Dal sito www.superabile.it ROMA – In arrivo per gli enti locali i fondi per la programmazione delle politiche sociali. Il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in Conferenza unificata e in Conferenza stato-regioni ha infatti definito la ripartizione del Fondo nazionale per le politiche sociali, del Fondo per la non autosufficienza e del Fondo per i minori non accompagnati. In tema di lavoro sono state inoltre definite le linee guida della piattaforma unitaria Garanzia Giovani per il tirocinio professionalizzante. “Quattro intese particolarmente importanti”, le ha definite il ministro del Lavoro Giovannini. “E’ un grande risultato, perché si tratta dei principali fondi per le politiche sociali”, aggiunge la vceministra Guerra – che non solo sono stati rifinanziati e incrementati con la legge di stabilità di 600 milioni, ma che in accordo con le regioni sono stati ripartiti celermente, cosa mai accaduta in passato. E’ stato evitato anche che questi fondi venissero utilizzati per l’attuazione di provvedimenti di spending review della finanza regionale, cosa che lo scorso anno ne aveva bloccato l’erogazione fino ad autunno”.
Nello specifico si tratta di 280 milioni per il Fondo nazionale per le politiche sociali e di 340 milioni per il Fondo sulla non autosufficienza, di cui in accordo con le regioni sono stati decisi i criteri di ripartizione programmata per aree di intervento. Per il Fondo politiche sociali “la rete intergrata di interventi e servizi sociali – spiega ancora Guerra – è articolata in 5 macrolivelli: presa in carico, domiciliarità, prima infanzia, servizi residenziali e sostegno al reddito. Questi livelli saranno poi articolati per tre aree di intervento: le responsabilità familiari, disabilità e non autosufficienza, povertà ed esclusione sociale”. Il ministero attiverà anche un monitoraggio sulle regioni, la programmazione delle risorse sulla base di questa articolazione è infatti la condizione per poter ottenere il finanziamento. Per il fondo sulla non autosufficienza si punta invece sulla domiciliarità, con il rafforzamento degli interventi che favoriscono la permanenza a casa della persona non autosufficiente e che realizzano una maggiore integrazione fra gli interventi sociali e sanitari. Per quanto riguarda i minori non accompagnati da oggi saranno disponibili per gli enti locali i 20 milioni già stanziati che “si aggiungono ai 5 milioni già distribuiti nel corso dell’anno”, aggiunge la viceministra. “Siamo così in grado di garantire un co-finanziamento statale a parziale copertura dei costi di accoglienza che gravano sui comuni, per 20 euro pro die pro capite per tutti i minori accolti dai comuni dal primo gennaio alla fine di settembre 2013. Con la legge di stabilità sono stati poi stanziati ulteriori 40 milioni che prossimamente saranno ripartiti e permetteranno la copertura di tutto il 2014. (ec)
Da www.superabile.it ROMA – Dal venerdì 21 febbraio gli alunni disabili potrebbero non trovare nessuno, a scuola, che si occupi della loro igiene e pulizia personale. Un problema serio, per loro, per le loro famiglie e per quell’integrazione scolastica che da tanti anni e con tanti sforzi si cerca ogni giorno di realizzare e rafforzare. Il personale Ata, sostenuto da Fish e Flc-Cgil, darà il via, quel giorno, a una mobilitazione, per protestare contro la revoca dell’indennità economica riconosciuta, finora, a chi fosse formalmente incaricato di provvedere a questo compito. A spiegare la questione è Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish.
“Il contratto collettivo del 2003 prevede che la pulizia e l’igiene personale degli alunni disabili spettino ai bidelli, ma solo quando siano espressamente incaricati dal preside, previo corso di 40 ore e a fronte di un’indennità di circa 1.000 euro l’anno. Ora, poiché tale indennità entra nella base pensionabile, il ministero l’ha interpretata come un aumento di stipendio e come tale, in base alla legge del 2011 che vietava tutti gli aumenti agli statali, ha ritenuto di eliminarla”. Cosa significa questo e che conseguenze avrà? “Innanzitutto, il ministero addirittura chiede che siano restituite le indennità percepite dal 2011 a oggi, ma questo è fuori discussione e, se pure lo Stato facesse causa ai bidelli che non restituiscano l’importo, la perderebbe. Ciò che preoccupa di più è però ciò che accadrà se il governo non farà un passo indietro: a partire da fine febbraio, i bidelli incaricati non riceveranno più quella indennità. E’ questo il motivo per cui, a partire dal 21, inizieranno la mobilitazione, rifiutandosi di provvedere a questa mansione. Il ministero dovrà decidere: o reintrodurrà l’indennità, o dovrà affidare la mansione a un’altra figura, spendendo sicuramente di più”.
Questo significa che i bambini resteranno a scuola sporchi, oppure che dovranno tornare a casa? “Noi confidiamo che il prossimo ministro dell’Economia riprenda in considerazione la norma e reintroduca l’indennità – spiega Nocera – E ci aspettiamo che i lavoratori, di fronte all’avvio di trattative tra il nuovo ministro e i sindacati, non facciano partire fin da subito la protesta”. D’altra parte, va detto che la gestione dell’igiene personale dei bambini disabile è sempre stata problematica, anche quando era prevista l’indennità: “Sappiamo di bidelli che, nonostante l’incarico formale, si rifiutano di provvedere a questa mansione. Questa sarà la prossima richiesta al ministero: fare in modo che il dirigente scolastico intervenga, anche con sanzioni disciplinari, nei confronti di chi non svolge il proprio dovere”. Ci sono poi casi in cui sono i comuni, con i loro assistenti sanitari, a risolvere il problema: “risolvere, per modi di dire – commenta Nocera – visto che inviano assistenti sanitari al posto degli Aec, con notevole risparmio economico!”.
Infine, ci sono le differenze tra una scuola e l’altra: ci sono insegnanti di sostegno che, in mancanza di alternative, provvedono loro stessi all’igiene degli alunni, così come ci sono scuole in cui i bambini disabili vengono rimandati a casa, nel momento in cui si sporcano. La frammentarietà e la problematicità della situazione emergono dalle testimonianze di alcune mamme, iscritte al gruppo Facebook “Cronache di integrazione scolastica: genitori, fiato alle trombe!“, fondato da Marina Cometto: “Ecco ci risiamo – racconta Lucia – ‘Non è compito mio!’: questo è quello che mi ha detto oggi la maestra di sostegno di mio figlio, al 2° anno di materna… Oggi infatti mancava la bidella che di solito si occupa di lui quando si fa pipì addosso. E purtroppo oggi è accaduto… Dopo un po’ mi ha chiamata la maestra: ‘Sai, la bidella manca e non è compito mio pulirlo e cambiarlo!’ Ma io dico, potrebbe anche essere così …. Ma, a livello umano, voi lascereste mai un bimbo di 4 anni sporco, in attesa che qualcuno si decida a cambiarlo? Per poi decidere di chiamare la mamma visto che nessuno si è deciso?”. Risponde Marina, che suggerisce “una bella segnalazione alla dirigente, con l’avviso che la prossima volta denuncerai la scuola per interruzione di pubblico servizio. Non devi chiedere umanità, non sempre c’è e non è un obbligo: la professionalità e responsabilità, invece sì che lo sono!“. Diversa l’esperienza di Tiziana, che riferisce: “Mio figlio va in una comunale e, se necessario, l’educatrice stessa lo porta al bagno e lo cambia”. Esperienze diverse, un unico problema che, spiega Nocera, “solo apparentemente è marginale, ma come un granellino di sabbia, è capace di bloccare un intero ingranaggio: quello dell’integrazione“. (cl)
Con queste parole e presentando una serie di richieste di modifica al Decreto che ha fissato il nuovo ISEE – strumento necessario per accedere alle prestazioni sociali agevolate – l’Associazione ANFFAS si dichiara anche pronta alla mobilitazione, per tutelare sino in fondo i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie
«Il nuovo ISEE dovrebbe essere uno strumento per favorire l’equità tra i cittadini, ma come può essere equo uno strumento che considera come redditi indennità e provvidenze che già non riescono a colmare il divario esistente – anche in termini economici e di rischio povertà – tra i cittadini con e senza disabilità, e che rischia di limitare l’accesso a servizi essenziali e peggiorare le condizioni di vita delle persone con disabilità?». Sono parole pronunciate da Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in una nota successiva all’entrata in vigore, l’8 febbraio scorso, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 159/13, che ha fissato il nuovo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), strumento necessario per accedere a prestazioni sociali agevolate, per la cui messa a regime, per altro, sono ancora necessari alcuni passaggi regolamentari di portata non trascurabile, come abbiamo segnalato nei giorni scorsi. In particolare, l’iniziativa dell’ANFFAS – che dà seguito a un’azione esercitata ormai da tempo da tale Associazione su questo importante tema – intende «portare all’attenzione della collettività tutta e degli interlocutori politico-istituzionali una serie di richieste ben precise, fondate in primo luogo sul rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, documento che è Legge in Italia dal 2009 [Legge 18/09, N.d.R.]». «Sono richieste dettagliate – sottolinea Speziale – e soprattutto fondamentali per la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, una vita che merita pari diritti e opportunità e non continue vessazioni. Ed è proprio per l’importanza che tali punti rivestono che siamo pronti a una grande mobilitazione se quanto esposto non sarà accolto e accettato da chi di competenza».
Ricordando infine che sulla questione del nuovo ISEE è stato avviata in queste settimane anche la procedura per un ricorso collettivo nazionale, proponiamo qui di seguito l’elenco delle richieste formulate dall’ANFFAS:
– Non computare nella condizione economica del richiedente e della sua famiglia, utile per la determinazione dell’ISEE, gli emolumenti economici ricevuti da uno qualsiasi dei componenti il nucleo familiare per invalidità e/o condizione di disabilità o non autosufficienza, abrogando quindi, sul punto, l’articolo 5 del Decreto Legge 201/11 (il cosiddetto “Decreto Salva Italia”). È infatti assurdo e infondato pensare che tali emolumenti siano una fonte di arricchimento per la famiglia. – Eliminare dalla definizione di «prestazioni sociali agevolate», di cui all’articolo 1 del DPCM 159/13, la previsione che esse siano «limitate a coloro in possesso di particolari requisiti di natura economica». Non si può infatti limitare in base alla sola condizione economica l’accesso a servizi essenziali per la qualità di vita e il rispetto dei diritti umani dei cittadini (come un Centro Diurno può ad esempio essere, per una persona con disabilità). – Eliminare nell’articolo 6 del DPCM 159/13 il rinvio al successivo articolo 7, che prevede il calcolo dell’ISEE familiare – salvo straordinarie situazioni – per i minori con disabilità non autosufficienti fruitori di prestazioni socio-sanitarie, evitando così una possibile disparità tra maggiorenni con disabilità (frequentanti, ad esempio, Centri Diurni e che per usufruire di tale servizio potrebbero dichiarare solo l’ISEE derivante dalla somma delle condizioni economiche proprie e dell’eventuale coniuge e/o figli e non dei genitori o dei fratelli) e minori con disabilità fruitori dello stesso servizio, per i quali si dovrebbe dichiarare una condizione economica pari a quella dell’ISEE familiare. – Eliminare dall’articolo 2 del DPCM 159/13 le previsioni – del tutto contrastanti con il dichiarato valore del nuovo calcolo dell’ISEE quale livello essenziale delle prestazioni -, secondo le quali rimangono comunque «salve le competenze regionali in materia di formazione, programmazione e gestione delle politiche sociali e socio-sanitarie» e la possibilità per gli Enti Locali di selezionare, con ulteriori criteri rispetto a quello dell’ISEE, il novero dei beneficiari per l’accesso alle suddette prestazioni anche «tenendo conto delle disposizioni regionali in materia e delle attribuzioni regionali specificatamente dettate in tema di servizi sociali e socio-sanitari». L’ISEE, infatti, è un livello essenziale delle prestazioni e di conseguenza non può essere derogato dalla legislazione regionale le cui competenze in materia non possono discostarsi dal livello già individuato, se non per creare condizioni migliorative. Inoltre, gli enti erogatori non possono usare dei criteri diversi e ulteriori rispetto a quello dell’ISEE, per regolamentare l’accesso alle prestazioni sociali agevolate. – Introdurre direttamente nel nuovo DPCM la previsione di una o più soglie (anche calcolate in termini percentuali rispetto all’ISEE finale), al di sotto delle quali le prestazioni sociale agevolate siano sempre erogate e a titolo gratuito. – Eliminare dall’«Elenco delle prestazioni sociale agevolate condizionate all’ISEE», allegato al Decreto Ministeriale dell’8 marzo 2013 recante Definizione delle modalità di rafforzamento del sistema dei controlli del’ISEE, le prestazioni inerenti: il servizio socio-educativo scolastico e il supporto all’inserimento lavorativo. È infatti inammissibile che si possano condizionare i servizi a supporto della frequenza scolastica degli alunni con disabilità o stranieri alle condizioni economiche della famiglia dell’alunno. L’istruzione è un diritto costituzionale di tutti e non può essere negata o limitata. Ugualmente, non possono essere determinati dalle condizioni economiche i supporti a sostegno dell’inserimento lavorativo. – Prevedere un meccanismo di indicizzazione delle spese e franchigie che, come componenti negative, concorrono, ai sensi dell’articolo 4 del DPCM 159/13, a determinare, abbassandola, la situazione reddituale finale del richiedente e sua famiglia. – Re-Inserire nella scala di equivalenza di cui all’Allegato 1 del DPCM 159/13 (con la quale si individua il dividendo finale rispetto alla somma delle situazioni economiche, reddituali e patrimoniali, dei singoli componenti il nucleo familiare) la maggiorazione del dividendo pari a 0,50% per ogni componente con invalidità superiore al 66%. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.
Dal sito www.superando.it Infatti, i dati presentati dall’IID (Istituto Italiano della Donazione), riguardanti la più recente indagine sull’andamento delle raccolte fondi nel Terzo Settore, parlano di un trend positivo, portando una ventata di ossigeno e di speranza a tutto il Terzo Settore e facendo auspicare a Edoardo Patriarca, presidente dello stesso IID, che «il 2014 possa essere davvero l’anno del dono»
Edoardo Patriarca, presidente dell’IID (Istituto Italiano della Donazione)
«Mi piace pensare che, visti i dati finalmente positivi raccolti, il 2014 possa essere davvero l’anno del dono: questi risultati, infatti, ci danno nuova energia per portare avanti il nostro progetto di istituire il Giorno del Dono a livello nazionale, con un apposito articolo di legge: un segno forte non per istituzionalizzare la generosità spontanea, ma per valorizzare e coltivare la solidarietà degli italiani, che è uno dei pilastri fondamentali da cui ripartire per uscire dalla crisi in maniera diversa da come ci siamo entrati». Così Edoardo Patriarca, presidente dell’IID (Istituto Italiano della Donazione), commenta gli esiti dell’indagine L’andamento delle raccolte fondi nel Terzo Settore: stime 2013 e proiezioni 2014 – 11a rilevazione semestrale, presentata a Roma e svolta dallo stesso IID, in collaborazione con l’ASSIF (Associazione Italiana Fundraiser) e con il patrocinio del Centro Nazionale per il Volontariato, del Forum Nazionale del Terzo Settore, di CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) e della Fondazione Sodalitas (media partner Le buone notizie del «Corriere della Sera.it» e TG1 – Fa’ la cosa giusta).
In sostanza, i dati raccolti su un campione di oltre duecento organizzazioni non profit – statisticamente non rappresentativo, ma significativo dell’intero Terzo Settore italiano – mostrano un trend positivo, portando una ventata di ossigeno e di speranza a tutto il Terzo Settore, confermata del resto anche da una recente indagine IPR Marketing per «Il Sole 24 Ore». In particolare, guardando al periodo natalizio 2013, ben il 45% delle ONP hanno dichiarato di avere migliorato le proprie raccolte fondi da privati (cittadini e imprese), contro un 27% che invece ha segnalato un peggioramento rispetto all’anno precedente. Decisamente ottimistiche, poi, le previsioni per questo 2014: quasi il 60% delle organizzazioni, infatti, prevede di migliorare, a fronte di solo un 10% che prevede di peggiorare.
Per quanto poi riguarda gli strumenti di raccolta fondi più usati, continuano a primeggiare quelli legati agli eventi e al cosiddetto direct mailing cartaceo (spedizione di materiale per posta), con uno stacco ancora molto netto tra il contatto personale e fisico (46%), rispetto alle modalità che sottintendono un contatto virtuale o attraverso new media (16%). Ulteriore dato interessante, infine, è quello concernente l’utilizzo dei canali social: oltre l’80% del campione interpellato ha dichiarato di utilizzare i social media, ma solo il 2% punta su di essi quale strumenti di raccolta fondi, a fronte di un 94% che li alimenta con l’obiettivo di prevalente di comunicare. (S.B.)
È disponibile un ampio documento con l’esposizione di tutti i vari dati raccolti dall’IID per la sua undicesima indagine sulle raccolte fondi. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ornella.ponzoni@istitutoitalianodonazione.it.
Sono stati pubblicati sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali gli elenchi delle disposizioni di pagamento per il 5 per mille relativo agli anni 2010 e 2011 in favore delle Organizzazioni di volontariato‚ di promozione sociale e di tutte le altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale. L’elenco è stato suddiviso sulla base di erogazioni superiori o inferiori a 500.000 euro e per data di invio della documentazione agli uffici competenti per l’accreditamento.
Invitiamo tutti gli enti a verificare l’esattezza delle coordinate di accredito del 5 per mille e in caso di mancato accredito per problemi di IBAN, comunicare le nuove coordinate esclusivamente alla sede territoriale dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competente con apposito modulo (non al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Sarà cura della Direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate trasmettere al Ministero le coordinate rettificate.
Dal sito www.superabile.it Sono state presentate a Roma dall’associazione Blindsight Project. La denuncia della onlus: “Troppe barriere: ci chiedono ancora quale programmi tv preferiremmo vedere a fronte di una prospettiva di accessibilità completa”
ROMA – L’accessibilità alla tv, al cinema e in generale nell’offerta culturale sembra essere una meta ancora molto lontana per ciechi e disabili sensoriali che non vogliono rinunciare ad un film o uno spettacolo. La denuncia arriva dalla onlus Blindsight Project onlus, da anni in prima linea per i diritti di ciechi e ipovedenti, che ieri ha presentato le linee guida per una corretta trascrizione e realizzazione dell’audiodescrizione. Obiettivo dell’iniziativa, sensibilizzare gli operatori del settore sulle barriere che ancora condannano le persone con disabilità visive ad una limitatissima fruizione di film, programmi televisivi o altri spettacoli. In occasione della presentazione, si è svolta inoltre una proiezione con audiodescrizione del film in corsa agli Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, realizzata da Blindsight Project onlus, in collaborazione con MovieReading, quale esempio di una corretta fruizione accessibile, come indicato dalle linee guida prodotte.
“C’è stata una grossa partecipazione in occasione della presentazione – racconta Laura Raffaeli, Presidente Blindsight Project – c’erano la Rai ed altri operatori dello spettacolo, oltre a diverse associazioni che si occupano della nostra tematica. L’obiettivo della nostra iniziativa era principalmente quello di informare chi dovrebbe incidere nell’abbattimento delle barriere che ancora oggi condizionano la possibilità di scelta di noi disabili sensoriali nella fruizione di film o di un programma, e di cooperare con le altre associazioni”.
E sottolinea: “In dieci che sono cieca e che con la mia onlus ci occupiamo di questa problematica, non ho visto cambiare nulla. Oggi ci chiedono ancora quale programmi tv preferiremmo vedere a fronte di una prospettiva di un’accessibilità completa. Per fare un esempio, la Rai garantisce 330 ore di fruizione. E per quanto riguarda il cinema, in tre anni forse hanno fatto un film con audio descrizione. C’è bisogno di cooperazione sia tra le associazioni, nel produrre un’informazione che non sia frammentaria, sia nello spettacolo televisivo e nel cinema, per dare la possibilità anche a chi ha queste disabilità di collaborare nell’aumentare l’offerta. Si aprirebbero poi anche spazi di lavoro per persone preparate che potrebbero fare la differenza nell’abbattere queste barriere”.
Infine conclude: “Non è possibile che una persona con disabilità sensoriali sia costretta ad accontentarsi di un programma televisivo e non possa scegliere, come gli altri, cosa guardare. Io ho 53 anni e posso anche non pensarci, ma quale possibilità diamo ai giovani? Mi chiedo – sottolinea – che tipo di cultura vogliamo offrire loro? Possiamo accettare che una ragazza disabile sensoriale di 18 anni non abbia altra scelta che un Posto al Sole?”.
Ma come dovrebbe essere una buona audiodescrizione? Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, l’audiodescrizione deve integrarsi armoniosamente con il film e i suoi dialoghi e, quando possibile, non deve interferire con effetti sonori e musica di sottofondo. Il linguaggio utilizzato deve essere preciso e mai evocativo, perché – si evidenzia nelle linee guida – le immagini sono meno esplicite delle parole, pertanto la descrizione deve essere chiara e aderente alla realtà. Ma sopratutto si raccomanda: non può mancare la collaborazione di una persona cieca o ipovedente nella realizzazione del tutto. (Lucia Ghebreghiorges).
Dal sito www.superabile.it Sul numero di marzo della rivista dell’Aifo anticipazione del libro illustrato dal disegnatore Kanjano e curato da Nicola Rabbi: racconta storie di persone disabili entrate nei progetti di riabilitazione su base comunitaria dell’associazione. “Lo abbiamo pensato come strumento di educazione interculturale del pubblico italiano”
ROMA – La Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili in un fumetto. L’idea è di Nicola Rabbi che insieme all’illustratore Kanjano ha intrapreso un interessante progetto di educazione interculturale, declinazione ulteriore del progetto dell’Aifo, Associazione italiana amici di Raoul Follereau, sulla riabilitazione su base comunitaria (Rbc): “Stiamo raccontando una serie di storie di persone disabili, ma anche di familiari e tecnici socio-sanitari, che vivono in Mongolia – spiega Rabbi nel suo blog “Gong! Raccontare le organizzazioni non governative” -. Ci rivolgiamo ad un pubblico italiano e lo abbiamo pensato come strumento per l’educazione interculturale”. Il libro, ancora in fase di realizzazione, avrà un’anticipazione sul numero di marzo della rivista dell’Aifo: “Pubblicheremo un inserto dedicato a qualcosa di molto difficile da raccontare con disegni e poche parole, racconteremo la convenzione Onu sui diritti delle persone disabili”.
Una tavola tratta da questo lavoro è pubblicata nel blog: ha per protagonista Bayaraa, carpentiere e padre di due ragazzi, che ha perso l’uso della gambe a causa di una caduta avvenuta mentre eseguiva lavori sopra un tetto e che, grazie al sostegno dell’Aifo, è riuscito a dare corpo a una nuova attività, la pittura su feltro: una competenza che gli ha ridato una speranza e una visione di futuro e che vuole trasmettere ad altri, disabili e anche alcolisti, per offrire loro un’occasione di emancipazione. E sono proprio questi gli obiettivi dei progetti di riabilitazione su base comunitaria: rivitalizzare la dignità delle persone disabili e promuoverne l’auto-sviluppo. Il processo riabilitativo viene realizzato all’interno della comunità e vede il coinvolgimento diretto di tutti i suoi membri. Aifo dà il suo contributo finanziario e tecnico per la formazione dei volontari comunitari e dei supervisori, per realizzare campagne di sensibilizzazione, interventi medici e riabilitativi, concessione di micro-crediti per attività generatrici di reddito promosse da gruppi e cooperative di disabili. Altrimenti “la vita è molto dura per chi se ne sta chiuso in casa”, racconta Bayaraa nel video girato nella sua abitazione.
Spiega Nicola Rabbi, giornalista specializzato su temi sociali: “Prima di scegliere uno strumento per comunicare bisogna naturalmente fare i conti con coloro ai quali ci si rivolge. Ad esempio se si vuole fare educazione sanitaria in una zona dove la popolazione ha un alto indice di analfabetismo è meglio evitare una pubblicazione, anche se corta, ma occorre utilizzare una trasmissione radiofonica. Per il fumetto si è avuta una certa reticenza ad usarlo in alcuni contesti, soprattutto nell’Africa sub-sahariana: si pensava che il flusso di immagini disegnate rappresentasse un ostacolo per un certo tipo di cultura. Ma in Italia il lavoro culturale di una rivista come Africa e Mediterraneo ha dimostrato che non è più vero”. Non mancano i credits: “Non sarei mai arrivato a ragionare in termini di graphic novel se non avessi incontrato Carlo Gubitosa di mamma.am che mi ha fatto conoscere Kanjano“.