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“Dopo di noi”, ripartito il fondo: 51,1 milioni alle regioni per il 2018

Fonte www.redattoresociale.it – Terza tranche del fondo, destinato alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. L’assegnazione è prevista dal decreto interministeriale Lavoro, Disabilità, Salute, Economia. Il Fondo è stato istituito dalla legge 112/2016. Oltre 8 milioni alla Lombardia.

E’ in arrivo anche la terza tranche del Fondo per il Dopo di noi: 51,1 mioni per il 2018, ripartiti in base al decreto interministeriale (reso noto da Quitidiano Sanità) che coinvolge i dicasteri del Lavoro, Famiglia e disabilità, Salute ed economia, appena firmato e ora in attesa dell’approvazione in Conferenza unificata.

Il fondo è stato istituito dalla legge 112/2016 “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, che ha previsto uno stanziamento di 90 milioni per il 2016, 38,3 per il 2017 e 56,1 milioni per il 2018, ridotti a 51,1 milioni dalla legge di bilancio 2018. 

La fetta maggiore va alla Lombardia, con oltre 8,5 milioni di euro per una quota di popolazione nella classe di età 18-64 anni pari al 16,8%; seguono la Campania e il Lazio, cui vengono assegnati rispettivamente circa 5,1 milioni (per una quota di popolazione del 10,1% in entrambe le regioni).

fondo dopo di noi 2018 tabella riparto

 

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Come ottenere libri scolastici digitali per bambini e ragazzi con DSA o legge 104/1992

Fonte www.disabili.com – L’associazione AID dà la possibilità a ragazzi con disturbi di apprendimento di avere testi scolastici in formato pdf

Per i bambini e i ragazzi con un disturbo di apprendimento la versione digitale del testo scolastico può essere un aiuto importante nello studio. I libri digitali, infatti, hanno il vantaggio di poter essere utilizzati con programmi di sintesi vocale e software progettati per creare mappe concettuali; questi strumenti permettono agli studenti di compensare le difficoltà derivanti dal disturbo e studiare con una maggiore autonomia e indipendenza.

SERVIZIO LIBRI AID – Già da un po’ di anni l’Associazione Italiana Dislessia (AID) ha creato il servizio “LibroAID”, attraverso il quale i libri scolastici in formato digitale (file pdf aperti) vengono erogati agli studenti con diagnosi DSA o certificazione di L. 104/1992, grazie al protocollo siglato con l’Associazione Italiana Editori (AIE) e alla collaborazione degli editori aderenti al servizio.
Quest’anno il servizio è già attivo, ed è valido per i libri dell’anno scolastico 2018/2019.

COME FUNZIONA – I libri erogati consistono in un file di testo in formato pdf aperto, che rispetto ai libri in formato chiuso possono essere letti dai sofware compensativi; sono quindi uguali ai corrispettivi cartacei, con la differenza che possono essere visualizzati e letti da computer. È possibile evidenziarli, prendere appunti, creare riassunti di testo o costruire mappe concettuali.

REQUISITI PER ACCEDERE – I requisiti per usufruire del servizio LibroAID sono:
essere in possesso di diagnosi DSA o legge 104/1992 dello studente: in fase di inserimento dei dati anagrafici dello studente è necessario caricare una copia digitale della certificazione, che dovrà essere validata dalla AID, prima di poter accedere al servizio.
– dichiarazione di regolare acquisto del libro in formato cartaceo
– garanzia di utilizzo solo personale del libro da parte dello studente dislessico.
– iscrizione all’Associazione Italiana Dislessia in regola con l’anno 2018.

ITER PER RICHIEDERE I TESTI – Per chi volesse usufruire del servizio Libro AID gli step da seguire sono:
1. Chiedere alla scuola del proprio ragazzo l’elenco dei libri di testo per l’AS 2018/19, completo dei codici ISBN dei singoli libri
2. Rinnovare la quota associativa AID per l’anno 2018 (40 euro o 25 euro per i soci dai 18 ai 25 anni:) sul sito;
3. Caricare la diagnosi DSA o L. 104/1992, in formato digitale, all’interno dell’area riservata di socio AID, sul sito aiditalia.org. La diagnosi dovrà essere validata da AID per consentire l’accesso al servizio;
4. Entrare in LibroAID.it, accedendo con le stesse credenziali di AID (utente e password) e compila le richieste dei libri.

È consigliato di scegliere la ricezione dei testi, se disponibili, in versione “downloadabile”: a conclusione dell’ordine visualizzerai un link per scaricarli e potrai averne l’immediata disponibilità.
In alternativa si può scegliere la spedizione del CD contenente i libri digitali: questa soluzione prevede tempi più lunghi per la gestione e la consegna dell’ordine, effettuato con posta ordinaria (20-25 giorni).

Per maggiori informazioni:

Sito AID Italia

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L’Europa deve fare di più per le donne con disabilità

Fonte www.disabili.com – Pur rappresentando il 16 % della popolazione femminile totale in Europa, vale a dire 40 milioni di donne, la categoria delle donne e ragazze con disabilità è una delle più vulnerabili ed emarginate nella società europea

Essere donna ed essere disabile significa, per 40 milioni di donne nell’intera Europa, essere a rischio di discriminazione. Una discriminazione che è doppia, in quanto dovuta sia al genere che alla disabilità. In merito alla questione, si è fatto recentemente il punto sulle politiche che gli stati membri mettono in campo per evitare queste discriminazioni e la conseguente esclusione sociale delle donne europee con disabilità.

LA DOPPIA DISCRIMINAZIONE – L’11 luglio il Comitato economico e sociale europeo (CESE), l’organo che rappresenta la società civile organizzata dell’UE, ha infatti invitato le istituzioni europee e gli Stati membri a fare molto di più per proteggere le donne e le ragazze con disabilità, le quali nella società europea devono costantemente far fronte ad una discriminazione dalle molteplici forme.

POLITICHE DI TUTELA NON INTEGRATE – Nel parere sull’argomento, adottato nella sessione plenaria di luglio, il CESE osserva che l’UE e i suoi Stati membri non dispongono di un quadro giuridico solido atto a tutelare e garantire i diritti umani di tutte le donne e le ragazze con disabilità. Non solo: da un lato, le loro politiche di genere non tengono conto della questione della disabilità, e specularmente, dall’altro, essi non hanno integrato una prospettiva di genere nelle loro strategie in materia di disabilità, il che contravviene alla legislazione in vigore in questo campo.

DONNE DISABILI = PERSONE INVISIBILI – “Le donne con disabilità hanno bisogno di un sostegno ad hoc, eppure non viene loro riservata un’adeguata attenzione in nessuna delle strategie dell’UE, né nella strategia dedicata alle donne né in quella a favore delle persone con disabilità. È come se queste donne non esistessero, come se valessero meno del resto della popolazione”, ha puntato il dito la relatrice del testo Gunta Anča dinanzi all’Assemblea plenaria.

COME INTERVENIRE – Nel parere il Comitato esorta inoltre l’UE e i suoi Stati membri ad attuare la Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità e in particolare l’articolo 6, che è relativo alle donne con disabilità.
Invita anche ad utilizzare i fondi dell’UE per aiutare gli Stati membri a promuovere l’accessibilità e la non discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze con disabilità.
Il CESE insiste sull’importanza che l’UE e gli Stati membri aderiscano alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica: rispetto alle altre donne, infatti, le donne con disabilità sono da 3 a 5 volte più esposte al rischio di diventare vittime di violenza.
Chiede un migliore accesso all’assistenza sanitaria per queste donne, tanto a servizi specificamente concepiti per le persone con disabilità quanto a servizi di assistenza sanitaria di carattere più generale. Poiché le strutture e le attrezzature per l’assistenza sanitaria, comprese le apparecchiature per la mammografia e i lettini per gli esami ginecologici, presentano spesso problemi di accessibilità fisica per le donne con disabilità, queste finiscono per essere escluse da misure di medicina preventiva, ad esempio dagli screening dei tumori al seno.

40 MILIONI DI DONNE A RISCHIO EMARGINAZIONE – Pur rappresentando il 16 % della popolazione femminile totale in Europa, vale a dire 40 milioni di donne, la categoria delle donne e ragazze con disabilità è una delle più vulnerabili ed emarginate nella società europea.
“Molti responsabili politici semplicemente ignorano questo gruppo, e mancano sufficienti studi e dati statistici al riguardo. Non solo la condizione delle donne e ragazze con disabilità è peggiore rispetto a quella delle donne non disabili, ma lo è anche rispetto a quella degli uomini con disabilità, ha precisato Gunta Anča.

ESCLUSE DA LAVORO, SCUOLA, POLITICA – Sono spesso escluse da un’istruzione e una formazione inclusive, e presentano un basso tasso di occupazione: 18,8 %, rispetto al 28,1 % degli uomini con disabilità che hanno un lavoro. Le donne con disabilità non assumono ruoli guida o dirigenziali e non prendono sufficientemente parte alla vita politica né alla vita pubblica. Tutti questi fattori le espongono a un rischio maggiore di esclusione sociale e di povertà.

DIRITTI SESSUALI E  RIPRODUTTIVI – Nel parere il CESE mette particolarmente l’accento sui diritti sessuali e riproduttivi, che vengono spesso negati alle donne con disabilità a causa di stereotipi e pregiudizi dannosi presenti sia all’interno della cerchia familiare che nella comunità di appartenenza.
“Alle donne con disabilità in molti casi viene consigliato di sottoporsi alla sterilizzazione, poiché viene loro ripetuto che è meglio che non abbiano bambini. Chi tra queste donne desidera avere figli trova scarsissimo sostegno”, ha dichiarato Anča. Il CESE chiede di porre fine alle sterilizzazioni forzate e insiste perché a tutte le donne sia riconosciuto il diritto di decidere in piena autonomia se conservare la loro fertilità o fondare una famiglia.
Alcune leggi impediscono alle donne con disabilità di prendere decisioni in merito alla loro vita. Diversi ostacoli si frappongono inoltre all’esercizio dei loro diritti di cittadine dell’UE,” ha concluso la relatrice Anča.

SERVE MAGGIORE E MIGLIORE INFORMAZIONE – Oltre al fatto di doversi battere contro la Storia, gli atteggiamenti e i pregiudizi, le donne e le ragazze con disabilità sono totalmente ignorate dai mezzi d’informazione, che al massimo le “considerano da una prospettiva medico-sanitaria asessuata”, passando sotto silenzio le loro capacità e il loro contributo all’ambiente in cui vivono.
Il CESE propone all’UE e agli Stati membri di lanciare una campagna di sensibilizzazione sulle normative in materia di disabilità, per rafforzare la visibilità delle donne disabili e contribuire a combattere i pregiudizi nei loro confronti.

Nel corso del dibattito sul parere alla plenaria del CESE, è stato sottolineato che le donne con disabilità dovrebbero partecipare attivamente alle elezioni europee, non solo in quanto elettrici, ma anche come candidate.

Il parere è stato elaborato su richiesta del Parlamento europeo, quale contributo del Comitato alla relazione sull’argomento che il PE pubblicherà in autunno.

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Verso un codice per le disabilità, “che renda applicabili tutte le norme”

Fonte www.superabile.it – Il sottosegretario Zoccano entra nel merito del codice per le disabilità, annunciato dal premier Conte durante la visita alla comunità di Sant’Egidio. “Un modo per affrontare in maniera sistemica i diritti delle persone con disabilità”. Le priorità: Dopo di noi, caregiver, lavoro, Isee. “Coinvolgeremo le associazioni. Niente su di noi senza di noi”.

Un “codice delle disabilità, una sorta di ‘Bill of rights’, in cui dove concentrare tutte le norme in materia”: è quanto ha annunciato ieri sera il premier Conte, in occasione della visita alla Comunità di Sant’Egidio. Un progetto condiviso con il sottosegretario per le disabilità Vincenzo Zoccano, che già sta lavorando all’elaborazione del testo. “E’ un modo nuovo per affrontare in maniera sistemica le politiche sui diritti delle persone con disabilità, in passato affrontate a compartimenti stagni – spiega a SuperAbile il sottosegretario – Come avvenuto per il Terzo settore, crediamo che occorra anche per le disabilità un codice che aiuti gli enti locali e chi deve applicare tutte le leggi fatte nel tempo, organizzandole in modo organico. Io inizialmente avevo pensato a un Testo unico, ma confrontandoci con il premier, abbiamo convenuto che il codice sia la forma migliore, tanto più che sulla disabilità già esiste una legge quadro, la 104/93. Concretamente, sarà un decreto legislativo successivamente convertito in legge, che offrirà una panoramica precisa sulle norme preesistenti e ci permetterà nel tempo di intervenire su norme puntuali, come il Dopo di noi, l’autismo, la legge 68/99 e la stessa revisione della legge 104. E’ una lavoro appena iniziato – ci riferisce – che condivideremo con le organizzazioni delle persone con disabilità. Vorremmo concluderlo entro il prossimo autunno, ma forse sono troppo ottimista”.
 
Il codice, appena annunciato, sta già suscitando qualche protesta: “Sui social – riferisce ancora Zoccano – qualcuno critica l’idea di un codice dedicato alle disabilità, ritenendolo ghettizzante. Io smentisco decisamente quest’affermazione: anche il Terzo settore, allora, avrebbe dovuto levare gli scudi contro un codice dedicato. Sta a noi renderlo non ghettizzante: io, che vivo la disabilità sulla mia pelle,posso assicurare che non farei mai una legge contro me stesso”.
 
Tra le priorità che il sottosegretario evidenzia, c’è la legge sul caregiver, “che le famiglie attendono con ansia. Oggi – ricorda – esiste un finanziamento, che riteniamo insufficiente, per investire su questi eroi prigionieri dell’amore. Ma serve un codice sistemico”. Altri temi cruciali sono il lavoro, il Dopo di noi e l’Isee: riguardo quest’ultimo, dobbiamo togliere inequivocabilmente dal computo tutte le prestazioni socio-assistenziali. Su Isee e disabilità – afferma Zoccano – esistono più ombre che luci. Noi intendiamo lasciare solo le luci: il disagio di una persona con disabilità non dipende infatti dal suo reddito o dal bilancio familiare, ma da una serie di fattori, come il contesto geografico, sociale e culturale. Non basta allora guardare al portafoglio, ma è necessario guardare nella vita di queste persone, attraverso un’analisi mirata”.
 
Per quanto riguarda il fondo per la non autosufficienza,”riteniamo che vadano fatti investimenti maggiori. Vogliamo che le persone non autosufficienti abbiano la loro dignità, che è l’abilità residua per eccellenza. Per far questo, servono dati precisi, che chiederemo all’Inps di fornirci”. In merito invece agli accertamenti, , “io non voglio mai più persone con disabilità stabilizzata essere chiamate e umiliate davanti alle commissioni. Non vogliamo più la ‘caccia alle streghe’, non si dovrà più sparare nel mucchio per colpire pochi. E’ vero che esistono i falsi invalidi, ma sono sempre molto pochi rispetto a quelli veri. E poi bisogna colpire il falso invalido e chi lo ha certificato: anche su questo, adotteremo misure molto severe”.
 
In tutta la sua politica per le disabilità, c’è un principio guida, al quale ci atterremo: ‘nulla su di noi senza di noi‘: massimo coinvolgimento, quindi, di tutte le organizzazioni delle persone con disabilità. E c’è una convinzione di fondo, che mi piace ripetere come un mantra: dove vive bene una persona con disabilità, viviamo meglio tutti”.

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Progetto Skills, aperte le iscrizioni per la formazione

Sono aperte le iscrizioni per la formazione del progetto Skills, il progetto europeo a cui sta lavorando Anffas – insieme a Scozia, Belgio, Inghilterra e Finlandia – per promuovere la piena cittadinanza delle persone con
disabilità
migliorando e potenziando le capacità e le competenze dei vari stakeholder nell’ambito del sistema di Self-Directed Support. Il progetto vuole quindi definire il tipo di sistemi di Self-Directed Support (supporti di gestione diretta) attualmente presenti e attivi in Europa e capire come possono supportare al meglio le persone con disabilità nella libera gestione della loro vita. In particolare, gli obiettivi del progetto sono:

  • migliorare le capacità e le competenze delle persone con disabilità, delle loro famiglie e dei professionisti del settore relativamente all’ambito dei sistemi di Self-Directed Support al fine di consentire un uso consapevole e proficuo del sistema in questione;
  • promuovere l’inclusione sociale e il sistema di Self-Directed Support nell’ambito dell’educazione formale degli adulti;
  • promuovere una effettiva cooperazione intersettoriale tra provider di servizi, autorità e persone con disabilità e loro famiglie

Per sapere come partecipare alla formazione, è possibile leggere di seguito la notizia in versione facile da leggere.

Logo Linguaggio facile da leggere

Versione facile da leggere

 

Versione facile da leggere

Anffas Onlus sta lavorando ad un progetto

che si chiama Skills.

Con questo progetto

Anffas e altre 4 associazioni europee

di Belgio, Scozia, Inghilterra e Finlandia,

vogliono imparare meglio cos’è il Self-Directed Support

e come funziona negli altri paesi europei.

Self-Directed Support è una parole inglese

che in italiano significa supporto personalizzato

e controllato dalla persona che lo riceve.

È una cosa nuova per l’Italia

ma che già funziona in altri paesi europei

come Scozia e Inghilterra.

Il progetto Skills aiuterà

a capire meglio cos’è questo tipo di supporto

e cercheremo di capire

se anche in Italia esiste qualcosa di simile

e come fare per poterlo richiedere.

Ad esempio, il progetto individuale ed il budget di progetto.

Nella formazione di Skills

viene spiegato anche

cosa sono il progetto individuale

e il budget di progetto.

 Pre il progetto Skills, Anffas organizza

la formazione per le persone con disabilità e i loro familiari.

per spiegare cosa vuol dire “Self-Directed Support”,

come funziona nelle altre nazioni

e per capire se esiste qualcosa di simile anche in Italia

e come poterlo richiedere.

La lezione sarà online

per cui tutti possono partecipare

da casa o dalla propria struttura di riferimento,

anche in gruppo.

Per partecipare basta avere un computer

con una buona connessione ad internet,

una webcam,

che è la videocamera del computer,

un microfono

e i programmi per il computer

che si chiamano Adobe Flash Player e Java

che devono essere aggiornati.

Alla lezione possono partecipare

al massimo 15 persone.

Le lezioni sono in due date diverse

e si può scegliere la data che si preferisce.

Una lezione c’è il 26 settembre 2018

dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

 L’altra lezione c’è il 03 ottobre 2018

dalle ore 10.00 alle ore 13.00.

Per iscriversi bisogna compilare la scheda

che trovate qui

e inviarla a nazionale@anffas.net

entro il giorno 08 settembre 2018.

Se le persone che decidono di partecipare alla formazione

fanno parte di un gruppo

possono collegarsi da un unico computer

ma devono comunque compilare

e inviare una scheda di iscrizione per ogni partecipante.

L’indirizzo e-mail invece può essere lo stesso per tutti.

Unavolta fatta l’iscrizione

Anffas invierà delle informazioni

prima e dopo la lezione.

Durante la lezione,

gli insegnanti daranno molte spiegazioni,
suggerimenti ed esercizi.

Durante la lezione si possono fare delle domande
e si possono mandare delle e-mail anche dopo la lezione.

Se volete avere informazioni sul progetto

potete mandare una e-mail

all’indirizzo comunicazione@anffas.net                 

Ricordiamo che le lezioni

sono aperte alle persone con disabilità

e ai loro familiari.

Se le persone hanno bisogno dell’aiuto di un operatore o un facilitatore

anche lui può partecipare alla lezione.

È molto importante partecipare a questa formazione

per capire meglio come potere

essere i protagonisti

del proprio progetto di vita

e per scoprire come funziona

negli altri paesi europei.

 

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“Capacity, la legge è eguale per tutti”: online la consultazione pubblica lanciata da Anffas

È online da ormai una settimana la consultazione pubblica prevista nell’ambito del progetto “Capacity: la legge è eguale per tutti – Modelli e strumenti innovativi di sostegni per la presa di decisioni e per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità intellettive”*  (co-finanziato dal Ministero del Lavoro ex art.12 co.3 legge 383/00 e presentato al pubblico nel dicembre 2017), iniziativa che si prefigge di sperimentare modelli innovativi di sostegno al processo decisionale per le persone con disabilità, in particolare intellettive e disturbi del neuro-sviluppo, in attuazione dell’art.12 della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità (Eguale riconoscimento di fronte alla Legge) al fine di individuare i possibili assi di miglioramento della normativa e di redigere delle raccomandazioni per i decisori politici così da adeguare la vigente normativa alle previsioni della citata Convenzione Onu.

Prima in assoluto nel suo genere, la consultazione può essere compilata tramite apposito questionario online e, cosa fondamentale, vedrà anche la diretta partecipazione delle persone con disabilità intellettive poiché Anffas ha realizzato una versione completamente accessibile scritta in linguaggio facile da leggere:

è possibile accedere alla consultazione tramite internet seguendo il link HTTPS://IT.SURVEYMONKEY.COM/R/CAPACITYANFFAS

e per la versione in facile da leggere, dedicata alla persone con disabilità intellettive, seguendo il link HTTPS://IT.SURVEYMONKEY.COM/R/CAPACITYETR

Obiettivo dell’iniziativa è quello di contribuire alla stesura dell’analisi “Valutazione della conformità della normativa italiana all’articolo 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD)”, documento elaborato dall’Istituto di Studi Giuridici Internazionali (ISGI), che è stato presentato sempre oggi durante l’evento e che sta attualmente indagando sulle criticità e gli aspetti positivi dell’attuale sistema giuridico-normativo italiano illustrando anche le attività connesse alla sperimentazione, avviata sull’intero territorio nazionale, con il diretto coinvolgimento delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, volta a sviluppare ed adattare modelli innovativi e pratiche di sostegno particolarmente promettenti.

Ciò a cui si vuole arrivare è la realizzazione del primo studio nazionale italiano in materia di sostegni al processo decisionale per le persone con disabilità, specie intellettive. Studio che sarà portato avanti con la collaborazione di importanti enti ed università a livello nazionale ed internazionale e che analizzerà l’attuale contesto e individuerà i futuri possibili assi di miglioramento e le raccomandazioni per i decisori politici ed istituzionali.

La consultazione è quindi aperta a tutti, non solo alla rete Anffas, e vuole, tramite il diretto coinvolgimento di persone con disabilità, famiglie, esperti ed istituzioni, giungere all’elaborazione, il più possibile condivisa, di proposte innovative e di nuove risposte al tema del sostegno alla presa di decisioni per le persone con disabilità andando ad evidenziare anche temi importanti come gli strumenti di tutela giuridica (e quindi interdizione, inabilitazione, amministrazione di sostegno), l’esercizio del diritto di voto, la scelta di dove come e con chi vivere, il consenso informato, privacy, ecc. Argomenti che purtroppo spesso non vengono presi in considerazione.

Anffas quindi invita tutti a dare il proprio contributo a questa importante ed innovativa analisi! C’è tempo fino alla fine del mese di settembre!

Per informazioni sul progetto www.anffas.net

*Realizzato con contributo finanziario concesso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’annualità 2016 a valere sul Fondo per l’Associazionismo di cui alla legge n.383 del 2000

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Alunni con disabilità vittime di discriminazioni: tutelati da una legge poco usata

Fonte www.disabili.com – Una legge del 2006 prevede tutela inibitoria e risarcitoria per le persone con disabilità vittime di discriminazioni, ma è stata poco applicata nelle vicende giudiziarie, anche scolastiche.

Spesso i genitori di bambini o ragazzi con disabilità raccontano, soprattutto nelle pagine dei social network, episodi riguardanti i loro figli che nella vita scolastica subiscono micro o macro esclusioni, o anche episodi più o meno gravi di vere e proprie discriminazioni. Si tratta di vicende molto eterogenee, che spaziano dalla routine scolastica alle uscite didattiche, dalle relazioni con i pari a quelle con i docenti, con i dirigenti ecc. e che, naturalmente, turbano profondamente la serenità ed il benessere dei loro figli. Non è raro che riportino anche atteggiamenti di chiusura o di palese ostilità da parte degli altri genitori, soprattutto se la situazione di disabilità vissuta dai loro figli è causa di comportamenti che vengono da essi percepiti come azione di disturbo delle attività scolastiche.

Molte famiglie cercano di informarsi, di capire se i loro figli siano effettivamente vittime di atteggiamenti discriminatori. Per tale ragione, acquisiscono nel tempo maggiori conoscenze, anche di tipo normativo, che comportano una maggiore consapevolezza dei diritti dei loro ragazzi, nella vita scolastica ed extrascolastica. Molti genitori, dunque, riescono oggi a rigettare richieste illecite come la non partecipazione ad una gita o la riduzione del tempo scuola, che inibiscono l’esercizio del diritto alla piena partecipazione alle attività scolastiche. Al tempo stesso, ricorrono spesso ai tribunali amministrativi quando invece non viene tutelato il diritto alla presenza adeguata del docente per le attività di sostegno se le amministrazioni assegnano risorse non sufficienti.

Tuttavia vi è un’importante legge che, benché nata proprio per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni, ha trovato fino ad oggi scarsa applicazione, anche in ambito scolastico. Si tratta della L. n. 67/06, che ha introdotto in Italia un vero e proprio mezzo per ottenere tutela dalle discriminazioni verso le persone disabili. Essa prevede che, se accertata la discriminazione, il giudice possa ordinare il risarcimento del danno subito e la cessazione della discriminazione (se ancora in corso). Può inoltre adottare provvedimenti idonei a rimuovere gli effetti della discriminazione ed ordinare la rimozione delle discriminazioni accertate. Le azioni di discriminazione contro cui è possibile ricorrere sono quella diretta – trattamento meno favorevole per motivi connessi alla disabilità – e quella indiretta – in cui un fatto apparentemente neutro mette una persona con disabilità in posizione di svantaggio. Inoltre, si può reagire anche contro le molestie e contro quei comportamenti posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona o creano un clima di intimidazione ed umiliazione nei suoi confronti.

Questa legge, però, è stata fino ad ora poco usata nei tribunali italiani, come abbiamo avuto modo di ricordare anche in questo nostro articolo. I dati del Centro antidiscriminazione Bomprezzi (CAFB) della Ledha, infatti, evidenziano che i ricorsi basati sulla legge 67 in oltre dieci anni sono stati solo 64.  Tra luglio 2015 e giugno 2018 state oltre tremila le segnalazioni arrivate al centralino del CAFB e il 33% di esse ha riguardato proprio la scuola. La prevalenza di segnalazioni relativa al tema dell’inclusione scolastica è dovuta, da una parte, al buon livello di consapevolezza sui propri diritti raggiunto dalle famiglie su questo tema. Dall’altro, dalla presenza di un ampio quadro normativo cogente e vincolante, che ha consentito a numerosi Tribunali di accertare diverse condotte discriminatorie e di condannare i relativi responsabili, spiega l’avvocato L. Abet.

Tuttavia, i processi celebrati in base alla L. 67 sono pochissimi. Si tratta di uno strumento utile ed efficace per il contrasto alle discriminazioni, di cui però non sono state ancora sfruttate tutte le potenzialità. E’ importante, perciò, che le persone con disabilità e le loro famiglie possano conoscerlo e chiederne l’applicazione, qualora ravvisino atteggiamenti e comportamenti discriminatori lesivi verso la propria persona o quella di un loro congiunto, a scuola, nella vita lavorativa e sociale, nelle relazioni pubbliche o nell’esercizio dei diritti di cittadinanza.