Fonte www.disabili.com – L’11 marzo scorso il MIUR ha pubblicato la nota n. 1586/14, riguardante la gestione degli interventi e dei fondi relativi alla scuola in ospedale e a domicilio.
LA SCUOLA IN OSPEDALE – La nota, dopo aver ribadito che la scuola in ospedale costituisce un servizio pubblico e dovuto a tutti quegli alunni malati che sono costretti a sospendere la frequenza delle lezioni presso la scuola di appartenenza, sottolinea che tale servizio costituisce scuola a tutti gli effetti e come tale è riconosciuto. Esso dev’essere documentato e valutato da parte dei docenti delle sezioni ospedaliere e va registrato e certificato anche da parte della scuola di provenienza dello studente. Nel caso in cui la frequenza dei corsi preveda una durata prevalente rispetto a quella nella classe di appartenenza, i docenti che hanno impartito gli insegnamenti nei corsi in ospedale effettuano lo scrutinio, previa intesa con la scuola di riferimento. Analogamente si procede quando l’alunno, ricoverato nel periodo di svolgimento degli esami conclusivi, deve sostenere in ospedale tutte le prove o alcune di esse.
IL DOCENTE OSPEDALIERO – Il docente ospedaliero è tenuto ad informare il dirigente scolastico della sua scuola perché comunichi la presa in carico da parte della sezione ospedaliera con richiesta di documentazione relativa al piano dell’offerta formativa ed alle competenze attese nella classe di appartenenza. I docenti ospedalieri hanno comunque un rapporto personalizzato e individualizzato con gli alunni e devono attivare un insegnamento flessibile, interdisciplinare, che preveda l’utilizzo strumentale delle tecnologie. Il percorso ospedaliero dev’essere perciò descritto e certificato, al fine di mettere in grado i docenti della scuola di provenienza di valutare l’alunno al suo rientro in classe. Il docente in ospedale deve possedere, oltre alle competenze disciplinari, anche abilità di carattere organizzativo, relazionale, metodologico-didattico e tecnologico. Deve conoscere le principali regole di funzionamento del sistema ospedaliero e deve sapere conciliare le esigenze di insegnamento con quelle degli altri soggetti che interagiscono con i minori ricoverati; deve inoltre saper gestire situazioni emotivamente complesse, cogliendo emozioni e bisogni. E’ dunque necessaria una particolare cura da parte dei dirigenti scolastici nella selezione dei docenti da assegnare in ospedale.
È auspicabile che essi prestino la loro docenza in ospedale solo per una parte del loro orario, anche allo scopo di prevenire fenomeni di burnout legati all’esercizio della professione in ambienti dove il dolore e la morte sono realtà con cui ci si deve misurare. Ne deriva che il ruolo del dirigente scolastico della scuola ospedaliera implica una personale conoscenza di tale realtà, oltre alla responsabilità rispetto all’offerta formativa da essa erogata per i diversi gradi.
Si auspica quindi l’attivazione di percorsi specifici di formazione destinati al personale dirigente delle scuole del territorio e al personale dirigente e docente ospedaliero, per favorire l’acquisizione delle competenze professionali necessarie all’insegnamento in ospedale.
Nella nota vengono dunque sottolineati aspetti importanti riguardanti la scuola in ospedale mentre, come sottolinea Salvatore Nocera, rimangono perplessità in merito all’individuazione dei requisiti per accedere al servizio di istruzione domiciliare. Infatti, se fino alla C.M. n. 84/02, il requisito per fruire del diritto all’istruzione domiciliare poteva essere erogato nel caso in cui una patologia in atto impedisse la frequenza della scuola per almeno 30 giorni, anche senza ricovero ospedaliero, poi, a partire dalla C.M. n. 56/03 tale diritto è stato fortemente limitato, circoscritto ad alunni già ospedalizzati e sottoposti a terapie domiciliari che impediscono la frequenza della scuola per almeno 30 giorni.
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Fonte www.redattoresociale.it – Manca quasi un mese all’appuntamento elettorale e la Rai, in collaborazione con il ministero dell’Interno, ha cominciato a trasmettere le informazioni utili per il diritto al voto da parte di chi – a causa di disabilità o malattie gravemente invalidanti o perché attaccato a macchinari salvavita elettromedicali – non può spostarsi dalla propria abitazione e da parte di chi necessità di un assistente per poter esprimere il proprio voto.
Nella clip di un minuto e mezzo si ricorda che il 25 maggio si è chiamati a votare per eleggere i membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia oltre che per rinnovare i consigli regionali di Abruzzo e Piemonte e le amministrazioni di oltre 4mila Comuni.
Gli elettori affetti da gravi infermità, tali che l’allontanamento dall’abitazione in cui dimorano risulti impossibile, possono richiedere di votare a domicilio. La domanda, corredata da un certificato medico della Asl e dalla copia della tessera elettorale, deve pervenire entro il 5 maggio 2014 al Comune di iscrizione elettorale.
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Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.interno.gov.it o www.rai.it
Fonte www.west-info.eu – È bassissima la partecipazione di studenti con disabilità nel programma di mobilità Erasmus. Secondo la Commissione Europea, infatti, durante l’anno accademico 2009/10 solo lo 0,14% dei giovani partiti per un’esperienza formativa all’estero aveva una disabilità.
Una percentuale bassa che evidenzia l’ampia esclusione di un importante segmento della società. Per questo è stato creato ExchangeAbility, un progetto che vuole invertire la tendenza contribuendo a rimuovere gli ostacoli alla partecipazione allo scambio internazionale.
Garantendo a un numero sempre più alto di alunni con disabilità un’opportunità di auto-sviluppo che, oltre a far conoscere lingue e culture nuove, aumenta le possibilità di trovare un’occupazione futura. Parte fondamentale dell’iniziativa è la creazione di una MapAbility, una mappa online – al momento in fase di ultimazione – che conterrà dettagliate informazioni sull’accessibilità e i servizi offerti dalle università europee agli studenti con disabilità, in modo che questi possano sentirsi più sicuri scegliendo l’ateneo che offre le migliori condizioni possibili per il loro soggiorno di studio all’estero.
Fonte www.personecondisabilita.it – Un numero verde gratuito cui possono rivolgersi lavoratori e potenziali datori di lavoro per chiarire dubbi e perplessità in merito alla legge 68/99, la norma che disciplina l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Il progetto è stato promosso da Anmil Milano ed è operativo dai primi di aprile.
“Con questo strumento vogliamo essere ancora più vicini alle persone – commenta Claudio Messori, direttore di Anmil -. Il numero verde è rivolto a tutti coloro che vogliono avere informazioni o essere orientati rispetto al percorso di inserimento lavorativo più adatto alle proprie esigenze”.
Gli operatori del numero verde 800.689.914 rispondono durante i giorni lavorativi dalle 9 alle 16.30. E possono dare informazioni e chiarimenti rispetto ai seguenti argomenti:
– Convenzioni in articolo 14 Dlgs 276/03: loro stipula per l’assolvimento degli obblighi senza assunzione di personale, ma fornendo commesse di lavoro alle cooperative sociali di tipo B.
– Preselezione di personale disabile ad hoc da inserire nel proprio organico sulla base delle offerte lavorative
– Consulenza per la gestione del prospetto informativo, degli esoneri parziali Legge 68/99 e della compensazione territoriale ai sensi dell’articolo 5 legge 68/99
– Consulenza giuslavoristica della legge 68/99 e sue modifiche, variazioni e interpretazioni nel tempo
– Convenzioni in articolo 11 Legge 68/99: loro stipula con attivazione e gestione della programmazione degli inserimenti dei lavoratori disabili in azienda attraverso percorsi formativi tutorati nel tempo.
– Gestione del processo di avvio dei tirocini di orientamento formativo, finalizzati o meno all’inserimento lavorativo
– Programmazione di percorsi formativi in itinere al tirocinio e/o al mantenimento occupazionale (apprendistato, sicurezza sul lavoro, formazione continua e permanente, sostegno lavorativo, consulenza ai colleghi).
– Attività di tutoraggio rivolta al personale disabile inserito e ai tutor aziendali con monitoraggio continuo.
L’importanza di fare squadra
Un lavoro, quello di Anmil, che affianca formazione, formazione e orientamento alle attività di sensibilizzazione. L’ultima iniziativa – in ordine di tempo – il primo campionato di calciobalilla che ha visto sfidarsi dieci squadre composte dai responsabili delle risorse umane di alcune note aziende, persone con disabilità, gli educatori e utenti di Anmil, si sono sfidati in un torneo cinque contro cinque.
“Giocare a calcetto serve a fare squadra”, spiega Claudio Messori. Un gioco certo, ma non solo. Gli obiettivi di iniziative come questa, o altre attività sportive che vedono il coinvolgimento di squadre “miste” sono diversi. Esplorare la diversità nelle sue diverse accezioni, valorizzare la cultura della diversità in azienda e insegnare soprattutto a riconoscerla e ad accettarla, attraverso esperienze di team building, come primo passo per una sua efficace integrazione e gestione, sia a livello organizzativo che a livello emotivo e relazionale.
Anche la scelta del calciobalilla risponde a una scelta precisa: innanzitutto permette a persone con disabilità (fisica e intellettiva) di competere alla pari.
Inoltre si è dimostrato utile come sport riabilitativo per chi ha subito un trauma: molti medici hanno riscontrato che aiuti nel recupero di facoltà cognitive e di abilità motorie, in quanto necessita di attenzione prolungata, coordinazione oculo-manuale, velocità di risposta ideomotoria, resistenza all’affaticamento e forza muscolare. E in più è divertente.
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Fonte www.vita.it – Il sottosegretario al Lavoro e politiche sociali Luigi Bobba ne è convinto: “la legge sull’impresa sociale e la stabilizzazione del cinque per mille vedranno la luce prima dell’estate”. Ad annunciarlo a margine del convegno, organizzato dall’Istat, in un’intervista a Redattore sociale. “Su qesti temi non siamo in stallo – spiega – il governo si è instaurato da un mese, io sto seguendo il decreto lavoro e sono stati altri i provvedimenti iniziali del’esecutivo. Ma Renzi ha preso anche degli impegni precisi. Sull’impresa sociale, in particolare, penso che i tempi saranno rapidi perché c’è una sfida da mantenere: di pari passo al disegno di legge andrà anche il fondo di accompagnamento alle imprese su cui il presidente del Consiglio si è impegnato. Penso quindi che prima dell’estate i provvedimenti saranno messi in cantiere e speriamo anche portati a compimento”.
Sull’iter dei provvedimenti Bobba si dice tranquillo anche perché “questo è un momento favorevole: con presidente del Consiglio che ha nel sua Dna la cultura che si respira in questi mondi, un ministro che ha dedicato tutta la sua vita a promuovere le imprese cooperative e un sottosegretario che ha una lunga esperienza sul campo”. E ricorda che i testi sono pronti: “per il cinque per mille la norma sulla stabilizzazione è contenuta nelle delega della riforma del sistema fiscale, si tratta solo per il governo di fare il decreto legislativo di applicazione – spiega – Per l’impresa sociale il testo è pronto e già depositato alla Camera. Io sono primo firmatario alla Camera e Lepri in Senato. Ora bisogna decidere quale percorso interaprendere ma attorno al disegno legge i tempi possono essere anche sufficientemente rapidi e veloci, perché la volontà del ministro è chiara e i temi sono definiti e condivisi. Ora bisogna fare la scelta se assumere questi testi e farne un disegno legge governativo o se rapidamente calendarizzare la proposta con una corsia preferenziale”.
Secondo il sottosegretario “la mancanza di una moderna regolazione civilistica fa sì che ci siano fenomeni distorsivi all’interno del mondo del non profit”. “Questa normativa – spiega- consentirà di avere un’ identificazoione più chiara e trasparente di cos’è un’impresa sociale ed eviterà fenomeni di distorsione. Sappiamo che ci sono soggetti che lucrano a fini privati ma si presentano come non profit. Questi soggetti vanno espulsi, ma bisogna ricordare che il non profit è ben altro. Un settore di cui i cittadini italiani si fidano, come dimostra il successo del cinque per mille”.
Il sottosegretario ha poi spiegato che saranno 4 i punti che riguardano il terzo settore su cui il governo si concentrerà.
Innanzitutto si partirà dal riordino della legislazione nel suo insieme, per dare una base civilistica che faccia da “pavimento a tutti questi mondi”. Ci sarà poi la stabilizzazione del 5 per mille “un caso di successo in italia, a cui i cittadini danno fiducia”. E infine, oltre alla riforma dell’impresa sociale, si lavorerà sulla proposta di un servizio civile di tipo universale che è un’ opportunità di impegno civico e un elemento di contrasto al fenomeno dei cosiddetti neet (persone che nè studiano nè lavorano, ndr)”.
“La partenza del governo è stata un po’ affollata di impegni – conlude- ma all’interno dell’esecutivo c’è un intento chiaro verso questo mondo che Renzi ha espesso senza giri di parole”.
18 aprile 2014
www.affaritaliani.libero.it – Per Zamagni, però, l’Agenzia non dovrebbe solo essere ripristinata ma rafforzata e dotata di poteri reali di controllo e di sanzionamento di tipo amministrativo. Il ripristino potrebbe anche essere a costo zero per lo Stato: l’idea è infati quella di un finanziamento attraverso una quota dei fondi raccolti con il cinque per mille. Una soluzione pensata già qualche anno fa dall’attuale sottosegretario Bobba e che costituisce per Zamagni un buon segnale verso la ricostituzione di “un istituto fondamentale per il mondo del terzo settore”.
“Una volta stabilizzato il cinque per mille una quota minima dei fondi servirà per finanziare l’Agenzia – spiega – una proposta fatta qualche anno fa dall’onorevole Bobba e che è particolarmente intelligente perché permette un risparmio per lo Stato e rimarca come questa agenzia operi a favore di tutto il terzo settore”.
“La chiusura dell’agenzia è stato il più grande errore del governo Letta – aggiunge – un segnale negativo nei confronti del terzo settore, che ha rappesentato una sorta di campana a morto: è come se avessero detto che questo mondo conta così poco da non meritare neanche un’agenzia il cui costo era irrisorio, un milione di euro all’anno. Non solo, ma la chiusura è avvenuta senza aver consultato i soggetti di terzo settore, una mossa incivile”.
Secondo Zamagni al di là del valore simbolico questo ha comportato una serie di problemi. In primo luogo manca una parte terza rispetto alla Pubblica amministrazione e i soggetti del mondo for profit, ma non c’è più neanche un istituto che risolva le microconflittualità all’interno del terzo settore, e che vanno dalla questione delle raccolte fondi ai conflitti nel riparto della quota del cinque per mille.
Il rischio è che si determini “una guerra tra poveri”.
A questo proposito Zamagni ha ricordato anche alcuni casi esemplari, come la multa di 800mila euro elevata nei confronti dell’associazione Auser di Bologna per un’interpretazione sbagliata della legge sul volontariato.
“Penso che la possibilità di un ripristino ci sia ma è necessario dare a questa istituzione maggiori poteri di controllo e sanzionamento amministrativo – aggiunge- L’Agenzia deve cioè avere la possibilità di chiedere ed esigere ispezioni nelle associazioni, guardare verbali, statuti, bilanci. Ma la mancanza di questo istituto ha portato in questi anni solo pasticci su pasticci, è stato un grave errore a cui va posto rimedio”.
18 aprile 2014
Fonte www.superando.it – Era poco più di un anno fa quando il Forum Nazionale del Terzo Settore* aveva espresso la propria vicinanza al Terzo Settore di Reggio Calabria, per la drammatica situazione che stavano vivendo le organizzazioni sociali, dopo avere annunciato la chiusura di molti servizi resi per conto del Comune, a causa di ritardi e mancati pagamenti che ne rendevano impossibile il proseguimento delle attività.
Successivamente era arrivata una momentanea “boccata d’ossigeno”, ma oggi si è sostanzialmente tornati al punto di prima, con un nuovo annuncio di sospensione dei servizi, entro il prossimo 28 aprile, come informa il comunicato di Luciano Squillaci, portavoce del Forum del Terzo Settore reggino, disponibile a questo link.
«Sappiamo bene – dichiara Pietro Barbieri , portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – quanto il Terzo Settore locale abbia stretto i denti e tentato di resistere giorno dopo giorno, mese dopo mese, per non negare assistenza scolastica e domiciliare a cittadini con disabilità, anziani o in situazioni di discriminazione. Tuttavia comprendiamo come questa scelta così forte si renda necessaria per le organizzazioni e gli operatori sociali qualificati che non ricevono garanzie né tutele né, tanto meno, lo stipendio da troppi mesi. Ci auguriamo dunque che il Comune di Reggio Calabria ascolti questo ultimo disperato appello del Forum locale, rispettando gli impegni assunti e mettendo al primo posto i diritti dei cittadini».
*Cui Anffas Onlus aderisce
Per approfondire
Leggi il comunicato stampa di Anffas Onlus su un caso di discriminazione avvenuto in un asilo di Reggio Calabria
17 aprile 2014