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UNA BUONA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO FA BENE A TUTTE LE PERSONE CON DISABILITÀ

Fonte www.superando.itNel mondo le persone con disabilità sono più di un miliardo (il 15% della popolazione mondiale, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’82% di esse vivono in Paesi in Cerca di Sviluppo. Il 95% di quelle che vivono nei Paesi poveri non hanno accesso ai servizi riabilitativi e sanitari (380 milioni di persone) né ad appropriati servizi di base, mentre più dell’85% nel mondo non hanno un impiego e solo il 5% dei minori con disabilità hanno potuto accedere a un’educazione formale (l’Unicef calcola in oltre100 milioni i bambini esclusi dalle scuole).

La condizione di disabilità è causa ed effetto di povertà, perché le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni e a mancanza di pari opportunità, che ne producono una limitazione alla partecipazione sociale e violano ogni giorno i loro diritti umani. La visione negativa che la società trasferisce sulle persone con disabilità produce un fortissimo stigma sociale, che ha conseguenze in tutti i campi della vita economica, culturale, politica e sociale. E ancora, in caso di guerra, di catastrofi naturali o causate dall’uomo, le persone con disabilità sono le prime a patire le terribili conseguenze delle emergenze, spesso con la morte e la mancanza di attenzione alla loro condizione. Hanno infatti il triplo di probabilità di morire e a causa delle catastrofi, una cospicua percentuale della popolazione colpita vive condizioni di disabilità.

Per tutto ciò, dunque, si può dire che le persone con disabilità rappresentino i “più esclusi fra gli esclusi”, i “più discriminati fra i discriminati”, i “più poveri tra i poveri”.

In termini quantitativi, le persone con disabilità che vivono nei Paesi in Cerca di Sviluppo rappresentano più di un terzo dei più poveri del mondo.

L’attenzione che la comunità internazionale ha prestato alla condizione delle persone con disabilità è andata crescendo, prima con l’anno 1981 dedicato dall’ONU alle persone con disabilità, poi con la Decade 1982-1991 per le Persone con Disabilità; è stata quindi la volta delle Regole Standard per l’Uguaglianza di Opportunità delle Persone con Disabilità (1993) e infine dell’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (2006).

Quest’ultima ha rappresentato una vera e propria rivoluzione all’interno del dibattito internazionale, spostando la visione della condizione delle persone con disabilità da un modello medico a un modello sociale della disabilità stessa, basato sul rispetto dei diritti umani.

Proprio la Convenzione ha inserito all’articolo 32 il tema della cooperazione allo sviluppo, introducendo novità nel metodo e nei contenuti delle azioni e dei progetti e l’articolo 11 sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità in caso di situazioni di emergenza.

Cooperazione allo sviluppo e persone con disabilità

Da vari anni a livello internazionale sono stati sollevati i problemi di un utilizzo dei fondi della cooperazione internazionale rispettoso dei diritti delle persone con disabilità. Infatti, da un lato le attività di cooperazione allo sviluppo non si occupano delle persone con disabilità (una ricerca ha fatto emergere che nei Paesi dell’Unione Europea circa il 2-5% dei fondi è destinato a progetti indirizzati specificamente a persone con disabilità); dall’altro, i progetti finanziati dalle Agenzie Nazionali e Internazionali non includono il mainstreaming della disabilità nelle attività ordinarie, garantendo accessibilità e pari opportunità [per “mainstreaming” si intende qui il fatto che le questioni legate alla disabilità debbano essere prese in considerazione tanto nella pianificazione quanto nell’esecuzione di tutte le politiche che abbiano un certo impatto sulla società, N.d.R.].

Il tema è diventato obiettivo delle iniziative delle organizzazioni di persone con disabilità ed è stato posto all’ordine del giorno dei Governi, delle Agenzie e dei donatori internazionali. Oggi le Nazioni Unite includono le persone con disabilità all’interno delle loro politiche di prevenzione e intervento in caso di catastrofi naturali e create dall’uomo (tenendo conto dei 65 milioni di persone costrette ad abbandonare le loro case dopo tali eventi, si parla di quasi 10 milioni di persone con disabilità).

Infatti, il documento Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030 impegna gli Stati ad intervenire verso queste persone in caso di emergenze, coinvolgendo le Associazioni di persone con disabilità nella progettazione, primo intervento e assistenza alle vittime. Gli stessi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU (Sustainable Development Goals, ovvero SDGs), vale a dire la politica internazionale su cui si basa lo sviluppo economico, sociale, ambientale e umano di tutti i Paesi del mondo, citano in vari punti le persone con disabilità, che devono beneficiare di tutti gli avanzamenti della società.

Non a caso lo slogan alla base dei 17 Obiettivi e delle 169 Azioni degli SDGs è che «nessuno rimanga indietro».

Anche la Commissione Europea ha riconosciuto questo approccio a due binari nelle proprie Linee Guida sulla Disabilità e la Cooperazione allo Sviluppo. Inoltre, una Risoluzione del Parlamento Europeo del gennaio 2006 impegna la Commissione Europea ad essere più attiva su questo tema e a prendere misure concrete per attuare le Linee Guida nei futuri programmi tematici e geografici.

In tal senso, già la decisione di EuropeAid di impegnare nel periodo 2007-2013 il 20% delle proprie risorse per progetti sociali è un primo impegno. Inoltre, è in corso di svolgimento un progetto finanziato proprio dalla Commissione Europea, che coinvolge dodici Paesi, e che promuove iniziative riguardanti il mainstreaming della disabilità nella cooperazione allo sviluppo.

L’anno scorso, infine, il Consensus Europeo sugli Aiuti Umanitari e quello sulla Cooperazione Internazionale hanno incluso l’attenzione alle persone con disabilità. Sulla base di questo dibattito internazionale e di iniziative di progetti in vari Paesi europei, alcune Agenzie Nazionali Governative hanno definito documenti di indirizzo sul tema.

L’approvazione della Convenzione ONU ha segnato, come detto, un momento di svolta nell’attenzione ai diritti delle persone con disabilità anche sulle politiche di cooperazione allo sviluppo. L’articolo 32 di essa, infatti, ha introdotto nuovi princìpi nelle attività di questo àmbito. In particolare, riconoscendo il ruolo delle organizzazioni di persone con disabilità nelle attività di cooperazione allo sviluppo, sulla base del principio Niente su di Noi senza di Noi, quell’articolo prevede che la cooperazione internazionale:

° Includa le persone con disabilità e garantisca l’accessibilità degli interventi alle stesse persone con disabilità, compresi i programmi di sviluppo internazionali.

° Agevoli e sostenga la formazione di capacità di azione, anche attraverso lo scambio e la condivisione di informazioni, esperienze, programmi di formazione e buone pratiche.

° Agevoli la cooperazione nella ricerca e nell’accesso alle conoscenze scientifiche e tecniche.

° Fornisca, nella misura appropriata, assistenza tecnica ed economica, anche agevolando l’accesso e la condivisione di tecnologie accessibili e di assistenza e tramite il trasferimento di tecnologie.

Oggi, la cooperazione italiana è tra le più avanzate sul tema, con un Piano d’Azione sulla Disabilità, definito nel 2013, con specifiche Linee Guida (ora al terzo aggiornamento) e con una serie di documenti che si sono occupati di garantire l’accessibilità in tutti i progetti finanziati dalla cooperazione italiana. E da ultimo, ma non ultimo, con un Vademecum, il primo di uno Stato, sull’inclusione delle persone con disabilità negli aiuti umanitari, con una particolare attenzione all’educazione inclusiva.

Per leggere l’articolo integrale clicca qui

*Componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).

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PER COSTRUIRE CON I GIOVANI UNA NUOVA CULTURA INCLUSIVA

Fonte www.superando.it«Questo è un evento quanto mai prezioso per sensibilizzare i nostri giovani sui temi dell’uguaglianza e del rispetto, per costruire insieme a loro una cultura inclusiva che sia da garanzia per la tutela e la dignità di tutte le persone, tra cui naturalmente anche le persone con disabilità»: così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH* (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), presenta la Giornata Europea della Giustizia Civile del 25 ottobre, iniziativa istituita nel 2003 da parte della Commissione Europea e del Consiglio d’Europa, momento di informazione, riflessione e confronto, voluto allo scopo di rendere appunto la “giustizia civile” alla portata dei cittadini europei. In Italia, è stato il Consiglio Nazionale del Notariato** a cogliere l’occasione per il secondo anno consecutivo, promuovendo una serie di iniziative di formazione e informazione rivolte agli studenti, per parlare di Unione Europea, delle sue origini, delle sue date più significative, e partendo dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, proclamata nel 2000, centrare il tutto sui temi della legalità, dell’uguaglianza, dell’inclusione sociale e della disabilità.

Per la giornata di domani, 25 ottobre, dunque, sono previsti eventi in tutta Italia – in parallelo a quelli promossi in altri sedici Paesi dell’Unione Europea -, coinvolgendo gli studenti degli scuole secondarie di secondo grado (le superiori), nell’àmbito di un progetto condotto in collaborazione con la citata FISH, ma anche con la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e avvalendosi del patrocinio del CIP (Comitato Italiano Paralimpico). Il momento principale, per altro, è in programma nella mattinata del 25 al Teatro Ghione di Roma (Via delle Fornaci, 37), con la partecipazione di studenti e insegnanti delle scuole superiori, rappresentanti istituzionali e testimonial con disabilità del mondo dello spettacolo, dello sport e del lavoro.

A condurre l’evento – che consisterà nella presentazione di slide e video atti a veicolare al meglio le tematiche trattate – sarà il giornalista Pierluigi Pardo e interverranno, per il Consiglio Nazionale del Notariato, il presidente Salvatore Lombardo e i consiglieri Pierluisa Cabiddu e Gianluca Abbate, oltre a Cesare Felice Giuliani, presidente del Consiglio Notarile di Roma. Sul fronte associativo, saranno presenti Vincenzo Falabella, presidente della FISH, Sabina Savagnone, consigliera nazionale della FAND e Giuseppe Trieste, presidente dell’Associazione FIABA, mentre quali testimonial arriveranno Emiliano Malagoli e Alex Innocenti dell’Associazione Di.Di. (Diversamente Disabili), Nicole Orlando, atleta paralimpica, i giovani con disabilità intellettiva della Locanda dei Girasoli di Roma e la ginnasta Nicoletta Tinti.

È annunciata, inoltre, la partecipazione di Gennaro Migliore, sottosegretario di Stato al Ministero della Gisutizia, di Luca Lotti, ministro dello Sport e di Davide Farone, sottosegretario di Stato al Ministero della Salute.

*Cui Anffas aderisce

**Che con Anffas ha firmato recentemente un protocollo di cui è possibile leggere cliccando qui

Per informazioni sull’evento, clicca qui

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SPORT CHE INCLUDE: PROGETTO PILOTA DEL MIUR

Fonte www.edscuola.eu Parte “Fischio (Federazione Istituti per lo sport che include e orienta), il progetto-pilota del Miur presentato a Roma per promuovere una serie di attività legate all’attività fisico-motoria, compresi giochi e laboratori, finalizzate a migliorare il processo di inclusione scolastica di alunne e alunni anche con disabilità.

“La scuola italiana – ha sottolineato il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo – è considerata molto inclusiva. Anche perché la scuola che non include non è scuola. Lo sport non è solo un’attività formativa ma porta con sé valori indissolubili come lealtà e gioco di squadra”.

L’invito è a scattare immagini che raccontino uno sport che include. L’hashtag da usare per i social è #progettofischiomiur.

“Fischio”, oltre a puntare al movimento come veicolo di benessere psicofisico, ha ideato uno spazio di ascolto: “Sport hello”, che sarà installato in tutti gli Istituti aderenti e si candida a divenire punto di riferimento e di raccordo con il territorio per distribuire materiale di promozione relativo al progetto e raccogliere istanze e disagi.

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MODELLO ICRIC: SCADENZE 2018

Fonte www.disabili.com – In questi giorni i titolari di prestazioni economiche collegate allo stato d’invalidità civile stanno ricevendo dall’INPS una lettera che ricorda loro di presentare una dichiarazione di responsabilità relativa all’attestazione della permanenza o meno dei requisiti amministrativi previsti dalla legge per il loro riconoscimento (articolo 1, legge 23 dicembre 1996, n. 662, e legge 24 dicembre 2007, n. 247).

In pratica, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale deve verificare che sussistano ancora i requisiti necessari per ricevere le prestazioni assistenziali collegate allo stato di invalidità civile, che eroga l’INPS. Per questo motivo i cittadini che le ricevono sono tenute a presentare questa dichiarazione entro il 15 febbraio 2018.

QUALI DICHIARAZIONI PRODURRE – Nella lettera inoltrata dall’INPS viene già indicata quale delle dichiarazioni è tenuto a presentare il beneficiario delle prestazioni. Le tre autocertificazioni possibili dipendono dalla propria situazione, e sono:

• Modello ICRIC (Invalidità Civile RICoveri): dichiarazione di un l’eventuale stato di ricovero in una struttura pubblica. Il Modello ICRIC riguarda gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento o indennità di frequenza

• Modello ICLAV (Invalidità Civile LAVoro): i titolari di assegno mensile in qualità di invalidi civili devono dichiarare l’esistenza di una eventuale attività lavorativa e l’importo di eventuali compensi ricevuti

• Modello ACCAS/PS (ACCertamento requisiti per Assegno o Pensione Sociale): dichiarazione di residenza effettiva in Italia ed eventuali ricoveri gratuiti. Il Modello ACCAS/PS riguarda i titolari di pensione sociale e assegno sociale

IL MODELLO ICRIC – Qui ci concentriamo in particolare sul Modello di Invalidità Civile Ricovero (modello ICRIC), che sono tenuti presentare gli invalidi civili titolari di indennità di accompagnamento o assegno mensile per le dichiarazioni relative a eventuali ricoveri gratuiti. Ricordiamo infatti che il ricovero gratuito in istituto di cura si pone come elemento ostativo all’erogazione dell’indennità di accompagnamento e all’erogazione dell’assegno sociale nella sua misura intera. Inoltre l’indennità di frequenza è incompatibile con qualsiasi forma di ricovero.

Ricapitolando, ci sono i modelli:

ICRIC per lo stato di ricoveri dei titolari di prestazioni di invalidità civile

ICRIC FREQUENZA per lo stato di ricovero dei titolari di prestazioni di indennità di frequenza e per le informazioni relative alla frequenza scolastica

ICRIC E DISABILITÀ INTELLETTIVA O PSICHICA – In caso di disabilità intellettiva o psichica e in assenza di un tutore/curatore non serve alcuna dichiarazione ma, ai sensi dell’articolo 1, comma 254, legge n. 662/1996, deve essere consegnato alla struttura territorialmente competente un certificato medico con l’indicazione delle patologie

ICRIC E MINORI – I minori titolari di indennità di accompagnamento e dell’indennità di frequenza devono presentare il modello ICRIC per dichiarare eventuali periodi di ricovero o, in caso di minori di età compresa tra i 5 e i 16 anni, la frequenza scolastica obbligatoria o quella di centri ambulatoriali. Per i minori tra i 5 e 16 anni si deve dichiarare:

•la cessazione della frequenza scolastica; •il cambio di scuola rispetto all’anno scolastico precedente;

•il trasferimento ad altro istituto scolastico, il passaggio di grado di istruzione. In tal caso devono essere indicati i riferimenti del nuovo istituto scolastico (nome della scuola, indirizzo completo, codice fiscale o partita IVA, indirizzo di posta elettronica PEC).

È OBBLIGATORIO? E GLI ARRETRATI? – L’invio annuale delle dichiarazioni di responsabilità è obbligatorio per l’erogazione delle prestazioni assistenziali. Se l’utente è inadempiente, può visualizzare online anche i solleciti delle dichiarazioni degli anni precedenti per la regolarizzazione. Tra l’altro si segnala che la legge prevede l’obbligo della restituzione delle somme indebitamente percepite in caso di omessa od incompleta segnalazione.

COME PRESENTARE ILMODELLO ICRIC – Dal 2015 non è più possibile inviare le dichiarazioni in formato cartaceo: le dichiarazioni di responsabilità si presentano pertanto solo online attraverso il servizio dedicato oppure con la collaborazione degli intermediari abilitati, come i CAF. In alternativa, possono essere presentate tramite Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 da rete mobile.

La procedura online consente di inviare i modelli:

– ICRIC per lo stato di ricovero dei titolari delle prestazioni di invalidità civile;

– ICRIC Frequenza per lo stato di ricovero dei titolari delle prestazioni di indennità di frequenza e per le informazioni sulla frequenza d’istituzione scolastica;

– ICLAV per lo svolgimento o meno di attività lavorativa per i titolari delle prestazioni di invalidità civile;

– ACC. AS/PS per la permanenza del requisito della residenza stabile e continuativa in Italia per i titolari di pensione sociale, assegno sociale e sostitutivo di invalidità civile;

– ACC. AS/PS per le condizioni di ricovero per i titolari di assegno sociale e sostitutivo di invalidità civile.

Per procedere online è necessario essere in possesso del PIN abilitato, accedendo dal sito www.inps.it e selezionando il servizio “dichiarazioni di responsabilità” (ICRIC/ICLAV/ASS AS-PS) e verificare se, per la propria posizione, è previsto l’inoltro. In alternativa è possibile recarsi presso un soggetto abilitato all’assistenza fiscale (es. CAF) con carta d’identità, codice fiscale e lettera inviata dall’INPS.

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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, ANFFAS: “LANCIARE IL PROGRAMMA D’AZIONE”

Fonte www.redattoresociale.it“Il 3 dicembre non sia solo una passerella, ma l’occasione per lanciare concretamente il Programma biennale d’azione e iniziare a immaginare percorsi per renderlo operativo”: è questo l’appello che Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, rivolge oggi al governo, “da cui finora non ci sono giunte notizie di iniziative in programma per la giornata”.

Il rischio che la ricorrenza si trasformi in pura celebrazione è infatti alto: anche il tema scelto dall’Onu per quest’anno, “per quanto interessante, rischia di restare astratto”, osserva Speziale, riferendosi al titolo della giornata: “Trasformazione verso una società sostenibile e resiliente per tutti”. Un tema che Speziale parafrasa così: “la resilienza è stata per la prima volta accertata in termini scientifici da una ricerca americana circa 8 anni fa, con un’indagine su un gruppo di famiglie con un componente con disabilità. Resiliente – spiega ancora Speziale – è la famiglia che trova al proprio interno dei punti di forza, pur in momento di enorme stress e difficoltà. Dove non scatta la resilienza, c’è disperazione”.

Sempre a proposito di “resilienza”, anche Anffas, da parte sua, ha indagato tra le proprie famiglie, per verificare questo fenomeno. “E avviamo riscontrato che è esattamente così: spesso si sviluppa questa dinamica, nella casa sia presente un familiare con disabilità, per cui una volta superato il primo momento di smarrimento e difficoltà, ci si organizza e si acquisisce una nuova forza”.

Un tema reale e importante, quindi, per cui “è interessante che l’Onu avvia deciso di dedicare a questo la Giornata – commenta Speziale – Va benissimo mettere in risalto che le persone disabili e le loro famiglie non si lasciano andare al destino, ma diventano soggetti attivi e raggiungono risultati importanti. Però noi immaginiamo una giornata internazionale anche come momento in cui si faccia il punto sullo stato e la condizione delle persone disabili e delle loro famiglie, che di fatto, in Italia, vivono ancora la mancanza di opportunità, politiche, sostegni adeguati a garantire inclusione sociale. Allora ci chiediamo: come possiamo collocare questo grande tema nel tema specifico della resilienza?”.

E la risposta consiste appunto nella proposta, rivolta al governo e alle intuizioni, di dedicare la Giornata a un ragionamento condiviso sull’attuazione del Programma d’azione. “Finora, a livello nazionale, non abbiamo notizia di alcuna iniziativa di senso. Gli altri anni ci sono stati diversi eventi, ricordo in particolare il presidente del Consiglio Renzi, che ospitò un’iniziativa in una sala della presidenza del Consiglio: fu un bel segno di attenzione, che il governo celebrasse il 3 dicembre nel suo massimo luogo istituzionale. Ora, scorgiamo il rischio che il 3 dicembre si limiti ad essere l’ennesima celebrazione. A noi interessano poco le passerelle, le celebrazioni, le dichiarazioni, quando ancora mancano risposte, politiche, esigibilità di diritti, concreta attuazione della Convenzione Onu”.

Lo spunto per andare oltre la mera celebrazione arriva d’altronde anche dal Forum nazionale del Terzo settore*, che “all’interno del suo programma di mandato approvato a unanimità a scorsa assemblea – riferisce Speziale -, recependo quanto fatto dalla Consulta disabilità e autosufficienza, ha definito un’apposita linea. In questo documento, il Forum parla appunto anche di iniziative per dare concreta attuazione ai diritti umani diritti delle persone con disabilità. E propone di ‘organizzare, in occasione della Giornata internazionale del 3 dicembre di ogni anno, un evento di livello nazionale, con il pieno coinvolgimento dei territori, non già come mera giornata celebrativa ma come occasione per ottenere dalle istituzioni dati, statistiche e relazioni atti a verificare quanto effettivamente posto in essere della Convenzione Onu, per vedere concretamente garantiti i diritti delle persone con disabilità in chiave di miglioramento della loro qualità della vita con adeguati sostegni”.

“Questo è dunque il nostro auspicio, ma anche la nostra proposta – conclude Speziale – Il governo è ancora in tempo per accoglierla e dare un senso alla Giornata internazionale ormai prossima, che proprio non ci piacerebbe fosse improvvisata”

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I VACCINI NON PROVOCANO AUTISMO: ENNESIMA ORDINANZA DELLA CASSAZIONE

Fonte www.quotidianosanita.it – Bocciato dalla Cassazione (ordinanza 23 ottobre 2017 n. 24959) l’ennesimo ricorso dei genitori di un bambino con autismo contro il ministro della Salute per ottenere l’indennizzo previsto dalla legge del ’92 sui danni da vaccinazioni, affermando che non è stato dimostrato il nesso causale tra la malattia e la somministrazione di medicinali.

“Nel caso, alle puntuali argomentazioni del CTU di secondo grado – si legge nell’ordinanza – che si sono avvalse anche della letteratura scientifica, iricorrenti contrappongono altre argomentazioni, desunte da diversa ed ulteriore letteratura scientifica che, pur manifestando l’acceso dibattito che da tempo si registra sulla questione, non rivela acquisizioni ed elementi decisivi al fine di confutare la soluzione da quello adottata”.

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DONNE CON DISABILITÀ, DUE VOLTE VITTIME

Fonte comunicato stampa Fish* – Le donne con disabilità vivono una condizione di discriminazione multipla: come donne condividono la mancanza di pari opportunità che prevale nella nostra società e come persone con disabilità soffrono di restrizioni e limiti alla partecipazione sociale. Non è questa una mera sommatoria di discriminazioni, quanto piuttosto una loro moltiplicazione: non godono di pari opportunità né rispetto alle altre donne, né rispetto agli uomini con disabilità.

Secondo ISTAT lavora solo il 35,1% delle donne con limitazioni funzionali, invalidità o malattie croniche gravi, a fronte del già limitato 52,5% degli uomini nelle stesse condizioni. Sempre ISTAT rileva che il rischio di subire stupri è più che doppio per le donne con disabilità: il 10% contro il 4,7% delle donne senza limitazioni funzionali. E i rischi aumentano anche in caso di stalking: il 21,6% delle donne con disabilità ha subito comportamenti persecutori contro circa il 14% delle altre donne.

Esiste una drammatica questione di genere quando ci si riferisce alla disabilità, come pure è significativa la variabile disabilità quanto ci si occupa di condizione femminile e di violenza di genere, ma su tali lacune non vi è ancora consapevolezza.

FISH*, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, in prospettiva della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, non può che richiamare l’attenzione sulla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che, per la prima volta, ha affrontato il tema della discriminazione multipla dedicandovi uno specifico articolo. Ma l’occasione della Giornata sarà utile anche per auspicare con forza che la prospettiva di genere sia integrata nelle politiche per la disabilità come pure la condizione di disabilità sia integrata nelle politiche di genere, entrambe in stretta consultazione con le donne e le ragazze con disabilità e con le loro organizzazioni rappresentative.

Alla Giornata FISH parteciperà con proprie iniziative ed affiancando eventi. In questo senso FISH ricorda un fondamentale punto di riferimento: il Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea. Uno strumento per attivisti e politici, adottato a Budapest il 28-29 maggio 2011 dall’Assemblea Generale del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF). Ratificato ufficialmente anche dalla FISH nella sua traduzione italiana [a cura di Simona Lancioni e Mara Ruele, Peccioli (PI), Informare un’H], il documento è consultabile a questo indirizzo: http://www.informareunh.it/ledf-approva-la-traduzione-italiana-del-manifesto-europeo-delle-donne-con-disabilita/

*Cui Anffas Onlus aderisce