tragici che sconvolgono il Paese, ma sanno esserlo anche nei piccoli gesti quotidiani.

Essere generosi nei confronti del prossimo e della collettività di cui facciamo parte (o di quella che verrà) significa mettere in atto comportamenti consapevoli e  attenti, in grado di contribuire a condizioni di vita migliori per chi sia colpito da problematiche, ma in generale per tutti.

Tra le forme di generosità che stanno prendendo piede, c’è quella del lascito solidale: si tratta di una disposizione testamentaria con la quale si decide di lasciare anche una piccola parte del proprio patrimonio in beneficenza. Questa opzione di grande generosità permette così di lasciare il proprio contributo tangibile a organizzazioni impegnate, ad esempio, nella ricerca scientifica, ma anche nell’assistenza o in altre forme di supporto di soggetti malati o in difficoltà.

Ma come funziona il testamento solidale? Cosa si può lasciare in eredità? Quali sono le organizzazioni più serie, alle quali affidare i propri beni? Per fare chiarezza l’AISM propone una serie di incontri, in collaborazione e con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato, dedicando all’argomento la Settimana Nazionale dei Lasciti AISM.

Dal 21 al 27 gennaio 2019 si terranno 52 incontri sul territorio durante i quali i notai saranno a disposizione dei cittadini, per spiegare e approfondire cosa prevede la legge italiana in materia di diritto successorio, con un linguaggio semplice e chiaro,  per aiutare gli interessati a questa forma di solidarietà a districarsi in una materia tanto complessa.

Qui il calendario degli incontri

Ricordiamo che è disponibile anche la Guida ai lasciti testamentari realizzata da AISM in collaborazione e con il patrocinio del Consiglio Nazionale del Notariato (si può richiedere qui).

Per info:

Numero verde AISM 800-094464
www. aism.it/lasciti

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Sanità, Livelli essenziali di assistenza: 16 le regioni “promosse”

Fonte www.superabile.it – Monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza, secondo i dati del Ministero della Salute, relativo al 2017. Il Piemonte guida le otto regioni che ottengono un punteggio superiore a 200, altre 8 raggiungono un punteggio uguale o superiore a 160 (livello minimo accettabile). Criticità per Campania, Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria e Provincia autonoma di Bolzano.

Il Piemonte guida le otto regioni che ottengono un punteggio superiore a 200, altre otto raggiungono il livello minimo accettabile (tra 200 e 160) mentre per cinque regioni il punteggio è inferiore a 160. Sono i risultati del monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza, secondo i dati del Ministero della Salute che pubblica i punteggi di tutte le regioni in base alla Griglia Lea 2017, per la prima volta comprendendo anche le regioni a statuto speciale non sottoposte a verifica adempimenti (Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Province Autonome di Trento e Bolzano).
 
Nel 2017 risultano valutate positivamente, ottenendo un punteggio uguale o superiore a 160 (livello minimo accettabile) in base alla Griglia Lea, ben 16 regioni. In particolare, le otto regioni che raggiungono un punteggio superiore a 200 sono: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Umbria, Abruzzo e Marche. Altre otto regioni si collocano in un punteggio compreso tra 200 e 160 (livello minimo accettabile): Liguria, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Provincia Autonoma di Trento, Lazio, Puglia, Molise e Sicilia.  Le regioni Campania, Valle d’Aosta, Sardegna, Calabria e la Provincia Autonoma di Bolzano si caratterizzano per i punteggi inferiori a 160 e presentano diverse criticità ascrivibili in particolare all’area della prevenzione (screening e coperture vaccinali) e all’area distrettuale (residenziali anziani e disabili). Le Regioni Calabria e Campania, entrambe sottoposte a regime commissariale, presentano una situazione differente. Mentre la Calabria raggiunge un punteggio inferiore rispetto all’anno precedente, la Campania ha un punteggio migliorativo anche se non raggiunge ancora il livello minimo accettabile. Con riferimento alla P.A. di Bolzano, alla Sardegna e alla Valle d’Aosta si evidenzia il mancato invio di alcuni flussi informativi obbligatori.
 
Le regioni, si spiega nella nota, per poter accedere al maggior finanziamento del SSN – quota premiale del 3% delle somme dovute a titolo di finanziamento della quota indistinta del fabbisogno sanitario al netto delle entrate proprie – sono tenute a una serie di adempimenti, in base all’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005. Le regioni sottoposte alla verifica di tali adempimenti sono quelle ordinarie e la Sicilia (sono escluse la Valle d’Aosta, le due Provincie Autonome di Bolzano e Trento, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna dal 2010). La verifica degli adempimenti è a cura del Comitato Lea, al quale è affidato il compito di monitorare l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza in condizioni di appropriatezza e di efficienza nell’utilizzo delle risorse, al fine di promuovere e garantire l’effettiva erogazione e l’uniformità sul territorio. Tra gli adempimenti, rientra quello relativo all’area “Mantenimento nell’erogazione dei Lea”, che viene certificato attraverso l’utilizzo di un set di indicatori (Griglia LEA) ripartiti tra l’attività di assistenza negli ambienti di vita e di lavoro, l’assistenza distrettuale e l’assistenza ospedaliera.

 

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Terzo Settore: positivo l’incontro con il Governo

Fonte www.superando.it – «È stato un incontro positivo e costruttivo, sia nel metodo che nel merito»: così Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, commenta gli esiti dell’annunciato incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra gli esponenti del Governo e una delegazione del Forum e i rappresentanti di altri importanti enti religiosi e laici del Terzo Settore. Durante l’incontro, tra l’altro, è stata riconfermata la volontà del Governo di correggere la contestata misura di abrogazione dell’IRES agevolata (Imposta sul Reddito delle Società) per gli Enti non commerciali.

«È stato un incontro positivo e costruttivo, durante il quale il presidente del Consiglio Conte e il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Durigon, a nome del Governo, hanno dato al Terzo Settore un segnale importante nel metodo e nel merito. Nel metodo perché è stato aperto un canale di comunicazione e confronto da noi apprezzato, che non sarà una tantum e diventerà strutturale. Nel merito abbiamo apprezzato il riconoscimento del valore del Terzo Settore per il Paese, l’opportunità di aprire un’ampia discussione sulle priorità dell’agenda sociale e la disponibilità all’apertura di un tavolo di collaborazione strutturale».
Così Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – organismo cui aderisce anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e Anffas – commenta gli esiti dell’annunciato incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra gli esponenti del Governo e una delegazione del Forum e i rappresentanti di altri importanti enti religiosi e laici del Terzo Settore.

«Abbiamo preso atto – prosegue Fiaschi – degli impegni assunti dal Presidente del Consiglio e dal Sottosegretario per un rapido completamento dei provvedimenti attuativi della riforma del Terzo Settore [Legge 106/16, N.d.R.], in primis la definizione deolle attività secondarie e strumentali, le Linee Guida per la raccolta fondi e per il bilancio sociale e le Circolari sugli obblighi di pubblicità relativa ai contributi pubblici. È stata inoltre condivisa l’urgenza di completare e, dove necessario, rafforzare strutture di vigilanza degli Enti di Terzo Settore, per evitare abusi e premiare, sostenere e incentivare il Terzo Settore virtuoso e meritevole. Vogliamo ancora esprimere la nostra soddisfazione anche per l’assicurazione dell’immediato insediamento della Cabina di Regia, la revisione della sua composizione, dell’attivazione entro l’anno del Registro Unico e di quella dei Tavoli Interministeriali per l’armonizzazione normativa».

«Abbiamo riaffermato infine – conclude la Portavoce del Forum – le preoccupazioni relative alla misura di abrogazione dell’IRES agevolata [l’IRES è l’Imposta sul Reddito delle Società, N.d.R.], per gli Enti non commerciali in merito alla quale il Governo ha riconfermato la volontà di correggere in pochi giorni la Manovra ripristinando lo status quo. Restiamo quindi in attesa dei dettagli dell’azione correttiva per valutarne la piena efficacia».