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BANDO “SPORT MISSIONE COMUNE 2017”

Fonte www.superabile.itIl bando è stato aperto il 6 settembre e si chiuderà il 28 ottobre 2017. L’iniziativa è nata con la sottoscrizione del Protocollo tra l’Istituto per il Credito Sportivo (ICS) e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) per la realizzazione e la riqualificazione di impianti sportivi (tra questi le piste ciclabili e gli impianti a servizio delle strutture scolastiche).

Nel protocollo è esplicitamente indicato, come interesse delle parti coinvolte: l’implementazione delle politiche per l’accesso alla attività sportiva da parte di persone con disabilità.

I Comuni e/o alle Unioni dei Comuni possono attingere ad un fondo di cento milioni di euro di finanziamenti e ventuno milioni di euro di contributi in conto interessi, su un importo complessivo di duecento milioni di euro stanziati. Gli interventi, che devono essere sottoposti a rilascio di parere da parte del CONI, possono riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il miglioramento, l’efficientamento energetico, la messa a norma e la ristrutturazione di quelli esistenti.

Le spese per le quali è previsto il contributo sono quelle sostenute per i lavori (edili ed impiantistici) per le attrezzature sportive e per i materiali, ma anche per l’acquisto di aree sulle quali costruire la struttura o di immobili nei quali realizzare le attività sportive; sono inclusi i costi per la progettazione e direzione lavori dell’intervento.

I progetti, che possono essere presentati ed essere ammessi al contributo, devono essere in una fase avanzata della progettazione: definitivi ed esecutivi, con una tempistica prevista per la realizzazione di diciotto mesi dalla stipula del contratto.

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NASCE LA CASA DELLO SPORT PARALIMPICO

Fonte www.superabile.it – Nei campi già si corre o si gioca come se fosse una normale giornata di allenamenti: la pista di atletica frequentata da giovanissimi, i campi di calcio occupati dai ragazzi amputati e da quelli non vedenti, la terra battuta del tennis animata dagli atleti in carrozzina. Si gioca, si fatica e ci si diverte, ma questa non è una giornata come tutte le altre: lo dimostrano il gran numero di abiti eleganti che girano tutto intorno, non proprio l’abbigliamento ideale per correre e divertirsi. E’ la solenne inaugurazione del “Centro di preparazione paralimpica” di via delle Tre Fontane a Roma: suona l’inno di Mameli per l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che viene a tagliare il nastro che segna finalmente l’avvio ufficiale di una struttura attesa da oltre un decennio e ora pronta ad ospitare tanti atleti, con disabilità e non solo. Suona l’inno e viene cantato, anzi urlato, dalle ragazze della nazionale di pallavolo che ai mondiali per atleti sordi hanno regalato un grande successo ai colori azzurri.

Il “Centro di preparazione paralimpica” delle Tre Fontane a Roma è il primo progetto polifunzionale sul territorio nazionale dedicato specificatamente alla pratica e alla promozione delle discipline sportive per la popolazione con disabilità fisica, intellettivo-relazionale e sensoriale.

La struttura, realizzata su un’area di 7 ettari, in concessione al Comitato Italiano Paralimpico, è stata attrezzata per favorire l’attività sportiva, amatoriale e agonistica, delle persone con disabilità e non. Nel Centro di Preparazione Paralimpica sarà possibile praticare diverse discipline sportive fra cui tennis, torball, goalball, calcio e calcio a cinque, nuoto, scherma, atletica, tennis tavolo, danza moderna. Ad oggi sono stati realizzati la piscina, il fabbricato con gli uffici e gli spogliatoi, l’area ristoro, la pista di atletica, il campo di calcio a 11, i campi da tennis e quelli per il calcio a 5.

Sono stati completati anche i parcheggi ed è stata sistemata l’area esterna a verde. L’intero progetto prevede anche la realizzazione di un palazzetto polifunzionale e una foresteria per avviare un percorso di welfare attivo con l’obiettivo di ospitare una sorta di fase 2 del percorso riabilitativo. Il completamento di questo secondo lotto sarà possibile anche grazie a uno stanziamento di 6.500.000 euro da parte del Cipe.

Si tratta dunque di un modello progettuale unico nel suo genere per la sua completa accessibilità sia a livello di attività sportive che come percorsi interni all’impianto, anche per quanto riguarda le strutture non sportive (area ristoro, uffici e spogliatoi). Ma non solo sport: il Centro di Preparazione Paralimpica ospiterà anche manifestazioni, eventi sportivi, stage e tirocini per tutti gli studenti delle scuole e degli istituti universitari convenzionati con il Comitato Paralimpico, sia a livello nazionale che con le sue articolazioni regionali, con le Federazioni Sportive Nazionali e le Federazioni Sportive Paralimpiche, al fine di ricercare una più completa integrazione fra persone disabili e normodotate.

PANCALLI. “Non nascondo l’emozione per questo giorno”, dice il presidente del Cip, Luca Pancalli, ricordando quel giorno del 2006 in cui veniva posta la prima pietra di una struttura che avrebbe dovuto essere inaugurata nel 2009. “Ci sono stati problemi su problemi, sono passati 4 sindaci e 2 commissari, ma ce l’abbiamo fatta”. Pancalli parla di “impresa” e di “sogno realizzato”: “Quando, 37 anni fa, subii il mio incidente sportivo e iniziai la riabilitazione in un centro austriaco, fui colpito dalla presenza di un centro sportivo attiguo a quello della riabilitazione in cui si allenavano atleti in carrozzina. Con i miei compagni di riabliitazione rimanemmo affascinati dalla eleganza dei loro gesti atletici. Rientrato in Italia, portai con me il sogno di vedere realizzato un centro di quel genere, un luogo che potesse rappresentare un momento di avviamento allo sport per tante persone con disabilità, un luogo pensato per i ragazzi con disabilità ma inclusivo, non esclusivo. Le carrozzine a bordo vasca, le protesi sulla pista di atletica qui saranno non l’eccezione, ma la norma: ciò che dovrebbe accadere in tutte le strutture sportive”.

“Ho conosciuto una bambina, Sara, qualche giorno fa: lei gioca a basket in carrozzina e ha un sorriso contagioso. Il nostro compito non è solo quello di coltivare risultati agonistici, ma di regalare un sorriso a tanti bambini come Sara”.

MATTARELLA. “Volevamo vedere questo movimento adulto, ora è cresciuto”: parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che si dice felice nel prendere parte all’inaugurazione del Centro. “Lei – dice a Pancalli – ha parlato di un sogno, ma quel sogno non era solo suo, bensì di tanti, di un intero Paese, anche se avvertito e interpretato da alcune avanguardie più capaci di visione. Questa condizione si è raggiunta, le Paralimpiadi di Rio de Janeiro sono state un evento di straordinaria importanza per il nostro Paese. Hanno avuto un valore pedagogico per il nostro Paese, facendo comprendere a schiere di giovani con disabilità che si può realizzare un sogno. Questo è un grande risultato”.

MALAGO’ E RAGGI. Presente anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Ho un sogno: che le due facce dello sport italiano, quella olimpica e quella paralimpica, diventino un giorno una stessa medaglia”.

“La nostra città – ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, si dota di un complesso sportivo eccezionale, innovativo e futuristico: è la prova che Roma e l’Italia sanno primeggiare, e che il lavoro di squadra permette di raggiungere qualsiasi risultato”.

Quel lavoro di squadra che, sottolinea Raggi, è stato compiuto anche dalle Istituzioni per superare gli ultimi ostacoli: “La soluzione agli ultimi impedimenti è stata un modello di collaborazione interistituzionale”.

LOTTI. “E’ una giornata che ci riempie di orgoglio”, dice il ministro dello Sport, Luca Lotti, “una struttura che è un modello unico nel suo genere e che deve essere celebrata come una grande infrastruttura di interesse strategico per il paese”. Lotti ricorda l’abbraccio fra l’atleta paralimpico Oscar De Pellegrin e il suo allenatore dopo la vittoria dell’oro nel tiro con l’arco a Londra 2012, e ripete le parole del campione oggi ambasciatore dello sport paralimpico: “Nella nostra società quello che non si conosce si esclude, noi del movimento paralimico dobbiamo essere i principali attori per farlo conoscere, dando speranza a chi ne ha bisogno”. Per questo, dice Lotti, “il nastro che tagliamo oggi non è quello del traguardo, questo è un inizio”. E sottolinea il finanziamento di 6 milioni e mezzo di euro stanziato dal Cipe per completare l’opera. E guardando al futuro, ricorda anche il passato, quello della Roma del 1960 che dopo aver ospitato le Olimpiadi vide anche quei Giochi internazionale per paraplegici che poi, anni dopo, vennero riconosciuti come la prima edizione delle moderne Paralimpiadi.

Una storia nata al Centro Paraplegici di Ostia, in casa Inail,.grazie all’intuizione del direttore del Cpo, quell’Antonio Maglio che è il pioniere della sport terapia nel nostro paese.

“Quegli atleti furono ospitati in un Villaggio Olimpico che era stato costruito per gli atleti olimpici, completamente inaccessibile alle persone disabili: gli atleti venivano portati a braccio dai militari. Oggi possiamo permetterci perfino di sorridere – dice il ministro dello Sport – ricordando quel 1960, ma lo facciamo sapendo che il presente e il futuro deve essere quello di strutture come il Tre Fontane, pienamente accessibili a tutti”.

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TRAVAGLIO SPIEGA IL “MONGOLOIDI” MA LE SCUSE SONO PEGGIO DELL’OFFESA

Fonte www.vita.it – Marco Travaglio, rivolgendosi a Gianrico Carofiglio, durante la trasmissione Otto e Mezzo de La7 del 20 settembre, condotta da Lilli Gruber, per definire il modo con cui a suo parere vengono trattati gli elettori di un movimento politico ha esclamato: “Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”. Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus e genitore di una persona con Sindrome di Down, chiede ora le scuse di Travaglio: «Siamo certi che Marco Travaglio non abbia voluto consapevolmente offendere le persone con Sindrome di Down, ma si è conformato, come purtroppo ancora in molti fanno, ad un linguaggio che nell’accezione comune tende a considerare le persone con disabilità in termini negativi e stigmatizzanti. A prescindere dalle sue intenzioni e dal contesto, stupisce che quanto accaduto abbia come protagonista proprio chi lavora con le parole e che a maggior ragione dovrebbe sapere quanto possano incidere negativamente determinati termini che riportano a quanto di più odioso ci possa essere per definire una persona con la Sindrome di Down. Stupisce anche che la conduttrice della trasmissione non abbia rilevato in diretta l’utilizzo improprio della frase e il fatto che l’emittente abbia proposto sul suo sito web il video del confronto con una didascalia che riporta il termine utilizzato da Travaglio inserendolo semplicemente, come se nulla fosse, tra due virgolette. Non siamo più disposti a tollerare un linguaggio che ferisce e offende le oltre 40.000 persone con Sindrome di Down e loro familiari che vivono in Italia: queste persone si aspettano almeno le scuse di Marco Travaglio e dell’emittente La7, nonché della conduttrice di Otto e Mezzo Lilli Gruber» (il comunicato è qui disponibile).

Anche Coordown aveva chiesto alla rete televisiva e all’Ordine dei Giornalisti di intervenire: «Sono state fatte tante campagne in giro per il mondo e anche nel nostro paese si è lavorato molto perché si smetta di usare termini che si riferiscono a persone con disabilità come “mongoloide” ma anche “celebroleso”, “ritardato” o “handicappato”, termini che possono essere neutri se usati in un contesto adeguato ma che possono diventare violenti e denigratori se usati come offesa. Nel momento in cui un giornalista e una testata televisiva permette questo, lo recepiamo come un passo indietro a livello culturale e un’offesa alla dignità delle persone con sindrome di Down, persone che tutti i giorni lottano per dimostrare di poter condurre una vita ordinaria e di potersi autorappresentare in tutti gli ambiti della società».

Ecco la risposta di Travaglio, pubblicatasu Il Fatto: «Caro Speziale (e cari amici dell’Anffas), come lei stesso riconosce il mio intento era tutt’altro che quello di offendere le persone affette da sindrome di Down e le loro famiglie. Anche perché ne conosco personalmente diverse, e so di avere soltanto da imparare da loro. Nell’enfasi polemica con lo scrittore Gianrico Carofiglio, intendevo fargli notare che stava trattando assurdamente 8 milioni e rotti di elettori dei 5Stelle come altrettanti handicappati mentali che votano senza sapere quello che fanno. Non credo che, se avessi detto “lei li scambia tutti per dei matti” o “per dei dementi”, avrei offeso i malati psichiatrici, o le persone affette da demenza, e i loro famigliari. Se però con le mie parole, rivolte a un interlocutore con cui stavo polemizzando e non certo alle persone affette da sindrome di Down, ho involontariamente offeso qualcuno, me ne scuso dal più profondo del cuore».

Scuse che, per molti, sono peggio dell’offesa. La pagina Emma’s Friends ad esempio questa mattina scrive: «Quando le scuse sono peggio dell’offesa! Lei lo sa Signor Travaglio che le persone con sindrome di Down votano? Lei lo sa che votano sapendo quello che fanno? Lo sa che vanno a scuola? Lo sa che molti hanno un lavoro vero? Lo sa che ci sono persone con sindrome di Down che vanno a vivere da sole? Lo sa quanto hanno combattuto insieme con le loro famiglie per non essere chiamati “mongoloidi” e per non sentire nei cortili delle scuole, al bar o nelle piazze quel termine usato per offendere? “Handicappati mentali che non sanno quello che fanno?”: io credo che sia lei che non sa quello che dice! Non bastava dire: “Scusate, ho sbagliato, mi dispiace di avervi offeso”? Riconoscere un proprio errore a volte può essere un gesto talmente raro da risultare eroico! Le manderemo un dizionario di sinonimi e contrari così quando sarà preso da altre enfasi polemiche potrà trovare aggettivi alternativi più opportuni invece di scomodare vocaboli dal mondo della disabilità. Lo frequenti questo mondo, forse potrà imparare qualcosa».

Coordown sulla sua pagina Facebook dice che le scuse «ci convincono pochissimo. La sostanza di quello che il giornalista ha detto in TV non cambia: per lui la parola “mongoloide” si può usare come offesa perché significa più o meno “handicappati mentali che non sanno quello che fanno”. Per noi, invece, le parole continuano a essere importanti, strumento fondamentale per il superamento di stereotipi e barriere culturali».

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5 PER MILLE, ENTRO IL 2 OTTOBRE LA REMISSIONE IN BONIS

Come ogni anno, gli enti associativi che avessero adempito a quanto previsto dall’istituto del 5 per mille in modo incompleto o successivamente alle scadenze previste per il 30 giugno, potranno sanare il ritardo inviando ENTRO IL 2 OTTOBRE 2017 la documentazione completa alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate (DRE) nelle modalità richieste, pagando contestualmente una sanzione di 250 euro tramite F24 (codice tributo 8115).

Questo istituto è chiamato “remissione in bonis”. I soggetti che hanno correttamente presentato la domanda di iscrizione nel termine dell’8 maggio 2017 ma hanno omesso la trasmissione della documentazione integrativa entro il termine del 30 giugno, devono trasmettere alla competente DRE, tramite raccomandata A/R o a mezzo PEC, la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ex art. 47 del DPR 28/12/2000, n. 445, e la copia del documento d’identità del sottoscrittore e pagare contestualmente una sanzione di 250 euro.

Gli enti interessati a partecipare al riparto della quota del cinque per mille dell’Irpef per l’esercizio finanziario 2016 che non hanno presentato la domanda di iscrizione entro il termine dell’8 maggio 2017, devono presentare anche questa, in aggiunta alla documentazione di cui sopra, esclusivamente in via telematica, direttamente o tramite intermediari abilitati.

Anche per le Associazioni Sportive Dilettantistiche che non hanno presentato la domanda di iscrizione entro il termine dell’8 maggio scade il termine per regolarizzare la propria posizione. Per regolarizzare è necessario: presentare la domanda di iscrizione nell’elenco delle “associazioni sportive dilettantistiche”; trasmettere al CONI la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, attestante il possesso dei requisiti richiesti per l’iscrizione, con allegata la copia del documento del sottoscrittore; pagare contestualmente la sanzione di 250 euro.

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DISABILITÀ: ANNO SCOLASTICO NON ANCORA INIZIATO?

Fonte comunicato stampa Fish* – “L’anno scolastico non è ancora iniziato per troppi alunni con disabilità.” È l’estrema sintesi della costatazione che la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap esprime a margine del suo Consiglio Nazionale tenutosi sabato scorso.

Nella settimana precedente la FISH, le associazioni federate, tante organizzazioni da altrettanti territori hanno segnalato – anche quest’anno – molte disfunzioni e disagi nell’assegnazione di insegnanti di sostegno, nell’assenza di trasporto, nella carenza di servizi di assistenza educativa e personale.

“Chi si augurava che la lunga riflessione attorno alla buona scuola segnasse una svolta repentina anche per la disabilità, raccoglie purtroppo ancora significative delusioni”, sottolinea il presidente FISH Vincenzo Falabella. “Abbiamo per tempo espresso le raccomandazioni più decise ed accorate, ma evidentemente non era sufficiente rivolgersi alle cariche istituzionali più elevate. Le responsabilità per la reale garanzia del diritto allo studio sono ampie e diffuse. Non sono da attribuire al solo Ministero, ma anche alle Regioni e ai Comuni che hanno specifiche competenze.”

Ed in effetti questa denuncia di FISH trova ampia conferma localmente, dalle segnalazioni delle famiglie, delle associazioni, ma anche dalla cronaca. Altrettanti casi rimangono silenti per la rassegnazione dei diretti interessati.

“Dal nostro Consiglio Nazionale – e dal movimento più in generale – emerge però una preoccupazione che va oltre i ritardi nell’assegnazione del sostegno, dell’assistenza educativa, dei trasporti”, puntualizza Vincenzo Falabella. “Abbiamo una visione più ampia: il reale perseguimento della qualità dell’inclusione scolastica. Non è solo imprescindibile garantire l’accesso e la frequenza delle persone con disabilità, ma è necessario che l’inclusione sia reale, produca effetti positivi e costruttivi, costituisca un percorso di reale crescita individuale e collettiva. La scuola non deve essere un parcheggio per gli alunni con disabilità, né occasione di nuove forme di isolamento o confinamento o di aule speciali. Ciò richiede condivisione, preparazione, aggiornamento in tutti gli attori coinvolti. Una determinazione che non può che giovare alla scuola nella sua interezza.”

In questi giorni FISH, anche in ambito regionale, sarà impegnata sia a fronteggiare le emergenze, sostenendo le famiglie anche in giudizio se del caso, che a rilanciare le ormai note istanze per una reale qualità dell’inclusione.

*Cui Anffas Onlus aderisce

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DIRITTO ALLO STUDIO, UNA NUOVA SENTENZA DAL TAR DI BRESCIA

Fonte www.ledha.it – Ancora una volta, per vedere garantito il diritto di un ragazzo con grave disabilità a frequentare le lezioni, una coppia di genitori ha dovuto far ricorso all’aula di un tribunale. È successo in provincia di Brescia dove, all’inizio dell’anno scolastico, il Comune di Lonato del Garda aveva garantito a un giovane studente con grave disabilità solo cinque ore di assistenza educativa (il minimo previsto dalla nuova delibera di Regione Lombardia) a fronte delle 19 ore settimanali indicate nel PEI.

I giudici hanno accolto il ricorso e condannato il Comune di Lonato del Garda, ordinando di assicurare “con decorrenza immediata e con assunzione di relativi oneri un assistente alla persona in favore del minore, quanto meno per il numero di ore settimanali (15) indicate dall’Istituto scolastico frequentato dal minore”.

La delibera regionale (DGR X /6832), infatti, prevede la possibilità di aumentare le ore di sostegno, “in base al livello di disabilità dello studente o alla particolare situazione di bisogno”, si legge nel testo dei giudici. Per LEDHA, che negli ultimi anni ha lanciato la campagna “Vogliamo andare a scuola!” per garantire il diritto all’inclusione scolastica degli alunni e studenti con disabilità in Lombardia, si tratta di una sentenza importante.

“Questo pronunciamento dei giudici sancisce ancora una volta il principio secondo cui i diritti dei bambini e dei ragazzi non devono dipendere dalla disponibilità immediata di risorse -commenta Giovanni Merlo, direttore di LEDHA-. I comuni devono garantire i servizi di assistenza allo studio in tempi brevi e certi. La gestione delle risorse economiche e gli eventuali rimborsi da parte della Regione sono problematiche che devono essere gestite nell’ambito delle relazioni tra enti locali”.

“Purtroppo stanno giungendo diverse segnalazioni relative a situazioni simili -spiega l’avvocato Gaetano De Luca, del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi-. Gli Enti Locali hanno il dovere di fornire le ore di supporto ritenute necessarie. Nel caso non lo facciano rischiano anche una condanna al risarcimento dei danni da parte dei Tribunali”.

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TERZO SETTORE E NUOVE GENERAZIONI A FQTS

Fonte comunicato stampa Forum Terzo Settore – Nuove generazioni e politiche giovanili al centro dell’appuntamento “Fare spazio” nell’ambito di FQTS2020, il percorso di formazione per dirigenti e operatori del Terzo settore del Sud, che domenica prossima concluderà la sua quinta settimana intensiva a Salerno.

Durante la sessione di ieri, alla quale hanno partecipato anche Michele Colucci dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo CNR e la sociologa Giustina Orientale Caputo dell’Università Federico II di Napoli, sono intervenuti la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore*, Claudia Fiaschi, e il presidente della Fondazione CON IL SUD, Carlo Borgomeo.

Di fronte a una situazione occupazionale giovanile problematica, che sfavorisce in modo evidente le donne e i cittadini del Sud Italia, le nuove generazioni stanno costruendo modelli di sviluppo alternativi, e il compito del Terzo settore è quello di porsi in un atteggiamento di ascolto, restituendo ai giovani una prospettiva di futuro. E’ quanto sottolineato da Claudia Fiaschi, che ha sostenuto come nei mercati di lavoro emergenti, i quali vedono una forte componente tecnologica molto spesso temuta, il talento umano e la creatività dei giovani rimangono insostituibili, e vanno per questo riconosciuti e valorizzati.

“Le nuove generazioni”, ha dichiarato la portavoce, “ci raccontano di stili di vita che rompono i paradigmi della proprietà e propongono modelli diversi di apprendimento e di mobilitazione sociale, configurando così identità sociali e luoghi di appartenenza che non avevamo immaginato e che, soprattutto, si caratterizzano per la sostenibilità e per il carattere inclusivo”.

“La riforma del Terzo settore offre strumenti legislativi utili per accompagnare il cambiamento e l’innovazione, come l’impresa sociale e il servizio civile, che deve avere il compito di dare ai giovani sia contenuti che prospettiva”, ha concluso Claudia Fiaschi. “Oggi l’emergenza sociale più acuta sono i giovani delle periferie urbane del Meridione”, ha dichiarato Carlo Borgomeo; “l’errore più grave è pensare che temi come lo sviluppo sostenibile, l’ambiente e la cultura siano marginali. Al contrario, devono essere rivalutati fortemente ed essere messi al centro delle politiche per lo sviluppo”.

Un’occasione importante per dare spazio alla visione delle nuove generazioni del Terzo settore e creare spazi di condivisione sarà “Disegniamo il futuro: Cantieri di design sociale”, il 7 ottobre a Bologna, nell’ambito dell’evento “Rigenerazione non profit” promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme al Forum Terzo Settore.

FQTS2020 è promosso dal Forum Nazionale del Terzo Settore, ConVol – Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato, CSVnet – Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD.

*Cui Anffas Onlus aderisce