Inclusion-europe.eu – Si è svolta a Lisbona, in Portogallo, dal 26 al 28 maggio, l’edizione 2016 di Europe In Action, l’assemblea annuale di Inclusion Europe – a cui Anffas Onlus aderisce – che lo scorso anno si è svolta in Italia ospitata da Anffas (clicca qui per avere maggiori informazioni sull’edizione 2015).
Disabili.com – Eliminati i campi non ritenuti necessari per il calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Non vengono inoltre richieste informazioni aggiuntive
Vita.it – Chi sarebbe d’accordo con l’aborto che riguarda i feti femmina, a cui in molti paesi è impedito di nascere soltanto perché “del sesso sbagliato”? L’aborto selettivo trova la maggior parte delle persone in forte disaccordo. Eppure, le cose cambiano quando il feto ha la sindrome di Down: in molti paesi dove sono diffusi i test genetici, il 90 per cento di questi feti viene abortito. Ora una petizione, lanciata dall’associazione Lejeune Usa e dal movimento Downpride, prova a ribaltare le cose opponendosi agli aborti selettivi e chiedendo al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, al Suo Alto Commissariato alle Nazioni Unite per i Diritti Umani e ad altre autorità internazionali di intervenire affinché lo screening genetico prenatale sia utilizzato per migliorare la cura e la salute delle persone, e non per discriminarle in base alle loro predisposizioni genetiche.
“Oggi, i bambini nati con sindrome di Down possono aspettarsi una vita lunga e di buona qualità”, si legge nel testo della petizione, chde ha raccolto finora quasi 35mila firme. “La ricerca mostra che le persone con trisomia 21 e le loro famiglie hanno una migliore visione della vita rispetto ad altri”. Secondo i promotori, la selezione dei feti su base genetica “è un crimine sociale e morale nei confronti dei disabili – che hanno grandi potenzialità – e le loro famiglie” e i programmi che identificano la sindrome di Down nel feto “sabotano i progressi compiuti nel corso degli ultimi 40 anni per promuovere una società d’uguaglianza e inclusiva”. E concludono “In un mondo umano, le persone con la sindrome di trisomia 21 sarebbero accolte”.
West-info.eu – Le donne autistiche hanno bisogno di un aiuto speciale. È con questo presupposto che la Scottish Autism Society ha lanciato il nuovo programma di supporto per le persone di sesso femminile con un disturbo dello spettro autistico. Da come affrontare la vita di tutti i giorni, a come gestire il lavoro, le relazioni sociali e l’esperienza della genitorialità: la linea amica online vuole garantire consigli che abbraccino a tutto tondo il quotidiano delle donne con disturbi dello spettro autistico. Il progetto è nato a seguito di uno studio della stessa Scottish Society che ha messo in luce il fatto che le diagnosi nel caso delle donne siano più difficili rispetto a quelle degli uomini. E questo crea non pochi problemi, visto che in mancanza di supporto e di cura, può essere difficile mantenere saldo un impiego o un matrimonio. Mentre, con l’adeguata informazione e il tempestivo intervento, molti danni possono essere evitati.
quotidianosanita.it – Tutto inizia con quel secondo posto dopo la Francia nella classifica Oms del 2000. Da allora a seconda se si vuol parlare male o bene della nostra sanità si tira fuori una classifica diversa. Per i fan del Ssn il nuovo mito è Bloomberg che ci piazza al primo posto in Europa e al terzo nel Pianeta. Per i detrattori la Bibbia è invece la classifica di Euro Health Consumer che ci ha visto sempre messi male rispetto agli altri partner europei
Secondi? No, siamo terzi! Macché, siamo 22 esimi in Europa! Fermi tutti, siamo al 34° posto nel mondo. Misurare l’efficienza e la qualità dei servizi di un sistema sanitario è da sempre impresa ardua. Ma sul sistema sanitario italiano le famose classifiche non sembrano essere riuscite nel tempo a mostrarci dove si colloca veramente il nostro Ssn nel confronto internazionale.
E in un’epoca di finanze ridotte e domanda di salute in costante crescita, dove è fondamentale gettare lo sguardo oltre le Alpi per analizzare le best practice nel mondo, è un problema e un limite non da poco.
Sono passati sedici anni da quando nel World Health Report del 2000 l’Oms collocava l’Italia al secondo posto assoluto dopo la Francia. Il nostro paese ne ha fatto un vanto per anni anche se per la cronaca l’Oms non ha più pubblicato una statistica del genere e quegli indicatori a posteriori furono molto criticati.
Ma il punto è che in questi sedici anni la percezione che non fossimo secondi al mondo è cresciuta. Anche perché, nei vari tentativi succedutisi nel tempo di fare una vera e propria classifica dei sistemi sanitari, il nostro Paese non è che il podio lo abbia visto molte volte. E il riferimento è per esempio alla classifica redatta dall’Euro Health Consumer Index (EHCI), che combina i dati statistici sanitari ufficiali al livello di soddisfazione dei cittadini, e che ci ha visto crollare dal 16° posto del 2008 al 22° del 2015.
Insomma per questo istituto di ricerca eravamo a metà classifica e ora siamo in zona retrocessione. Ma soprattutto il rapporto EHCI fotografa la nostra estrema eterogeneità: “L’Italia ha la più grande differenza riferita al pro capite tra le regioni di qualsiasi paese europeo. Il PIL della regione più povera è solo 1/3 di quello della Lombardia (la più ricca). Anche se in teoria l’intero sistema sanitario opera sotto un ministero centrale della salute, il punteggio dell’Italia è un mix tra il verde (livello alto) da Roma in su e il rosso (livello più basso) per le regioni meridionali”.
Anche il popolo della rete non sembra premiarci. Altra graduatoria dove l’Italia non vede il podio nemmeno con il lanternino è quella fatta da Numbeo, un enorme database online che permette agli utenti di condividere informazioni sui costi della vita, dall’affitto ai dati sul sistema sanitario nazionali. Informazioni che sono poi confrontate dal centro di ricerca tra Paesi e continenti, creando una mappa globale precisa e costantemente aggiornata. Per la Numbeo, con tutti i dubbi del caso, l’Italia ha il 34° sistema sanitario al mondo nel 2016.
Il podio invece lo abbiamo ottenuto nel 2014 con la classifica della multinazionale americana dei media Bloomberg che ha valutato il nostro Ssn il terzo più efficiente del pianeta e primo in Europa. Doveroso ricordare come la classifica Bloomberg sia molto netta e basata su crudi indicatori che legano aspettativa di vita ai costi e al finanziamento del sistema. Un’equazione in cui primeggiamo, vista la nostra alta speranza di vita (anche se nel 2015 è calata per la prima volta) e un basso finanziamento (previsto al 6,5% del Pil nel 2018, considerata soglia minima di finanziamento per un sistema sanitario avanzato).
Uno dei rapporti più completi, che però non produce una vera e propria classifica globale è invece il Rapporto Health at a Glance curato dall’Ocse che vede l’Italia al 4° posto per aspettativa di vita. Ma solo al 18° per livello di spesa. E in questo senso il trend dei vari indicatori è altrettanto altalenante ed eterogeneo: “Molti indicatori sull’assistenza primaria e ospedaliera sono al di sopra della media, tuttavia l’Italia rimane arretrata rispetto ad altri paesi sull’assistenza agli anziani e la prevenzione e in ritardo anche l’incremento dell’uso dei farmaci generici”.
Ma alla fine come si posiziona il nostro Ssn nel confronto con gli altri sistemi in Europa e nel Mondo? Forse un indice completo e veritiero ancora non esiste. Il quadro però che emerge è chiaro: la sanità italiana è eterogenea, frammentata, divisa, con picchi di eccellenza e picchi di mediocrità. Insomma al di là dei numeri il nostro Ssn può essere un paradiso ma pure un incubo.
Superando.it – Disabill Kill è un libro che fa riflettere sulla disabilità, sorridendone con intelligenza
Presentazione mercoledì 1° giugno a Roma, Palazzo Montecitorio dalle ore 13.00
FISH – Grazie soprattutto a un benefico “tam tam”, sta diventando un bel caso editoriale il libro Disabill Kill – citazione non certo implicita del celebre film di Quentin Tarantino – in cui il sottotitolo parla da sé: Sorridere nella disabilità: dalla A alla Z.
Frutto infatti di un intelligente progetto dei vignettisti Pietro Vanessi (“normodotato”) e Tullio Boi (persona con disabilità), questa contaminazione di satira e riflessione sui temi della disabilità vive all’insegna della sdrammatizzazione, ma sempre tenendo conto delle diverse sensibilità. E vive soprattutto sulle collaborazioni di una trentina di noti disegnatori italiani, tra i quali, per citare solo alcuni nomi, Sergio Staino, che ha elaborato una deliziosa prefazione illustrata, Bruno Bozzetto, Vincino Gallo, Mauro Biani e Danilo Maramotti.
Dopo una serie di presentazioni in librerie, scuole e associazioni di altrettante città italiane, ora Disabill Kill sta per ottenere un ulteriore momento di grande visibilità, visto che mercoledì 1° giugno sarà al centro di un incontro in programma a Roma, presso Palazzo Montecitorio (Sala Aldo Moro, ore 13), introdotto dal deputato Pierpaolo Vargiu e moderato dal noto giornalista e scrittore Giovanni Maria Bellu.
Insieme agli Autori, poi, interverranno anche il già citato Sergio Staino e Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che raggruppa decine di Associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, alla quale è destinata la metà del ricavato dalle vendite del libro.
Un appuntamento, quindi, sicuramente da non perdere, per capire che anche su temi difficili come la disabilità la riflessione può passare per un sorriso intelligente.
Per accrediti riguardanti la presentazione del 1° giugno di Disabill Kill a Palazzo Montecitorio, oltreché per ulteriori informazioni, scrivere a: tullioboi@tiscali.it.
Fishonlus.it – La Camera ha dunque approvato in via definitiva la conversione con modificazioni del decreto-legge 42/2016. Nel provvedimento – che riguarda in generale il funzionamento del sistema scolastico – è confermato l’articolo (2 sexies) che modifica l’impianto dell’ISEE introdotto su proposta del Governo e già approvato dal Senato.
“Confermiamo tutte le perplessità già espresse dopo l’approvazione a Palazzo Madama, dato che il testo non ha subito alcuna modifica – dichiara Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Se da un lato le nuove norme accolgono le Sentenze del Consiglio di Stato vietando il computo delle provvidenze assistenziali per disabilità, dall’altro elimina franchigie e la possibilità di detrarre le spese per assistenza effettivamente sostenute dalle famiglie.”
In effetti con le nuove disposizioni le franchigie differenziate per gravità di disabilità e la possibilità di detrarre spese assistenziali sono soppresse e sostituite da una maggiorazione, uguale per tutte le persone con disabilità, delle scale di equivalenza, cioè del divisore che viene usato per il calcolo dell’ISEE.
“Quello che ci restituisce questa legge è uno strumento ancora meno equo e selettivo e che non riconosce appieno il costo della disabilità. Inoltre è uno strumento che crea ancora forti disparità di trattamento”, prosegue Falabella.
“L’unico segnale parzialmente positivo deriva dalla contestuale approvazione di un Ordine del Giorno, presentato dall’Onorevole Margherita Miotto, che impegna il Governo ad indicare tempi certi e tempestivi per la revisione del regolamento ISEE, tenendo conto delle spese di assistenza, della presenza di pluriminorazioni, differenziando l’indicatore a seconda della gravità della disabilità e valorizzando in modo più conveniente i patrimoni accantonati per il ‘dopo di noi’. Ci auguriamo che il Governo rispetti questa indicazione approvata a larga maggioranza dalla Camera. Duole invece che non siano recepite, da parte governativa, indicazioni a favore dei minori con disabilità (esclusi dalla possibilità di redigere un ISEE ridotto) e di valorizzazione del lavoro dei caregiver familiari.”
Sui contenuti di questo Ordine del Giorno FISH investe nuove aspettative per una più razionale modificazione dell’ISEE ed è proprio su questo processo che la Federazione lancia la sua disponibilità, ma anche la sua sfida al Governo