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“ANFFAS IN PIAZZA”: TORNA, PER LA VI EDIZIONE, LA GIORNATA NAZIONALE DELLA DISABILITA’ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE

Domenica 7 aprile 2013 torna, per il sesto anno consecutivo, l’appuntamento nelle principali piazze italiane con “Anffas in Piazza – VI Giornata Nazionale della Disabilità Intellettiva e/o Relazionale”, la manifestazione nazionale promossa e organizzata da Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, volta a sensibilizzare ed informare i cittadini sui temi della disabilità intellettiva e/o relazionale.

 

Anche in questo 2013, quindi, le oltre 200 strutture associative Anffas saranno presenti nelle maggiori piazze italiane per distribuire materiale informativo e formativo per le persone con disabilità, per i loro genitori e familiari, per gli operatori del settore, le istituzioni e per la generalità dei cittadini.

 

L’iniziativa, come le tante altre attività di Anffas Onlus, si pone l’obiettivo di diffondere una nuova cultura della disabilità ed un nuovo approccio alla stessa, focalizzati entrambi sui diritti delle persone con disabilità e sull’importanza di un loro coinvolgimento diretto ed attivo nella comunità, in particolar modo per quanto riguarda le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, troppo spesso vittime di pregiudizi e discriminazioni in numerosi ambiti della società. In tal senso, “Anffas in Piazza” vuole essere un manifesto di quanto espresso dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, documento divenuto legge in Italia nel 2009 e purtroppo ancora oggi non sempre conosciuto e rispettato.

 

Per maggiori informazioni e per avere l’elenco completo delle piazze in cui Anffas sarà presente ed i contatti delle strutture locali aderenti alla manifestazione si invita a consultare il sito www.anffas.net.

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SOTTOSCRITTO IN PROVINCIA UN PROTOCOLLO D’INTESA A FAVORE DEI DISABILI

L’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Cosenza si è impegnato, attraverso un apposito Protocollo d’Intesa sottoscritto con Anffas Calabria rappresentata da Marinella Alesina e l’Associazione “Infanzia ed Adolescenza G. Rodari” di Cosenza rappresentata da Monica Zinno, a promuovere un’azione costante e capillare su tutto il territorio della provincia di Cosenza finalizzata a creare una nuova cultura della disabilità basata sul pieno rispetto dei diritti umani, la rimozione di barriere, ostacoli e discriminazioni, il sostegno alla piena inclusione e partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, così come stabilito nella Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità dell’ONU del 2009 e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’iniziativa è stata presentata nel Salone degli Stemmi della Provincia di Cosenza nel corso di una conferenza stampa a cui hanno preso parte il Vicepresidente della Provincia di Cosenza Domenico Bevacqua, anche nella sua qualità di Assessore provinciale alle Politiche Sociali e le due rappresentanti del mondo dell’associazionismo Maria Alesina e Monica Zinno.
“Attraverso questo Protocollo d’Intesa che è aperto a quanti vorranno sottoscriverlo –ha spiegato Bevacqua- vogliamo aderire in maniera attiva e convinta ai principi e alle indicazioni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità per la programmazione e il miglioramento delle politiche sociali nel territorio della Provincia di Cosenza e ci impegniamo a promuovere il raggiungimento di una serie di obiettivi per favorire il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni più rappresentative, con particolare riferimento all’ANFFAS, nei processi relativi alla loro inclusione sociale. L’obiettivo è quello di mettere in campo una serie di azioni ed iniziative tese a favorire l’informazione, la sensibilizzazione e la formazione sulla disabilità e su quanto ruota intorno ad essa”.
“Al Protocollo, che non comporta nessun onere finanziario per quanti vogliono sottoscriverlo –ha aggiunto il vicepresidente della Provincia di Cosenza- potranno aderire tutti i soggetti pubblici e privati che operano nell’interesse e a favore delle persone disabili. Il nostro obiettivo finale è quello di mettere in campo una progettualità nuova per costruire un modello sociale che abbia come bussola la Convenzione dell’ONU ed una vera e propria “rete” di associazioni e persone pronte a contrastare ogni tipo di discriminazione e a favorire una serie di azioni ed iniziative realmente inclusive. L’impegno che sin da oggi posso assumere è quello di organizzare entro il mese di aprile una convention di quanti operano nel mondo della disabilità”.
L’ANFFAS Calabria e l’Associazione “Infanzia ed Adolescenza G. Rodari” di Cosenza si impegneranno a sviluppare attività atte a stabilire e mantenere rapporti con gli Organi governativi e legislativi internazionali, europei, nazionali e regionali, con gli Enti Locali e con i Centri pubblici e privati operanti nel settore della disabilità; promuovere e partecipare ad iniziative anche in ambito legislativo, amministrativo e giudiziario a tutela delle persone con disabilità e loro familiari; promuovere e sollecitare la ricerca, la prevenzione, la cura, l’abilitazione e la riabilitazione sulla disabilità intellettiva e/o relazionale, proponendo alle famiglie ogni utile informazione anche di carattere normativo, sanitario e sociale ed operando per rimuovere le cause di discriminazione e creare le condizioni di pari opportunità.

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ELEZIONI POLITICHE 2013: 13 PUNTI PER RIMETTERE AL CENTRO DELLE AGENDE POLITICHE IL RISPETTO DEI DIRITTI

ANFFAS ONLUS PRESENTA AI PARTITI IN LIZZA PER LE PROSSIME ELEZIONI IL SUO MANIFESTO/APPELLO PER LA TUTELA E PROMOZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’

“Nulla su di noi senza di noi

“: questa è la base da cui parte il manifesto/appello di Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale

(aderente a FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, e al Forum del Terzo Settore) inviato ai partiti in lizza per le prossime elezioni politiche.

Un elenco di 13 punti che riassumono in sintesi le azioni chiave che l’Associazione propone, in rappresentanza degli oltre 15.000 associati ed in sinergia e a supporto del manifesto FISH, alle forze politiche di inserire in agenda, per consentire il rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità, in particolare quelle con disabilità intellettiva e/o relazionale, e delle loro famiglie.

Inclusione scolastica, inclusione lavorativa, accessibilità alla formazione ed informazione, rispetto della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, definizione dei nuovi criteri per l’accertamento della disabilità e progetto globale di vita, rivisitazione dei Livelli essenziali: sono solo alcune delle tematiche che da sempre ruotano attorno alla disabilità e che invece, soprattutto negli ultimi anni, hanno trovato poco spazio sui tavoli politico-istituzionali se non quando si è tratto di decurtate risorse e servizi.

“La politica non può e non deve più ignorare o trattare con superficialità le questioni relative ai diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus.

Continua il presidente: “Le persone con disabilità e le loro famiglie che la nostra Associazione rappresenta chiedono con forza un impegno concreto, corretto e competente da parte della nostra politica e di vedere inseriti nell’Agenda del prossimo Governo le azioni, da tempo attese e richieste, che hanno impatto significativo sulle politiche in materia di disabilità. E ancora una volta, ci facciamo parte attiva – non solo segnalando i problemi, ma anche proponendo soluzioni – con l’obiettivo di rimettere al centro le persone, con i propri i diritti, e rimuovere le numerose discriminazioni ancora esistenti nel nostro Paese“.

Conclude: “Quello che auspichiamo, anzi che chiediamo con forza, è che con la prossima legislatura si possano vedere sui tavoli delle istituzioni queste problematiche perché non si tratta di argomenti accessori, ma di questioni sostanziali che riguardano milioni di cittadini e famiglie tra quelli più vulnerabili nel nostro Paese”

Ecco i punti del manifesto Anffas Onlus “Diritti a tutti costi, non risparmi a tutti costi”

1. “Nulla su di noi senza di noi”: ridateci le opportunità di concertazione!

Negli ultimi anni si è assistito all’abbandono dei luoghi della concertazione in favore di un sistema nel migliore dei casi di superficiale comunicazione. E’ di fondamentale importanza ricostituire, ai vari livelli, i luoghi di una concertazione proficua con le formazioni ed organizzazioni maggiormente rappresentative.

2. Ripartiamo dai diritti umani: dare attuazione alle Convenzione Onu

Il punto di partenza delle politiche che ci riguardano deve essere la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata dall’Italia con L. 18/09. E’ necessario che il nostro Paese renda concreto e pienamente applicato tale strumento, a partire dalla redazione di un testo coordinato sulla disabilità che raccolga, sintetizzi e semplifichi tutte le norme, azioni ed iniziative in materia.

3. A ciascuno il suo progetto di vita: attuare l’art. 14 e 24 della Legge 328/00

L’attuale sistema di accertamento e verifica dell’invalidità civile, stato di handicap e disabilità è basato su un approccio medico-legale e assicurativo superato, antieconomico e spesso fonte di autentiche vessazioni e discriminazioni. La classificazione ICF, i sistemi di valutazione dei sostegni ed il riferimento a paradigmi avanzati, uniti alla formulazione di un progetto di vita individuale e personalizzato possono garantire un’equa e razionale distribuzione delle risorse ed il rispetto dei fondamentali diritti delle persone con disabilità.
4. Ad ognuno ciò che spetta: rivedere i livelli essenziali ed aggiornare il nomenclatore tariffario

In Italia permane una discriminazione territoriale frutto della disomogeneità della rete di servizi per le persone con disabilità. E’ necessario che siano definiti degli adeguati livelli (i livelli essenziali sanitari e quelli delle prestazioni sociali), strumenti e supporti, opportunamente finanziati e costantemente aggiornati, garantiti a tutti i cittadini quali diritti soggettivi immediatamente esigibili.

5. Ridiamo respiro al sistema sociale: finanziare i fondi sulle politiche sociali e non autosufficienza

E’ necessario invertire quanto avvenuto negli ultimi anni con l’indiscriminato taglio lineare dei fondi nazionali sulle politiche sociali e per la non autosufficienza, nonché di quei capitoli del fondo sanitario dedicati a fondamentali servizi per la tutela della salute dei cittadini con disabilità. Un primo passo in tal senso non può che essere rappresentato dal rifinanziamento dei due fondi sociali riportandoli almeno ai valori del 2008, nonché dal progressivo trasferimento di risorse dal fondo sanitario verso quello sociale per superare il modello sanitarizzante in favore di quello bio-psico-sociale.

6. Basta ai diritti sulla carta! Dare attuazione alle leggi sulla disabilità

L’Italia ha tante buone norme in materia di disabilità, per la maggior parte inapplicate. E’ fondamentale ripartire dalla piena e concreta attuazione delle leggi esistenti (per es. la L. 104/92, la L. 328/2000, la L. 67/06) e dell’allocazione delle necessarie risorse economiche.

7. Pagare il giusto: rendere la compartecipazione al costo dei servizi simbolica e sostenibile

Nel corso degli ultimi anni si è registrato un aumento progressivo e spesso insostenibile della richiesta di compartecipazione al costo da parte delle famiglie per servizi e supporti essenziali per una buona qualità di vita delle persone con disabilità. Tale deriva va assolutamente contrastata attraverso l’emanazione di adeguati strumenti che abbiano alla base il criterio del “pagare il giusto”: la compartecipazione al costo, laddove prevista per legge, deve essere sempre simbolica, sostenibile e basata sul reddito della sola persona con disabilità, fatte salve le situazioni regionali di miglior favore.

8. No alla morte civile delle persone: abrogare interdizione ed inabilitazione e dare forza all’amministrazione di sostegno

Purtroppo, anche se rivisitati, sono ancora presenti nel nostro ordinamento i vecchi istituti di protezione giuridica dell’interdizione e dell’inabilitazione, che di fatto determinano la “morte civile” della persona con annullamento della sua dignità. E’ necessario che questi vengano definitivamente abrogati e che si rafforzino l’istituto dell’amministrazione di sostegno e tutti gli strumenti che tutelano e favoriscono la capacità di agire delle persone con disabilità.

9. Fermiamo la discarica sulle famiglie: dare adeguati sostegni a genitori e familiari

L’attuale normativa prevede una serie di agevolazioni, permessi e misure di sostegno alla conciliazione lavoro-famiglia, ma le stesse – laddove attuate – non sono assolutamente sufficienti. Occorre prevedere percorsi di flessibilità lavorativa ed integrazione al reddito per il mantenimento del posto di lavoro, sostegno al reddito per il familiare laddove non lavoratore o impossibilitato, a causa della disabilità del figlio, a proseguire l’attività lavorativa, nonché flessibilità in uscita con anticipazione dell’età pensionabile.

10. Agire prima, agire subito: garantire diagnosi e presa in carico ai bambini con disabilità

Intervenire bene prima, significa intervenire meno dopo ed evitare le vergognose liste d’attesa nell’età della vita in cui l’intervento di cura risulta più efficace. E’ indispensabile che il nostro Paese ottemperi alle raccomandazioni dell’Onu in materia di salute e disabilità, a partire dalla raccolta di dati relativi all’età 0-5 anni.

11. Tutti a scuola, senza se e senza ma: garantire l’inclusione scolastica

La scuola è un luogo naturale per l’inclusione sociale delle persone con disabilità e per favorirne l’acquisizione di adeguate competenze ed abilità in vista della partecipazione attiva al contesto sociale e/o di un futuro inserimento nel mondo del lavoro. Le persone con disabilità “vissute” come ricchezza ed opportunità di crescita per tutti e non come “problema” impongono all’intero sistema scolastico di ri-orientare il proprio approccio in chiave inclusiva, operando prioritariamente sull’approccio culturale, ma anche garantendo un’adeguata e qualificata presenza di figure formate, a partire dai docenti curricolari fino al personale ATA, nonché introducendo innovativi sistemi educativi e di apprendimento quali strumenti informatici, lavagne interattive, tecniche e linguaggi semplificati.

12. Meno assistenza+lavoro=maggiore inclusione sociale: garantire l’inclusione lavorativa

Recenti provvedimenti normativi consentono alle aziende di sottrarsi agli obblighi previsti dalla L. 68/99. Di fatto, l’accesso al mondo del lavoro vero delle persone con disabilità rimane una chimera e comporta una reale discriminazione addirittura doppia nel caso delle donne con disabilità. Investire per creare opportunità di lavoro significa avere cittadini con pari diritti, ma anche con pari doveri. Si richiede un formale impegno a creare concrete opportunità dando piena applicazione alla Legge 68 e potenziando il sistema di formazione professionale.

13. Rendiamo tutto più facile: garantire l’accessibilità della formazione ed informazione per le persone con disabilità intellettiva

Le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale hanno diritto ad accedere all’informazione, alla formazione ed alla cultura in condizioni di pari opportunità con gli altri. Occorre mettere in campo e sviluppare strumenti e buone prassi, quali soprattutto il linguaggio facile da leggere e da comprendere, per rendere accessibili le opportunità di formazione e informazione.

Roma, 5 febbraio 2013

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RIFORMA ISEE, ANFFAS ONLUS: “L’INERZIA DELLE ISTITUZIONI È UN DANNO PER IL PAESE E PER I CITTADINI”

“SIAMO PREOCCUPATI PER I CITTADINI PIU’ FRAGILI CHE CONTINUANO AD AVERE NEGATIVE RIPERCUSSIONI NELL’ACCESSO E COMPARTECIPAZIONE AI SERVIZI”

  

  

15 ANNI DI INERZIA dei Governi statali che si sono succeduti dal 1998 ad oggi e che non hanno completato ciò che invece era previsto lo Stato facesse in materia di ISEE.  

  

13 ANNI DI INERZIA dei Governi statali che si sono succeduti dal 2000 ad oggi e che non hanno mai definito i livelli essenziali delle prestazioni sociali, come previsto dalla Legge n.328/2000.  

 

12 ANNI DI INERZIA degli organi competenti che, nonostante la riforma Costituzionale del 2001, non hanno definito i livelli concernenti i diritti civili e sociali da garantire sull’intero territorio nazionale (art. 117 lett. m della Costituzione Italiana)

 

Questo il conto fatto da Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale – che mette in evidenza le mancanze politico-istituzionali relative soprattutto alla ridefinizione dell’ISEE – Indicatore Situazione Economica Equivalente – definito sin dal 1998 con il Decreto Legislativo n. 109/1998 e la cui riforma è ancora oggi in fase di stallo. Dopo il recente incontro della Conferenza Unificata Stato-Regioni (con la sentenza 297/2012 i Giudici della Corte Costituzionale avevano disposto che la riforma non poteva essere emanata se non con l’intesa con le Regioni e le Autonomie Locali), infatti il decreto di riforma si è fermato a causa dell’iniziativa della Regione Lombardia che ha presentato numerosi e significativi emendamenti. Un nuovo stop, quindi, arrivato dopo una già lunga attesa, che produrrà ulteriori disagi ai cittadini più fragili (tra cui naturalmente rientrano le persone con disabilità e le loro famiglie) poiché a questo provvedimento sono legate questioni come compartecipazione al costo e accesso alle prestazioni.

“Anffas Onlus non entra in questa occasione nel merito di un provvedimento – con luci ed ombre – già ampiamente discusso nelle sedi istituzionali a cui è stata fatta anche pervenire la nostra opinione e proposta di modifica” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas “ma riteniamo legittimo, opportuno e necessario esprimere un severo giudizio nei confronti del comportamento delle Istituzioni”.

Continua il presidente: “In tutti questi anni, i cittadini, le persone con disabilità e le loro famiglie hanno dovuto avviare centinaia di ricorsi alla Magistratura per vedere affermati i loro diritti, ricorsi che sono costati e costano non solo in termini economici, ma che hanno logorato anche il rapporto tra Cittadini e Istituzioni. La ‘certezza del diritto’ è divenuta incertezza di esigibilità di diritti sanciti dalle Leggi, terreno di scontro sociale e giuridico, una situazione dovuta anche e soprattutto alle carenze di un sistema politico che non ha saputo (o voluto) compiere sino in fondo il proprio dovere, definendo regole, criteri, livelli essenziali costituzionalmente previsti, ma sistematicamente e drammaticamente disattesi”.

Conclude Speziale: “Quanto accaduto nei giorni scorsi nel confronto tra lo Stato, le Regioni e le Autonomie Locali è l’ennesimo episodio di un modo sbagliato di svolgere il proprio ruolo all’interno delle Istituzioni, perché non crea fiducia, non costruisce, ma, ritardo dopo ritardo, rinvio dopo rinvio, demolisce e scoraggia”.

Anffas Onlus ribadisce con forza la necessità che le norme che attengono al pieno godimento dei diritti civili e sociali costituiscano la vera e prioritaria agenda per le Istituzioni e vigilerà in modo ancora più stringente sui comportamenti di queste rendendo note le inerzie e le mancanze di chi non svolge con serietà il proprio ruolo e dovere.

Tutto ciò nel rispetto delle norme vigenti, a partire dalla Legge 18/1999 che ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che prevede livelli di vita dignitosi, anche dal punto di vista delle condizioni materiali.

 

 

NOTA SULLA GENESI DELLA RIFORMA ISEE

 

L’art. 5 della Legge 214/2011 (“Salva Italia”) stabiliva che entro Maggio 2012 il Governo avrebbe dovuto emanare la riforma dell’ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) – definito sin dal 1998 con il Decreto Legislativo n. 109/1998. Una riforma “pesante” perché finalizzata non solo a come calcolare l’ISEE, ma anche per stabilire la soglia ISEE oltre la quale non sarebbe più consentito accedere a delle prestazioni, oltre a come rendere più efficaci i controlli.

 

Nei mesi successivi, anche se non previsto dalla Legge, il Ministero del Welfare ha positivamente promosso un ampio confronto con le parti sociali, comprese le federazioni nazionali delle persone con disabilità, FISH e FAND. Il confronto ha permesso di recepire in modo significativo alcune delle richieste avanzate dalla FISH. Tra queste, la più importante riguarda proprio una delle finalità della riforma: legare l’accesso alle prestazioni oggi concesse al puro titolo della menomazione (indennità di accompagnamento) solo a chi rimane al di sotto di una determinata soglia di ISEE. Un passaggio che, al momento, si è riusciti ad evitare. Altri problemi però rimangono, a partire dall’impostazione stessa del principio della compartecipazione al costo. Anffas infatti considera ciò che rientra nel progetto individuale della persona con disabilità escluso da ogni tipo di contribuzione alla spesa, in nome dei principi di non discriminazione e pari opportunità stabiliti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

 

Nel mese di dicembre 2012 due sentenze della Corte Costituzionale hanno mutato in profondità l’intero quadro legislativo e giuridico in materia di ISEE.

Riguardo al Decreto Legislativo n.109/1998, rilevando che da allora ad oggi non sono mai stati emanati i decreti attuativi della norma, a partire dal principio che evidenzia la condizione economica del solo assistito in caso di disabilità grave e persone non autosufficienti ultra 65enni (sentenza 296/2012).

Riguardo alla riforma dell’ISEE, invece, i Giudici della Corte Costituzionale hanno disposto che la riforma non può essere emanata se non dopo avere cercato l’intesa con le Regioni e le Autonomie Locali (sentenza 297/2012).

 

Tra dicembre 2012 e gennaio 2013, raccolti i necessari pareri, la bozza di decreto è giunta sui tavoli della Conferenza Unificata, dove, nonostante i pareri favorevoli sin lì raccolti, il decreto si è fermato a causa dell’iniziativa della Regione Lombardia, che ha presentato numerosi e significativi emendamenti.

Le sorti del decreto di riforma dell’ISEE sono ora appese a pochi esili fili, e solo il tempo da qui alle elezioni politiche ci potrà dire che esito avrà.

 

 

                                                                                             

                                                                                                                                                                                                 Roma, 29 gennaio 2013

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Disabilità: nuovo attacco al diritto al lavoro

Il Ministero del Lavoro ha dunque licenziato la bozza di decreto che dovrebbe rivedere le disposizioni sui cosiddetti esoneri parziali per le aziende obbligate all’assunzione dei lavoratori con disabilità.

Quella dell’esonero parziale è un’opportunità ammessa dalla Legge 68/1999, in casi eccezionali e che consente alle aziende, in particolari situazioni, di essere parzialmente sollevate dagli obblighi di assunzione, a fronte di versamenti onerosi nemmeno troppo gravosi.

Purtroppo, negli anni, per questa opportunità le maglie sono state sempre più larghe, nonostante le reiterate proteste delle associazioni e del sindacato.

Dal nuovo decreto ci si attendeva che vi fosse un deciso intervento restrittivo e di buon senso per restituire posti di lavoro e un impiego dignitoso a migliaia di persone con disabilità.

Purtroppo il testo del decreto che verrà sottoposto il 24 gennaio alla Conferenza Stato Regioni tradisce ampiamente queste aspettative.

“Il testo del decreto allarga ancora le maglie degli esoneri parziali, consente nuove e più ampie scappatoie, beffando le aspettative delle migliaia di persone con disabilità escluse dal mondo del lavoro”. Così, molto duramente, commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dopo la lettura del decreto.

“Chiediamo alla Conferenza Stato Regioni, chiamata ad esprimere un parere vincolante sullo schema di decreto, di respingere il documento e di chiederne una nuova e più garantista stesura. Anche alle Regioni conviene contare su Cittadini inclusi al lavoro, anziché persone discriminate da affidare ai servizi sociali per interventi tristemente riparatori”.


23 gennaio 2013

 

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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Invalidi civili: INPS si sostituisce al Parlamento e revoca le pensioni

“È un atto gravissimo: INPS si sostituisce al Parlamento, assume decisioni politiche, incidendo sulla vita delle persone revocando pensioni di 270 euro al mese”. Questo il pesante commento di Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap a commento della Circolare di fine anno (n. 149, 28 dicembre 2012) con la quale INPS fissa i nuovi importi di pensioni e indennità per gli invalidi civili.

Quest’anno c’è una negativa novità che riguarda gli invalidi civili al 100% titolari di pensione di invalidità. Fino ad oggi il limite reddituale considerato è quello relativo ai redditi strettamente personali. Dal 2013 verrà considerato anche quello del coniuge.

Questa decisione amministrativa di INPS non si basa su alcun dettato normativo, ma su una Sentenza della Corte di Cassazione, nemmeno pronunciata a sezioni unite, del 2011 (Sezione Lavoro 25 febbraio 2011, n. 4677) peraltro di segno contrario ad altri pronunciamenti della stessa Corte.

La conseguenza immediata è che gli invalidi totali titolari, assieme al coniuge, di un reddito lordo annuo superiore a 16.127,30 euro, perderanno il diritto alla pensione (275,87 euro al mese).

Da rilevare che, al contrario, per gli invalidi parziali, per i sordi e i ciechi, il limite reddituale considerato continua ad essere quello personale (elemento di disparità di trattamento).

“Questa è una decisione politica che colpisce i più poveri espropriandoli di una pensione dall’importo risibile. È una decisione che provoca inaccettabili ripercussioni oltre a insostenibili disparità di trattamento. Chiediamo ai partiti in campagna elettorale di dare un segno immediato esigendo l’immediata sospensione di questo atto contrario ad ogni regola democratica e morale. Chiediamo anche chiarezza rispetto ai meccanismi di assunzione di tale provvedimento: vogliamo sapere chi, dall’interno dei Ministeri responsabili, abbia avallato questa iniqua decisione.”

 

31 dicembre 2012

 

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Non autosufficienza: finanziamenti nonostante il Governo

Qualche settimana fa, in seguito ad una drammatica manifestazione, alcune persone malate di Sclerosi Laterale Amiotrofica furono ricevute dal Sottosegretario all’Economia Polillo. L’istanza era molto chiara: prevedere un finanziamento di ulteriori 200 milioni di euro per il Fondo per la non autosufficienza, che sarebbe così salito a 400 milioni di euro.

Polillo, complice anche la notevole enfasi mediatica, rassicurò il “Comitato 16 novembre” che il Governo avrebbe trovato, nella Legge di Stabilità, la copertura per quel Fondo. All’incontro era presente anche il Senatore Marino che, da parte sua, offrì la garanzia di riuscire ad identificare in pochi giorni, anche ricorrendo ai NAS, il numero delle persone non autosufficienti in assistenza continua che usino apparecchi medicali salvavita.

Circa la credibilità delle due asserzioni, la FISH ha sempre nutrito ed espresso forti perplessità, continuando quindi a mantenere interlocuzioni parlamentari e tentando di garantire un sostegno da parte dei Senatori chiamati ad esaminare la Legge di Stabilità.

In Commissione Bilancio il Governo (Polillo incluso) non ha presentato dapprima alcun emendamento per integrare il Fondo per la non autosufficienza; poi, su pressioni di alcuni parlamentari del solo PD, ha inserito la disponibilità virtuale di 40 milioni di euro. Questi dovrebbero derivare dalla nuova ondata di controlli sui “falsi invalidi” previsti in misura di 150mila l’anno per tre anni. Una cifra assai improbabile, visto che, nel solo 2012, e per il solo ricorso a medici esterni, l’INPS ha speso 37 milioni di euro deputati proprio a questi controlli. Di fronte ai deboli risultati di una campagna che dura ormai da quattro anni e che ha comportato il controllo già di 800mila persone, ritardi nell’ordinaria amministrazione, centinaia di migliaia di ricorsi, è assai poco credibile la cifra prevista dal Governo. Inoltre, nella migliore delle ipotesi, i “ricavi&! rdquo; derivanti dalle revoche delle pensioni “indebitamente percepite” sarebbero disponibili solo a fine 2013. Questa la “soluzione” governativa.

È solo grazie agli emendamenti di alcuni deputati (PdL e UDC sono stati totalmente assenti da questa iniziativa) che, in extremis, la Commissione ha approvato un emendamento che aggiunge ulteriori 75 milioni di euro al Fondo per la non autosufficienza. In totale escono dalla Commissione Bilancio del Senato 115 milioni (di cui 40 “variabili”) che si aggiungono ai 200 già approvati dalla Camera. In totale, quindi, 315 milioni di euro al Fondo per la non autosufficienza.

“Ancora pochi, ancora insufficienti – commenta Pietro Barbieri, presidente della FISH – ma almeno una inversione di tendenza: negli ultimi due anni, il Fondo era rimasto azzerato e l’ultimo finanziamento risaliva a cinque anni fa accomunato nel suo destino agli altri Fondi per il sociale ridotti in cinque anni del 90%. È solo un punto favorevole da cui ripartire per le nostre iniziative di rivendicazione e proposta.”

 

20 dicembre 2012

 

FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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